ALLA PERSA SALUTE, SENSEI
Si allontanava sempre più.
Quando decise di fermarsi, era ad una mezz'ora da Konoha, sebbene
riuscisse a vederla distintamente da dove si trovava.
Shikamaru si guardò intorno con quel suo solito sguardo
indifferente e seccato, soffermandosi sul panorama intorno al villaggio.
Sì, pensò annuendo, era abbastanza tranquillo.
Si sedette di fronte all'orizzonte e, con l'abilità
dell'abitudine un tempo perduta, tirò fuori lo squadrato
pacchetto e lo scartò.
Quando ne estrasse una sigaretta, la pose pigramente all'altezza degli
occhi e se la rigirò fra le dita, scrutandola.
"Perché hai
iniziato?"
"Hai sbagliato domanda: dovresti chiedermi perché non ho
smesso."
Con noncuranza se la passò sotto il naso,
lasciando che il forte aroma di tabacco s'intrufolasse nelle sue
narici, senza provocargli alcun fastidio.
Un mezzo sorriso gli apparve in volto al pensiero della prima volta che
aveva percepito quell'odore.
"Bleah, che tanfo... ma
come diavolo fai a fumare quella roba?"
Una risata, poi una risposta.
"Credimi: una volta che cominci, non fa più tanto schifo."
Preso anche l'accendino, fermò
l'estremità marroncina fra le labbra, mentre l'altra veniva
avvolta da una piccola ma efficace fiamma; dopodiché
aspirò.
Permise al fumo d'insinuarsi nella sua gola e, soffiando piano, lo
emise, osservandolo andarsene con il vento.
Erano ormai anni che non lo faceva più.
Una mano andò a strofinare fiaccamente gli occhi.
Non riusciva a non pensarci: ad ogni secondo gli ritornava in mente
qualche spezzone di quell'insignificante momento. Insignificante, poi...
"Come fa a non darti il
voltastomaco? Non capisco proprio..."
Erano fuori Konoha, su una collina.
Asuma fece un tiro, per poi guardare il ragazzo e ridere.
"Tu che non capisci qualcosa: questo sì che è un
evento!"
Shikamaru sbuffò seccato voltandosi pur continuando ad
ascoltarlo.
"Senza provare, è difficile che si riesca a capire. E questa
è una regola che non vale solo per le sigarette."
"Se è così, fammi provare!"
Scosse il capo, quasi incredulo. Era stata una delle poche
volte che aveva accettato una sfida senza essere costretto. O forse la
prima?
L'uomo lo
guardò con un sopracciglio alzato, poi gli lanciò
il pacchetto e i fiammiferi.
L'osservò mettersi goffamente una sigaretta in bocca e
accenderla al quarto tentativo.
Dopo una boccata di fumo, Shikamaru si voltò verso il suo
maestro con aria di sufficienza.
"Ecco, ho provato: continua ad essere stomachevole."
Asuma scosse il capo e, buttato il mozzicone che gli era rimasto,
sfilò di mano al ragazzo la cicca che cominciava a
consumarsi.
"Dammi qua" disse infilandosela fra le labbra "con te va sprecata."
"Come sarebbe a dire? Non ho appeva 'fatto un tiro' o come diamine si
dice?"
"Un tiro? Vuoi scherzare? Hai semplicemente messo un po' di fumo in
bocca e risputato subito dopo. Fumare è tutt'altro."
"Allora dimmi come devo fare."
Il Sensei gli rivolse un'occhiata indecifrabile, per poi sedersi
più compostamente.
"All'inizio non devi fare tiri lunghi, ti strozzeresti: limitati a
quelli brevi" detto ciò aspirò un secondo "quando
il fumo entra in bocca, inspira in modo da spingerlo nella gola" fece
un'altra dimostrazione, domandando poi "hai capito?"
Probabilmente era anche troppo scontata la risposta: Shikamaru
annuì subito.
"Ok" Asuma gli porse la sigaretta "prova."
Il ragazzo ebbe troppa fretta: tossì un momento dopo aver
inalato.
"Troppa foga, troppa foga" Sarutobi gli diede qualche pacca sulla
schiena per aiutarlo, comunque sorridendo.
Accidenti se aveva sentito bruciore. Quella sera aveva
bevuto almeno due litri d'acqua, per quanto ricordava.
Poco più
tardi Nara riuscì, dopo tentativi su tentativi, a 'fare un
tiro' senza tossire, benché si sentisse la gola ardere.
E dovette ammettere che neanche ci badava più all'odore di
tabacco, nello sforzarsi ad aspirare per bene.
"Ma perché hai iniziato?" richiese poi, ottenendo
la stessa risposta di prima.
Così cambiò domanda.
"Perché non hai smesso, allora?"
Asuma tenne lo sguardo fisso sull'ennesima sigaretta della giornata.
"Perché mi piace."
Shikamaru gli lanciò un'occhiata interrogativa, ma comunque
saccente.
"Cosa? Il sapore? L'odore?"
L'uomo scosse appena la testa, avvicinando poi la cicca al volto
dell'allievo.
"Osserva bene" gli disse, al che il ragazzo cominciò a
fissare la punta fumante "guarda le linee che disegna il fumo, guarda
come s'intrecciano e le forme che disegnano."
Era vero: cerchi, trecce, ghirigori... aveva un che d'ipnotico.
"E' ciò che più mi rasserena: dà quasi
un senso di pace."
"Cioé ti aiuta quando sei preoccpupato o nervoso per
qualcosa?"
"No. Non sempre" il Sensei si rimise la sigaretta in bocca, aspirando
lungamente.
Nara fece appena i tempo a voltarsi, che si beccò un debole
colpo sul capo.
"Non ti azzardare a cominciare tu, eh!"
"Cosa? Prima mi insegni a fumare e poi mi dici di non farlo?"
Asuma rise ampiamente.
"Che razza di maestro sarei se ti lasciassi rovinare la tua salute
quando sei ancora poco più di un bambino? Quando sarai
diventato un uomo, potrai fare quello che vuoi. Ma bada bene: fino ad
allora prova ad infilarti una cicca in bocca e te la vedrai con me!"
"Come scusa? Vorresti farmi da balia?"
"Finché morte non ci separi, ragazzino" scherzò
lui premendogli una mano appena sopra il codino, al che lui si
divincolò con uno sbuffo seccato.
Shikamaru lanciò uno sguardo al mozzicone che
teneva tra l'indice e il medio: preso dall'ondata di ricordi, se l'era
finito in un batter d'occhio.
Se ne liberò e s'alzò, togliendosi fili d'erba e
polvere dai pantaloni.
Fu con la sua solita aria indifferente e seccata che ritornò
a Konoha, dirigendosi in un luogo particolare.
Seconda sigaretta che accendeva.
Dopo un breve tiro, si sedette e passò una mano sul rado
prato, come per stabilire un qualche debole contatto con i resti di
quello che una volta era il suo maestro.
Anni dopo che era morto.
Anni dopo che lui aveva iniziato e smesso di fumare.
Quel giorno aveva ricominciato, avendo accettato del tutto l'assenza
del suo Sensei che, oltre ad avergli insegnato a fumare, gli aveva
insegnato un po' a vivere.
Perché, a dir la verità, di tutte le seccature
della vita, quell'uomo era stato senza ombra di dubbio la
più significativa per lui.
Si lasciò scappare un altro mezzo sorriso e alzò
la mano in cui teneva la cicca.
"Alla persa salute, Sensei."
E tirò. Il tiro più lungo mai fatto.
I suoi polmoni avrebbero dovuto subire il peso di chissà
quanto catrame.
Eppure non era mai stato tanto soddisfatto.
Fine
N.d.A. Ecco qua la fic
partecipante al concorso "La prima volta che..."!
Ringrazio scarcy per il buon lavoro che ha fatto e mi congratulo con le
altre partecipanti!
Ecco il giudizio del giudice:
Devo
dire che questa storia mi ha subito colpita. Non solo perché
i personaggi sono descritti benissimo e per il suo buon italiano, ma
soprattutto per come lo stato d’animo di Shikamaru per aver
perso il suo sensei sia così coinvolgente e reale. La parte
in cui Asuma spiega al ragazzo come fumare può essere
considerata un po’ troppo esplicita in un primo momento, ma
arrivati alla fine della storia si capisce che quella che il maestro
voleva dargli era una vera e propria lezione di vita. Meravigliosa la
parte finale in cui Shikamaru fa quella lunga tirata che sta quasi a
significare un brindisi alla memoria del suo sensei. Nel complesso una
storia molto commovente piena di ricordi e sensazioni passate.
Complimenti.
Spero vi sia piaciuta!
Baci,
V@le
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