Ciao!
Prima di tutto lasciatevi dire ancora grazie per l'accoglienza calorosa
che avete riservato non solo alla mia storia, ma anche a me!
Mi ha fatto davvero un immenso piacere chiacchierare con voi,
condividendo la passione comune per il Capitano e la sua ciurma.
Detto questo... vi lascio alla lettura del capitolo e aspetto di
conoscere le vostre impressioni (per chi avrà ovviamente
voglia di farmele conoscere).
A presto
Sere
Alcuni giorni passano
semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in
poi
Perciò con quella speranza, con quella
determinazione
Rendiamo il domani un giorno
più luminoso e un giorno migliore
"Be the
light" - One ok
rock
Yuki ha una
discreta esperienza in fatto di astronavi e quella che vede attraccata
al molo 7a ha tutta l'aria di essere in procinto di cadere a pezzi.
Dovrebbe
esserne preoccupata, ma a fare da garanzia a quel ferro
vecchio, e a chiunque lo piloti, è stato Yama in persona.
Tanto
le basta per avvicinarsi al portellone abbassato, affacciarsi
all'interno ed annunciare la sua presenza con il rimbombare cupo dei
suoi passi.
-
Mizuko Miura, giusto?
L'uomo
è sbucato da dietro un pannello aperto, probabilmente quello
della centralina di comando dei propulsori DAS, un tipo di
alimentazione ormai superata da diversi anni.
-
Sì.
-
Io sono Takao Fukuda. Proprietario e pilota di questa bagnarola... e
non smentire la cosa, ce l'hai scritto in faccia che lo pensi. Scorge
un lampo ironico negli occhi dell'uomo
e si appunta di non sottovalutarlo, l'aspetto può farlo
sembrare
un innocuo personaggio un pò in là con gli anni,
ma
potrebbe non essere affatto così.
Anzi,
se lei sta per imbarcarsi su quella nave con lui, è quasi
certo che abbia avuto la sua parte di guai
in passato.
-
Mi hanno detto che sei una tipa in gamba. Forse, allora, puoi
darmi una mano con questi circuiti elettrici. Venendo qui sono
incappato in una tempesta magnetica e hanno dovuto fare gli
straordinari per tenere in funzione i propulsori. Ora fanno un
pò di capricci e vanno rimappati. Però devo anche
finire
di stivare il carico, quindi se ci dividiamo i compiti, partiremo
sicuramente prima.
La
sta decisamente sottoponendo a un qualche tipo di esame. Non sa bene
perchè se è donna o perchè
semplicemente vuole
testare le sue reali capacità.
In
ogni caso ha fretta anche lei di partire, quindi lascia cadere la
sacca dove sono contenute le poche cose che possiede e si
avvicina al quadro comandi.
Lo
studia un attimo e poi torna a fissare l'uomo che si è
spostato per farle spazio.
-
Sono le centraline ad essere rimappate non i circuiti elettrici.
Quelli si possono solo controllare con un tester che qui non vedo.
Dopo
quella risposta spunta un sorriso più spontaneo sulla
faccia di quel Fukuda e glielo rende decisamente meno sospetto.
-
Esame superato. Il tizio che mi ha parlato di te, mi ha detto che hai
bisogno di cambiare aria per un pò e che potresti avere
anche
bisogno di un lavoro e di un posto in cui stare. Si da il caso che io
stia proprio
cercando un aiuto per mandare avanti l'officina in cui aggiusto
bagnarole come questa. Posso anche offrirti una stanza decente in
cambio di un modesto affitto che tratterrò direttamente
dalla
tua paga.
Yuki
è decisamente presa in contropiede da queste affermazioni,
ma se c'è una cosa che ha imparato bene in questi anni
è proprio quella di mascherare le sue emozioni davanti a
degli sconosciuti. Così
anche se non ha la minima idea di cosa Yama abbia detto di
lei a quel tale, fingerà che ne sia a conoscenza.
-
Può darsi che sia vero quello che ti hanno detto.
Però anch'io ho bisogno di capire una cosa da te.
Per
la prima volta, dopo tanto tempo, si sente pronta a scattare
come quando era in procinto di gettarsi a capofitto nel pieno
dell'azione se la sua risposta non la convincerà.
-
Eri già un simpatizzante della causa per conto tuo o lo sei
diventato dopo essere stato "ospite" a bordo dell'Arcadia?
La
reazione dell'uomo è quella di scoppiare in una sonora
risata e le ricorda qualcun'altro di cui lei si è subito
fidata.
Yattaran, speriamo che il mio
sesto senso non si stia sbagliando su questo tale come non lo ha fatto
con te!
-
Sinceramente? Lo sono diventato dopo aver scoperto che il
soggiorno offerto era decisamente più piacevole rispetto a
quello che mi è stato riservato nelle galere della Gaia
Sanction.
-
E come ci sei finito a bordo dell'Arcadia?
-
Qualche anno fa la sua rotta ha incrociato quella dell'astronave che mi
stava trasferendo in un'altra
colonia carceraria insieme ad altri detenuti ed è scoppiata
una
battaglia. Siamo sopravvissuti in pochi, pensavamo che ci avrebbero
abbandonati al nostro destino, invece ci hanno scaricati dopo un paio
di giorni su un pianeta sicuro, facendo di noi degli uomini di nuovo
liberi.
-
Che cosa avevi fatto?
-
Trasportavo merci proibite... terra, sementi e piante trafugate dalle
serre installate sulla Terra Madre. Il guadagno
era buono e l'idea che nello stesso tempo infrangevo le leggi della
Gaia Sanction era
un incentivo.
Yuki
non ha bisogno di sapere altro. Anzi, un'ultima cosa c'è.
-
E hai avuto la fortuna di conoscere il leggendario Capitano che la
governa?
Fukuda
si fa improvvisamente serio.
-
No. Ma la sua presenza su quella nave l'ho avvertita in ogni singolo
componente del suo equipaggio. La fede incrollabile che nutrivano in
lui è qualcosa
che se anche campassi mille anni
non potrei dimenticare.
Yuki
sente lo stomaco annodarsi, perchè quello è
sempre stato l'effetto che il suo
Capitano ha suscitato negli altri.
-
Sì, hai ragione, il Capitano
dell'Arcadia è qualcuno che davvero non si può
proprio
dimenticare.
Yuki
lo afferma mentre pensa che
non ha la minima idea di come lo troverà, o come
reagirà o cosa
le dirà, è certa però di volerlo
scoprire a
qualsiasi costo, anche quello di vedersi un'altra volta respinta.
Solo
che non si arrenderà, ma anzi, proprio come le ha insegnato lui, questa volta
combatterà sino in fondo la sua battaglia.
XXXXXXXXXXXXXXX
-
Ehi, presto, svegliati!
E'
uno scossone rude quello che la strappa da un sonno profondo, tanto che
per un attimo non riesce a capire bene dove si trovi.
-
Forza, dai! Abbiamo un problema e bello grosso.
Le
viene gettato addosso qualcosa di pesante e Yuki lo afferra al volo,
in un riflesso condizionato retaggio di quel passato che la vedeva
pronta a scattare in qualsiasi momento.
-
Di che si tratta?
Le
ci è voluto il tempo di capire che stringe tra le mani un
kit
di sopravvivenza per renderla del tutto lucida e attenta.
-
Un incrociatore della Gaia Sanction di pattuglia. Non avrebbe
dovuto battere
questa rotta, ma evidentemente qualcosa è cambiato rispetto
alle
informazioni che mi avevano dato.
L'uomo
sta cercando qualcosa in una cassa portaoggetti lì vicino,
ma lei ha
bisogno di guardarlo in faccia, così lo afferra per un
braccio e
lo strattona con forza per farlo voltare verso di sè.
-
Perchè non stiamo scappando?
Perchè sta
succedendo?
Perchè Yama si è fidato di quel tipo? E lei,
perchè si è fidata a sua volta?
Le
domande si accavallano nella sua mente e i pensieri corrono veloci,
esaminano ogni possibilità, senza trovare nemmeno una
risposta
soddisfacente.
L'uomo
però non abbassa lo sguardo, ma anzi la fissa a sua volta.
- Perchè
le probabilità di sfuggirgli con questa astronave
sono praticamente nulle e lo sai meglio di me.
Con
un gesto rabbioso si libera della sua presa e torna a frugare nella
grande cassa.
-
Mi hai tradita?
Il
disprezzo che mette in quelle parole le brucia quasi la gola,
perchè per il suo codice morale quello è il
delitto
peggiore che qualcuno potrebbe commettere.
Proprio
in quel momento Fukuda la costringe ad afferrare una busta sigillata
scaraventandogliela addosso con forza.
-
Non so chi sia tu, bellezza, però so bene chi sono io: uno
che
è pronto a pagare il suo debito verso chi gli ha salvato la
vita. Mi
è stato chiesto di portarti a destinazione ad ogni costo ed
è quello che ho intenzione di fare.
Tra
di loro irrompe il suono del computer di bordo che li avvisa che
c'è una comunicazione prioritaria in entrata che chiede la
loro
identificazione immediata.
-
Perciò sbrigati ad indossare la tuta termica
perchè nel
giro di un minuto devi essere su quella capsula di
salvataggio.
Con
la testa accenna al portellone dipinto di un rosso vivo che si trova
poco distante da loro.
-
E' l'unica parte di nuova generazione che c'è su questa
bagnarola e ti porterà a destinazione con un'autonomia di
aria e carburante più che sufficiente.
Yuki
è in uno di quei momenti dove sa che lo spazio per prendere
le decisione deve viaggiare sul filo dei secondi.
-
Allora possiamo salirci entrambi.
Ma
il suo interlocutore non la sta più guardando è
già intento ad aprire il portellone di sicurezza che immette
nello spazio antistante la capsula.
-
Così hai deciso che non sono un traditore, eh?
Lei
non risponde perchè si è chinata sulla cassa per
vedere di trovare un'altra tuta, dopo aver indossato
velocemente la sua ed è per quello che l'uomo riesce a
prenderla di sorpresa.
-
Bene, sappi che mi fa piacere.
L'ha
afferrata da dietro, imprigionandole le braccia lungo i fianchi.
Prova a liberarsi, ma lui la sta già trascinando verso la
capsula.
-
Allora, il piano è questo: getterò fuori tutto il
carico per tentare di confondere nel mezzo la capsula e poi
mi darò immediatamente alla fuga per attirare la loro
attenzione. Quindi tu aspetta ad accendere i motori finchè
non
ci saremo allontanati. Ho già inserito le coordinate
corrette nel computer di bordo, quindi seguile alla lettera.
Sono
dentro lo spazio angusto della piccola navicella, ora, ma lui ancora
non l'ha lasciata andare.
-
Un pò mi dispiace che sia andata così, sono
sicuro che
avremmo lavorato bene insieme. Chissà, magari ci
rincontreremo e
avremo comunque modo di scoprirlo.
Yuki
sta pensando che la sua prima impressione era corretta: non era un
uomo da sottovalutare. Infatti con una velocità che non gli
avrebbe mai attribuito, è riuscito a sgusciare fuori
all'ultimo
mentre il portellone di sicurezza si stava già riabbassando.
-
Nel frattempo, Mizuko, ti auguro buona fortuna.
Tutto
è successo molto rapidamente, senza lasciarle alcun margine
per
poter agire diversamente. Non concepisce l'idea di lasciare
qualcuno nei guai al posto suo, non è questo che le
è stato insegnato
a bordo dell'Arcadia.
Poi
la capsula si stacca all'improvviso dall'astronave, dandole la
sensazione di
andare alla deriva e allora i pensieri tornano inevitabilmente a tanti
anni
prima, quando ha vissuto una situazione simile con la differenza che
lo sconosciuto che lei e Yattaran avevano dovuto abbandonare era stato
Yama.
A salvarlo, però, era
arrivato il loro
Capitano.
E
mentre i ricordi passati si accavallano alle immagini
del
presente, Yuki non può fare altro se non rendere
omaggio al
coraggio di quello sconosciuto sfruttando al meglio la
possibilità di salvezza che le ha regalato con il suo
sacrificio.
Così
è con un misto di rabbia e dispiacere che aspetta di
vedere l'incrociatore lanciarsi all'inseguimento della piccola
astronave prima di accendere i motori .
XXXXXXXXXXXXXXX
- Tu pensi che il Capitano ce
l'abbia con me, Yattaran?
- Che cosa te lo fa credere,
scusa?
- Non mi rivolge quasi mai la
parola.
- Il Capitano è uno
di poche parole con tutti, Yuki. Con il tempo ci farai l'abitudine.
Yuki
sente queste voci ma fatica ad afferrarle, le sfuggono come se fossero
sabbia tra le dita.
- Yuki, c'è una cosa
che devo dirti prima che tu te ne vada.
- Che cosa, Yama?
- Grazie. Perchè hai
creduto in me. Non so cosa ti abbia spinto
a farlo quel primo giorno e poi anche dopo, quando nemmeno io sapevo
più chi fossi davvero... però te ne
sarò per
sempre grato.
Un
peso le schiaccia il petto, ora, sente il bisogno di
piangere.
-
Esiste un modo per farti
cambiare idea?
- No.
- Perchè sapevo
già che sarebbe stata questa la tua risposta?
- Perchè mi conosci
meglio di chiunque altro.
- No, non di chiunque altro.
- Yattaran, ti prego.
- Lo sai che è vero.
- Maledizione, sei proprio un
testone! Vuoi che la nostra ultima conversazione sia una litigata?
- No. Vorrei solo che non fosse
la nostra ultima conversazione, tutto qui, Yuki.
Forse
sta piangendo, non ha piena coscienza di sè. Quelle voci
sono sussurri e grida al tempo stesso, ma non sa se appartengono al
passato o al futuro, perchè le sembra di fluttuare in un
luogo
dove il tempo non esiste.
- Oggi si spegne una luce anche
dentro di me, Yuki Kei.
- Non penso di brillare
così forte, Meeme.
- Lo dici perchè non
sarai qui a vedere le ombre richiudersi dietro di te.
Forse
le ombre sono venute a reclamare lei, invece, perchè non
c'è luce dove si trova adesso. Vorrebbe gridare, ribellarsi,
ma
le voci non glielo permettono, continuano impietose a condurla in quel
viaggio fatto di dolore che brucia come se un fuoco le stesse divorando
la carne.
- Capitano, io lascio l'Arcadia.
L'uomo che le siede di fronte
non si scompone.
- Prendo atto della tua
volontà, Yuki Kei.
Le parole sono lame taglienti
che le incidono la carne, laddove non lo ha già fatto il suo
sguardo rimasto impassibile.
- L'Arcadia ti
porterà ovunque tu abbia deciso di ricominciare.
Lei stringe forte i pugni,
adesso, perchè il punto di non ritorno lo ha appena superato.
- La ringrazio per questo e...
per tutto il resto.
In realtà
c'è un fiume di altre parole che vorrebbe rompere
l'argine delle sue labbra serrate, ma quando lui si alza in piedi
pronto a congedarla, lei sa che accoglierà con il silenzio
qualsiasi altra cosa potrà dirle perchè non
sarà ciò che in realtà desidera.
- Come tuo Capitano ho soltanto
un'ultima richiesta da farti... abbi cura di te, Yuki, sempre e sino
alla fine dei tuoi giorni.
C'è tutto un futuro
diverso per loro nello sguardo che è
affiorato sul viso di quell'uomo che lei ama più della sua
stessa vita, ma è durato il tempo di un battere di ciglia
prima
che lui le voltasse le spalle per lasciarla andare incontro al suo
destino.
Si ribella, Yuki,
geme, lotta contro quella visione che tenta di
riportarla in una dimensione dove ha già sofferto troppo.
-
Signore, la febbre è ancora alta. Credo non sia il caso di
lasciarla da sola.
Quella
nuova voce le giunge più nitida.
Vorrebbe dirle di andarsene, di portarsi via anche tutte le altre,
vuole solo essere lasciata in pace.
Ma
non ha la forza, così ripiomba nel tormento di quelle voci
incessanti.
- E' ancora
incosciente?
- Sì. Ma la
febbre è diminuita, Capitano, e la ferita non sanguina
più.
Lei sente una mano sfiorarle la
fronte, un tocco fresco sulla sua pelle che brucia.
- Voglio essere informato non
appena si sveglia.
Lei vorrebbe dirgli che lo
sente, che sta bene, ma il suo corpo non reagisce agli ordini della
mente.
- Certo, Capitano.
Sarà fatto.
Fresco.
Qualcosa
la sfiora e risveglia una nuova sofferenza, più reale questa
volta.
-
Resto io con lei. Torni pure domani, alla solita ora.
Tutto
il suo essere fluisce in quella voce, richiamato prepotentemente
alla vita, dentro un corpo di cui torna a sentirne il peso per qualche
momento.
-
Bene, allora a domani.
Lotta,
ma è ancora il buio a vincere, inghiottendola.
- Mi hai fatto perdere dieci
anni di vita, Yuki.
- Però neanche un
etto, vedo.
Ride Yattaran, lei anche, ma poi
lo maledice perchè la ferita
che si è procurata nell'ultimo abbordaggio tira e brucia.
- Ragazza, il cibo è
la mia più grande consolazione, lo sai.
- Allora non oso pensare cosa
diventeresti se dovessi morire!
- Probabilmente mangerei fino a
scoppiare... un bel modo per raggiungerti, no?
Sono altre risate, altre
maledizioni perchè se va avanti così le fa
saltare i punti davvero.
- Invece di dire cretinate,
raccontami piuttosto che cosa mi sono persa in questi giorni che ero
fuori uso.
- Uhm... a parte che il Capitano
era più taciturno e intrattabile del solito, niente.
- Come mai?
- Era molto preoccupato per il
suo secondo ufficiale.
La guarda più serio
adesso.
- Mi sa che stavolta hai fatto
perdere dieci anni di vita anche a lui.
Tutto
è confuso, la sua mente non riesce a separare ciò
che è reale da ciò che non lo è. Il
dolore fisico
avanza, questo allora vuol dire che è ancora intrappolata
nel suo corpo?
Spinge
la sua coscienza ad indagare, ma c'è solo buio fuori e
dentro di lei.
Qualcosa la strappa dal sonno
agitato
e quando apre gli occhi capisce che cos'è: il Capitano, in
piedi
poco distante dal suo letto.
La sua figura è
un'ombra appena più definita tra quelle
che si creano per via della tenue illuminazione che rischiara
l'infermeria.
- Come stai, Yuki?
- Bene, Capitano.
Non vuole farlo preoccupare e
ignorando il dolore, si tira su a sedere.
- Penso che tra un paio di
giorni potrò tornare al mio posto.
Le batte forte il cuore mentre
lo osserva incombere su di lei. La fissa
come è successo solo poche volte, dandole l'impressione di
poterle leggere dentro.
- Ti voglio sul ponte di comando
solo quando ti sarai veramente ristabilita.
Forse arrossisce leggermente
davanti all'uso delle parole"ti voglio",
perchè lo vede fare un passo indietro, pronto ad andarsene.
Non vuole che succeda
così presto e allora...
- Capitano...
E' suo quel sussurro disperato?
-
Capitano... non...
Si
sforza di gridarlo più forte, ma le parole si spengono in un
gemito sofferente.
- Capitano, non se ne vada!
Lui è
rimasto, così lei raccoglie il coraggio a due mani e va
avanti.
- E'
che ci tenevo a... a ringraziarla. Ecco, mi hanno detto che era
abbastanza preoccupato per me... cioè... per la mia
salute...
così... Non capisce cosa le stia succedendo. O forse lo sa
fin troppo bene e
inizia a doverci fare i conti. L'ammirazione e la fiducia che sente per
lui sono sfociati
in altri sentimenti più intensi e complessi.
Si agita, in affanno, cercando
le parole migliori per uscire da quel momento che sta diventando
insopportabile.
- Insomma... la volevo
ringraziare. Mi fa sentire... meno sola di quanto sia veramente...
ecco, tutto qui.
Non è quello che
avrebbe voluto dire, è una bugia bella
grossa e lo sanno entrambi. Avverte ancora di più il peso di
quello sguardo che la costringe ad abbassare il suo, timorosa di aver
osato troppo.
- Sono io che ti devo
ringraziare, Yuki.
La voce del Capitano non risuona
decisa come è abituata a sentirla. E' più bassa e
leggermente... roca.
Sì, roca. Non le
viene in mente un termine migliore per definirla.
- Per essere abbastanza in gamba
da non farti uccidere là fuori. Se succedesse, credimi, non
potrei mai perdonarmelo.
Yuki sa che in quelle parole
c'è molto più di quanto lui
abbia mai concesso a nessun'altro, però sente già
che non
le potrà bastare.
Mentre si stende nuovamente per
dare tregua al dolore sul fianco,
è cosciente che quel breve incontro con lui sarà
uno di
quelli che l'aiuteranno a restare a galla nei momenti bui che
arriveranno inevitabilmente.
- Capitano... non... non
morirò... glielo... pro... prometto.
Deve
dirlo, mentre sente che sta scivolando di nuovo via, in un buio che
adesso vede minaccioso.
In
uno sprazzo di vera coscienza, forse l'ultimo, Yuki si rende conto che
sta lottando tra la vita e la morte.
Ecco
cos'è quell'agonia che la vuole strappare via da quei
ricordi che ora le sembrano meno dolorosi rispetto a quanto potrebbe
accaderle.
Morire e tradire così
la promessa fatta al suo Capitano.
XXXXXXXXXXXXXXX
Un lungo respiro
è la prima sensazione che percepisce.
L'aria
ha forzato le sue labbra, è scesa lungo la gola e le ha
dilatato i polmoni, riportandola in superficie proprio come se stesse
emergendo da una lunga apnea.
Yuki
spalanca gli occhi di colpo e si trova nel buio più
impenetrabile.
Il
panico, quello vero che ghermisce senza pietà, arriva subito
dopo quella scoperta.
Il
cuore prende a martellarle nel petto, che ora si alza e si abbassa
affannoso, mandandola in iperventilazione.
Sta morendo.
Cerca di portare le
mani là dove sente quel peso impedire ai suoi polmoni di
funzionare correttamente, ma una presa salda
glielo impedisce.
-
Sei al sicuro, Yuki Kei, respira.
Il
sangue le romba nelle orecchie, ma quel frastuono non è
nulla
in confronto alla forza con cui irrompe quella voce nella sua mente.
-
Capitano!
Le sembra di
impazzire, prigioniera di quel buio dove forse sta immaginando
ciò che vorrebbe.
-
Sì, sono io.
C'è
qualcosa che sta bruciando dentro di lei, come un fuoco che
vuole consumarla e non può fare a meno di credere che morire
sia
proprio così.
-
Sto morendo, Capitano, mi dispiace.
Il
panico è diventato una disperata rassegnazione a cui si sta
arrendendo.
- Sei ferita
gravemente, ma non morirai.
Quella voce... è come
balsamo che si riversa su ferite aperte.
- Mi dispiace...
mi dispiace...
-
Yuki!
La
voce è imperiosa, ma riempie lo stesso quel buio di colori
vividi e lei può anche chiudere gli occhi ora,
perchè non
ha più paura.
-
Non arrabbiarti con me...
Non vuole lasciare questo mondo
con la sofferenza nel cuore.
- Ho provato a
lottare... non ho tradito... la promessa...
E'
la sua unica occasione per dirglielo, forse quel pensiero gli
giungerà davvero, ovunque si trovi.
-
Non parlare. Respira.
Si
sforza di farlo, ma c'è un peso che le schiaccia il petto.
E' troppo faticoso.
-
Non... non ci riesco.
-
Sì, invece. Lo devi fare.
Le
sembra impossibile, eppure da qualche parte dentro di lei è
fiorito un sorriso.
-
E'... è un ordine... Capitano?
-
Sì, Yuki Kei! E' un ordine!
Non
le importa che quella voce sia così aspra, perchè
è comunque lì per lei.
La porterà sempre nel
cuore, anche quando avrà smesso di battere.
XXXXXXXXXXXXXXX
Il
profumo è intenso, ma nello stesso tempo... familiare.
Yuki sta lottando
contro quel torpore che vorrebbe di nuovo
trascinarla nel buio da cui è emersa così
faticosamente.
Si sente come se stesse camminando sull'orlo di un precipizio e dovesse
fare molta attenzione.
Così
sta cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa la tenga
lontana da quella minaccia, ed è il profumo ciò
che la
sta salvando.
Lo conosce davvero, ma non
riesce ancora a ricordare...
C'è un
colpo secco che la fa sobbalzare e sente una voce estranea chiedere il
permesso di entrare.
Dove? Chi è?
Sono pensieri
appena accennati.
-
Avanti.
Ora
scoppia il caos nella sua mente, perchè invece questa voce la
conosce sin troppo bene.
-
Signore, se vuole le posso dare il cambio per un pò.
-
No, non ne ho bisogno.
Il
cuore le batte forte.
Il cuore le batte forte.
Sente il suo cuore
battere, allora è viva.
E
quel profumo... allora quel profumo è... reale.
Come la voce.
-
Va bene. Se ha bisogno sono di là.
Yuki
cerca di capire, ma i pensieri corrono come impazziti e fermarli non
è facile.
Si
sforza di ricordare...
Un viaggio.
O un sogno? Forse
è solo quello, così reale da sembrare vero.
C'è
solo un modo per scoprirlo e Yuki spalanca gli occhi.
Buio.
Assoluto,
impenetrabile e vuoto.
-
Yuki...
Le lacrime spuntano
a tradimento, perchè scopre che allora quella voce
è di nuovo soltanto nella sua testa.
-
Perchè non riesco a svegliarmi...
Avverte
solo un lieve spostamento d'aria, prima che accada qualcosa che le
toglie il respiro.
Qualcosa le sfiora una mano.
-
Sei sveglia. Solo che i tuoi occhi sono feriti e ancora non sono
tornati a vedere.
Volta
il capo nella direzione da cui ha sentito provenire la voce e pensa... no, non pensa.
- Come... io... non
ricordo...
E
poi succede, lei cerca di alzarsi e una mano si appoggia delicata sulla
sua spalla, invitandola a rimanere sdraiata.
-
Sei ancora molto debole.
La
sua mano è volata sulla spalla, per essere certa di
ciò che ha sentito, ma non ha trovato altro che il tessuto
ruvido di una benda.
-
Hai riportato ferite gravi sia alla testa che al busto. Sei molto
fortunata ad essere ancora viva, Yuki.
Quelle
parole le provocano lunghi brividi freddi lungo la schiena. Non
per quello che significano, ma per come sono state pronunciate.
C'è una rabbia
trattenuta a stento.
- Mi
dispiace.
Un
breve flash si affaccia nella sua mente, ha la sensazione di averle
già dette quelle parole e proprio a lui.
-
Ora devi tornare a riposare.
Niente
le fa più male di quella voce che ha ripreso un tono
distaccato. Nemmeno il dolore che le opprime il petto e di cui sta
diventando cosciente ogni minuto di più.
Cosa le è successo?
Non ricorda, tutto è così confuso.
Però ha
ragione, è stanca.
-
Mi... mi prometti che ci sarai ancora quando mi sveglierò?
All'improvviso
sta lottando per rimanere lucida quel tanto che le basta per cogliere
la sua risposta.
-
Sì, ci sarò.
E'
arrivata come sempre senza alcuna dolcezza, però a
lei sembra lo stesso rassicurante.
E' di nuovo con lui, al momento
solo questo conta.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Quando si
risveglia, Yuki ha due certezze: i ricordi sono tornati e non
è sola, lui è
lì come le ha promesso.
Apre
gli occhi, ma il buio rimane.
-
Cosa mi è successo agli occhi?
La
domanda esce spontanea, non perchè sia la più
importante, ma forse perchè le darà dell'altro
tempo per
pensare a come affrontarne di più difficili.
-
C'è un coagulo di sangue che preme sul nervo ottico, non
appena si scioglierà la pressione si allenterà e
riacquisterai la vista poco
alla volta. Hai anche riportato lo schiacciamento del torace, con la
conseguente rottura di alcune costole.
Vorrebbe
chiedergli chi l'ha medicata, chi l'ha curata per tutto il
tempo che è rimasta incosciente, ma è un'altra la
domanda che preme per uscire.
-
Chi mi ha trovato?
-
Io.
Il
cuore perde un battito, non può essere diversamente.
-
Come... come hai fatto?
Non
vederlo la sta solo rendendo più consapevole della sua
presenza e della sua vicinanza. Tanto che fatica a rimanere lucida.
C'è
tutta una ridda di emozioni che deve tenere sotto
controllo e non è affatto facile nelle condizioni in cui si
trova.
- La
capsula su cui viaggiavi è precipitata a solo qualche
chilometro di distanza da questo posto.
-
E che posto
è questo?
-
Mi stai dicendo che non conoscevi nemmeno la tua destinazione?
Lei
ha avvertito la tensione crescere ad ogni domanda, ma non
può fermarsi.
-
Sapevo solo che ci saresti stato tu e tanto mi bastava per raggiungerlo.
Coraggio, Yuki.
-
Non saresti mai dovuta venire.
Non
pensava che sarebbe giunto così presto quel momento, ma lo
deve comunque affrontare.
-
Non potevo più restare lontana, Capitano.
In
quelle parole Yuki ritrova finalmente se stessa. Le sembra di aver
percorso una strada che non l'ha mai portata veramente in nessun'altra
direzione, se non lì, a quel momento.
-
E non hai pensato nemmeno una volta che non fosse quello che volevo io?
Il
respiro le si blocca nel petto, perchè quelle parole sono
come macigni che lui vi posa sopra.
Ma questa volta non si
arrenderà.
- Non riuscirai a
farlo di nuovo, Harlock.
Osa
pronunciare quel nome che ha custodito sempre e solo dentro di
sè, perchè ora vede chiaramente
l'uomo dietro il Capitano invincibile che è riuscita ad
allontanarla tanti anni prima.
-
Perchè ora sono abbastanza forte da poter lottare non contro
di te, ma anche per te.
Sono sempre stata convinta che a fuggire fossi stata io... mentre
invece, otto anni fa, sei tu che lo hai fatto.
Il
silenzio che accoglie le sue parole non la spaventa più,
perchè adesso vi legge dentro con una chiarezza accecante.
-
Perciò raccimola ogni briciola di coraggio che ti
è
rimasta, Capitan Harlock, perchè questa volta non ti
permetterò di lasciarmi un'altra volta.
Note
Spero
che le scene iniziali siano state almeno in parte plausibili da un
punto di vista logistico, d'altronde non ho molta esperienza di
astronavi e viaggi spaziali!
So
che forse vi aspettavate maggiori dettagli circa l'incidente di Yuki,
ma siccome non amo molto le lunghe parti descrittive (anche come
lettrice), preferisco che siano i protagonisti stessi a darne conto
all'interno della narrazione (quindi ci sarà modo di saperne
ancora).
Vi
saluto ancora e adesso tengo le dita incrociate.
Sere
|