"Monique? allora
ti vuoi svegliare? non hai una runione
stamattina?" Lyse la scrolla con delicatezza.
Maret apre gli occhi a stento..Monique..chi
diavolo è? ah già...grugnisce un
"buongiorno" stanco.
Si è svegliata male. Non ricorda cosa ha sognato, ma ha una brutta
sensazione addosso.
Fa colazione in silenzio. Lyse le
racconta della sua ultima conquista. Non gliene frega niente a Maret ma non vuole essere scortese con lei. Lyse è adorabile e lei le vuole bene
Mentre si trucca la ragazza continua a chiederle del lavoro,
lei risponde a monosillabi..cosa vuoi che ti racconti Lyse? che stendo gente per soldi? Che per
poco non mi ammazzano e che quell’assassino del mio
capo è molto più bravo di me?
…mi piace..
Posa il fondotinta, è quasi finito, deve fare una salto in profumeria. Dov' è la
matita?
Non è proprio dell' umore adatto,
per perdere tempo con il trucco. Le viene da piangere.
..è
passata una settimana..
"A proposito..col tuo come va? le chiede la
ragazza maliziosa.
Maret la guarda dallo specchio : Lyse è molto carina con quei
capelli raccolti, la matita gialla infilata in mezzo e gli occhi sempre ridenti.
Siede sul letto di Maret
dondolando le gambe allegramente. Non è mai arrabbiata, la vita le sorride, fa
un lavoro che le piace e tutti le vogliono bene.
Maret è la sua nemesi.
"A chi ti riferisci? non
frequento nessuno" risponde con voce atona, mentre traccia la riga nera
sugli occhi e la sfuma leggermente. Non le piace il trucco troppo marcato. Sua
madre si truccava troppo. Non è fine. Sfumare, sfumare, sfumare,
le diceva sempre sua zia Lizzie.
Anche la sua vita è piena di
sfumature, in fondo. Sfumature nere.
"Come no? allora chi è Jesus? un tuo nuovo cliente?"
le domanda Lyse ridacchiando.
La matita le sfugge d'un tratto di
mano e cade di punta, macchiando il tavolo della toletta color avorio. Maret abbassa la testa e guarda la macchietta nera. Non
ferma la corsa della matita fino al bordo. Cadrà, si spezzerà all'interno..
"Beh? cos'è quella
faccia?" le chiede la sua coinquilina andandole vicino "sembra che ti
abbia nominato il diavolo" le da una leggera stretta sulla spalla. Maret non risponde : le si è formato
un groppo in gola.
"quando l'ho nominato questo tipo?" domanda a
disagio..si
sta sentendo male.
"mah..saranno un paio di mattine " le dice aprendo l'
armadio e tirando fuori una maglietta colorata "me la presti?"le
chiede sorridendo.
"Certo..e che dico..a parte quel nome..cosa dico?"
"Solo quello" afferma tranquilla.
Maret si schiarisce
la gola, deglutisce a vuoto più volte.
"Allora chi è? è carino?"
la stuzzica Lyse appollaiandosi sulla sua spalla.
...molto...
"Mah..sarà un nome che ho sentito e che mi è rimasto
impresso". Pulisce il tratto nero sulla toletta con un kleenex.
"Non me la racconti giusta.."
insinua la ragazza sorridendo.
"Scusa Lyse, non mi sento
molto bene stamattina..non insistere"
Maret si alza dalla sedia
infilandosi la prima camicetta che trova. Ha la mente altrove e una riunione
davanti a se.
Ma perchè
non lo lascio sto lavoro? si chiede mentre cammina
lentamente verso la casa di moda.
Niente macchina stamattina, ha
voglia di pensare. Passa tra la folla come un'ombra. Le sembra di muoversi al
rallentatore..la gente corre.. ma dove andate? Non c'è niente per cui valga la pena di affrettarsi.
Si ferma a guardare un bambino che piange perchè non vuole andare a scuola. Il papà lo consola e gli
promette un giocattolo se farà il bravo.
Maret resta a fissarli per un
tempo infinito, finchè il semaforo non scatta e la
folla la spinge in mezzo alla strada.
Guarda i suoi piedi, i tacchi picchiettano sull' asfalto freddo; comincia ad abbassarsi la temperatura.
Maret si sente sempre più male. Odia l'inverno.
Arriva in ufficio. Si da una
svegliata a forza, ingurgitando due caffè, uno dopo l'altro. Stanotte non
dormirà e domattina starà da cani.
Ah già..domani è sabato, niente lavoro alla casa di moda.
Guarda l'agenda : c'è un tratto
rosso accanto alla data ..Jesus.
Accende il computer, sbriga le sue
faccende. La riunione è noiosa, va per le lunghe. Deve
sorridere, mostrarsi affabile quando avrebbe solo voglia di mandarli al diavolo
tutti.
..sto male...
Guarda un cliente nuovo, un giorno potrebbe
essere la sua prossima vittima...lo farebbe fuori anche subito, così la
smetterebbe di toccarla con le sue mani sudaticce.
Ora di pranzo. Finalmente quello strazio è finito. Maret siede sola, in un angolo. Non ha voglia di
conversare.
Giocherella col cibo, lo stomaco brontola ma non ha intenzione
di mettersi quella roba in bocca.
Guarda il bicchiere pieno d'acqua, le
viene da vomitare.
...Jesus...
Merda. Merda.
Merda.
Maret ha sempre avuto problemi con
gli uomini..anche con le donne, in effetti, ma ancora non ha deciso la
giusta percentuale di colpevolezza. 50 e 50?
A cominciare dal padre...padre! la
differenza fra lui e una banca del seme è stata nel fatto che almeno la madre
ci si era divertita un bel po’, prima che la piantasse in asso al terzo mese.
Quello ovviamente glielo aveva confidato sua zia Lizzie.
Zia Lizzie. Un
donnone innamorata di Elizabeth Taylor con i
capelli identici.
Maret sorride al ricordo.
Una ragazza di appena 16 anni che alleva una neonata
...destino segnato! pensa Maret
guardando il muro.
Una stupida che si era lasciata infinocchiare
da un belloccio annoiato.
Una madre con un sacco di 'amici' generosi. L'ultimo era
stato un vero cavaliere, le aveva lasciato un bel regalino :
una malattia incurabile che gliel'aveva portata via quando lei aveva appena 18
anni. Era ancora bellissima sua madre e Maret è il suo ritratto.
Decisamente non le era andata molto
bene con gli uomini, ma almeno aveva evitato di farsi mettere incinta.
Maret odia il suo nome : in ricordo di 'Pierre', il donatore
di sperma.
Che madre idiota!
Ma quando è nato il suo disprezzo
per gli uomini?
Direi che papà ha avuto non certo peso, pensa sarcastica..e quell'amore di Tommy! Il suo
primo e unico ragazzo : l 'aveva mollata giusto giusto il giorno del funerale della madre. Non si poteva
mai sapere : tale madre, tale figlia.. etc, etc.
Imbecille.
A 19 anni Maret va a vivere con la
zia, trova un lavoretto come cameriera, in una tavola calda
vicino casa. Orario serale, deve studiare. Lizzie
era stata inflessibile.
Tutte le sere serviva il caffè bollente ad un uomo, un
signore molto gentile che le lasciava sempre grosse mance.
Robert MacMahon
Maret aveva pensato che facesse un
lavoro notturno, tipo tranviere, autista di taxi...invece faceva il killer.
Simpatico, affabile. Gentile con i bambini e i cani.
A 44 anni, in tutto lo stato, aveva steso più o meno
duecento persone.
Le sorrideva sempre, Maret
era cortese con lui, indipendentemente dalla mancia.
Una sera aveva finito tardi.. ferie
natalizie, la gente stava in giro a lungo benchè
facesse freddo. Maret si era stretta nel giaccone
striminzito ed era uscita nella strada . Nevicava era
tutto bianco..e rosso..
Ricordava ancora la macabra scoperta. Aveva seguito le
tracce rosse e aveva trovato il cadavere nel retro della tavola calda ..e MacMahon...con una pistola
fumante in mano e uno sguardo gelido negli occhi
Gliel'aveva puntata contro. Maret non aveva emesso un fiato, stringendo i denti e
aspettando che uccidesse anche lei.
Uno sbuffo infastidito. Con un gesto veloce l'aveva rimessa
in tasca e si era allontanato in silenzio.
Maret era rimasta paralizzata per
un buon quarto d'ora, non osando muoversi.
Quando era tornata a lavoro, due
giorni dopo, la mano le era tremata quando l'aveva visto entrare nel locale e
sedersi al solito posto. Gli si era avvicinata con il blocco notes in mano,
aspettando l' ordinazione
L'aveva guardata a lungo. Maret
stava per sentirsi male, per urlare 'eccolo, è lui l'assassino'..invece
si era limitata a tacere con uno scompenso cardiaco.
"Quando finisci aspettami all' angolo
della terza strada. E' poco lontano da qui"
Lei aveva annuito e per poco non si era messa a piangere. Il
capo la guardava "Maret.. allora?"
"Un caffè nero grazie" le aveva detto
MacMahon con un placido sorriso che aveva fatto
venire la pelle d'oca alla ragazza.
Era cominciato così...
"Monique, che fai qui tutta
sola?"
Maret alza lo sguardo di scatto: è
Steve, un collega. E' innamorato di lei, lo vede da
come la guarda.
"Steve scusa, non mi sento
molto bene" gli dice in fretta, cercando di liquidarlo. Il piatto è ancora
pieno. Il cellulare squilla in quel momento. Non vuole leggere l' identità..ha messo una brutta
suoneria proprio per non alzarsi dalla sedia, quando Jesus
la chiama.
Apre lo sportelletto
con un gesto voce "sono occupata" gli dice dura al telefono.
"Fai poco la stronza. Quando hai finito ti aspetto alla villa, devi lavorare"
"Non mi sento bene, chiama qualcun'altro"
Maret toglie la
comunicazione, adesso si sente peggio.
...va
da lui..
"Perchè non vieni a cena con
me stasera?" le domanda Steve
gentile. E' sempre tanto carino con lei.
Le fa venire la nausea.
"Steve senti..non
sono interessata alla tua proposta. Scusami"
L'uomo abbassa gli occhi castani con un sorrisetto.
Sa perdere con sportività. Maret lo apprezza in un uomo.
"Non importa. A dopo" le dice allegramente.
Per forza. Non vuole perdere la faccia con gli altri
colleghi. Come se non sapesse che la mattina scommettono alla
macchinetta del caffè su chi riuscirà a portarsela a letto.
Toglietevelo dalla testa, banda di sfigati!
pensa con aria superba.