Io e la mia lametta

di Poetessia
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«Ricordo benissimo i miei anni delle medie.
Mi fasciavo sempre in vestiti troppo larghi, leggevo Baricco e ascoltavo musica che non passava mai alla radio o su MTV: ero come parte di un altro mondo, così diverso e lontano da quello delle mie coetanee. A quei tempi non c'era Tumblr, si parla di dieci anni fa, ma se ci fosse stato sicuramente mi ci sarei sentita a casa.
Ero diversa dalle mie compagne, tutte scarpe, trucchi e vestiti: avevo provato a integrarmici, a uscire al sabato pomeriggio e ad andare in centro con loro, ma finivo sempre per non essere capita o fiondarmi nella prima libreria, dove loro puntavano l'attenzione su Federico Moccia, Fabio Volo e affini. Io prediligevo Baricco, Ammaniti, Baudelaire, e loro non capivano.
Inutile dirlo, fui vittima di bullismo: ero ritenuta strana, diversa, con un aspetto così poco femminile e la mia straordinaria sensibilità, e i ragazzi non facevano che mettermi le mani addosso o insultarmi, ferendomi più con le loro parole che con le loro botte.
In quegli anni non vedevo una via d'uscita, fino a che non vidi lei.
Rovistando in bagno trovai nelle cose di mio padre una splendida, fulgida e tagliente lametta.
Inizialmente fui titubante ad utilizzarla, temendo che mi avrebbe fatto troppo male, ma alla fine mi sono decisa e l'ho fatta scorrere sulla mia pelle: istantaneamente provai una bizzarra sensazione di piacere, addirittura di benessere, decidendo che saremmo state alleate per l'eternità.
Dopo aver concluso la mia operazione il contatto la pelle fu un momento strano e meraviglioso che mi lasciò inebriata: era ufficiale, la lametta mi aveva salvata. Le brutte parole dei bulli e gli sguardi perplessi delle mie compagne non mi toccavano più, tanto arrivata a casa c'era lei. Può sembrare strano, ma mi rendeva più forte, addirittura più bella; al punto tale che dieci anni dopo ne sono ancora totalmente dipendente.»
«Oh mio Dio, sei autolesionista?»
«No, zeppa di peli.»




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