Sembra che in questo periodo nulla vada come deve.
Sì, so cosa state pensando: credete che il mio sia un
terribile attacco di vittimismo, che il mio intento sia quello di
piangermi addosso in modo da suscitare le vostre simpatie…
ma non è così.
Di questi tempi, non ce n’è una che mi vada dritta.
Prendiamo l’altro giorno: avevo in programma un viaggio di
lavoro, una cosa breve a un paio di centinaia di chilometri da qui, del
tipo che parti al mattino e torni a casa alla sera. Ero già
pronto, avevo fatto il pieno di benzina alla macchina… solo
che la fedifraga ha deciso di abbandonarmi. Di nuovo.
Comincio seriamente a credere che la mia auto sia in combutta con
l’Universo.
Insomma, quando ho capito che la mia auto non voleva proprio saperne di
partire, mi sono rassegnato a usare i mezzi pubblici. E così
mi sono trovato, alle sette e mezzo del mattino, alla Stazione Termini,
pigiato in mezzo a centinaia di altri pendolari in arrivo e in partenza.
Fare il biglietto è stato il meno se non consideriamo il
prezzo, che gridava vendetta al cielo – o meglio, che ha
fatto gridare me
vendetta al cielo (e a Trenitalia).
Raggiungere il binario è stato un po’
più complicato. No, non era lontano o chi sa
cos’altro: ma di fronte a me c’era una muraglia
compatta di persone che controllava il tabellone delle partenze e degli
arrivi, schierati meglio di una formazione a testuggine spartana, e
farmi largo in quel marasma è stato tutt’altro che
facile.
Ma comunque.
Alla fine sono arrivato al binario giusto, il biglietto stretto in mano
e la borsa del portatile a tracolla, con ancora addosso i segni della
battaglia appena combattuta. Ormai ero pronto a qualsiasi cosa: ritardi
del treno (più che scontato), malfunzionamenti (possibile),
bambini schiamazzanti, chiacchieroni…
Ma a quello
non ero preparato.
Un dolore improvviso e lancinante al piede mi costrinse ad abbassare lo
sguardo.
NARRATORE
(guardando verso terra con aria confusa): Ahia!
Davanti a me non c’era nulla: solo un piccione –
uno dei tanti che girano per la stazione alla ricerca di briciole - che
zampettava avanti e indietro proprio accanto al mio piede.
VOCE SCONOSCIUTA:
Biglietto!
NARRATORE
(sempre più confuso):
Ma chi parla?
VOCE SCONOSCIUTA
(stizzita):
Io!
Abbassati di nuovo lo sguardo, e di nuovo i miei occhi non incontrarono
che il piccione: possibile che…?
PICCIONE:
Allora, vogliamo fare notte? Mi mostri il biglietto!
…sì, era possibile: era il piccione a
parlarmi. La mia reazione fu scontata, chiunque avrebbe reagito come me.
NARRATORE:
Perché dovrei mostrarti il mio biglietto?
PICCIONE:
Perché sono il controllore!
(Il Narratore fissa il pennuto con aria scettica, e quello gonfia le
penne con aria offesa)
NARRATORE:
Come faccio a sapere che dice la verità? Magari vuole solo
rubarmi il biglietto!
PICCIONE
(più offeso che mai):
Non mi crede? Ecco, guardi qui! (PICCIONE alza l’ala destra e
mostra con aria d’importanza una macchia non chiaramente
definibile, dopodiché guarda soddisfatto il Narratore).
Soddisfatto?
NARRATORE:
Che cosa dovrebbe essere?
PICCIONE: Il
mio tesserino!
NARRATORE
(dubbioso):
A me sembrava solo una macchia di sporcizia.
PICCIONE
(sempre più offeso, gonfiando le penne fino a sembrare un
piumino per la polvere):
Ma come si permette? Guardi bene! (Alza di nuovo l’ala). Lo
vede che c’è scritto?
NARRATORE (chinandosi
e strizzando gli occhi): Sembrerebbe
una… c, forse? E dopo… uno scarabocchio strano, e
una… una linea verticale?
PICCIONE
(estraendo carta e penna da sotto l’ala sinistra): No!
C’è scritto C#1!
NARRATORE: E
sarebbe?
PICCIONE
(estremamente fiero di sé):
C come
controllore… #1
perché sono il controllore numero 1!
A quel punto iniziai a dubitare seriamente della sanità
mentale di PICCIONE, ma decisi di non ribattere.
NARRATORE: E
quale sarebbe il suo nome?
PICCIONE:
Gli amici mi chiamano Pic.
(Trascorre un minuto in cui il Narratore e PIC-C-#ONE si scrutano a
vicenda, poi il Narratore scarta a destra e tenta la fuga lungo il
binario)
PIC-C-#ONE:
Ma che fa? Prova a scappare? (Insegue il Narratore e lo becca
ripetutamente sulla testa). Si fermi subito!
Dopo alcuni metri cedetti, anche a causa dello stordimento causato
dalle beccate feroci di PIC-C-#ONE. Lui tirò fuori un
blocchetto per le multe e una penna – no, non una delle sue,
una di quelle normali con l’inchiostro – e si
appollaiò in cima a una bacheca per i cartelli pubblicitari.
NARRATORE
(in tono lamentoso):
Ma che fa?
PIC-C-#ONE:
Le commino una multa per tentata fuga!
NARRATORE:
Tentata fuga? Ma non esiste una sciocchezza del genere!
PIC-C-#ONE
(severo):
Silenzio! Le sue generalità. Nome e cognome?
NARRATORE
(rassegnato):
Narratore Di Storie…
PIC-C-#ONE:
Indirizzo?
NARRATORE:
Via C’era Una Volta…
PIC-C-#ONE:
Numero civico?
NARRATORE:
Tantotempofa.
PIC-C-#ONE:
Altro?
NARRATORE:
Scala I-n, interno Un Regno Lontano Lontano.
PIC-C-#ONE
(soddisfatto, staccando la multa):
Ecco qua. Ha dieci giorni di tempo per pagare…
(Il Narratore sbircia la multa)
NARRATORE:
Otto sacchi di becchime? Si può sapere che razza di multa
è?
PIC-C-#ONE:
La mia! E adesso mi faccia vedere il biglietto!
NARRATORE
(esasperato):
Ancora con questo biglietto? Lei è una piaga, una spina nel
fianco, un fastidio insopportabile! (Sventola il biglietto) Eccolo, il
biglietto!
PIC-C-#ONE
(ormai irrimediabilmente offeso):
Ah sì? Ora le faccio vedere io!
(PIC-C-#ONE spalanca le ali, parte in picchiata e becca furiosamente il
biglietto, sforacchiandolo)
PIC-C-#ONE
(molto fiero di sé):
Il suo biglietto non è valido!
(Negli occhi del Narratore si accende una luce maniacale. PIC-C-#ONE
esita, poi fa un passetto indietro)
NARRATORE
(ghignando in modo poco rassicurante):
Nella mia famiglia siamo tutti ottime forchette, e da generazioni ci
tramandiamo una certa ricetta…
PIC-C-#ONE
(deglutendo vistosamente):
Qua-quale ricetta…?
NARRATORE
(con un ghigno più ampio e malvagio che mai): Quella del
piccione al sugo!
(PIC-C-#ONE svolazza via tentando la fuga, inseguito da un Narratore
urlante. La gente fa largo al passaggio dei due, schierandosi a favore
dell’uno o dell’altro. Qualcuno inizia un giro di
scommesse, e allibratori improvvisati girano prendendo le puntate dei
pendolari)
Quella sera, al mio ritorno a casa, mi sono dovuto consolare con una
cena vegetariana; ho però portato con me quattro piume,
ambito trofeo di una vittoria sofferta. E anche quattrocento euro,
donati gentilmente dagli allibratori, partiti per andare al lavoro e
ritrovatisi con le tasche inaspettatamente piene.
Anche se la giornata si è poi conclusa in modo positivo,
datemi ascolto: se siete alla stazione dei treni e incrociate un
piccione all’apparenza innocuo, non fatevi ingannare:
nascondete bene il vostro biglietto, girate i tacchi e allontanatevi
più veloci che potete.
A meno che non siate degli appassionati di piccione al sugo. |