WILL
YOU STILL LOVE ME?
-when
I'm no longer young and beautiful
Morgana
si risveglia al suono del canto degli uccelli che entra dalla
finestra aperta; le tende vengono smosse dolcemente da una delicata
brezza calda che, scivolando lungo il pavimento di legno, in breve la
raggiunge per accarezzarle le braccia pallide e scoperte. Schiude le
palpebre appesantite dal sonno, quel tanto che basta per scoprire che
fuori c'è il sole.
Chiude
le mani a pugno e mugugnando si stiracchia come un gatto, strusciando
con soddisfazione la faccia contro il cuscino: è la prima
volta, non ricorda nemmeno da quando, che si sveglia spontaneamente
-e non al suono della sveglia.
E'
magnifico.
Giace
ancora per un po' tra le lenzuola che profumano di pulito e di lui,
osservando la parte vuota del letto accanto a sé; le sarebbe
piaciuto svegliare Morderd buttandolo giù dal materasso o
prendendolo a cuscinate, ma non si può avere tutto dalla vita.
Stamattina non lo ha nemmeno sentito alzarsi ed in quel momento
dovrebbe trovarsi ad un noiosissimo seminario di aggiornamento
-questo è già abbastanza per farla sogghignare
perfidamente.
Quando
il sole si muove a tal punto da arrivare ad illuminare le lenzuola
color lilla, Morgana le scosta e decide finalmente di alzarsi; ha
tutta la giornata davanti a sé e si sente elettrizzata come
quando, da bambina, le capitava di saltare la scuola. Ovviamente ha
già pensato a tutto: ne approfitterà per prendersi cura
di sé come non fa da parecchio tempo. Da quando ha finito
l'università ed ha iniziato a lavorare, il tempo a
disposizione da poter dedicare a se stessa è diminuito sempre
di più, raggiungendo dei minimi storici che, in altre
circostanze, l'avrebbero fatta diventare isterica.
Inutile
negarlo: è sempre stata una vanitosa narcisista ed in quanto
tale, ha sempre posto un'attenzione particolare per il suo aspetto.
A
piedi nudi raggiunge la cucina invasa dalla luce e nota che Mordred
le ha già apparecchiato il tavolo per la colazione: una
tovaglietta bianca, una tazza ancora vuota -'buongiorno!', recita una
frase incisa sul coccio, un termos per mantenere caldo il caffè,
i suoi biscotti preferiti ed un girasole accanto alle posate.
Morgana
tenta di evitarlo, ma non può impedire alle sue labbra di
arricciarsi in un sorriso gongolante: le piace, le piace da morire
essere viziata e ricoperta di attenzioni. Tutte le donne dovrebbero
essere trattate così, pensa, mentre si avvicina al tavolo e
scosta la sedia; solo quando guarda in basso, nota che Mordred le ha
lasciato anche un breve messaggio su un post-it.
'Ben
svegliata, fragolina. Questa sera non aspettarmi alzata, farò
tardi. Divertiti alla spa, ma non troppo. Ti adoro.'
Certo
che mi adori,
pensa con sufficienza. E' ovvio.
Mentre apre il termos e versa il caffè nella tazza immacolata,
passa il resto della colazione a crogiolarsi in pensieri di auto
glorificazione ed onnipotenza. Mordred sa perfettamente cosa le piace
e cosa invece la fa letteralmente sciogliere e non perde mai
occasione per sfruttare tutto ciò che sa -che ha capito-
a suo vantaggio.
Dopo
tutti quegli anni, stanno ancora giocando a chi è che manipola
l'altro.
Non
ha mai smesso di essere divertente.
*
Morgana
si lascia scivolare l'asciugamano dalle mani senza neanche volerlo ed
avvicina il viso allo specchio, che è ancora un po' appannato;
passa sulla superficie fredda la manica dell'accappatoio, per
asciugarlo bene, e finalmente può incrociare alla perfezione
lo sbigottimento dipinto sul suo volto. Non
può essere,
pensa, mentre con le mani inizia a frugare tra i capelli scuri e
bagnati. Non
è possibile,
aggiunge, e le sue dita si muovo con cautela, temendo di trovare ciò
che stanno cercando.
E
alla fine succede.
Lì,
ben nascosto tra gli altri suoi fratelli e fino a qualche secondo
prima anche riparato dalla sua vista da falco, c'è un capello
bianco. Se ne sta tranquillamente sulla sua testa come se niente
fosse, lungo esattamente tanto quanto gli altri e sottile come un
alito di vento.
Morgana
rimane immobile a fissarlo, ma quello resta sempre lì -non
sparisce, neanche dopo due interi minuti di silenzioso sguardo
assassino.
Improvvisamente
pervasa da quella che definirebbe come rabbia, afferra il capello tra
l'indice ed il pollice della mano destra e lo strappa con un
movimento secco e deciso del polso. Quando guarda la sua cute, ora,
vede soltanto un mare scuro e morbido che profuma di pesca.
Il
capello bianco giace tra le sue dita come un caduto in guerra, ma lei
non è mai stata famosa per la sua capacità di provare
pietà e così, quando lo lascia cadere dentro il water
prima di tirare lo sciacquone, non sente niente se non una certa
liberazione.
Morgana
fissa la sua immagine riflessa nello specchio, tentando di guardarsi
per la prima volta con gli occhi di qualcun altro che non sia lei
-magari quelli di Mordred.
Sarebbe
da pazzi pensare che non sia bella.
Ha
trentotto anni, ma le stanno indiscutibilmente bene addosso.
Oserebbe
definirsi una di quelle donne che, con il passare del tempo, invece
che perdere fascino lo acquisiscono... ma non lo fa, perché
sta provando ad osservare il suo corpo da un punto di vista che non
sia il suo.
Il
volto ha dei lineamenti morbidi, gli stessi che aveva ai tempi
dell'università, forse solo leggermente più definiti;
la pelle del viso è ancora liscia, laddove le rughe di
espressione non sono arrivate; gli occhi sono ancora chiari e
penetranti, le ciglia sono ancora scure, la pelle del collo è
ancora perfettamente tesa, così come quella delle mani. Labbra
ben disegnate, naso che più dritto di così non si
potrebbe; apre l'accappatoio e scosta il tessuto, lasciando cadere lo
sguardo sul seno, sui fianchi, sulle cosce... le sembra di aver messo
su qualche chilo, forse dovrebbe mettersi a dieta.
Anche
se, deve ammetterlo, quel seno che le pare più pieno non è
che le dispiaccia poi tanto. Lo osserva con più attenzione e
corruga leggermente la fronte. C'è qualcosa di diverso. Prima
stava più su di così. Adesso pare quasi che voglia
assecondare la forza di gravità. Chi ti ha dato il permesso di
fare una cosa del genere?
D'accordo,
sta diventando paranoica.
Trentotto
anni non sono tanti, forse la sta rendendo più tragica di quel
che è.
Con
uno scatto richiude l'accappatoio e si arma di phon e spazzola.
Mentre
si prepara per passare una lunga, rigenerante giornata alla spa,
sente l'eccitazione di quella mattina scivolarle via dalle dita.
*
Morgana
ha una roba strana spalmata sulla faccia. Le prude da morire, ma le
hanno detto che è tonica per la pelle. Il significato dei
cetrioli sugli occhi, invece, resta un mistero. Il lettino su cui è
sdraiata è caldo e molto piacevole e sarebbe tutto quasi
perfetto, se solo non ci fossero le chiacchere delle altre clienti in
sottofondo. Cerca di concentrarsi sull'odore esotico dell'incenso e
sulla leggera musica zen che esce dagli altoparlanti posizionati
strategicamente.
Quasi
ci riesce, a dire il vero, ma poi la tipa sdraiata sul lettino
accanto al suo dice qualcosa che manda a farsi benedire tutti i suoi
propositi di rilassarsi.
"Ieri
George è tornato di nuovo tardi. Dice sempre che è
colpa del lavoro, ma ultimamente lo fa un sacco di volte. E ogni
volta che viene a dormire si gira dall'altra parte e mi ignora. Da
quando ho superato i cinquanta quasi non mi guarda più".
"So
che cosa intendi" risponde l'amica sdraiata al suo fianco,
sussurrando -o credendo di farlo; "Terry l'altro giorno mi ha
chiamata in lacrime! Ha scoperto che da circa tre mesi il marito
frequenta una donna più giovane!"
"No!"
esclama esterrefatta l'altra e Morgana può quasi sentire i
suoi occhi diventare grandi come due palline da golf.
"Sì!
Era così disperata, mi si è stretto il cuore, povera
donna!"
"George
non farebbe mai una cosa del genere. E' solo un periodo, ne sono
sicura. Lo conosco".
"Bé,
anche Terry era convinta di conoscere il marito..." replica la
seconda, lasciando intendere un proseguio poco piacevole. L'amica non
risponde, preferendo cambiare soggetto dell'argomento.
"Sai,
l'altro ieri ero al supermercato ed ho incontrato Ellen-"
"Ellen?"
"Ma
sì, Ellen, quella ragazza che lavora in quel negozio di
acconciature giù in centro!"
"Ah,
sì, ho capito!"
"Ecco,
l'ho incontrata e ci siamo fermate a fare due chiacchiere. Non puoi
neanche immaginare cosa mi ha detto!"
"Che
cosa?" chiede l'altra, pendendo avidamente dalle sue labbra.
"Hai
presente Marge, la mamma di Thomas? Il ragazzo che fa il chirichetto
in Chiesa la domenica?"
"Sì,
Marge, certo che la conosco! La incontro ogni lunedì
dall'estetista".
"Ecco,
Ellen mi ha detto che Marge le ha detto che due mesi fa è
andata a farsi fare una mastoplastica additiva!"
Morgana
sente il respiro di una delle due essere bruscamente trattenuto.
"Non
ci credo!" dice quella allora, alzando involontariamente il tono
della voce.
"Invece
puoi farlo, perché da quanto so lei ed Ellen sono piuttosto
amiche".
"E
perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?"
"Il
motivo è sempre lo stesso, Delia. Lo stesso per il quale tutte
le settimane andiamo dal parrucchiere, dall'estetista... sono sempre
loro. Gli uomini. Quando ti vedono invecchiare vanno subito a cercare
altrove della carne più fresca di te. Non puoi distrarti un
attimo, devi essere sempre bella, sempre ben vestita, sempre in
forma! Dopo aver partorito ed allattato, Ellen mi ha detto che il
seno di Marge si è tutto rinsecchito e secondo lei è
stato a causa di quello, se il sesso tra lei e suo marito è
diminuito tanto".
"Non
lo facevano più?" domanda Delia, con apprensione.
"Non
come prima".
Morgana
si agita sul lettino con un insistente principio di irritazione. E'
lì per rilassarsi, non per lasciarsi distrarre dalle
chiacchiere assurde di due pettegole frustrate. Non sa che razza di
uomini abbiano conosciuto durante la loro vita, ma deve supporre che
non sia andata bene visto il modo in cui ne parlano.
Mordred
è totalmente estraneo a quelle considerazioni.
Lui
non è così,
pensa, mentre si alza per andare a togliersi dalla faccia quella roba
dall'odore nauseabondo. Lui
mi adora.
*
Guardi
la sveglia elettronica sul tuo comodino: l'una e venti minuti del
mattino. Tra circa cinque ore dovrai alzarti. Dando le spalle
all'altro lato del letto, senti Mordred muoversi nel bagno; è
rientrato circa mezzora fa e tu eri già a letto. Quando è
entrato nella vostra camera, hai finto di dormire e non sai nemmeno
perché. La porta del bagno si apre e Mordred, il passo
felpato, fa il giro del letto per venire a sdraiarsi accanto a te
-come ha fatto ogni notte da quando avete deciso di vivere insieme.
Lo senti sospirare con stanchezza e muoversi in cerca di una
posizione comoda; tu, invece, rimani perfettamente immobile, gli
occhi aperti a fissare la stanza in penombra, illuminata fiocamente
dalla luce dei lampioni in strada.
Dopo
un paio di minuti finalmente lui smette di rigirarsi e, anche se non
ti tocca, puoi avvertire il calore del suo corpo accanto al tuo.
Senza un motivo preciso il cuore inizia a batterti più
velocemente ed una strana ansia improvvisa striscia sotto la tua
pelle, rendendoti inquieta e facendoti venire la pelle d'oca. Stringi
le labbra tra loro e controlli il tuo respiro, temendo che Mordred
possa udire il bumbumbum
che ti sconquassa la cassa toracica. I minuti passano con una
lentezza esasperante e quando guardi di nuovo la sveglia, ti accorgi
che ora segna le due e cinque del mattino. Sospiri, infastidita dal
fatto che non riesci a prendere sonno.
"Mordred?"
sussurri, come fossi indecisa se svegliarlo oppure no. Il silenzio è
l'unica risposta che ti viene data.
"Mordred?"
chiami di nuovo, con un po' di convinzione in più; lui mugugna
debolmente, ma non dà segno di averti veramente sentita. Ti
giri dall'altro lato e lo guardi: è sdraiato a pancia in su,
una mano è abbandonata sullo stomaco, l'altra è
nascosta sotto il cuscino ed il viso è rivolto verso la
finestra, così riesci a vederne solo il profilo; osservi il
modo in cui il suo petto si alza e si abbassa ad ogni respiro: è
calmo, lento, ritmico, rassicurante. E' quello di qualcuno che sta
inequivocabilmente dormendo.
Fai
affondare la guancia nel tuo cuscino e tieni gli occhi ben aperti,
lasciandoli liberi di guardare l'uomo sdraiato accanto a te. Fino al
giorno prima hai dato per scontato che quel lato del letto sarà
sempre occupato da lui.
Ora
non ne sei più tanto sicura.
*
Quando
Mordred si sveglia, è sorpreso dal ritrovarsi nel letto da
solo; corruga la fronte e guarda la sveglia, credendo di averla
settata male.
Le
sei.
In
perfetto orario.
Con
la mente ancora confusa di sonno scosta le lenzuola e si alza,
sentendo dei rumori provenire dalla cucina; prima di andare a fare
colazione, si chiude in bagno per darsi una lavata.
"Ehy"
lo accoglie Morgana, quando lo vede apparire sulla soglia della
cucina con aria arruffata.
"Ehy"
risponde lui, abbozzando un sorriso; si avvicina al tavolo e quando
si siede, prende il bricco del caffè e la tazza già
vuota di Morgana. "Come mai già in piedi?" chiede,
sentendosi subito meglio all'odore della bevanda scura che si
diffonde nell'aria; poggia il bricco ed avvicina la zuccheriera,
abbondando con le dosi di dolcificante.
"Non
riuscivo più a dormire" dice lei e le occhiaie che
spiccano sulla pelle chiara le danno ragione. Mordred corruga la
fronte e la guarda da sopra il bordo della tazza che ha avvicinato
alle labbra.
"Potevi
svegliarmi" esclama, mandando giù il primo sorso di
caffeina. Che meraviglia.
"Non
ho bisogno della balia, Mordred" commenta lei, alzando gli occhi
dal giornale che sta leggendo; è già vestita e
truccata, quindi può prendersela con calma. "E poi eri
stanco".
Mordred
mugugna un assenso. Abbassa la tazza e si lecca le labbra. "E'
vero, zucchero. Però, per una buona causa, sarei rimasto
volentieri sveglio". Piega la bocca in uno di quei sorrisi che,
sin dai tempi dell'università, ha sempre fatto ammattire
Morgana su come un individuo dall'aria tanto angelica, quando ci si
mette, possa risultare profondamente diabolico. Lei rotea gli occhi
verso il soffitto, benché il sorriso che le appare sulle
labbra sia genuino. Mordred non le ha mai nascosto il desiderio che
prova per lei, anzi! Ci sono volte in cui glie lo dimostra in modi un
po' assurdi e socialmente non accettabili. Ma va bene così. Fa
parte dello stesso gioco che, dopo tutti quegli anni, li tiene ancora
insieme.
"Che
cosa ti ha tenuta sveglia, questa notte?" chiede lui,
continuando a bere il suo caffè; si sporge in avanti, buttando
un'occhiata al giornale di Morgana; lei si stringe nelle spalle,
mostrandosi piuttosto vaga al riguardo e vorrebbe in realtà
non dire niente. E' sicura che, se aprirà bocca, perderà
la faccia.
Si
sente una sciocca. Si sente una scolaretta in preda alle sue prime
crisi esistenziali. Sente come se stesse lottando contro dei mulini a
vento, perché se c'è una cosa che l'essere umano non
può contrastare... quella è il tempo
che scorre.
E
Mordred è anche più giovane di lei. Di ben tre,
abbondanti anni.
Morgana
Pendragon ed
Insicurezza
fanno parte di quelle parole che la legge impedisce di pronunciare
nella medesima sentenza. Non è normale per lei sentirsi in
quel modo e questo la confonde. Le fa chiudere la gola dalle domande
che premono per uscire.
"Secondo
te..." esordisce ad un certo punto, cercando di usare un tono di
voce casuale, "Chi ha inventato la parola 'vecchiaia'?"
Mordred
arcua le sopracciglia scure ed alza gli occhi chiari su di lei,
osservandola con una vaga aria di perplessità.
"Umh...
non saprei. La Regina, forse?"
"Stupido!"
Morgana gli dà un colpo sul braccio; "Sto parlando
seriamente!"
"Anche
io" replica quello, nascondendo dietro la tazza un sorriso da
imbecille. "Perché ti interessa?"
Lei
si stringe nuovamente nelle spalle, non sapendo come rispondere. Non
vuole destare sospetti, non vuole che capisca il suo bisogno di
sentirsi rassicurata. E' semplicemente inconcepibile.
Poi,
Mordred allunga una mano verso di lei e le tocca i capelli. Morgana
non fa in tempo a spostarsi infastidita che quello le strappa via
qualcosa.
"Ahi!"
esclama, grattandosi la testa nel punto offeso; l'altro avvicina la
mano al volto ed osserva quello che è chiramanete un...
"Capello
bianco" sentenzia, con tono incolore. Morgana sgrana gli occhi e
sente le viscere accartociarsi per la paura.
Ecco,
adesso non può più nasconderlo.
Adesso
Mordred sa.
Sa
che sta accadendo.
Sa
che sta
invecchiando.
Morgana
sposta gli occhi sul suo volto e si scontra con il sorriso che è
apparso sulle labbra dell'altro. Stride totalmente con ciò che
lei sta provando in quel momento.
"Il
tuo primo capello bianco!" dice lui tutto eccitato,
sventolandoglielo sotto il naso. "E' successo! E' una roba che
rientra nella categoria degli 'io
c'ero'!
Hai avuto il tuo primo capello bianco ed è successo con me!"
Morgana
lo guarda con le sopracciglia che quasi raggiungono l'attaccatura dei
capelli.
Oh mio Dio, è infermo. E' mentalmente infermo. Come e quando è
successo? E come ho potuto non accorgermene prima?
"Che
meraviglia" continua lui, giocando con il capello come un
bambino.
"Meraviglia?"
sputa Morgana, incapace di trattenersi un minuto di più. "Sto
invecchiando!
Non è meraviglioso, è terribile!"
A
quel punto, Mordred si cristallizza per qualche istante, come se
fosse a
tanto così da
realizzare qualcosa di importante.
E
infatti succede.
"Non
è il primo" esclama, spostando lo sguardo attento su di
lei -e chiaramente quella non è una domanda. Morgana fissa il
giornale con insistenza, rifuggendo gli occhi dell'altro -ha il
terrore di cosa potrebbe scorgervi dentro. "Quando è
successo?" sente Mordred domandare e lei incrocia le braccia al
petto.
"Ieri"
sentenzia con tono di voce asciutto, azzardandosi a spiarlo
velocemente. Mordred la sta ancora guardando in modo indecifrabile.
"Quindi
questo è il...?"
"Secondo".
Silenzio.
Nel frattempo il sole si è mosso e la cucina è
leggermente più luminosa. Da fuori proviene il rumore delle
macchine che passano sulla strada e l'abbaiare di un cane.
L'atmosfera sarebbe pure tranquilla, con le particelle di polvere che
galleggiano pigramente sotto i raggi del sole... se solo lei non si
sentisse tesa come una corda di violino.
"Quindi
niente categoria 'io
c'ero'"
dice ad un certo punto Mordred, suonando piuttosto deluso. Con un
sospiro lascia cadere il capello sul tavolo e lo osserva come se lo
stesse accusando di qualcosa. Morgana francamente non capisce.
"Hai
afferrato il senso di quello che ti ho detto?" chiede un po'
troppo aspramente, sulla difensiva. Mordred appoggia il mento sulla
mano e le indirizza uno sguardo pigro, celato appena sotto le ciglia
scurissime.
"Quindi...
chi ha inventato la parola vecchiaia,
eh? Domanda estremamente casuale, non c'è che dire".
Morgana
è già arrabbiata. Il fatto che quell'osservazione la
faccia avvampare come una ragazzina la fa infuriare ancora di più.
Lo guarda come se i suoi occhi potessero strozzarlo. Mordred torna a
sorridere diabolicamente.
Lo
odia.
Sapeva
che avrebbe fatto la figura della stupida.
Non
può sopportarlo.
Con
uno sbuffo si alza in piedi, cercando di raccattare e salvare quel
poco di dignità rimastale. Anche se ha ancora a disposizione
qualche minuto, decide di uscire prima. Ha bisogno di aria.
"Morgana"
la chiama Mordred, quando la vede dirigersi verso la camera da letto.
Lei non si ferma e quando entra va subito verso l'armadio, per
recuperare una leggerissima giacca a vento; trattandosi
dell'Inghilterra, non si può mai sapere quali temperature
riserverà la giornata.
Fa
un respiro profondo: per uscire di casa dovrà per forza
passare dalla cucina. A meno che non decida di calarsi dalla
finestra... getta un'occhiata all'esterno, ritrovandosi a valutare i
rischi.
Direi
di no,
conclude, piegando le labbra verso il basso.
Quando
torna in cucina, vede Mordred appoggiato contro il lavello -le
braccia incrociate, l'espressione pensierosa. Nel momento in cui la
vede entrare alza lo sguardo su di lei, ma sembra piuttosto sereno.
"Aspetta
un attimo" dice, facendole cenno di avvicinarsi.
Quanto
infantile sarebbe da uno a dieci tentare di lanciarsi attraverso la
porta come in fuga da una mandria di buoi?
Morgana
decide per un bell'undici, quindi si mette in testa che la situazione
va affrontata, in un modo o nell'altro ed è certa che non ce
la farebbe mai a passare l'intera giornata a rimuginare su un
discorso lasciato a metà. Si ferma davanti a lui e Mordred
continua a guardarla con la stessa espressione pensierosa; quando
scioglie le braccia dal petto, le afferra i lati del collo con le
mani fresche. Il tocco è morbido, delicato.
"A
volte dimentico quanto tu sia narcisista, quindi non ho capito subito
perché questa cosa ha così tanta importanza per te".
Morgana
assottiglia le palpebre. Sta per lanciargli un calcio sugli stinchi e
Mordred lo vede.
"Aspetta!"
si affretta infatti ad aggiungere, "Va bene che tu lo sia, lo
sai che adoro tutto di te. Non solo il tuo narcisismo, anche la tua
acidità e la tua aggressività".
"Stai
cercando la rissa, Duirvir?"
Lui
ride e si zittisce solo per qualche attimo. "Non dovresti temere
la possibilità di non poter più approvare ciò
che vedi allo specchio, quando ti guardi. Mi vedresti sbucare subito
lì a fianco, a dirti che sei sciocca e che non è vero.
Che qualsiasi cosa tu starai pensando in quel momento, non sarà
vera".
Morgana
vorrebbe distogliere lo sguardo, ma le mani di Mordred glie lo
impediscono.
Dio,
come fai a essere così imbecille?
pensa. O forse lo dice davvero, perché lo vede corrugare la
fronte con confusione.
"Stavolta
cosa ho fatto per meritarmi i tuoi insulti?"
Morgana
stringe le labbra e lo fissa con intensità. Non è mai
stata palesemente affettuosa o romantica, né con i gesti, né
con le parole. E' sempre stato Mordred quello che, tra loro due, ha
fatto scorrere fiumi di amore misto a diabete, in quella casa.
Per
questo ciò che dice non le risulta molto naturale, ma si
sforza di farlo, perché quella è una cosa importante.
"Non
è questo che mi... preoccupa" inizia, sentendosi a
disagio nei panni di quella che confessa i suoi timori. Mordred
continua a guardarla. "E se fossi tu quello che non approverà
più il mio riflesso nello specchio?"
Lui
arcua le sopracciglia, schiude le labbra e resta imbambolato davanti
a lei. Ci vuole un po', prima che il suo cervello realizzi quanto
maledettamente delizioso
possa essere il significato di quelle parole. Non è abituato a
ricevere quelle carinerie dalla Banshee -carinerie che lui sa
interpretare come un asso.
"Fiorellino..."
mormora quasi commosso, incredulo, prima di sommergerla
immediatamente di baci sparsi per tutto il volto; Morgana si irrita,
tenta di scollarselo di dosso e gli ficca una mano sulla faccia per
allontanare le sue labbra appiccicose dal suo fantastico,
meraviglioso e delicatissimo viso.
"Mordred!
Piantala! Mi fai venire il mal di testa!"
Lui
preme il viso contro le sue mani, come se la bocca tentasse di
passarci attraverso e le labbra continuano a schioccare baci a rotta
di collo. La scena è a dir poco comica.
"Pasticcino-"
biascica, la voce soffocata dai palmi di Morgana.
"Non
chiamarmi pasticcino!"
"Farfallina!"
rincara la dose lui, prima di afferrarle i polsi e tirarglieli giù.
Morgana lo guarda malissimo. Lui sorride estasiato.
"Ma
allora mi ami!"
"No!"
ringhia lei. "Se potessi metterti le mani alla gola, ah!
Capiresti, quant'è che ti amo esattamente!"
"Mi
ami!" ripete Mordred, come non avesse sentito una parola. I suoi
occhi brillano selvaggiamente, mentre avvicina le sue mani alla
bocca. "Volevi sapere cosa ne penso?" prosegue, parlando
direttamente contro la pelle calda delle sue dita; il respiro di
Mordred le accarezza lievemente e per un istante -un brevissimo,
infinitesimale istante, lei si distrae. "Non me ne importa un
accidente di sapere chi diavolo ha inventato la parola 'vecchiaia'!
E' chiaro quanto sia sbagliata!"
Morgana
sfarfalla le ciglia con stupore. "In che senso?" chiede,
ritrovandosi suo malgrado ad essere incuriosita.
"Le
persone non
invecchiano.
Le persone crescono.
Crescono fino al giorno in cui muoiono. Perché quando siamo
bambini dobbiamo sentirci dire che stiamo 'crescendo' e poi, superata
la soglia di una determinata età, dobbiamo sentirci dire che
stiamo 'invecchiando'? Cos'è cambiato? Le cellule che non si
rigenerano più come prima? La comparsa degli acciacchi? O dei
capelli
bianchi?
Chi ha deciso che questo processo debba essere chiamato
invecchiamento?"
Come
accade raramente, Morgana non ha la più pallidea idea di cosa
rispondere. Continua a guardarlo con una faccia un po' inebetita.
"Non
si invecchia, Morgana. Piuttosto si cresce. Tu stai crescendo. E sto
crescendo anche io. Guarda!" esclama, indicando il lieve accenno
di barba che ha sulla mascella; deve praticamente appiccicarglisi per
vederli: dei minuscoli, piccolissimi peletti bianchi.
"Li
avevi mai notati prima?" le chiede Mordred.
"No"
deve ammettere lei, domandandosi come sia possibile che non l'abbia
fatto. Ma lui annuisce come se in realtà lo sapesse.
"Certo
che no" dice, con semplicità. "Vivi con me tutti i
giorni. E' difficile notare i cambiamenti nelle persone, quando ti
sono sempre accanto -come lo siamo io e te. Pensi che io ti ami solo
per il tuo aspetto? Poco fa ti ho elencato alcune delle cose che
adoro di te e non mi sembra che tra queste ci sia stata la bellezza
-è ovvio che abbia contribuito, il fatto che tu sia
abbondantemente gno-coff, attraente.
Io non riesco a vedere quali cambiamenti possano esserci stati in te
da quando abbiamo finito l'università. Mi sembri sempre uguale
a come eri quando ti ho conosciuta. Per te non è lo stesso?"
Morgana
osserva il volto il Mordred, il modo in cui i capelli gli ricadono
sulla fronte, le sopracciglia scure e folte, la linea del naso, la
curva delle labbra e scopre che no, non c'è niente di diverso
da quel ventenne che le ha fatto andare in corto circuito il
cervello. Assolutamente niente.
Mordred
sa ben interpretare il suo silenzio e, sorridendo, si stringe nelle
spalle con non chalance.
"Appunto"
esclama, rubandole un bacio sulla punta del naso. "Quindi fammi
il sacrosanto favore di crescere qui, con me, visto che proprio non
puoi evitarlo. Dopo tutta la fatica che ho fatto per entrarti nelle
mutan-"
Morgana
gli spalma una mano sulla faccia, la solita irritazione tornata al
suo consueto posto. "Sei un cretino" esclama, rendendosi
conto che quel peso all'altezza dello stomaco è
improvvisamente sparito.
Svanito
nel nulla.
Lui
ride e, con ancora la sua mano sul viso, la abbraccia.
"Lo
so. Dammi tempo di imparare, sto ancora crescendo".
Will
you still love me when I'm no longer young and beautiful ?
Will
you still love me when I got nothing but my aching soul?
I
know you will, I know you will
I
know that you will
Will
you still love me when I'm no longer beautiful?
*
Mi
amerai ancora quando non sarò più giovane e bella?
Mi
amerai ancora quando non avrò più nient'altro che la
mia anima dolorante?
So
che lo farai, so che lo farai
Io
so che tu lo farai
Mi
amerai ancora quando non sarò più giovane e bella?
NOTE
DELL'AUTORE: Aaaawww.
Ma quanto sono COSA, questi due? CIOE'. Se non l'avete ancora
capito, questo spin off è liberamente ispirato alla canzone di
Lana Del Rey: Young and beautiful. Qui il link:
http://www.youtube.com/watch?v=o_1aF54DO60
Ah,
e ovviamente lo è anche alla mia long 'Di principesse,
dichiaratori compulsivi e disadattati sociali'. Qui il link:
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1493486&i=1
Ero
indecisa se sfruttare il tema della canzone per l'altra long che ho
pubblicato (fandom Harry Potter), ma poi ho pensato che Morgana
sarebbe stata a dir poco perfetta per affrontare questo argomento e
così... eccoci qui. Spero abbiate gradito.
Per
chi se lo sta chiedendo, la long che sto scrivendo su Merlin procede
benissimo, sono a cinque capitoli dalla fine, dopodiché
inizierò a pubblicare ;)
Come
sempre io sono per il commento libero e spontaneo, per cui... se vi
va, recensite, altrimenti... godetevi semplicemente questo sprazzo di
vita su Mordred e Morgana.
Baci
baci,
Asfo
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