Introdurrei questo prologo con un gioco di parole:
oso osare.
Come già annunciato nella mia breve flash-fic "Rimpianti" di
Capitan Harlock ho visto soltanto il film, quindi la mia storia
terrà conto solo dei fatti e personaggi lì
rappresentati.
Non appena è comparsa la parola fine, nella mia testa la
storia è andata avanti nella maniera che proverò
a raccontarvi, con che risultati questo è tutto un grande
punto di domanda anche per me.
Ripeto, io oso, poi si vedrà!
Una cosa importante da dire è questa: mi cimento con
elementi "fantascientifici" di cui ho poca dimestichezza, dovessi
scrivere qualche castroneria vi prego quindi di farmelo notare e
cercherò di rimediare.
Mi verrebbe da dirvi molto altro ancora (sarà l'ansia...),
ma rischio che la mia introduzione diventi più lunga del
prologo stesso.
Quindi mi interrompo e lascio a voi la parola, ovviamente per chi
vorrà farmi conoscere le sue prime impressioni.
A presto.
Sere
Alcuni giorni passano semplicemente come se niente
fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in
poi
Perciò con quella speranza, con quella
determinazione
Rendiamo il domani un giorno
più luminoso e un giorno migliore
"Be the
light" - One ok
rock
Yuki ha gli occhi spalancati e le lacrime
scivolano calde lungo le sue tempie come un fiume inarrestabile.
Questa volta era
così reale il sogno... così vera quella mano che
la tratteneva...
Ad interromperlo è stato il suono insistente
della sveglia,
riportandola in quella dimensione fatta di giornate tutte uguali,
dove più che vivere lei si limita a sopravvivere.
All'inizio ha pensato che non ce l'avrebbe fatta, poi invece i giorni
sono diventati settimane, le settimane mesi e i mesi anni.
Otto anni.
Tanti ne sono passati da quando ha smesso di essere Yuki
Kei per diventare Mizuko Miura.
Il biondo dei suoi capelli è diventato un nero corvino,
l'azzurro degli occhi uno spento marrone, il suo sorriso una smorfia
dura, il suo fisico snello ed armonioso quasi uno scheletro rivestito
di pelle.
La giovane donna distesa su quella branda non è che un
pallido fantasma della ragazza che era un tempo.
Lo vede riflesso ogni mattina nello specchio opaco di quel buco di
stanza che occupa e pensa che, prima o poi, qualcosa
cambierà... dovrà per forza accadere... quel
dolore se ne andrà e lei tornerà ad essere ancora
viva.
Solo così trova la forza di sciacquarsi il viso, di lavare
via
l'ennesima notte tormentata e di iniziare una giornata che
sarà
l'esatta fotocopia della precedente.
Ma stamattina Yuki non riesce ad arrestare le emozioni che quel
sogno ha fatto affiorare in superficie e che le scorrono sulla pelle
proprio come se le avesse vissute realmente.
Piange quelle lacrime che non si permette quasi mai di versare e si
domanda se non finiranno di portarle via anche quel poco di
sè
che le è rimasto.
Forse, dopotutto,
potrebbe finalmente morire davvero.
E' un pensiero che si è affacciato spesso nella sua mente,
quello di porre fine ad un'esistenza diventata misera, ma che non ha
mai trovato terreno fertile nel suo cuore, lì dove alberga
un
sentimento che non conosce alcuna debolezza.
E' lì, infatti, che continua a bruciare inestinguibile la
fiamma
di un amore che si è accesa nello stesso istante in cui ha
posato lo sguardo su di lui,
il suo capitano.
Colui che doveva donarle la libertà tanto agognata, l'ha
resa schiava per sempre, invece.
Yuki cerca di liberarsi da questi pensieri, asciugandosi finalmente le
lacrime. Si stupisce di non ritrovarsi le mani macchiate di sangue,
perchè sono così piene di dolore da non credere
che possano essere fatte di semplice acqua...
Ehi, scusa, ma da quando sei
diventata così poetica?
La voce che le viene in soccorso le strappa
un dolore che
può sopportare già di più, anzi la fa
quasi
sorridere tra le ultime lacrime che ancora le sfuggono.
Yattaran, amico mio, non
andartene mai.
Le sembra di vedere i suoi occhi sorridenti annuirle da
dietro
gli occhialetti tondi, la pancia che sobbalza mentre ridono insieme.
Ricordati che io ci
sarò sempre. Un fischio e non farai in tempo a pensarmi che
sarò già con te.
Queste sono state le ultime parole di quell'amico
speciale, poi lo stesso portellone
che si era aperto per farli incontrare, si è
richiuso recidendo anche quell'ultimo filo che la teneva legata
all'Arcadia dove c'era la sua casa, la sua famiglia... il suo unico
amore.
Eppure è ancora viva e sa bene il
perchè.
Come tuo capitano ho
soltanto un'ultima richiesta da farti... abbi cura di te, Yuki, sempre
e sino alla fine dei tuoi giorni.
Ecco cosa la tiene in vita veramente, una promessa che le
è stata strappata senza potersi opporre.
Perchè prima di voltarle le spalle, relegandola in un
passato da dimenticare,
lui le ha lasciato intravedere nello spazio di un battere di ciglia il
futuro totalmente diverso che avrebbe voluto per loro due.
E quello sguardo
è sempre stato lì davanti ai suoi occhi in tutti
questi
anni, proprio come se ci fosse stato ancora lui a rivolgerglielo.
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Yuki Kei, alias Mizuko Miura, prende servizio alle quattro di ogni
mattina
nel suo androide da carico presso il più grande interporto
spaziale del sistema stellare di Tauri.
E' anche uno dei pochi a poter vantare di essere ancora totalmente
indipendente dal controllo della Gaia Sanction e le compagnie che lo
tengono in vita continuano a battersi
perchè quel suolo rimanga un vero e proprio porto franco
nonostante le pressioni si facciano sempre più minacciose.
Così, nonostante la quasi totalità dei commerci
risulti
legale, c'è ancora una piccola parte di affari gestita da
personaggi che non hanno problemi a rifornire capitani che non sono
propriamente a loro volta "puliti".
La compagnia che
l'ha assunta le ha fatto solo poche domande e nessuna
a cui lei non abbia dato la risposta giusta. Le sono bastati, poi,
alcuni giorni di prova per dimostrare che le sue attitudini personali
ben si sposavano con ciò che comportava vivere e lavorare in
un
posto del genere.
Così in quegli otto anni si è isolata dal resto
dell'universo, lasciando filtrare solo le poche persone che potevano
darle l'unica cosa che le interessava veramente: notizie certe sulle
rotte dell'Arcadia e sul suo equipaggio.
Ma quella mattina, più che mai, Yuki non riesce a scrollarsi
di
dosso il suo passato e il lavoro ne risente. Ha già
combinato un mezzo disastro caricando della merce sulla nave cargo
sbagliata, ora stava per ripetere l'errore. Fortunatamente se ne
è accorta quasi subito, perciò non ha dovuto come
prima
rifare tutto daccapo.
Si è già beccata una ramanzina coi fiocchi dal
suo
superiore, ora lo vede tornare verso di lei con la faccia ancora
più scura.
Per un attimo pensa che se lo afferasse con il grosso braccio meccanico
che comanda, potrebbe ridurlo in poltiglia, ma dopo avrebbe sicuramente
un problema più grande da gestire, ossia un'accusa di
omicidio.
Così si rassegna a subire l'ulteriore sfuriata. Onestamente
la
cosa non la scalfisce più di tanto, tutto le scivola addosso
come se fosse davvero la vita di un'altra persona di cui lei
è solo una spettatrice.
- Ehi, Miura, si può sapere che ti prende? Se ti gira
storto,
puoi anche prenderti la giornata libera!
- Ha ragione, capo.
Si è uniformata al linguaggio universale di coloro che non
vogliono altro che essere confusi con ciò che li circonda.
Così ha
imparato a non essere più la indomita Yuki Kei ma
la
remissiva Mizuko Miura.
- Mi hai dato ragione anche prima! Mi stai prendendo per il culo, forse?
- No, capo. Assolutamente.
Osserva con un certo distacco l'uomo che le sta parlando, senza vedere
in lui il minimo accenno di attitudine al comando.
Sa che cosa sta facendo, lo sa benissimo, però non
può farne a meno.
Ogni uomo che ha
incontrato in quegli otto anni ha subito il paragone con lui, uscendone
sempre sconfitto.
Poi si rende conto che se anche ne incontrasse uno come
lui, non sarebbe comunque lui.
- Io credo proprio di sì, invece.
Perciò per oggi hai chiuso.
La sta praticamente cacciando. E' la prima volta che le succede.
- Ho bisogno di gente che c'è con il cervello mentre lavora!
Vorrebbe dirgli che
in otto anni forse è la seconda, terza volta che succede, ma
poi
pensa che sarebbe solo fiato sprecato.
Così dpo aver disattivato e messo in sicurezza il
proprio androide, si appresta
a lasciare le banchine di carico, vero e proprio cuore pulsante di
tutto l'interporto.
Mentre si sposta tra spazi che ormai conosce a memoria, osserva
il solito animato fermento alla ricerca di qualche
astronave che attiri la sua attenzione.
E' un pò che non riesce a trovare il giusto aggancio per
avere
notizie certe, sembra che ultimamente l'Arcadia sia diventata davvero
una
nave fantasma.
Con la tuta arancione della compagnia e il cappellino calato sul viso,
Yuki appare come uno dei tanti lavoratori che si aggirano indaffarati.
Così in un primo momento pensa di essere stata scambiata per
qualcun'altro quando una mano sbuca da dietro una pila di enormi casse
stagne
e ce la trascina dietro.
Non ha di certo paura, sa bene come difendersi anche da un avversario
fisicamente superiore a lei, come potrebbe essere l'alta figura che le
incombe addosso.
E starebbe anche per dirglielo, se non fosse che la visione fugace del
viso che si nasconde nell'ombra del
cappuccio scivolato leggermente indietro, la paralizza.
- Ciao, Yuki.
Il suo primo istinto è quello di guardarsi intorno, non alla
ricerca di un aiuto o di una via di fuga, ma per accertarsi al
contrario che nessuno li possa scorgere lì dietro.
Le sembra che tutto sia normale come lo era sino a qualche secondo
prima che, invece, tutto il suo universo si fermasse.
Insieme al suo cuore.
- Sei così diversa.
Da un momento all'altro potrebbe scatenarsi l'inferno intorno a loro,
eppure lei non riesce a pensare ad altro se non al motivo per cui
quella persona sia lì con lei, in carne ed ossa.
- Anche tu.
Sul viso seminascosto che sta fissando intensamente compare una smorfia
molto più dura di quanto lei ricordasse.
- Hai ragione. La vita non è stata affatto generosa con noi.
Sì, la vita è stata ingiusta con loro, li ha
lasciati entrambi orfani di troppe cose.
- Perchè sei qui, Yama?
Deve dire ad alta voce il suo nome, perchè c'è
stato un
momento, seppure breve, in cui ha creduto di avere davanti lui.
Se lei è diventata una donna, Yama
ora è un uomo fatto e finito. Lo osserva nei tratti
diventati
spigolosi, nella mascella che ha preso una linea dura e decisa, nello
sguardo divenuto profondo e maturo.
Qualsiasi altra persona potrebbe davvero confonderlo con lui, ma lei no. Se
i suoi occhi l'hanno momentaneamente ingannata, il suo cuore non ha mai
avuto dubbi su chi avesse davanti.
- Perchè volevo essere io a dirti che da qualche settimana
sono diventato il nuovo capitano dell'Arcadia.
Yuki fatica a mantenere l'equilibrio e per un attimo una mano salda
l'aiuta a reggersi in piedi.
- Io... io...
Non ce la fa, davvero le manca il respiro. Non solo quello,
perchè le sembra di essere in caduta libera dentro ad un
precipizio senza fine.
- Lui sta
molto male, Yuki. Lo ha tenuto nascosto a tutti sino a che ha potuto,
ma ora...
Lei continua a scrutare in quello sguardo dove
c'è una realtà che lei ha visto solo sbocciare
sotto i suoi occhi.
Perchè
qualsiasi cosa sia
successa in quegli otto anni, quel ragazzo è diventato
ciò che il Capitano si aspettava da lui e forse ora ha
smesso di lottare anche per quello.
- Non mi ha mandato lui, però.
Lo sa, Yuki lo ha intuito ancor prima che glielo confermasse e non si
aspettava nulla di diverso. Eppure fa male
lo stesso, proprio come se le stesse di nuovo voltando le spalle come
ha fatto il giorno che l'ha lasciata andare via.
- Venire da te è stata una mia decisione. Perchè
se c'è una cosa di cui sono
maledettamente sicuro, Yuki, è che se avessi saputo che Nami
mi
sarebbe stata strappata via così come è successo,
avrei
fatto di tutto per poter avere anche solo pochi attimi felici con lei
da ricordare per il resto della mia vita.
All'improvviso le mani di Yama l'afferrano per le spalle con forza e
mentre si china su di lei, il cappuccio scivola via, mostrandole il
viso di un uomo che sa bene quale sarà il suo futuro.
Sì, Yama
saprà essere un buon Capitano per l'Arcadia e il suo
equipaggio.
Anche se non ne è pienamente cosciente, Yuki si
sente
sgravata di un peso. Ora sa che i suoi compagni, quelli che non ha mai
dimenticato e mai farà, avranno di nuovo una guida sicura.
- Sono stato leale con il mio Capitano in tutti questi anni e ho
rispettato
ogni sua decisione senza mai metterla in discussione, neanche quella
che mi ha costretto ad assistere alla
sua lenta agonia.
La scuote ancora, Yama, trasmettendole parte di quella sofferenza di
cui le sta parlando.
- L'ho visto spegnersi sotto i miei occhi giorno dopo giorno, divorato
vivo dall'unico vero rimpianto che abbia mai provato: rinnegare i suoi
sentimenti per te.
Yuki non percepisce più nulla che non sia lo sguardo di
Yama,
colmo di un dolore che ha radici profonde in lui, nel suo passato.
- Ora devo fare i conti solo con l'uomo, Yuki, ed è per lui
che sono qui.
Solo un uomo.
Quante volte lei avrebbe voluto che lui fosse
stato solo quello? Non il Pirata deciso a salvare l'intera
umanità, ma solo un uomo libero di amare e di essere
ricambiato.
- Sono qui a chiederti di non gettare via ciò che io sarei
disposto ad ottenere in cambio della mia stessa vita: un'ultima
possibilità di essere felice.
La presa salda delle mani sulle sue spalle è la cosa
più
vicina ad un contatto umano che abbia avuto in quegli ultimi otto anni.
Yuki si scopre fragile sotto la corazza che si è costruita
intorno, ma poi pensa che non sarebbe potuto essere diversamente.
Sono di Yama quelle
mani, non di uno sconosciuto qualsiasi.
- Se lo ami davvero, perdonagli il male che
può averti
causato e va da lui per restargli accanto in questo suo ultimo viaggio.
Il Capitano, il suo
Capitano, sta morendo.
- Ci sarà una navetta ad aspettarti al molo 7a,
questa
sera alle undici. Rimarrà lì per un'ora, poi
partirà con o senza di te per raggiungere la sua
destinazione.
Ora l'ha lasciata andare e il
suo viso è tornato a celarsi nelle ombre del largo cappuccio
che si è rimesso.
- Non ci sarà un'altra occasione, Yuki, non gettarla via.
Dita leggere le sfiorano una guancia, prima che la figura di Yama
scivoli via silenziosa come è comparsa, lasciandola in balia
delle emozioni che le sono scoppiate dentro.
Può essere
davvero questa la strada che aveva in serbo per loro il destino?
Non lo sa Yuki, ma
le basta qualche secondo per capire che questa volta dovrà
trovare il coraggio di scoprirlo veramente.
Note:
Penso di aggiornare la storia ogni 7-10 giorni al massimo. O
almeno ci proverò. XD
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