Disclaimer: i personaggi
appartengono a Masashi Kishimoto e a chi ne detiene i diritti. Non guadagno
nulla da questa fic, se non il piacere intrinseco di scriverla.
CHOICES
AND CHARGES
*
I Wish I had an Angel
For one moment of love
I Wish I had your Angel
tonight
- Nightwish
*
Capitolo Terzo: Ciò che lenisce le ferite
Non è
indolore scoprire che una donna ha sacrificato la vita per donarla a Gaara, che
ora, con quell’espressione serena, riposa senza che il petto si sollevi per
ritmarle il respiro.
Non è
nemmeno indolore comprendere quanta oscura ironia permei quel momento: solo
grazie al suo sacrificio ultimo Gaara è ancora vivo, solo grazie a Chiyo Naruto
può osservare al suo fianco Gaara, può toccare l’incavo del suo braccio caldo e
pulsante di vita.
Chiyo,
proprio lei che aveva sigillato il demone Shukaku nel corpo di Gaara, proprio
lei, che alla fine, gli ha donato quella vita normale che in precedenza gli
aveva sottratto.
Non
l’aveva conosciuta, se non in quelle ultime, drammatiche, caotiche ore, e
probabilmente si era fatto un’idea sbagliata di lei, però, adesso, ogni suo
giudizio maligno è caduto.
Gaara
la conosceva meglio, per questo è maggiormente turbato, perché la vecchia Chiyo
lo aveva sempre guardato storto, perché vedeva in lui un’arma di distruzione
che aveva lei stessa impiantato nel corpo di un neonato.
Eppure,
questa volta, senza fiatare, Chiyo ha sacrificato la sua esistenza per lui, per
lui, che la vecchia considerava un mostro.
Gaara
sa perfettamente perché.
Chiyo
ha conosciuto Naruto.
E
Naruto ha compiuto, come con me, un miracolo.
Assieme
a Naruto, osserva, in piedi, di fronte alla vecchia, il suo volto sereno, le sue
rughe e le palpebre dolcemente abbassate.
-
Preghiamo tutti per la vecchia Chiyo – sussurra il kazekage. Si avvicina
ulteriormente a Naruto e ora sono spalla contro spalla.
E
ora, ora non sono più un
mostro.
*
Tornare
a casa dopo essere morto non è una semplice metafora, per Gaara è la realtà, e
appoggia una mano sulla scrivania ingombra di fogli con un sospiro.
Shukaku
non gli risponde, non cerca contatto con lui, non gli sussurra atti di violenza
e forza: Gaara non è abituato a quell’incredibile quiete, a quel silente vuoto
dentro di lui non ancora riempito dalla lenta e nuova quotidianità.
Pensa
a Shukaku anche mentre si lava e si toglie di dosso i vestiti e li getta in un
angolo, si infila nel bagno per una lunga abluzione rinvigorente, per togliersi
i residui della spiacevole sensazione di
freddo nell’anima.
Quando
riemerge nella sua stanza indossa abiti puliti, ne aspira il profumo: pulito e
sole e quel retrogusto che assomiglia al clima secco del deserto.
Rientra
nel suo ufficio e lì sobbalza, vedendo Naruto in piedi, appoggiato al muro.
Anche il ninja della foglia sobbalza non appena si accorge della presenza di
Gaara, arrossisce visibilmente mentre cerca di giustificarsi: - La porta era
aperta… ho bussato, eh! –
A
Gaara, comunque, non importa se Naruto abbia bussato o meno, se sia entrato o
no con il suo consenso, importa solamente che è lì, con quel sorriso
imbarazzato sul volto.
- Io…
- inizia Naruto – Volevo… volevo solo… - si morde il labbro, in crisi, perché
quello che vorrebbe dire potrebbe risultare alle orecchie di Gaara troppo
schietto e forse opprimente.
‘Volevo
solo vederti. Per assicurarmi che stai bene, che ci sei.’
- Ti
lascio riposare – conclude in fretta – Ci vediamo più tardi -
-
Aspetta – lo ferma Gaara.
Gli
occhi zaffiro di Naruto corrono ad incontrare i suoi, in aspettativa.
- Non
ti ho ringraziato -
Naruto
sorride: - E per che cosa? –
- Per
tutto quello che hai fatto – ‘Per Esserci’
- Sei
mio amico, no? È normale – Naruto recupera la sua allegria, si passa una mano tra
i capelli.
-
Anche… - Gaara si morde il labbro, improvvisamente insicuro, distoglie lo
sguardo, lo punta in un luogo indeterminato della stanza – Anche se ormai non
sono più il portatore di Shukaku? -
Naruto
spalanca gli occhi, sbatte più volte le palpebre, sorpreso da quella domanda.
Poi
sorride dolcemente, quasi commosso dalla confessione di Gaara: rivela quella
paura, invertita, che aveva avuto lo stesso Naruto.
Eppure,
si rende conto, nell’esatto momento in cui sente sfuggire quella domanda dalle
labbra strette del kazekage, che è del tutto superflua, che è insensata, perché
ha una risposta semplice, trasparente.
- Che
domande fai, Gaara-kun? – Naruto scoppia a ridere – Shukaku ti è stato estratto
e in più sei qui, di fronte a me, vivo. Hai imparato a convivere con il demone,
hai diviso il corpo e lo spirito con lui, ma ora sei libero di vivere tua vita
senza costrizioni. Abbiamo condiviso un’esperienza particolare, ma di certo non
siamo amici solamente perché siamo stati jinchuuriki, no? – Naruto si avvia
verso la porta – Sono… sono veramente felice che tu sia qui, Gaara -
*
Dovrebbero ripartire il giorno stesso del funerale della
vecchia Chiyo, ma Gaara non è ancora pronto a salutare Naruto, non è pronto a
vederlo partire per Konoha, tornarsene nel suo villaggio e rimanere lì per
chissà quanto tempo.
Come potergli dire di rimanere?
Deve dirglielo…
Tentenna ancora un poco poi si alza di scatto in piedi, la
sedia raschia sul pavimento provocando un rumore stridulo per l’attrito, ma
nemmeno riesce a sentirlo, concentrato com’era sul pensiero di rivedere Naruto
e cercare di confessargli quello che prova per lui.
Per un istante si ferma, tendendo una specie di orecchio
mentale alla ricerca di una possibile replica stizzita di Shukaku: si aspetta
che lo esorti ad abbandonare il suo intento, a rinchiudersi in sé e lasciare
che l’unica ragione che lo rende così ‘umano’ se ne vada per lasciarlo
finalmente in pace con le fastidiose e complicate elucubrazioni mentali che gli
provoca.
Ma Shukaku tace, perché non esiste più, e lascia Gaara
confuso, perché ora che finalmente deve scendere a patti con la sua sola
coscienza quel senso di libertà lo rende nervoso.
Non può di certo imputare a Shukaku le sue scelte presenti
o future, d’ora in avanti dovrà rendere conto solamente a se stesso.
Infine, si decide, percorre a rapide falcate la distanza
che lo separa dalla porta e la spalanca.
Lì, di fronte a lui, con la mano destra sollevata
nell’atto di bussare, c’è Naruto.
*
Il momento di imbarazzo che segue si infrange con la
risata nervosa di Naruto: si affretta ad abbassare la mano: - Ci-ciao Gaara –
Lo sguardo di Gaara si intenerisce, inutile, Naruto ha
sempre le redini dei suoi sentimenti…
- Senti… - inizia Naruto - … mi chiedevo se andasse tutto
bene… -
Gaara annuisce, nel silenzio cerca di raccogliere idee e
parole per esprimere, anche solo in minima parte, quello che sente e che
desidererebbe da Naruto.
- Perché non dovrebbe? – infine domanda.
Naruto pensa disperatamente a qualcosa che possa
alleggerire la tensione che avverte, perché davvero non si aspettava che Gaara
spalancasse la porta prima: era andato da lui per parlargli, ma non con
l’intenzione di farlo subito. Voleva prima chiarire con se stesso:
invece la mossa inaspettata del kazekage gli ha rovinato il meraviglioso piano.
Non era pronto a confrontarsi con lui, nonostante il corpo
avesse deciso di buttarsi in quell’impresa e sollevare il pugno nell’atto di
bussare.
- Non so… io domani parto -
- Lo so -
- Ah bene… - Naruto sembra deluso dalla risposta di Gaara,
dalla maschera apparentemente fredda che gli mostra.
- Io… -
La replica di Naruto viene interrotta, Gaara allunga la
mano, sfiora il dorso di quella del biondo, è una carezza dapprima, diventa una
stretta dopo. Naruto lo guarda sorpreso.
Nemmeno Gaara sa il perché del suo gesto, semplicemente la
sua mano si è mossa da sola, ha superato la distanza che li divideva per
ricercare la gemella, per toccarla, sentire che era reale, per tenerla stretta,
perché è di Naruto.
Non può fare a meno di pensare alla differenza di
circostanze tra quella mattina quando Shukaku gli era scivolato via dall’anima,
e adesso, con quella curiosa stretta all’altezza del cuore che non viene
minimamente biasimata dalla bestia monocoda.
Senza accorgersene le sue stesse parole e una preghiera
che doveva rimanere muta sfuggono dalla sua bocca e infrangono il silenzio.
- Resta. Resta ancora un po’ -
Sta quasi per pentirsi della sua avventatezza, della sua
impulsività, delle sue parole e dei suoi gesti quando vede spuntare sul viso di
Naruto. Improvvisamente la sua mano è coinvolta nella stretta di Naruto.
- Speravo che me lo chiedessi… - confessa il biondo.
Gaara sente il suo essere illuminarsi, sente qualcosa
muovergli il cuore ed è un sentimento folle di felicità, arricchito dal pathos
del momento.
Avevi ragione, Yashamaru, pensa tra sé e sé Ciò
che guarisce le ferite dell’anima è l’affetto.
Poi la stretta di Naruto si affievolisce, il sorriso si fa
aperto, ma più imbarazzato: - Immagino che adesso tu ti debba occupare di tutte
quelle cose da kazekage, no? – ma prima di riuscire a trattenersi aggiunge – Ci
vediamo dopo, ok? –
La sua brusca ritirata viene bloccata da Gaara, lungi da
rimanerne ferito, comprende, come Naruto, la assoluta novità della situazione.
Lo tiene per un polso, frenandolo, tenendolo ancora vicino.
- Sono con te adesso. Tutto il resto può aspettare -
Rinuncia ad interminabili rapporti, rinuncia a pile di
documenti, rinuncia a passare il tempo da solo, in quell’ufficio, senza il sole
che porta con sé Naruto e che riesce sempre a rischiarare i suoi pensieri.
Il ricordo della morte è lontano, e Gaara rinuncia anche a
riviverlo con la memoria, rinuncia a ripensarvici perché ora vuole vivere il presente,
vuole realizzare quell’ultimo desiderio che aveva espresso muto a se stesso: rivedere
Naruto. Non lasciarlo andare via senza aver saputo la vera forma dei
suoi sentimenti.
Il tempo sembra fermarsi.
La vita fuori trascorre senza particolari alterazioni,
forse la gente di Suna appare più allegra, ora che il nobile kazekage è tornato
sano e salvo, forse per qualche ora si era temuto il peggio, ma ora la routine
si riappropria delle loro vite. Forse qualche sguardo di rivolge verso la
finestra del suo ufficio, quell’edificio bianco, dove abitualmente il kazekage
svolge la sua mansione.
Forse da qualche parte della casa Sakura veglia un corpo
di vecchia, forse Kakashi, ancora steso a letto, stila un frettoloso rapporto
provvisorio da mandare a Konoha, forse Lee è da qualche parte a sconvolgere gli
abitanti di Suna con qualcuna delle sue stravaganze.
Nel frattempo, in quella stanza, blandamente accarezzata
dal caldo soffocante, Naruto e Gaara continuano a fissarsi.
Entrambi si rendono conto che, durante quella lunga
giornata, l’ultima barriera che separava l’amicizia dal qualcosa in più
era stata abbattuta.
L’ultimo ostacolo che divideva la semplice amicizia da… da
che cosa?
La risposta, così diretta, quasi scontata, decisamente
condivisa ma timidamente nascosta, è lì, tra i loro pensieri e sospiri
silenziosi, in attesa di essere pronunciata ad alta voce ed acquistare un
carattere di ‘ufficilità’.
- Sai… - comincia Naruto – quando ti ho visto in quella
specie di giara di argilla io… - gli scocca una veloce occhiata, per poi
indirizzare lo sguardo ai piedi, e poi di nuovo di Gaara - … mi sono sentito
morire. Non volevo credere che tu fossi morto… non ci volevo credere… -
il ninja di Konoha si lasciò sfuggire un lieve sospiro – Non avrei sopportato
di perdere anche te… -
La mano libera di Gaara scioglie il pugno chiuso di
Naruto, solleva il suo viso dal mento, con un unico dito deciso.
- Sai che cosa ho più rimpianto mentre mi veniva estratto
Shukaku? -
Naruto lo ascolta attentamente, timoroso delle prossime parole
del kazekage: il suo volto è un armonioso fascio di tratti dolcemente modellati
da melanconia e un pizzico di durezza. Eppure per Naruto è il volto più bello
che abbia mai visto.
Quegli occhi acquamarina, così limpidi, quella pelle
alabastrina, quei capelli color amaranto…
Era bello.
Possiede quel tipo di bellezza tutta particolare che
Naruto non aveva associato a nessuno prima di allora: è qualcosa che gli
suscitava strane emozioni e gli faceva sentire lo stomaco pieno di farfalle
svolazzanti.
- A cosa hai pensato? -
- A te -
- Eh? – le farfalle cominciarono la loro danza sfrenata.
- Non volevo morire prima di dirti che… - ultimo
tentennamento che turba la fatal atmosfera. Gaara si dibatte alla ricerca di
qualche perifrasi per evitare quelle due paroline troppo dirette, troppo
precise, che mettevano completamente a nudo la sua anima.
Eppure quelle parole gli escono spontanee, lo costringono
persino, sforzano le sue corde vocali e le sue labbra per essere formulate.
Tre sillabe.
- Io ti amo -
Naruto spalanca gli occhi cerulei, li richiude, li apre e
li richiude di nuovo, continua a farlo mentre le gote cominciano a perdere il
delicato colore incarnato per tingersi di un rosso sempre più acceso.
Alla fine di tutte quelle manovre alza lo sguardo, gli rivolge
un sorriso splendente, senza preavviso gli butta le braccia al collo,
sussurrando ad un centimetro dalle sue labbra: - Ti amo anche io – ridacchia,
tutto contento, continuando a stringerlo e il suo viso sembra spaccarsi in due
dalla felicità che Gaara vi legge.
Se fosse stata una persona non assoggettata dalla presenza
invasiva e soffocante di un bijuu come Shukaku avrebbe esternato la sua
felicità togliendo il respiro a Naruto con un abbraccio-piovra o lo avrebbe
tempestato di baci mentre saltellava come un pazzo su e giù.
Ovviamente un demone come Shukaku aveva compromesso le sue
esternazioni di gioia… non al punto da impedirgli, però, di abbracciare Naruto
tenendolo stretto a sé e sciogliere l’espressione seriosa in un caldo sorriso,
che scivola sulla pelle di Naruto come se fosse stato bollente, da quanta
felicità trapela da quella singola espressione.
Le labbra del kazekage si posano di quelle del genin,
stupendo quest’ultimo per la loro estrema morbidezza, soffocando un sorriso, ricambia
il bacio: prima un lieve contatto, piccolo sfioramento, poi le labbra
combaciano e il bacio diventa qualcosa di più profondo, travolgendoli entrambi
in una spirale di sensazioni del tutto nuovo e ingestibili.
Divorarsi le labbra a vicenda li rende ebbri e solo a
mancata riserva di ossigeno si separano, si respirano addosso, gote egualmente
arrossate, fronte a fronte, zaffiro nell’acquamarina a guardarsi, a specchiare
la propria felicità nell’altro.
Naruto è il primo ad infrangere quel momento di impasse,
scoppia a ridere e la risata fa sussultare le sue spalle, tale è la vicinanza
con Gaara che a quest’ultimo pare di sentire il battito accelerato del cuore
del ninja di Konoha. Spera che la vicinanza possa far sentire a Naruto il suo
battito accelerato.
- Gaara-kun… -
- Uhm? -
- Sei tutto rosso in viso! -
- Beh, anche tu lo sei -
Naruto scoppia di nuovo a ridere, felice, felice, felice.
Si spinge contro Gaara, lo bacia di nuovo, e Gaara lo accoglie con tutto il
trasporto di cui è capace.
Naruto aveva sempre donato tutto se stesso in ogni cosa,
nelle amicizie come negli allenamenti, e ora sta donando tutto il suo cuore a
Gaara con la sua impulsiva irruenza, e Gaara non è come uno se lo aspetta,
algido e distaccato come sempre, ma ricambia l’irruenza di Naruto con una
passione del tutto inaspettata.
Amore.
Amore che cancella anni di solitudine, di delusioni, di
rabbia contro il mondo.
Amore.
Amore che gli riempie il cuore.
Amore.
Amore che cura le sue ferite, lenisce ogni suo dolore
passato, lo culla nella sua ampolla di felicità cieca.
- Naruto… -
- Sì, Gaara-kun? -
- Rimarrai davvero ancora un po’ qui a Suna? -
Naruto si accoccola contro il suo petto, estasiato dal
battito impazzito del cuore di Gaara ed inebriato dalla sua intossicante
presenza, sente le labbra gonfie e si passa un dito su queste, prima di
rispondere: - Sì, rimarrò ancora un po’ qui con te –
- Che cariniiiiiiii -
I due ragazzi sobbalzano al suono di quella voce
chiaramente femminile, alzano la testa, rimanendo comunque ancora allacciati:
sulla porta c’erano Temari, Kankuro e Sakura, le due ragazze con espressioni
gongolanti, Kankuro più apertamente malizioso.
Naruto arrossisce di colpo, poi si riprende, notando la
flemma con cui Gaara affronta la situazione, invidia la sua calma in ogni
situazione: - Ehmm… che ci fate qui? -
Sakura gli fa cenno di guardare fuori dalla finestra, i
due si voltano e vedono una tempesta di sabbia in piena regola vorticare: - Sta
avvolgendo tutto il palazzo – confessa con un ghigno malizioso mentre Gaara arrossisce
per l’imbarazzo e cerca di far calmare la sabbia.
- Ma come… - comincia Naruto. Poi comprende: l’agitazione
di Gaara ha creato quella tempesta, evidentemente la sua felicità era stata così
travolgente da alimentare una tormenta senza nemmeno che se ne accorgesse. Non
aveva perso il suo potere sulla sabbia, rimaneva pur sempre un ninja di classe
A, e quella dimostrazione di potere servì a Naruto per sentirsi decisamente
orgoglioso dell’impatto che aveva avuto sull’autocontrollo di Gaara.
- Ora tutta Suna sa che qualcuno ha turbato
all’inverosimile il kazekage! – esclama tutto soddisfatto Kankuro – E quando
sapranno che cos’è successo, Naruto, aspettati le congratulazioni! Sei riuscito
a scongelare quel ghiacciolo di Gaara! -
- Kankuro… -
Al sibilo di Gaara la risata di Kankuro si spegne
immediatamente, sebbene sul viso truccato del fratello aleggi ancora un
sorriso.
- Era ora che vi decideste – afferma Temari, strizzando
l’occhio a Naruto.
- Impiccioni! – Naruto fa loro la linguaccia, senza però
prendersela realmente.
Gaara rivolge al fratello un’occhiata molto eloquente,
Kankuro, a quell’avvertimento muto, alza le mani, giustificandosi: - Ehi, sono
state queste due a trascinarmi qui! –
Si guadagna una sventagliata da Temari.
Naruto ridacchia e Gaara concede al suo pubblico un
sorriso: - Li mando via, adesso – sussurra nell’orecchio, complice, a Naruto.
Il ninja biondo ghigna quasi sadicamente: - Voglio proprio vedere come fai… -
Allora la sabbia entra nell’ufficio con l’impeto di una
tempesta, corre come un cavallone sulle onde, chiudendo la porta con un rumore
secco ed estromettendo fratelli ed amici fuori dal loro spazio personale, esce
infine dalla finestra, disperdendosi nell’aria.
- Soddisfatto? -
Solo quando assapora il suo sapore di nuovo Naruto può
dirsi soddisfatto.
E fuori, la sabbia rincomincia a vorticare.
End
*
Episodio Extra:
Prima il dovere…
- Ogni anno questa storia, che seccatura -
Temari si trattiene dall’affibbiare una sventagliata a
Shikamaru, che le cammina al fianco, si limita a sbuffare, incrociando le
braccia al petto: - Sei sempre a lamentarti, piagnone –
Shikamaru sbuffa a sua volta e una piccola nuvoletta di
fumo si forma di fronte al suo viso, non risponde, trovando saggio non
contestare Temari. Donne, tutte tiranne. Sua madre, la sua migliore amica Ino,
la sua fidanzata Temari.
- Che seccatura – borbotta.
- Che cos’hai detto? -
Shikamaru ignora la domanda, salutando con un cenno di
capo Iruka, che sta cercando disperatamente di far allineare i bambini in modo
ordinato. Povero Iruka, alle prese con i suoi doveri di sensei… qualcuno
avrebbe detto che dopo i combinaguai della cricca di Konohamaru avesse trovato
un po’ di serenità, e invece gli sono capitati soggetti ancora più rumorosi dei
precedenti anni. Il mio sogno è diventare hokage, lo dicevano ancora, e
si divertivano a rendere la vita impossibile a Iruka con le loro bravate.
Perché il loro hokage è una persona onesta, gentile e fin troppo irruente, con
un passato da combinaguai alle spalle.
A proposito di Konohamaru…
Shikamaru osserva il nipote del terzo hokage sedersi su
una delle gradinate più basse dell’arena, parlando animatamente con i compagni di
team, era riuscito a classificarsi per l’ultima prova di selezione chunin, il
suo sarà il secondo incontro della mattinata.
Come ogni anno Konoha si era animata per la selezione che
portava i genin a scontrarsi anche con altri ninja provenienti da altri
villaggi, e quell’ultima prova é la più aspettata di tutte, non solo perché si
assisteva ai duelli più appassionanti tra i ninja più dotati, ma anche perché
era l’unica prova alla quale l’hokage avrebbe assistito: generalmente l’hokage
voleva seguire da vicino tutti i giovani genin, cosa che lo rendeva
particolarmente ammirato dai ragazzi, ma negli ultimi mesi c’erano stati dei
problemi con l’organizzazione Akatsuki e l’hokage aveva dovuto, con suo sommo
rammarico, occuparsi di altro che non di una prova tra genin.
È ovvio che fosse talmente atteso.
- Che hai da startene lì impalato? – Temari interrompe i
pensieri di Shikamaru – Vai dall’hokage ad annunciare l’inizio della
competizione, no? -
Shikamaru sospira, mentre la donna continua: - Vedrai, i
miei ragazzi faranno mangiare la polvere a quelli di Konoha! – sorride
soddisfatta. Shikamaru geme, immaginando che se quei ragazzi fossero stati
allenati da Temari, avrebbero fatto più che far sollevare la polvere, avrebbero
distrutto l’arena, altroché.
In ogni caso non discute gli ordini e sale le scalette per
raggiungere il palchetto riservato alle autorità occupato: solo due sono vuote
e Shikamaru può immaginare benissimo perché.
Devia il percorso, scostando la tenda ed entrando nello
spazio angusto di una piccola saletta, trovandosi di fronte ad una scena a cui
avrebbe dovuto, ormai, farci l’abitudine.
Si schiarisce la gola: - Rokudaime, kazekage, la vostra
presenza è obbligatoriamente richiesta per l’inizio della competizione –
Il kazekage grugnisce il suo malumore mentre il sesto
hokage ridacchia, divertito. Gaara solleva il capo, sciogliendo l’abbraccio e
il bacio appassionato in cui aveva coinvolto l’hokage di Konoha, scocca a
Shikamaru un’occhiata a dir poco omicida prima di afferrare il suo capello bianco
e posizionarselo sui capelli rosso fuoco, con una mano si sistema i vestiti
cerimoniali, sempre contrariato.
- Arriviamo subito, Shika – replica allegramente l’hokage,
recuperando anche il suo di cappello, identico a quello del kazekage solo che
attraversato al centro da una striscia azzurra con impresso in nero il simbolo
del Konohagakure.
Il ninja annuisce e esce dalla piccola saletta, allo
scostarsi della tenda si sentono le grida impazienti del pubblico. Gaara
sbuffa: - Poteva venire un po’ più tardi a chiamarci… -
L’hokage sorride, schioccando un bacetto sulle labbra del
compagno: - Se fosse arrivato qualche minuto dopo ci avrebbe trovato in una
posizione ‘equivoca’ a far ben altro che ‘baciarci’ –
Il kazekage fa passare un braccio attorno alla vita dell’altro:
- Non ci vedo nulla di male… dopotutto non ci vediamo da due settimane, Naruto…
-
Naruto si stringe a Gaara, sospirando a malincuore: - Lo
so, ma ultimamente l’Akatsuki… -
- Non dire niente – lo interrompe Gaara – lo so -
Erano passati cinque anni dallo spiacevole rapimento del
quindicenne Gaara ad opera dell’Akatsuki e nel frattempo erano accadute molte
cose, alcune positive ed altre negative: tra le negative era di primaria
importante annoverare il crescente problema rappresentato dall’Akatsuki che con
il trascorrere del tempo aveva cercato e neutralizzato altri jinchuuriki, tra
le positive… beh, il fatto che Gaara e Naruto fossero fidanzati era una cosa
ben più che positiva. Inoltre Naruto era stato fatto hokage, avverando
finalmente il suo sogno.
Tsunade aveva lasciato il suo posto a Naruto dopo una
serie di azioni condotte egregiamente, decidendo di rimettersi in viaggio per
acquisire alcune informazioni come stava facendo lo stesso Jiraya. Il posto di
ninja-medico era andato a Sakura.
- Dopo le selezioni sarò tutto tuo – promette Naruto.
Gaara sorride soddisfatto: - Oh, ne sono sicuro –
Ancora un bacio e poi i due escono dalla tenda,
un’ovazione li accoglie, e, sedutisi, dopo il cerimoniale discorso di
incoraggiamento di un sorridente hokage, in ninja arbitro da il via al primo
combattimento.
Le mani del sesto hokage e del kazekage sono intrecciate
per tutto il tempo.
The End
Notes: perdono per l’incredibile ritardo! Avevo
promesso un aggiornamento ad un settimana di distanza dal secondo capitolo,
invece vi ho fatto aspettare per più di due mesi! Oh my, sono imperdonabile!
>.<
Comunque, per lenire di poco il mio ritardo, ho aggiunto
al terzo capitolo anche un epilogo extra, spero abbiate apprezzato! XD (una
precisazione: ho dato come data di distanza dalla dichiarazione di Naruto e
Gaara cinque anni, attribuendo a Konohamaru l’età di tredici anni. Non so di
preciso quanti anni avesse nella prima serie, quindi ho supposto che ne avesse
sette, non avendo ancora abbandonato l’Accademia. Se ho sbagliato, prego,
ditemelo e condonatemi l’errore! XD)
Grazie a tutti coloro che hanno messo questa fic tra i
loro preferiti e coloro che si sono armati di pazienza da lasciarmi una
recensione, che mi ha lasciata saltellante per minuti interi! XD
Grazie a:
Moony9, ti prego non farmi venire crisi di
coscienza! Di idee ne ho anche troppe, solo che mi serve terminarla! XD
Redhat,
James_ Prongs,
Vampire_and_Witch (2),
_Mae_, ti ringrazio tantissimo per i complimenti!
*///* Purtroppo non ho aggiornato presto, sigh, la scuola mi ha assorbito
completamente, ma ora che sono tornata, beh, piomberanno aggiornamenti da tutte
le parti! XD Colgo l’occasione per ringraziarti delle recensioni che mi hai
lasciato a RdS! *///* Grazieee!
Sky_Shindou, adoro alla follia le GaaNaru, quindi
non sai che soddisfazione scrivere qualcosa su loro due! XD Mi spiace ancora
per il ritardo, mi cospargo il capo di cenere, ma ho avuto dei mesi molto
impegnati! -.- Bax bax! Temari, quando ho saputo lo spoiler sulla morte
di Gaara mi è venuto anche a me il magone!
Per fortuna Kishimoto ha salvato la situazione che stava per
trasformarsi in tragedia! XD
Bax bax!
Slice,
Nami_Phoenix,
Kira
Hashashin,
Capitatapercaso, una versione GaaNaru alternativa a
quella del manga ci stava troppo bene per non scriverla! XD Eheheh, il richiamo
dello yaoi… Bax bax!
Astaroth,
Mokona89, tesoro mio, alla fine cel’ho fatta, hai
visto? XD Sì, nel manga muore ma Kishimoto, come la sottoscritta, non avrebbe
mai permesso che morisse davvero! XD Sono una sentimentalona a volta…
eheh (molto raramente, a quanto mi dicono! XD) Bax bax!
Commentate!
Miss