Un amore di pappaballer.
Nella mia vita ci sono delle cose
poco chiare e la causa
è sempre una: Kris Kras.
Mi chiamo Maude e sono sempre stata una pappaballer
professionista a Bragmar, aggirando il divieto che impedisce alle donne
di
partecipare al pappaball.
Sono diventata il pappaballer mascherato – giocatore
spietato e terribile – grazie al travestimento e alla
maschera che mi
nascondeva la faccia, nonché grazie al mio silenzio.
Io ero una giocatrice quando Kris era solo un giovane di
belle speranze e non aveva idea di chi fossi veramente.
La prima cosa che non mi torna è successa durante un
allenamento, stavo cercando di far imparare la mia mossa segreta, senza
che lui
ci riuscisse.
Era anche piuttosto arrabbiato con il pappaballer
mascherato, senza sapere che ce l’aveva davanti, e poi
all’improvviso mi ha
baciata.
Senza una ragione, solo per evitare che un vecchio mi
vedesse con una pappaball in mano, dopo avermi baciato infatti mi ha
proposto
di andare con lui a Bonda.
“Lì, anche le donne possono giocare a
pappaball.”
Per lui era solo una questione di pappaball, non si è
nemmeno posto il problema di avermi baciato.
Ovviamente non l’ho seguito e non gli ho detto il
perché,
ovviamente lui se l’è presa. Ho seguito le sue
avventure nella sua nuova
squadra, dicendomi che lo facevo solo perché lui era un
amico e ignorando la
vocina che mi diceva che lui era molto più di un amico.
Ok, il bacio era
stato piacevole.
Ok, ero arrossita, ma è stato perché non me lo
aspettavo.
Nulla di più, mi ero detta, e di conseguenza non lo
amavo.
Questo è stato il discorso che mi sono fatta mentre
seguivo i suoi progressi altrove. Un bel discorso, filava anche e
filava bene,
peccato che fosse essenzialmente falso.
Me ne sono accorta il giorno in cui c’è stato il
processo
a Kris. Lo accusavano di aver disonorato il pappaball di Bragmar
prendendo
contro una squadra in cui c’erano ben due ragazze, un
vecchietto e un
ragazzino.
Praticamente il massimo per l’umiliazione per la mia
città.
In quell’occasione ero fin troppo preoccupata che la
testa di Kris saltasse e non avevo idea di come salvarlo.
È stato lì che ho capito.
Io ero innamorata di Kris e avevo le mani fottutamente
legate dal mio ruolo di pappaballer mascherato. Potevo sperare che si
trovasse
un avvocato in gamba e non successe.
Gli affidarono la difesa d’ufficio che non aveva alcun
interesse a tenerlo in vita, l’unica ragione per cui si
è salvato è stata la
fortuna. Fortuna che ha fatto sì che nelle tribune ci fosse
la squadra contro
cui aveva perso, ora potevo aiutarlo accettando la sfida che mi era
stata
lanciata dal ragazzino.
Il giorno dopo non è stato facile, Kris ha rischiato di
nuovo la testa perché si è scoperto che due
presunti ragazzi erano due ragazze
sotto l’effetto di una pozione.
Il pubblico ha istantaneamente reclamato la testa di tutta
la squadra e poi della mia quando hanno scoperto che ero una ragazza.
Kris era abbastanza sorpreso.
“Maude?”
“Sì, sono io.”
Gli ho risposto.
“Il pappaball mascherato sei tu! Avrei dovuto capirlo
anche prima, la facevi troppo bene quella mossa, ma allora ero giovane
e yop."
Bella frase, ma non fu certo questa a salvare le teste di
tutti, fu la decisione di giocare una partita contro la mia vecchia
squadra che
in quel momento non desiderava altro che annientarmi.
Erano tutti decisamente arrabbiati e delusi e non potevo
dare loro torto: gli avevo nascosto una cosa piuttosto importante.
Quella partita fu memorabile – non solo perché
mezza
città venne distrutta – ma perché, dopo
quella fu finalmente permesso alle
ragazze di giocare a pappaball e di vedere le partite.
Io sono stata reintegrata nella mia vecchia squadra e
Kris ne ha creata una nuova, tutto bene quel che finisce bene, si
direbbe,
peccato che io non sia così.
Ho un disperato bisogno di parlare con Kris, ma lui non
si fa trovare. È a un allenamento, a una conferenza, a una
partita,ma mai a
casa sua.
Che abbia paura di parlare con me?
E perché mai poi?
Non ho intenzione di ucciderlo, vorrei solo che facessimo
un’onesta chiacchierata sui nostro sentimenti, forse
è esattamente questo il
problema.
Forse non vuole parlare dei suoi sentimenti, forse vuole
dimenticarsi tutto quanto, amicizia inclusa.
Spero non sia così o sarebbe lo stronzo peggiore
dell’universo, il che non è del tutto improbabile,
lui ha una vena da stronzo.
Gli piace il contatto con il pubblico per il semplice
fatto che ama essere osannato, misura le azioni che fa e le cose che
dice pur
di non perdere la sua adorazione.
Forse una storia con una collega lo renderebbe meno
amato.
Bah, in ogni caso gli devo parlare.
È una calda domenica di luglio, il cielo è sereno
– per
quanto possa esserlo nella nostra città – il
campionato è finito ed è troppo
presto perché inizino gli allenamenti in vista del prossimo.
È praticamente il giorno perfetto, impossibile non
trovarlo a casa.
Suono il campanello e aspetto, dopo qualche minuto viene
ad aprirmi in mutande.
“Kris!”
Urlo scandalizzata.
“Maude! Che ci fai qui?”
"Volevo parlarti. Cristo, copriti!”
Lui mi entrare e sparisce al piano superiore, io mi siedo
sul comodo divano in salotto e lo aspetto paziente. Scende poco dopo
con un
paio di pantaloncini neri e una canottiera rossa.
“Maude, come mai vuoi parlarmi?”
“Bhe, ad
esempio vorrei sapere perché mi
eviti.”
Lui si siede sul divano, leggermente a disagio.
“Io non ti evito.”
“No? Da quando abbiamo giocato insieme per salvare la tua
testaccia dura non mi
hai più parlato.”
“Sono stato impegnato con gli allenamenti e le partite.
Io non sono un giocatore famoso come te, devo costruirmi un nome e un
seguito.”
Io alzo le sopracciglia.
“Nemmeno cinque minuti per una vecchia amica?”
Lui ridacchia imbarazzato.
“Kris, se non vuoi vedermi parla chiaro, ma sappi che
abbiamo delle cose da chiarire.”
“No, non è che non voglia vederti. Sono stato
davvero
impegnato, sul serio.”
Io faccio finta di bermi la sua palese bugia per non creare ulteriore
tensione,
ma la cosa mi urta parecchio.
“Allora, cosa dobbiamo chiarire?”
“Perché mi hai baciato e poi te ne sei
andato?”
Lui si gratta la testa.
“Maude, sono passati anni!”
“Non è una buona scusa per non
rispondere!”
Rispondo io piccata.
“Sinceramente non lo so, forse solo per non far vedere a
quel vecchietto la pappaball nelle tue mani.”
“Solo per quello?”
Dico con un tono piuttosto deluso.
“Perché? Cosa credevi?”
“Nulla e scusa se sono venuta, devo andare:”
Mi alzo di scatto dal divano e corro via, lasciandolo lì
come un fesso. È ovvio che lui per me non prova nulla,
quindi perché esporsi?
Lo sapevo che sarebbe finita così, perché mi sono
ostinata così tanto a venire da lui?
Stupida, Maude!
I giorni seguenti la situazione si
ribalta.
Kriss mi cerca e io non rispondo, non ho voglia di
vederlo, non ora almeno. Ho bisogno di tempo per cercare di smaltire la
delusione per aver sentito che per lui quel bacio non ha significato
poi così
tanto. Io ci ho fantasticato sopra per anni, chiedendomi se il giorno
in cui ci
saremmo reincontrati ci saremmo anche messi insieme.
Senza dubbio erano le fantasie di una ragazzina
innamorata che ancora non conosceva Kris così bene.
Stupida, stupida Maude.
Non faccio che ripetermi questo da due giorni, come se
questo mantra potesse
migliorare il mio
umore. Sono stata proprio un’idiota.
Questa volta nemmeno provare la mia celebre mossa della
pappaball infuocata mi aiuta a tirarmi su di morale, perché
mi ricordo di
quella volta che io e Kriss l’abbiamo fatta insieme contro il
Mmmmporg.
Anche se in pericolo di vita mi ero sentita in paradiso quel giorno,
ovviamente
sono stata una stupida.
-Gli ho anche insegnato
la mia mossa migliore, che razza
di idiota che sono stata!
Quella mossa avrebbe
dovuto rimanere mia e solo mia, non
mia e di Kris.-
Sono stata un disastro sotto tutti i punti di vista: sia
come ragazza che come pappaballer, non merito la fama che ho.
Dopo l’ennesimo tiro che non mi riesce perfetto come al
solito decido di farmi una doccia. Dicono che l’acqua lavi
via la negatività e
le brutte cose, vediamo se è vero.
Mi faccio la doccia, ma i miei pensieri rimangono lì,
testardi, infilati come chiodi nella mia testa.
Mi chiedo se sia il caso di parlargli ancora e mi dico di
no, ho già fatto abbastanza danni, meglio starsene da sola a
leccarsi le ferite
e a giocare a pappaball.
Il pappaball non ti tradisce mai, non ti fa mai sentire
male, al contrario ti aiuta e ti fa sentire meglio.
Dopo una cenetta solitaria mi metto a letto.
Il giorno dopo è uguale al precedente: riposo e
pappaball.
Lui passa sempre verso le due e io mi nascondo rimanendo
in silenzio, facendogli credere che in casa non ci sia nessuno.
Un vero genio, un giorno o l’altro sfonderà la
porta e
sarà imbarazzante trovarmelo davanti alla ricerca di
risposte che si merita.
Anche oggi, comunque non sfonda la porta di casa mi, si
limita ad andarsene. Quando so che non è più nei
paraggi riprendo ad allenarmi,
sperando di migliorare almeno come giocatrice, non posso certo
migliorare il
disastro di persona che sono.
Finito il mio allenamento e la mia cena serale, salgo in
camera mia e la trovo già occupata: Kris è
comodamente seduto sul mio letto.
“Allora ci sei ancora! Pensavo fossi morta o qualcosa del
genere, Maude!”
Io lo guardo ancora per un secondo, poi corro via più veloce
che posso, in
stato di shock.
Lui è stato decisamente più audace di me come
stalker, ma
Kris è così: quello che vuole deve ottenerlo a
tutti i costi.
Sto per uscire da casa mia quando una mano mi afferra il
polso e mi costringe a voltarmi verso il proprietario della mano.
“Maude, si può sapere cosa ti prende?”
“Niente.”
Squittisco io a disagio.
Fatemi parlare di pappaball e lo farò fino a farmi venire
il mal di gola, fatemi parlare di sentimenti e non riuscirò
a spiccicare un
discorso sensato.
“Oh, non è niente. Prima mi hai stalkerato per non
so
quanto per avere una risposta e poi sei scappata senza dirmi nulla, a
parte
chiedermi del bacio.”
“È stato
un errore, non avrei dovuto
chiederti nulla, scusa!
Adesso lasciami andare.”
“No, perché ho l’impressione che non
abbiamo finito il discorso.”
“Credimi, è finito.
Kris, mollami, per favore.”
“No, non ho intenzione di farlo finché non mi
dirai tutto.”
Io cerco di liberarmi dalla sua presa, ma è
incredibilmente forte.
“Non provarci, non ci riuscirai.”
Invece ci riesco, approfittando della sua distrazione mentre parla do
un
violento strattone e guadagno la porta e la libertà.
Inizio a correre per la città senza avere idea di dove
andare, mi infilo in un paio di bar, ma lui mi trova subito. Io mi
sento come
una che sta giocando al gatto con il topo e io sono il topo, in netta
posizione
di svantaggio.
Dove posso andare per non farmi trovare?
Forse posso andare al mio posto segreto. Il mio posto
segreto è appena fuori dalla città, è
una vecchia casa su un albero un po’
malandato da cui si può vedere il cielo e la
città intera.
Guardarla da quella prospettiva mi ha sempre fatto
pensare a una mal rimarginata sul cuor della terra.
Sì, andrò lì.
Corro come una disperata, sperando che lui non mi
intercetti
Finalmente sono al mio posto
segreto, mi sto godendo un
tramonto.
È passato tanto tempo da quando ne ho visto uno, a
Bragmar c’è sempre una certa oscurità,
non per niente è costruita all’interno
di un vulcano.
Mi sento in pace e felice quando sento dei rumori,
qualcuno sta salendo la scala e io mi tiro istintivamente a sedere
giusto per
vedere Kris fare capolino e poi entrare.
“Mi hai fatto correre per tutta la città, si
può sapere
cosa ti prende?”
“Niente.”
“Come no. Prima mi cerchi, poi farfugli qualcosa sul
bacio e poi sparisci. Avanti, Maude!
Sputa il rospo.”
“Non c’è niente da sputare,
Kris.”
“Perché non vuoi dirmelo?”
“Perché è meglio così,
credimi.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“C’entra per caso quel bacio?”
Io rimango in silenzio.
“Ok, c’entra il bacio. Si può sapere
come?”
“Per te cosa ha significato?
A parte evitare che quel vecchio ci vedesse.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“È stato piacevole.”
“Nient’altro?”
“Cosa intendi dire?”
Io cerco di misurare bene le parole per non farmi
scoprire.
"Che ne so… Ci hai pensato ancora?”
“Sì, ogni tanto.”
Il mio cuore salta un battito, ma cerco di non darlo a
vedere.
“Quindi ti è piaciuto?”
“Ti ho già detto di sì.”
Prendo fiato.
“E ti piacerebbe essere baciato ancora da me?”
Lui mi guarda senza capire.
“Kris, accidenti!
È da quel bacio che mi piaci e non so se sono ricambiata,
non so nemmeno se posso considerarmi ancora tua amica dopo tutto questo
tempo.
Non ti sei fatto sentire per anni e io non so cosa dire o
pensare.”
La sua bocca è una perfetta O.
“Ecco, ho rovinato tutto, non sei più nemmeno mio
amico
adesso. Forse è meglio che tu te ne vada, dopotutto questo
è il mio posto
segreto e non il tuo.”
“Mi lasci parlare?
Sono piacevolmente sorpreso dal fatto che io ti piaccia,
non pensavo di essere il tuo tipo.
Pensavo che, carina come sei, tu avessi già trovato
qualcuno in grado di apprezzarti e non ci pensassi nemmeno
più a quel bacio.”
“Beh, ti sei sbagliato. Questo dovrebbe
signific…”
Non finisco la frase perché Kris mi bacia con passione, a
cui io rispondo, e questa volta non ho intenzione di lasciarlo andare
via.
Questa volta voglio una spiegazione.
Quando ci stacchiamo lo guardo curiosa e anche un po’
arrabbiata, adesso non può negarmi una spiegazione!
“Beh?”
“Beh, cosa?”
“Beh, perché mi hai baciato e non accetto un
“non lo so” come risposta!”
Lui si gratta la testa, lo conosco questo gesto è quello
che fa quando non sa come comportarsi.
“Ho capito, non ha significato niente.
Beh, te ne puoi anche andare.”
“No, Maude.
Dai…”
“KRISS, MI HAI BACIATA E NON SAI NEMMENO TU
PERCHE’!”
Urlo fuori di me.
“Sono anni che ti sbavo dietro, anni!
Ho passato anni a sperare che tu tornassi a Bragmar per
chiarire tutto e tutto quello che c’è da chiarire
è… niente!”
Quel bacio non significa niente e forse io non significo
niente per te. Ho voglia di rimanere da sola.”
“Non ho mai detto nulla di simile! Non mettermi in bocca
parola che non ho detto!”
“Le parole non servono, mi è bastata la tua
reazione!”
Lui sbuffa.
“Sei sempre la solita esagerata, non cambi mai!”
“E tu il solito ghiacciolo calcolatore!”
Rispondo acida, chiedendomi perché non se ne sia ancora
andato o perché io non l’abbia cacciato via a
calci dal mio posto.
“Vogliamo continuare così? A insultarci?”
“No, tu te ne puoi andare. È un po’ che
te lo sto chiedendo.”
“E se non me ne volessi andare?”
“In tal caso io ti chiederei perché e il ciclo non
avrebbe mai fine.”
“Allora chiedimelo.”
“Va bene, perché non te ne vuoi andare?”
“Perché mi piaci e molto e non ho intenzione di
lasciarti andare una seconda
volta.”
“Bene, adesso te ne.. COSA?”
Lo guardo ad occhi spalancati.
“Io, che cosa?”
“Mi piaci, Maude, ma non sono bravissimo per quanto
riguarda i miei sentimenti:”
“A-anche tu mi piaci, ma credo di avertelo già
detto.”
Lui sorride impertinente, quel sorriso che i suoi tifosi
amano.
“Sì, ma il mio ego non si offende se lo ripeti
ancora,
dovresti conoscermi, ormai.”
Io sorrido debole.
Conosco il suo ego e so che non si stancherebbe mai di
essere lodato o amato da una folla adorante.
“Va bene, mi piaci.
Penso addirittura di amarti:”
Lui sorride ancora di più, avvinandosi verso di me.
“Amo la gente che mi ama, soprattutto se la gente in
questione sei tu.”
Io arrossisco come un pomodoro.
“Ah, Maude! Ce
l’ho fatta!”
“A fare cosa?”
“ A farti arrossire!”
Io arrossisco ancora di più, se possibile.
“Oh, ma stai zitto e baciami, scemo! Dopotutto sono la
tua ragazza, no?”
“Sì, lo sei!”
Lui ride e mi bacia di nuovo.
Non è stato romantico come me lo immaginavo, ma con Kris
è quasi impossibile ottenere qualcosa di vagamente simile al
romanticismo e a
me va bene così.
Lo amo anche per questo.
Mentre in cielo si accendono le prime stelle noi
continuiamo indisturbati a baciarci, ora che tutti i miei dubbi si sono
scelti
posso considerare completa la mia vita.
Mi dico sorridendo.
Ce l’ho fatta!
Forse non sono così pessima come credevo.
No, non sono così pessima come credevo o non sarei qui a
farmi baciare da lui, né l’avrei come ragazzo.
Che bella la vita!
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