Sunrise cafè, quartiere di Shinjuku.
Lunedì 15 maggio, 12.26
Kaori mandò giù un sorso del delizioso cappuccino che il cameriere le aveva
appena portato osservando la sua migliore amica, Akari, che si avventava con un
piacere non dissimulato su un’enorme banana split. Invidiava la sua golosità
perché lei stessa non provava più gusto per niente in questi ultimi tempi.
Kaori aveva 28 anni e si era resa conto fino a che punto la sua vita fosse un
disastro.
Il suo sguardo si posò spontaneamente sull’adorabile bebè di Akari che dormiva
in un seggiolino accanto alla giovane mamma. Stava per compiere 6 mesi ed ogni
giorno faceva la felicità dei suoi genitori. Kaori non aveva alcuna difficoltà
a crederlo. Lo trovava così irresistibile. Anche a lei sarebbe piaciuto, un
giorno, avere un grazioso bambino bruno con delle belle guanciotte rosse. Ma
visto come si evolvevano le cose, questo rischiava di non succedere. Ne ora, ne
mai.
Emise un lungo sospiro e si mise a mescolare vigorosamente il suo cappuccino.
- Kaori, sei sicura di non volere del gelato? Il mio è una vera delizia e so
che tu lo adori.
Kaori guardò la pallina di vaniglia per metà sciolta e non potè impedirsi di
sorridere.
- Sei gentile ma devo fare attenzione alla mia linea. Ho la tendenza a mettere
su peso in questo periodo.
Akari spalancò gli occhi e si mise a ridere dolcemente.
- Se c’è una persona che deve perdere un po’ di peso qui, quella non sei
proprio tu. – Akari posò il suo cucchiaino e rivolse uno sguardo inquieto alla
sua amica. – Seriamente Kaori, lo vedo benissimo che non stai bene. Dimmi cosa
ti tormenta.
Kaori aveva bisogno di una confidente. Aveva pensato a Miki, o anche a sua
sorella Sayuri, ma tutte queste persone conoscevano troppo bene la sua
situazione. Aveva bisogno dei consigli di una persona esterna alla sua vita,
una persona che fosse obiettiva e franca.
- Non c’è granché da dire. Ho 28 anni, sono ancora nubile, ho un lavoro
eccitante ma che non riempie sufficientemente il mio conto in banca. E massimo
dell’orrore, sono una fan incondizionata di “Febbre d’amore” e “Top Models”.
- Aspetta, non riesco a seguirti. Come nubile? Ma dopo tutto il tempo che
condividi la tua vita con Ryo, le cose avrebbero dovuto evolversi, no?
Akari sottolineò la sua frase con un piccolo occhiolino e fece un gran sorriso
alla sua vicina. Purtroppo il viso di Kaori non aveva niente del viso di una
giovane donna innamorata ma piuttosto quello di una donna in pena e nel dolore.
Akari scosse la testa d’incomprensione.
- Kaori, non mi dire che non è cambiato niente tra di voi! Mi pareva di aver
capito che Ryo alla fine si fosse dichiarato e che avesse confessato il suo
amore per te. Riconosco che non riesco a capire.
Kaori rimise una ciocca castana dietro l’orecchio e alzò le spalle.
- Non c’è niente da capire, Akari. Lui mi ama ma non mi vuole nella sua vita.
Continua a rincorrere le ragazze e io continuo a prenderlo a martellate qua e
là. E tra poco sono nove anni che questa storia va avanti e credo che durerà
per sempre.
Toshio cominciò a dimenarsi nel suo piccolo seggiolino, aprì immediatamente i
suoi graziosi occhi e si mise a piangere. Nello stesso istante, l’orologio di
Akari suonò e la donna estrasse un biberon dalla sua borsa. Si alzò per
metterlo a riscaldare nel forno a micro-onde messo a disposizione dei clienti
dal bar, mentre Kaori si occupava di confortare il neonato. Naturalmente, Akari
le propose di dargli il biberon.
- Penso, mia cara, che tu debba prendere un po’ le distanze da Ryo. Guardati,
sei una donna bellissima che non ha che da schioccare le dita per avere tutti
gli uomini che vuole. A mio avviso, bisogna che tu mostri a Ryo quello che
rischia di perdere se non sì da un po’ una mossa.
Kaori si senti sciogliere davanti a questo piccolo bambino che ciucciava
avidamente il suo biberon. Non aveva molti capelli sulla testa, giusto una
leggera peluria nera e setosa. Profumava di talco e Kaori desiderò con tutto il
suo cuore di conoscere la gioia d’essere madre un giorno o l’altro.
- E tu che proponi?
Akari posò le mani sul tavolo e sembrò molto interessata dalla svolta che stava
prendendo la conversazione.
- Innanzitutto, ti rifarai il guardaroba all’immagine della bella donna che sei
diventata. Poi, ti costruirai una solida vita sociale. Che ne dici di venire a
trascorrere tre settimane nella nostra casa in campagna? Delle vacanze ti
faranno più che bene.
Kaori non saltava molto dalla gioia all’idea di dover lasciare Ryo per tre
lunghe settimane. Ma era anche vero che cominciava a soffocare in quel palazzo
freddo e isolato dove non aveva neanche dei vicini con i quali bisticciare! Si
rese conto che a parte Ryo e tutta la banda, lei non vedeva praticamente
nessun’altro.
Si stava preparando ad accettare, quando un bell’uomo bruno dagli occhi chiari
si rivolse alla sua amica. Notò immediatamente Kaori e le rivolse uno dei suoi
sorrisi più belli. Allora Kaori arrossì alla grande e focalizzò il suo sguardo
sulla sua tazza di caffè.
- Akari, se tu mi avessi detto che saresti stata in così buona compagnia, sarei
venuto prima.
Signorina, io sono David Chambers e sono qui per servirvi.
Kaori virò al rosso pomodoro e focalizzò ancora una volta il suo sguardo sulla
sua tazza.
- Sta calmo Dave, Kaori è una mia cara amica e ti proibisco di giocare uno dei
tuoi numeri di fascino. Non ha bisogno di questo adesso.
Dave guardò Kaori con aria interrogativa. Quella ragazza era di una bellezza
sorprendente. Il modo in cui arrossiva e in cui le sue dita si intrecciavano e
si scioglievano le conferivano un’innocenza conturbante.
- Dave, ho proposto a Kaori di venire a trascorrere qualche giorno in campagna
con noi. Tutto quello che ti chiedo e di lasciarla tranquilla, ok?
Kaori non credeva alle sue orecchie. Lei non aveva ancora accettato e la sua
amica già la proteggeva dalle avances di un uomo che aveva trovato, doveva
ammetterlo, molto seducente. Ma aveva bisogno di riflettere. C’era Ryo e lei
non voleva metterlo spalle al muro. Prese la sua borsa ed estrasse il
portafogli senza uno sguardo per il bel Dave.
- Akari, se vuoi che facciamo compere, bisogna che forse ci affrettiamo un po’.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Lunedì 15 maggio, 18.26
Dopo aver depositato il piccolo Toshio dalla nonna ed essersi sbarazzate
gentilmente di Dave, Kaori e Akari svaligiarono i negozi per tutto il
pomeriggio. Maglioncini, jeans, abiti, minigonne, gonne lunghe, biancheria,
abiti da sera, scarpe, accessori... Kaori aveva letteralmente fatto esplodere
la sua carta di credito. Ad ogni modo, aveva bisogno di schiarirsi le idee e
poi come Ryo non aveva bisogno di lei che per il pranzo e le pulizie, nessuno
poteva rimproverarle le sue follie vestiarie.
Fu quindi con una dozzina di borse e scatole che Kaori cercò bene o male di
raggiungere la sua camera. Le scale del sesto piano furono fatali per
l’equilibrio precario dei pacchetti e, facendo un gran rumore, si ritrovò gambe
all’aria, i vestiti sparpagliati un po’ ovunque sul pianerottolo. Sentì dei
passi sopra la sua testa e Ryo scese in boxer e maglietta dalla rampa delle
scale. A giudicare dai suoi occhi per metà aperti, stava dormendo. Sbadigliò
per stirarsi la mascella, si grattò la testa e restò a guardare tranquillamente
la donna, un bagliore malizioso negli occhi, cosa che risvegliò la rabbia di
Kaori.
- Invece di restare lì impalato come un idiota, non potresti darmi una mano a
raccogliere tutto quanto?... E ti prego, smetti un po’ di ridere.
Ryo ora si era completamente risvegliato ed afferrò la mano della sua socia per
aiutarla ad alzarsi. L’aiutò poi a sistemare i suoi abiti e finì ovviamente
sugli abiti più sexi che aveva comperato. Kaori si disse che lui doveva avere
un radar interiore per scoprire questo genere di cose. Esaminò un grazioso
abito da sera molto scollato e non potè impedirsi di punzecchiarla a riguardo.
- Sai, Kaori, anche con gli abiti più sexi della terra, tu sembrerai sempre un
maschiaccio.
BANG!!! Ryo non ebbe nemmeno il tempo di fare un respiro che un enorme martello
da 1000t si schiantò sulla sua testa. Kaori raccolse alla meno peggio le sue
cose e lasciò Ryo incastrato nel pavimento del pianerottolo.
- Una cosa ancora Ryo, sappi che i maschiacci non sanno cucinare! Perciò buon
appetito!!
BANG!!! E la porta della sua camera si chiuse sbattendo.
“Io ti odio, ti detesto... Ryo, razza d’imbecille, stronzo... Devo essere
veramente un’idiota per rimanere a vivere con un uomo che mi tratta come meno
di niente... o forse devo essere masochista...”
Ryo sollevò bene o male il martello chi gli aveva sfracellato la testa e
massaggiò i suoi cervicali doloranti. Kaori non c’era andata di mano leggera
questa volta e sembrava veramente arrabbiata. Ryo si ricordò della quantità di
abiti che si era appena comperata e si chiese cosa ciò potesse nascondere. Lui
aveva una buona memoria ed alcuni vestiti che era riuscito a scorgere non
assomigliavano affatto a quelli che Kaori portava abitualmente.
Con passo lento e pesante, si diresse in cucina per prepararsi un piccolo
spuntino. Lui che aveva una fame da lupi, sapeva perfettamente che non avrebbe
potuto contare sul talento culinario della sua socia per quella sera. Ryo emise
un urlo, quando vide che nel frigorifero sopravviveva solo una coscia di pollo.
Imprecò ancora una volta contro Kaori e sulla sua mancanza d’umorismo leggendaria.
Kaori cercò disperatamente di sistemare tutti suoi acquisti nel suo unico
armadio ma dichiarò forfait nel giro di una mezz’ora. Due soluzione le si
offrivano. O, comperava un secondo armadio, cosa che non era davvero nei suoi
mezzi per il momento, o sacrificava il piccolo armadio dove dissimulava i suoi
differenti martelli, ma nemmeno questo la deliziava molto. Alla fine decise di
conservare alcuni dei suoi abiti nelle loro confezioni originali e di posarli
per terra ai piedi del letto. Finito il lavoro, si lasciò cadere sospirando sul
letto.
Ne aveva davvero abbastanza dell’atteggiamento di Ryo e lei ne soffriva sempre
di più, fisicamente e moralmente ma naturalmente il signor Saeba non vedeva
niente. Non aveva notato che aveva perso l’appetito e che mangiava come un
uccellino. Non aveva neppure visto che era dimagrita e che aveva le occhiaie
sotto gli occhi. No, non vedeva nulla. Non la guardava perché non l’amava.
Almeno non come lei amava lui. Aveva 28 anni adesso e si considerava come una
donna con tutti i desideri e le necessità delle altre donne. Amava Ryo e
sentiva la sua mascolinità e la sua virilità dal più profondo del suo essere.
Ma lui la vedeva ancora e sempre come una piccola ragazzina innocente. Kaori
sospirò e si guardò allo specchio. Era davvero ora che si riprendesse in mano e
che gli mostrasse chi era veramente. Akari aveva completamente ragione.
Soddisfatta della sua decisione, Kaori prese il telefono per informare la sua
amica che avrebbe passato con gioia quelle tre settimane in campagna.
Quando Kaori appari in salotto, Ryo era stravaccato sul divano, occupato a
sbavare davanti ad una delle sue famose riviste pornografiche. Non fece subito
attenzione alla sua socia e fu soltanto dopo qualche istante che notò Kaori
vestita con un magnifico completo in jeans che metteva in risalto la sua figura
perfetta e longilinea. Era molto elegante e sembrava sul punto di uscire. Notò
una piccola borsa da viaggio sul parquet e corrugò le sopraciglia.
- Ryo, esco con Akari ed alcuni amici questa sera. Restò a dormire da lei
questa notte. Penso di rientrare domani nel pomeriggio.
Ryo aveva registrato immediatamente l’informazione e un ghigno sadico prese
forma sul suo viso. Avrebbe potuto approfittare dell’occasione per rimorchiare
delle ragazze, passare tutta la notte nei locali e anche portare una o due
ragazze a casa. Non si sa mai, se la caccia fosse stata buona?
Kaori comprese immediatamente quello che tramava nel cervello di quel perverso
e gli lanciò uno sguardo fulminante.
- Ti avverto Ryo, non ti azzardare nemmeno a portare una delle tue creature a
casa. Se mai tu lo facessi, ti giuro che l’inferno non sarà niente in confronto
a quello che ti farò subire per il resto della tua vita!!!
Su queste ultime parole, Kaori prese la borsa, le chiavi della macchina e senza
neanche uno sguardo per il suo socio sbattè la porta del soggiorno.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 16 maggio, 03.26
Ryo ovviamente passò la notte nei locali, a bere in compagnia di graziose
ragazze molto socievoli. Tuttavia rientrò relativamente presto, verso le 3, e
solo, come Kaori gli aveva chiesto. Il silenzio dell’appartamento gli sembrò
improvvisamente molto pesante e non potè impedirsi di pensare alla sua socia.
Era già rientrata? Chi, e cosa sognava? Senza sapere come, Ryo si ritrovò nella
camera della donna a contemplare quell’universo femminile.
Spinto della curiosità, gettò un’occhiata dentro l’armadio e ammirò gli ultimi
acquisti della sua patner. Delle gonne eleganti, dei tailleurs, delle magliette
e dei pantaloni. Senza dimenticare le scarpe e le borse. Si chiese come tanti
vestiti potevano stare dentro un così piccolo armadio e sorrise quando scoprì
il resto degli abiti nelle loro scatole.
Soltanto Kaori poteva conservare il suo armadio con i martelli piuttosto che
utilizzarlo per sistemare correttamente i suoi nuovi abiti. Ryo ricadde sul
famoso abito nero che aveva scoperto sul pianerottolo. Niente a che vedere con
gli abiti abituali della sua socia. Kaori voleva cambiare stile, voleva sedurlo
e di questo ne era intimamente convinto.
Si sedette sospirando nel letto. Già faceva sempre più fatica a controllarsi
quando lei non cercava di sedurlo, si chiese come avrebbe reagito se lei lo
avesse sedotto apertamente. Sedurre? Kaori? Quest’idea lo faceva ridere. Lei ne
era incapace. Non appena un uomo s’interessava più o meno a lei, cominciava ad
arrossire fino alle orecchie ed a perdere l’uso della parola. E Dio solo sa che
diversi uomini la trovavano di loro gusto ma uno solo sguardo di City Hunter
era sufficiente a rimetterli al loro posto. Kaori non sì tocca, il messaggio
era chiaro.
Ryo afferrò la foto di Kaori e di suo fratello e non potè impedirsi di
sorridere. Era lontano il tempo in cui Kaori era ancora una piccola ragazzina
innocente ed impressionabile. Durante gli anni, non l’aveva che considerata
come la sorella del suo migliore amico ma ora lei era diventata l’elemento
centrale della sua vita, la sua ragione di vita, la sua metà. Ma Ryo era troppo
fiero ed orgoglioso per dirglielo e per mostraglielo. Ingenuamente, aveva
pensato che Kaori avrebbe accettato questa situazione e che avrebbero vissuto
così tutta la loro vita. Ma Kaori diventava sempre più bella, sempre più
desiderabile, sempre più donna. E lui, lui non era che un uomo. E contro
questo, neppure il grande Ryo Saeba non poteva niente.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 16 maggio, 10.31
Kaori entrò dolcemente nella camera di Ryo e lo trovò come d’abitudine
profondamente addormentato ed avvinghiato con tutte le sue forze al cuscino.
Doveva sognare ancora una graziosa ragazza disposta ad esaudire tutti i suoi
desideri. Lontano dal infastidirsi, Kaori aveva imparato a riderne tant’era
patetico per Ryo, il grande stallone di Shinjuku, non riuscire a rimorchiare
che in sogno. Sorrise quando Ryo cominciò a borbottare nel sonno e si chiese se
una volta nella vita, nient’altro che una piccola volta, lui l’avesse sognata.
Kaori, lei, lo sognava praticamente tutte le notti e allora si risvegliava di
solito tutta rossa ed agitata. Pensava a lui continuamente e del resto, se era
rientrata così presto quella mattina era perché non voleva mancare a questo
momento di pura felicità com’era il risveglio di Ryo. Si avvicinò al letto,
s’inginocchiò e guardò Ryo dormire.
Guarda un po’, aveva preso improvvisamente la sua aria seria e lo trovò
estremamente bello ed attraente. Sarebbe stato talmente facile abbracciarlo e
accoccolarsi tra le sue braccia. Ma come avrebbe reagito? Senza ombra di
dubbio, l’avrebbe respinta e trattata come una cosa orrenda od un essere
ripugnante. Sospirò delusa e si rialzò.
Con una voce che voleva dolce e melodiosa, svegliò Ryo.
- Ryo, è ora di svegliarti! La colazione è pronta!
Invece di brontolare, Ryo si radrizzò, si strofinò gli occhi come un bambino e
cercò qualcuno con lo sguardo.
- Erika, lasciami dormire ancora un po’!!
Erika?? E chi era questa Erika? Una di quelle ragazze dei cabaret? BANG!!! Il
sangue di Kaori invertì il suo flusso e Ryo ricevette una martellata di 1000t
sulla testa prima che potesse stiracchiarsi. Sentì delle parole tipo
mascalzone, stronzo, perverso e la porta della sua camera sbattere. Ryo si
grattò la testa e tolse il martello del suo letto. Sapeva di aver ferito ancora
una volta la sua socia ma non aveva avuto scelta. Era così vicina a lui poco fa
e così seducente. Non aveva che da tendere le braccia per toccare la sua pelle
ed abbracciarla. Ma lui non aveva il diritto di farlo e mai lo avrebbe avuto.
Kaori stava facendo colazione quando Ryo si presentò vestito con un paio di
boxer neri ed una canottiera bianca. Aveva avuto il tempo di fare le valigie e
di calmare i nervi prima che il “signor Saeba” si decidesse a scendere in
cucina. Come se niente fosse, si servì un caffè, prese il giornale e si mise a
leggerlo. Non presto attenzione alla sua socia e questa cominciava a ribollire
sulla sedia. Strappò il giornale dalle mani del suo socio e piantò il suo
sguardo furioso in quello di lui.
- Ryo, io non so chi sia questa Erika, ma spero per te che sappia cucinare e fare
le pulizie. Io vado in vacanza per tre settimane dalla mia amica Akari. Fai
quello che vuoi durante la mia assenza, io me ne infischio completamente!
Su queste parole, Kaori uscì dalla cucina, testa alta, e ovviamente sbattendo
la porta. Ryo restò piantato lì come un idiota e si chiese chi gli avrebbe
preparato da mangiare durante l’assenza di Kaori. Perché lui sapeva per certo
che quando Kaori sarebbe tornata tutto sarebbe ricominciato come prima.
Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku.
Martedì 16 maggio, 15.26
Ryo entrò tranquillamente nel bar e saltò direttamente su Miki credendo
ingenuamente che l’elefante non fosse lì. BING!!! BANG!!! Si ritrovò ancora una
volta inchiodato al pavimento, la testa incastrata ad una sedia e la risata di
Miki che risuonava alle sue orecchie doloranti. Ryo si trascinò lentamente
verso la sua sedia abituale e riconobbe immediatamente le belle gambe della
giovane donna che sedeva al suo fianco.
- Ti avverto subito, Saeko, sono in vacanza per tre settimane buone!! Quindi non
cercare di affibbiarmi il minimo favore, è chiaro!!
Saeko non si lasciò affatto scomporre dal tono aggressivo di Ryo, si girò
lentamente verso di lui in modo che potesse vedere le sue graziose gambe e
mormorò dolcemente.
- Che peccato Ryo perché questa volta avevo deciso di essere molto gentile...
- Dici così tutte le volte e sono sempre io quello che ci resta fregato. Ne ho
abbastanza, hai capito?
Saeko sbattè furbescamente le ciglia e guardò lo sweeper negli occhi.
- Miki mi ha informato che Kaori sarà assente per tre settimane circa, questo
vuol dire che lei non sarà là a scocciarci... e io potrei, forse, pagare il mio
debito...
Quest’idea non caddè sulle orecchie di un sordo.
Lo sguardo lubrico e libidinoso, Ryo si dedicò al caffè che Miki gli aveva
appena servito e ne bevette un sorso.
- Ti ascolto Saeko ma sappi che voglio essere rimborsato di tutti i miei
debiti!! Capito?
- Non so se ne sei al corrente ma una specie di squilibrato violentatore
imperversa in questo momento a Tokyo. Abborda delle ragazze, le violenta e le
picchia così forte che finiscono per morire sotto i suoi colpi. Noi abbiamo due
vittime tra le mani. Erano tutte giovani e carine e vivevano come tutte le
ragazze della loro età. Non c’è alcun punto in comune tra di loro e l’indagine
procede molto lentamente. Questo criminale è molto intelligente, non lascia mai
la minima traccia del suo passaggio ed ogni volta il luogo del crimine è pulito
da cima a fondo. Abbiamo passato al setaccio ogni luogo ma niente... nemmeno un
capello, un pezzo di stoffa... niente di niente. Non abbiamo alcuna pista e
comincio seriamente a preoccuparmi.
- Se neanche la polizia non può fare niente, come vuoi che ti aiuti?
- Hai degli informatori... Forse sanno qualcosa... Ne ho parlato a Mick ed, anche
se ha abbandonato l’ambiente, mi ha detto che mi avrebbe aiutato.
- Ok, vedrò quello che posso fare.
Saeko ringraziò Ryo, si alzò e lasciò il bar. Miki sembrava turbata da quello
che aveva appena rivelato l’ispettrice preferita di Ryo. Ma era di Kaori che
lei voleva parlare con Ryo.
- Non so cosa tu le hai fatto ma quando è passata al bar, a fine mattinata, era
molto arrabbiata. Ho capito vagamente che sarebbe partita per la campagna per
tre settimane. Credi che riuscirai a sopravvivere senza di lei?
Sotto il colpo, Ryo sputò il caffé che aveva appena bevuto e assunse un’aria
allegra.
- Al contrario Miki, sono libero di rimorchiare tutte le ragazze che voglio e
di portarle a casa senza rischiare di prendermi una martellata in testa. Sono
finalmente libero!!!
Miki fece un dei suoi piccoli sorrisi ironici.
- Credo che anche Kaori, da parte sua, conoscerà le gioie dell’essere
corteggiata.
- Cosa vuoi dire?
- Quando Kaori è venuta a trovarmi, era accompagnata da Akari ma anche da un
giovane uomo attraente. Lui non ha smesso di ricoprirla di sguardi e da quello
che ho capito partirà con loro in vacanza... Scusami un momento, ho delle
stoviglie da lavare.
Con un gran sorriso, Miki prese la tazza da caffè di Ryo e lo lasciò solo,
perso nei suoi pensieri.
Continua...