The HitMen

di TheHellraiser
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-Julia! Tony! Non aprite la porta!!- urlò Alex, precipitandosi di sopra.
-Chi... chi è...?- chiese Dylan, inerme. Gandle scosse la testa.
-Boh. Mi sembra di averlo già visto, ma non sono sicuro di chi sia- disse. Dylan guardò il viso del suo capo. Il suo solito sorrisetto forse un po’ arrogante aveva lasciato il posto ad un’espressione concentrata, fredda, indifferente. Gli sembrava quasi un’altra persona. Sentì Alexei e Tony discutere animatamente, e il campanello suonare di nuovo.
-Cosa dobbiamo fare?- disse Dylan, con voce leggermente titubante. Si sentiva inutile, non poteva nemmeno impugnare la pistola.
-Non ti preoccupare, ci pensiamo noi- rispose Gandle, prendendo la colt dalla fondina. Controllò che fosse ben carica e tirò giù il cane con un click. Guardò Dylan, e gli fece cenno di seguirlo. Salirono le scale, fino ad arrivare dagli altri. Il misterioso visitatore era sempre più insistente.
-Mi sta facendo incazzare- commentò Tony, puntando lo sguardo assassino verso la porta.
-Ragazzi, nascondetevi, vado io ad aprire- disse Alex.
-No, sei pazzo!? Poi quello ti spara!- disse Julia, preoccupata. Alexei fece spallucce.
-Non ti preoccupare per me, July; pensate a mettervi in posizione- disse, prendendo la sua SIG Sauer. Tony sfoderò la Glock. Julia lanciò un’occhiata di rimprovero ad Alex, ma non replicò ulteriormente. Tony si distese a terra sotto il tavolino del salotto, con la pistola puntata verso la porta. Matt si mise nascosto nel corridoietto che dava al garage, mentre Julia si appollaiò dietro l’isola della cucina con la Beretta alla mano. Dylan si mise vicino a Matt, restando immobile. Sentì Alex aprire la porta.
-Chi è!?- disse. Si sporse un po’. Riusciva a vedere Alex, ma non quello alla porta. Vedeva soltanto la sua mano guantata, che impugnava una Glock 17. Alex teneva la SIG Sauer puntata sullo sconosciuto. Dylan si accorse di un impercettibile cambiamento di posizione dello sconosciuto. Capì cosa stava per succedere, ma prima che potesse avvertire Alex lo sconosciuto alzò la pistola e sparò tre colpi fulminei. Alex si irrigidì come un’asse e cadde riverso, con gli occhi strabuzzati puntati al cielo e la SIG Sauer ancora stretta in mano. Dylan si riparò dietro il muro, e sentì la voce della Glock di Tony. Julia balzò fuori dalla sua posizione e si avventò contro lo sconosciuto brandendo la pistola. Sparò tre colpi, uno dei quali raggiunse lo sconosciuto alla gamba. Lui lanciò una qualche bestemmia in spagnolo, ma non si fermò. Afferrò il polso di Julia. A quel punto, anche Tony uscì dalla sua posizione sferrando un calcio alla gamba ferita dello sconosciuto. Lui balzò indietro rapido come un gatto.
-Dylan, non ti muovere di qui. Se mi ammazza, scappa fuori dal garage, lì c’è la mia auto, fuggi con quella- gli disse Gandle, prima di sporgersi per sparare. Dylan annuì, ma decise di vedere prima chi fosse quello sconosciuto. Matt premette il grilletto, e l’uomo si abbassò repentinamente evitando il proiettile che andò a conficcarsi nel muro staccando una scheggia che per un pelo non colpì Tony.
-Guarda dove punti quella merda, coglione!- ruggì Tony, mentre puntava nuovamente la pistola pronto a fare fuoco. Anche Julia puntò la pistola. Dylan riuscì a sporgersi un po’, e vide in faccia lo sconosciuto. Balzò fuori da dietro il muro, agitando le braccia.
-Non sparate! Non sparate! È un amico, non sparate!- sbraitò, per farsi sentire sopra il casino. Il rumore degli spari si spense immediatamente, mentre Dylan si dirigeva verso lo sconosciuto.
-Pivello! Stai bene?- chiese l’uomo, tenendo sempre la Glock ben puntata su Tony.
-Sì, non ti preoccupare- sospirò lui. Matt uscì dal suo nascondiglio.
-Vi conoscete?- chiese Tony, senza staccare gli occhi dallo sconosciuto.
-Ma sì... Lui è Ignacio Ramos, il mio partner alla DRO- spiegò Dylan. Julia si precipitò da Alexei.
-Spero vivamente che tu non abbia ucciso Alex, o non ci sarà nulla che potrà proteggerti dalla mia ira- ringhiò la ragazza, furente. Ramos ripose la Glock, così come Tony. La ragazza diede un colpettino al viso del suo Alex, che tossì violentemente e si scosse dalla posizione rigida che aveva tenuto fino a quel momento come se fosse stato in un altro mondo. Due dei tre proiettili l’avevano colpito al ventre, ma erano usciti e non sembrava avessero provocato danni gravi.
-Tutto bene?- chiese Julia. Alex annuì, e lei tirò un sospiro di sollievo.
-Che ci fai qui? Come hai fatto a trovarmi?- chiese Dylan incuriosito a Ramos.
-Ieri sera ho visto questo tizio entrare in casa tua- disse lui, tirando fuori una foto segnaletica dal taschino e facendola vedere a Dylan – Si chiama Evandro Brigas, è un ispanico ricercato per più crimini di Al Capone.
La foto ritraeva un uomo che probabilmente era più giovane di quello che sembrava. Aveva i capelli grigiastri e gli occhi di un colore nero che li faceva sembrare come dei buchi neri e vuoti, come se qualcuno avesse sradicato tutto ciò che c’era di umano. Tony si avvicinò per vedere la foto. Non appena la vide, i suoi occhi sembrarono incendiarsi per una possessione demoniaca.
-Il fottuto bastardo, inculato frocio coglione pezzo di merda del cazzo!- urlò, così forte da far sobbalzare Dylan. Strappò la foto di mano a Ramos, la scagliò a terra ed estrasse la Glock, sparando contro la foto a terra finché il caricatore non fu vuoto. Infine gettò la pistola contro la foto ormai crivellata di colpi e la calpestò più volte, continuando ad urlare “fottuto bastardo” fino a non avere più fiato. Nessuno osò reagire, nemmeno quando prese il coltello per sfogare tutto il resto della sua ira menando fendenti contro i rimasugli della foto. Dopodichè crollò sulle sue stesse ginocchia restando immobile di fronte a quello che restava della foto, emettendo un suono molto simile ad un singhiozzo di un bambino disperato. Julia si avvicinò a lui, alzò il suo mento con il dito indice e sfiorò le labbra di lui con le sue, sussurrando un “non pensarci più a quello”. Dylan era rimasto letteralmente a bocca aperta nel vedere la reazione esagerata di Anthony. Sembrava che il diavolo si fosse impossessato di lui, non appena aveva visto quella foto.
-Ehm... Non sembra che ti stia molto simpatico- disse Dylan, con un filo di voce. Tony non rispose.
-Ehi, non infierire, quel tizio è un sicario della mafia, è quello che ha fatto fuori i suoi e che ha brutalmente trucidato la sua ex fidanzata- disse Matt, con un tono di rimprovero. Tony rimase abbracciato a Julia come un bambino spaventato, continuando ad emettere un mugolio impreciso. Lei gli accarezzava i capelli rossi.
-Su, Tony. Un giorno o l’altro lo ammazzerai facendolo soffrire, ok? Ora rimettiti un po’ a posto, chissà che pensano gli ospiti- rise Alexei. Tony gli lanciò un’occhiata così gelida che fece scendere la temperatura della stanza di almeno dieci gradi, ma si ricompose.
-Mi dispiace, vi ho fatto fare una figura di merda di fronte a questi due- disse, abbattuto come se avesse appena compiuto un crimine, riferendosi ai due. Alexei alzò le mani in segno di resa.
-Tranquillo amico, scherzavo- gli disse. Tony riprese la pistola da terra, cambiò il caricatore e la rimise nella fondina.
-Quel bast... Evandro è entrato in casa di Julia!?- disse Matt, irritato.
-Sì, per quello ho pensato che Dylan fosse in pericolo. Il vostro amico qui ha ragione, questo tipo è un bastardo di prima categoria. Nelle strade si dice che lavori per uno che si fa chiamare Grudge. Quindi, ti ho cercato. Non eri a casa, quindi ho pensato che fossi qui... Avevo già capito che Ludwig Schliemann era Envy, e dato tutto quell’interesse verso i sette killer dei peccati, ho pensato che fossi venuto qui. E avevo ragione, a quanto pare. Pensavo che loro fossero in combutta con Evandro, così ho sfoderato la pistola e... arriva la cavalleria. A quanto pare non sono ancora così arrugginito, eh?- rise Ignacio. In effetti, il poliziotto aveva abbondantemente superato i trentasette anni – ne aveva circa quaranta-quarantuno, qualcuno in più di Matt – ma sapeva ancora sparare molto bene.
-In questo momento desidererei che tu lo fossi- brontolò Alexei, guardando il sangue sulla sua maglia – Beh, almeno avrò l’occasione di spiegare a Reaper come si estrae un proiettile.
-Reaper?- chiese Ramos, guardandolo con aria interrogativa.
-Ehm... è una lunga storia- si giustificò Dylan.
-Beh, allora raccontamela, ho tempo- gli disse Ramos. Dylan guardò Julia in cerca di conferma, ma lei era impegnata a parlare con Tony. Matt gli fece cenno che poteva parlargliene.
-Ok, allora...- iniziò. La spiegazione non fu affatto facile, anche perchè Dylan stesso non sapeva cosa fosse esattamente successo. Nemmeno ventiquattr'ore prima era un tranquillo poliziotto di New York, ora lavorava per Wrath. Dopo qualche minuto, riuscì a finire di spiegare tutto a Ramos, che lo guardava con aria stupita e perplessa.
-Quindi... Tu all'inizio sei stato rapito per diventare una spia e scoprire chi fosse la talpa in polizia perchè ormai lui sapeva che Gandle era GREED, poi hai trovato un tizio mezzo morto che sembrava uno zombie, e infine hai deciso di unirti alla squadra dei sette... ehm... quattro killer dei peccati diventando "The Reaper" e adesso ti stai facendo addestrare per diventare un sicario? Tutto questo perchè il senatore Robbins vi ha usati per uccidere i criminali, e da quando l'avete minacciato di ricatto vi vuole uccidere?- disse Ramos, guardando Dylan.
-Ehm... Detto in poche parole, sì- rise Dylan.
-Mh. Quel tipo mi era sempre stato sul cazzo. Spero che riusciate a prenderlo- rispose Ramos, riferendosi a Robbins. Non sembrava avere problemi con la cosa, stranamente. Julia, nel frattempo, era occupata a curare le ferite di Alexei. Disinfettò la seconda, strappandogli un gemito di dolore.
-Questa merda brucia- disse, contrariato, indicando il disinfettante.
-Lex, non piangerai mica come una fighetta- ghignò Matt. Alexei evitò di rispondere. Quando Julia ebbe finito, Alexei era di nuovo quasi in forma.
-Sei fortunato che io non ti abbia ucciso- disse Alex, puntando un dito contro Ramos. Quello, impassibile, si accese una sigaretta.
-No, tu sei fortunato a non avermi ucciso- disse tranquillamente. Dylan non riusciva a spiegarsi come tutti in quel posto fossero calmi tranne lui.
-Ah, e perchè?- chiese, irritato ed evidentemente contrariato.
-Perchè so chi è la talpa di cui parlate. Insomma, sospettavo da un bel po’ che fosse corrotto, ma non avevo conferme. Ora che me lo dite, sembra anche plausibile, visto che ha una posizione da cui può tenere facilmente d’occhio il capo... E stando a quello che hai descritto della fine che ha fatto questo Nick, penso che potrebbe esserci il suo zampino- rispose Ramos, guardando Gandle.
-Di chi parli? Uno che mi sta vicino ma...- cominciò Gandle.
-Di chi parlo? Ma di Edgar, il capo della SWAT, ovvio! Non se n’era ancora accorto?- disse Ignacio, stupito.
-Edgar?- chiese Julia, piegando leggermente la testa.
-Sì, Edgar Pike, quel bastardo. È il capo formale della Special Weapons And Tactics. Tutti lo chiamano semplicemente Pike. Come ho fatto a non capirlo prima!? È lui la talpa?- infuriò Gandle.
-Sì, almeno credo. Quel tipo ha un passato da spacciatore, ed è molto pericoloso. L’unico che gli tiene testa è Vince, come sai- disse Ramos.
-Potreste spiegarmi di chi parlate?- disse infine Julia, con un leggero tono arrabbiato.
-Parliamo dei membri della SWAT. Zodiac Vargas è il leader della squadra, visto che è l’unico che riesce a tenere testa a Pike- spiegò Gandle. Per Dylan aveva senso, sapeva di chi stavano parlando. Vincent Zodiac Vargas era un membro della SWAT.
-Zodiac? Ecco dove avevo già sentito parlare di un Vincent Vargas! È quel membro della SWAT che ha trasgredito gli ordini entrando in un covo di criminali da solo per salvare una donna che stava per essere stuprata, vero?- disse Tony.
-Sì, lui. Lo chiamano tutti Zodiac, ma non so perché. Dovreste chiederlo ai membri della sua squadra- disse Ramos facendo spallucce.
-Dove possiamo trovare Edgar?- chiese Dylan a Ramos.
-Non lo so- rispose. Di certo non erano affari della loro divisione.
-Io lo so. Oggi non lo troveremo qui, lui e la sua squadra sono fuori in missione. Torneranno fra un paio di giorni- disse Matt. Era il capo, era ovvio che lo sapesse.
-Comunque, se volete affrontarli dovete stare molto attenti. Quelli della SWAT hanno un addestramento specializzato e possono farvi fuori- li ammonì Ignacio.
-Ho la faccia di uno che ha paura di qualche poliziotto?- ghignò Alex. Ramos si limitò a fare una smorfia, evitando di ricordargli che era stato proprio un poliziotto a bucargli lo stomaco.
-Sicuro di stare bene, pivello?- disse poi, rivolto a Dylan. Lui annuì.
-Certo, non ti preoccupare. Grazie per l’aiuto- gli rispose con un sorriso. Era felice che Ramos l'avesse aiutato e non avesse fatto troppi commenti.
-Non c’è di che, buona fortuna con Pike. Ah, è ovvio che noi non ci siamo mai incontrati, ok? Non ci tengo a finire vent’anni in polizia con un’espulsione per aver collaborato con voi. Se non vi ho ammazzato, è solo per il pivello- brontolò Ramos.
-E per quale assurda ragione dovrei espellerti? Forse dimentichi che sono io il capo- rise Matt. Ignacio rise.
-Bene, allora se non ci sono problemi me ne posso anche andare. Se vi serve una mano, chiamatemi pure- disse, salutando con un cenno della mano. Dylan annuì e allora Ramos se ne andò.
-Certo che ce n’è di gente che vuole ucciderci- commentò Alex.
-Già. Stanno spuntando come funghi dopo una pioggia. Non bastava Grudge, ora abbiamo pure Evandro e l’intera SWAT contro- sbuffò Julia – Quelli sono come una “piccola grande famiglia”, se ne attacchi uno te li tiri contro tutti.
-Ma ragazzi, c’è una sola persona in questa città che non vi voglia due metri sotto terra?- chiese Dylan.
-Nah- rispose Tony ghignando.
-Beh, per ora sarà meglio riposarsi. Domani dobbiamo andare a controllare l’indirizzo che ci ha dato Nick, ok?- disse Julia. La squadra annuì.
-Va bene, capo- dissero in coro. Sembravano tutti pronti, e per una volta anche Dylan lo era.




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