A un passo da noi

di Inathia Len
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PROLOGO






Non ti rendi conto di esserti addormentato ai comandi fin quando non ti svegli di soprassalto, finendo dolorante per terra e con un pomello stampato sulla guancia. Ti massaggi dolente lo zigomo, guardando fuori dal Tardis e stropicciandoti gli occhi.

Dove diavolo sei finito?

Hai appena lasciato Donna sulla Terra, avevi bisogno di riposare e così sei entrato nella tua astronave e poi… bè, ti devi essere addormentato. Ma eri sulla Terra poco fa… o almeno credi. Nel Tardis è troppo relativo per esserne certi. Chissà quanto hai dormito.

Accanto al Tardis vedi sfrecciare un pianetino azzurro che non riconosci, e lo spostamento d’aria fa traballare la tua astronave. Ti aggrappi al sedile e osservi atterrito la destinazione della corsa folle dell’astro che ti ha superato: il nulla, un buco nero.

In preda al panico, una delle poche volte nella tua lunga vita, cominci ad azionare manopole a caso, a spingere pulsanti, a tirare leve qualsiasi, girando attorno alla consolle come una trottola impazzita, ringraziando di non avere passeggeri a bordo.

Eviti per un pelo la collisione con un altro pianeta, che viene inghiottito davanti ai tuoi occhi spalancati. Ti sei congelato in mezzo al Tardis, troppo sbigottito da quello che sta succedendo.

-Mai.Addormentarsi.Ai.Comandi- sillabi, obbligandoti a rimetterti in moto. –Si dorme solo quando il Tardis è ben fermo su un pianeta che non rischia una fine imminente- borbotti, dandoti anche del cretino.

Gli strumenti cominciano a sibilare impazziti mentre tu ti metti le mani nei capelli. La forza di gravità è troppo forte, ti sta attirando sempre più velocemente. Per ora l’hai scampata solo perché gli astri attorno a te erano più grandi…

Ma ora non c’è più nulla.

I tuoi occhi scorgono un qualcosa che credevi di aver dimenticato, un qualcosa che ha il potere di calmarti anche se sei a un passo dalla fine.

Il giacchetto che Rose ha dimenticato nel Tardis tempo fa.

Lo prendi tra le mani e lo stringi forte, mentre qualcosa urta la tua navicella, spedendoti lungo disteso sul pavimento. Chiudi gli occhi, inalando il profumo della giacca -ancora forte, nonostante tutto-, un nome sulle labbra e un volto nel cuore.

Sempre quello, sempre lei.

Rose.

 

 

 

 

 

Angolo della degenerata che si ritiene un'autrice:

Ciaoooo! Innanzittutto, grazie per essere arrivati fin qui, anche solo per aver letto e aver perso un po' del vostro tempo con i miei viaggi mentali :-)

La storia, come ho scritto già nell'intriduzione, è piuttosto semplice ma, allo stesso tempo, anche un po' azzardata. Premetto che, al momento in cui vi sto scrivendo, ho appena iniziato a guardare la quarta stagione quindi qualsiasi informazione su Donna, Rose e la metacrisi me la sono andata a cercare. Per qualsiasi inesattezza, per favore fatemelo notare.

Per adesso vi saluto, sperando che la storia vi piaccia almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverla.





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