N//A:
Prima parte ambientata in pre!season4 e seconda parte
è un missing moment della 4x06. Anche in questo caso, ho
voluto ignorare il canon Alex/Owen e seguire il mio headcanon
Ryan/Alex. ^^
I'll know my name as it's
called again.
Lo scatto metallico e
familiare del carrello di una pistola arriva imprevisto. Non ha sentito
alcun rumore provenire dall'esterno, nonostante il capanno nel quale ha
trovato rifugio sia in mezzo al bosco, il cui terreno è
coperto di foglie secche e rami spezzati.
Sa bene che questo può significare soltanto una cosa.
“Owen...”
Anche attraverso la maglia la raggiunge il freddo della canna premuta
contro la sua schiena.
“Il mio nome è Sam”, la corregge
laconicamente, e nel suo tono asciutto Nikita può cogliere
una nota di fastidio.
Solleva le braccia sopra la testa e si volta lentamente verso di lui,
mostrandogli un'espressione distesa e priva di qualsiasi traccia di
turbamento. Non ha mai smesso di sperare di poter un giorno ritrovare
Owen e, pistola a parte, le piace considerare un segno positivo il
fatto che l'abbia raggiunta. Perciò quando gli domanda cosa
l'abbia condotto fin lì, la sua voce suona rassicurata, cosa
che a Sam sembra quanto mai fuori luogo, considerato che è
lui a tenere un dito premuto sul grilletto.
“Mi annoiavo e ho pensato che trovarti potesse essere un
valido passatempo”, spiega facendo spallucce; la sua, di
voce, è fredda e arrogante. Tuttavia abbassa la pistola e la
ripone nella cintura del pantaloni. “Immagino che a questo
punto sarò costretto a trovarmene uno nuovo”,
dichiara sospirando. “Peccato: è stato piuttosto
divertente inseguirti. All'inizio, lo ammetto, ho faticato parecchio a
capire dove potessi esserti nascosta o dove fossi diretta”,
rivela fissandola negli occhi e rimanendo quasi deluso nell'incontrare
sul volto di Nikita un'espressione impassibile; quindi prosegue, nella
speranza di ottenere una qualche reazione da parte sua. “Ho
dovuto girare a vuoto per qualche settimana, ma proprio quando ero
tentato di rinunciare, mi è venuta un'illuminazione. Mi sono
ricordato di quando Owen aveva deciso di condividere con te la
posizione di alcuni suoi nascondigli, e questo”, dice,
indicando la struttura attorno a sé. “Era proprio
uno di quelli. Devi ammetterlo, sei stata un po' troppo
prevedibile”, e non può fare a meno di sentirsi un
po' stupito di fronte al sorriso di Nikita.
“Dispiaciuta di averti deluso. Tu invece non l'hai fatto: ho
sperato a lungo che tu mi trovassi. Volevo vedere confermata dai fatti
la mia convinzione che, da qualche parte lì sotto, ci sia
ancora Owen”, confessa puntando un dito contro il suo petto.
“E così è stato”.
La risposta di Sam è carica di rabbia. “Ti
sbagli!”, ringhia, riafferrando la pistola con entrambe le
mani e puntandogliela contro la fronte. “Tu credi che io sia
qui per aiutarti?”, e segretamente si compiace nello scorgere
finalmente il sorriso di Nikita congelarsi sulle sue labbra.
“Cosa mi impedisce di venderti al miglior offerente, uh? Hai
una vaga di quante persone siano disposte a sborsare fior di quattrini
pur di averti in loro pugno e sfruttare ciò a proprio
vantaggio?”, le chiede retoricamente. “Tu credi di
conoscermi perché conoscevi Owen, ma non è
così. Io non sono Owen”, ribadisce con fermezza.
“Ma tu conosci me, non è così? Owen mi
conosceva così bene che sei riuscito a trovarmi addirittura
prima di Michael”, gli fa notare.
Sam inarca un sopracciglio e si ritrova a sorridere. “Questo
te lo devo concedere. Owen si fidava di te al punto da confessarti
tutti i suoi segreti, da parlarti di Emily, da mostrarti il significato
di questi fastidiosi tatuaggi che ora mi ritrovo su tutto il
corpo”.
“Owen-”, Nikita abbassa gli occhi al suolo e
deglutisce a fatica. “Owen era un buon amico”.
Sam le solleva il mento con due dita e la penetra con il proprio
sguardo, che si fa presto canzonatorio. “Amico!”,
esclama, lasciandola andare e abbassando l'arma per la seconda volta.
“Sai, non sono particolarmente esperto di amicizie, ma non
credo che sarebbe stata la stessa definizione che avrebbe usato lui. Io
non sono Owen e, credimi, non avrei mai voluto esserlo –
dopotutto, si è rubato sette anni della mia vita
–, ma purtroppo è successo, e mi ricordo tutto. Mi
ricordo i suoi pensieri, le sue azioni e anche i suoi sentimenti, e
posso assicurarti che per quanto abbia tentato di convincersi del
contrario Owen provava per te qualcosa che semplice affetto decisamente
non era”.
“Ti sbagli”, nega lei con decisione, scuotendo la
testa.
“Mi chiedo cosa ci trovasse in te”, riflette ad
alta voce, scrutandola a lungo. “O cosa ci trovino Michael e
Birkhoff, se è per questo”, soggiunge.
“Cosa c'entra Birkhoff, in tutto questo?”
Sam spalanca gli occhi, sorpreso e chiaramente divertito. “Tu
non-”, boccheggia. “Non dirmi che non ti sei mai
accorta di come ti guarda! Nikki”,
la sua voce si fa flautata e morbida, mentre pronuncia quel nomignolo.
“No”, ribatte lei, irremovibile.
“Birkhoff è innamorato di Sonya”.
“Okay, okay, come preferisci”, la asseconda, anche
se un certo luccichio derisorio non abbandona ancora i suoi occhi.
“Forse non conosco Birkhoff così bene, hai ragione
tu, ma riguardo ad Owen so di non sbagliarmi”.
Nikita non sa
quasi nulla di Sam, ma è convinta di conoscerlo. Lui
avrebbe certamente di che ridire, se solo lei osasse affermarlo ad alta
voce, eppure dentro di sé sente che è
così. Perché Owen, lei ne è sicura, ha
solo portato a galla una personalità che già era
presente in Sam, e quindi, sì, può
tranquillamente dire di conoscerlo, o per lo meno di conoscere un lato
di lui che spera di poter nuovamente far emergere.
Ed è proprio perché lo conosce che crede di poter
intuire la vera ragione per cui si trova lì. Da un lato, Sam
vorrebbe scoprire di aver fatto la scelta giusta nel decidere di
seguire il suo istinto e mettersi sulle sue tracce, vorrebbe da lei la
conferma di non aver commesso l'errore di rincorrere un'estranea.
Dall'altro, però, a livello più o meno inconscio,
vorrebbe che lei si arrabbiasse con lui – non ha potuto fare
a meno di notare come abbia cercato di stuzzicarla sin dall'inizio -,
che lo allontanasse, così che lui possa andare per la sua
strada senza nessun rimpianto e senza più ragioni per
voltarsi indietro.
Sam potrebbe giurare che Nikita abbia trascorso un'eternità
a fissarlo in silenzio, e sebbene non abbia intenzione di darlo a
vedere, sta iniziando a sentirsi a disagio sotto quello sguardo.
“Probabilmente è vero quel che dici, probabilmente
Owen nascondeva i suoi sentimenti per me, esattamente come tu adesso ti
stai nascondendo dietro questa facciata. In fondo, non siete
così diversi come credi o come ti sforzi di far credere agli
altri, trincerandoti dietro il nome 'Sam', che continui a ripetere in
modo ossessivo. Sam, Sam, Sam. Quasi che tu stesso abbia paura di
dimenticarti chi sei. Non so quanto di Owen sia sopravvissuto in te,
ma, se lui fosse ancora qui ad ascoltarmi, gli direi di raggiungere
Alex. So bene quanto sia forte, ma potrebbe comunque aver bisogno di
aiuto, del tuo aiuto”.
Questa volta Sam non ha parole per ribattere, ha timore che la sua voce
possa tradire quanto sia turbato in quel momento, ma d'altro canto
capisce che Nikita non si aspetta una risposta. Gli ha detto tutto
ciò che doveva: ora sta a lui.
E mentre abbandona quel capanno, può sentire distintamente
gli occhi di Nikita puntati sulla sua schiena.
***
“Dove sono le cose di Ryan?”, l'esitazione nel
pronunciare il suo nome è stata appena percepibile, ma a
Nikita non è sfuggita. È preoccupata per Alex.
Non hanno ancora avuto tempo per parlarne apertamente – negli
ultimi giorni lei si è lasciata totalmente assorbire dal
piano per fermare Amanda -, ma Nikita non può fingere di non
aver notato come l'altra si sia sforzata di portare il discorso verso
tutt'altra direzione ogni volta che l'argomento Ryan veniva toccato.
Ora che ci pensa, quella è la prima volta da quando Alex
è tornata che glielo sente nominare.
Birkhoff le aveva accennato al fatto che Ryan era rimasto al fianco di
Alex per molto tempo, prima che Sonya prendesse il suo posto. Non ha
idea di cosa sia successo in quelle settimane di stretto contatto, ma
dal comportamento di Alex ha intuito che si siano avvicinati molto;
sicuramente Ryan è diventato per lei più
importante di quanto sia disposta ad ammettere.
“Questa casa è stata assegnata solo a Michael e a
me, quella di Ryan è questa accanto, sulla sinistra. Vai
pure”, la esorta, poggiandole una mano sul braccio.
“Ci penso io a radunare le ultime cose qui. Prenditi il tempo
che ti serve”, le sussurra poi per non farsi sentire da Sam,
che dà loro le spalle, sentendosi improvvisamente di troppo.
Alex non trova il coraggio di guardare Nikita negli occhi, per paura di
scoprire quanto dei suoi sentimenti per Ryan abbia fiutato. Accompagna
la porta con gentilezza ed esce nella luce dell'alba appena sorta.
Nikita rivolge un caldo sorriso all'uomo rimasto nella stanza insieme a
lei. “Bentornato, Sam”.
“Credevo saresti tornata a chiamarmi Owen'”,
commenta lui sinceramente sorpreso, anche se non c'è
più traccia della strafottenza e dell'ironia che aveva
mostrato durante il loro ultimo incontro.
“Ho riflettuto molto, dopo l'ultima volta che ci siamo visti,
e ho capito di aver sempre sbagliato prospettiva. Pensavo che Sam fosse
Owen, ma è Owen ad essere Sam”, ride.
“Non guardarmi così, lo so che suona come il
discorso di una pazza; adesso mi spiego. Credevo che Sam fosse una
parte di Owen che tu potessi accantonare per lasciar posto all'Owen che
ho conosciuto io, ma la realtà è che il tuo
passato non può essere cancellato, né quello come
Sam né quello come Owen, e io non voglio che tu ti
dimentichi di nessuno dei due, di quello che entrambi sono stati, nel
bene e nel male. Vorrei solo che tu guardassi ad Owen come a un lato di
te, sebbene non privo di difetti, dal quale hai molto da imparare,
esattamente come Owen ha molto da imparare dall'esperienza di Sam. Mi
auguro che tu riesca a trovare presto il giusto equilibrio tra i due.
Se vuoi il mio parere, per ora te la stai cavando bene”.
Sam si gratta il collo, sorridendo imbarazzato. “Grazie,
credo”.
Raggiunge la libreria del soggiorno e sfiora le copertine dei pochi
libri disposti sulle mensole.
“Questi li devi mettere negli scatoloni?”, domanda.
“Solo un paio sono nostri, gli altri erano già
qui. Nonostante i tanti periodi di inattività che ci
consentiva la vita nella Divisione, nessuno dei due si è mai
dedicato molto alla lettura. Un po' perché c'era
l'inconveniente di dover farne richiesta a Percy e un po'
perché la direzione cercava di non lasciare mai troppo tempo
libero per se stessi: la maggior parte delle ore giornaliere erano
occupate dagli allenamenti o dalle lezioni di Birkhoff”, si
ferma. “Ma questo tu lo ricordi bene, non è
così?”
“Già”, annuisce.
“Passiamo a controllare quello che è rimasto al
piano di sopra”, gli suggerisce, lanciando una rapida
occhiata intorno a sé per assicurarsi di non essersi
dimenticata nulla
“Ascolta, fermati un attimo”, la blocca da dietro,
trattenendola per un gomito. “Forse non è il
momento adatto, ma domani tu e Michael partirete per il vostro viaggio
di nozze e non so quando ci rivedremo ancora, perciò
preferisco parlartene subito”.
Nikita corruga la fronte. “Dimmi pure”.
“Riguardo a quello che ti ho detto, sui sentimenti di Owen
per te, non avrei dovuto. Non che non sia la verità, ma non
avrei comunque dovuto”.
Nikita non può negare di aver a lungo pensato anche a quella
rivelazione che le aveva fatto Sam, e nonostante le riserve iniziali,
ha dovuto ammettere a se stessa di averlo sempre saputo, in qualche
modo. “Non preoccuparti, davvero”, lo rassicura lei.
“E poi volevo dire che, sebbene io non provi i suoi stessi
sentimenti, capisco finalmente cosa ci trovasse di tanto speciale in te
da innamorarsi... sì insomma, non abbandoni nessuno. Non ti
sei mai arresa con me, nonostante tutto. Grazie”.
Quasi non si rende conto che si è mossa, perché
tiene gli occhi bassi. Se ne accorge solo quando sente le sue braccia
circondargli la vita. Nikita accosta la bocca al suo orecchio.
“Prego, Sam”.
E lui se ne rimane lì, immobile e impacciato, incapace di
ricambiare l'abbraccio.
“Nikita?”
“Mh?”
“Dato che sono sia Sam sia Owen, non mi dispiacerebbe se di
tanto in tanto ti andasse di tornare a chiamarmi Owen”.
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