Prima di
inziare vorrei ringraziare chiunque sia qui per leggere la
mia storia, vi invito a guardare le note in fondo. E' molto importante
per me, sarà un attimo di depressione passegera o non so,
andate sotto e capirete. Un bacio e buona lettura.
» Capitolo 17
«Non puoi scegliere
di essere ferito in questo mondo, vecchio mio, ma hai qualche
possibilità di scegliere da chi farti ferire. A me piacciono
le mie scelte. Spero che a lei piacciano le sue.» (The
fault in our stars- John Green)
Sebastian
la tenne stretta ancora alcuni istanti, per poi lasciarla andare,
sciogliendo lentamente quell’abbraccio. Sam
indietreggiò di qualche passo, in modo da poter guardare sia
il cacciatore che gli altri due.
-Lei è Clary, mia sorella. - Disse velocemente Sebastian,
indicando la ragazza. –E lui… Beh, ho saputo che
vi conoscete molto bene. - Concluse e la sua voce inclinò al
sarcasmo.
-Tua sorella?- Chiese Sam sorpresa, per poi muovere alcuni passi verso
Simon che allargò le braccia per stringerla delicatamente a
se. –Mi sei mancato. – fu tutto quello che disse
prima di riportare lo sguardo sulla testa rossa intenda a fissarla con
una curiosità che la faceva sentire in imbarazzo.
- Sarebbe stato strano se ti avesse parlato di me.- disse poi Clary
interrompendo il flusso di sguardi tra lei e la ragazza, riportando gli
occhi sulla nuca del fratello, ora girato di spalle.
- Non ne avevo motivo. - Rispose lui scrollando le spalle e voltandosi
appena, mostrando così il profilo ai tre che lo stavano
guardando. – E poi non passo molto tempo a parlare della mia
amorevole famigliola. - Concluse, guardando Clary di traverso.
-E ora cosa facciamo?- Intervenne Simon facendo scivolare entrambe le
mani nelle proprie tasche, spostando il peso del corpo da un piede
all’altro.
Il cacciatore sollevò lo sguardo verso il cielo ormai cupo,
perfino le stelle erano ricoperte da nuvole, così il tutto
sembrava solamente una massa tetra. – Datemi qualche istante
e troverò una soluzione. -
-Ma questa è una bettola!- Esclamò Simon alla
vista di un vecchio casale che Sebastian era riuscito a scovare dopo
una lunga ora di ricerche. Era sparito nel nulla lasciando i tre
completamente da soli, Clary e Simon avevano tentato di confortare Sam,
pensando che quella fosse vittima di chissà quale
esperimento del ragazzo, mettendola in imbarazzo sulle eventuali
risposte.
Quando Sebastian era tornato li aveva condotti lungo una collina che
sembrava non terminare più, mostrando, con sorpresa di
tutti, una piccola abitazione all’estremità.
-Secondo me troveremo qualche scarafaggio nelle lenzuola. –
Brontolò ancora il vampiro.
Sebastian si voltò verso di lui, lanciandogli uno sguardo
truce. –Come prima cosa dovresti avere uno spirito di
adattamento maggiore e poi questo è un caratteristico chalet
delle campagne francesi, senti che bell’aria di montagna. -
Disse per poi sollevare l’angolo delle labbra.
-Siamo in Francia?- Chiese improvvisamente Sam, confusa.
Sebastian annuì. –Ci troviamo nella zona nel
dipartimento dell'Ariège.- Le spiegò lui.
–Se osservi con attenzione oltre questa collina puoi scorgere
il paese di Lasserre.-.
-Mai sentito nominare. - Commentò Simon.
-Infatti, sono 196 abitanti di cui 190 sono galline, cane e gatti. -
Disse lui con tranquillità. –Ne dubito che tu ne
abbia sentito parlare siccome sarebbe già un miracolo se
conoscessi dove si trova Vienna.-.
Simon stava per replicare, offeso, ma Sam lo precedette. –Ma
come ci sono arrivata in questo posto?- Chiese più a se
stessa che ai tre.
Sebastian si limitò a un’alzata di spalle.
§
Non appena Sam aprì la vecchia porta della sua stanza,
pensò che probabilmente se avesse usato più forza
le sarebbe caduta addosso. La stanza era decorata in maniera
estremamente semplice, un letto matrimoniale nel centro e due comodini
ai lati, su uno dei quali c’era un vaso vuoto e
sull’altro un telefono. Un’altra porta collegava
alla piccola stanza da bagno dove la doccia occupava quasi tutto lo
spazio, alle finestre delle tende ricamate ricadevano delicatamente sul
davanzale. Nonostante l’ambiente poco lussuoso e malandato,
era del tutto immacolato e nell’aria era presente un forte
odore di detersivo.
Sam si chiuse la porta alle spalle, dirigendosi immediatamente nella
direzione del bagno, aprì il rubinetto del lavandino e
lasciò scorrere l’acqua fresca sulle zone livide
delle sue braccia, per poi unire le mani a coppa e raccogliere
dell’acqua che si gettò su viso. Lasciò
scorrere le mani lungo il proprio busto, sollevando appena il bordo
della maglia, passando le dita sulle zone doloranti della sua pelle
mentre una smorfia le si formava sul viso.
Aveva bisogno di una doccia. Una doccia e vestiti puliti.
Ma non ne aveva.
Sospirò appena riportando le mani contro il marmo bianco del
lavabo, quando il suono di qualcuno che bussava alla porta,
attirò la sua attenzione. Chiuse velocemente
l’acqua, sollevando le dita e sistemando i capelli in una
coda con un fermaglio che aveva intorno al polso, e si
avvicinò alla porta abbassando velocemente la maniglia.
I suoi occhi si posarono su un paio di gambe, lunghe e slanciate,
fasciate dai dei jeans neri a completo con una camicia azzurra che
risaltava con la carnagione chiara di lui. Aveva gli occhi neri puntati
sul viso della ragazza, mentre alcune ciocche dei capelli, leggermente
più lunghe sulla fronte, ricadevano sulle sopracciglia di
qualche tonalità di biondo più scuro.
-Ehi. - Disse Sam distendendo appena le labbra in un sorriso.
-Posso?- Chiese Sebastian, indicando con un movimento della testa
l’interno della stanza.
Sam si spostò dalla porta, dandogli così modo di
entrare, osservando la schiena di lui, aspettando che parlasse ma
quando notò che il ragazzo se ne stava in silenzio si chiuse
la porta alle spalle, avvicinandosi appena. –Dovevi chiedermi
qualcosa?-
Lui si voltò verso di lei, mantenendo le distanze, spostando
lo sguardo su tutti i mobili, osservando la stanza. – Un
po’ rustica ma può andare. -
Sam scrollò le spalle. –Per quel poco tempo che
passeremo qui, sarebbe andato bene di tutto. -
Lui annuì appena, pensieroso, tornando a richiudersi nel suo
silenzio.
-Sebastian.- Disse poco dopo la ragazza, leggermente confusa.
–Sei venuto qui solo per commentare
l’arredamento?-.
Lui alzò le labbra e qualcosa nei suoi occhi
cambiò, era come se una luce improvvisa li avesse
illuminati. – Sai, confido molto nel tuo gusto da
arredatrice. -
Sam alzò gli occhi al cielo nonostante un sorriso spontaneo
le si fosse formato sulle labbra. – Sebastian.-
Ripeté ma ora non sorrideva più. –
Anch’io ho bisogno di parlarti. -
Sebastian nel costatare la sua espressione seria si rabbuiò.
–Che succede?-
-Niente, non fare quella faccia, non è morto nessuno. -
Disse lei non appena notò lo sguardo di lui. –
Riguarda me e te.-
-Oh.- Fu tutto quello che rispose il cacciatore, sinceramente sorpreso.
–Va bene, ti ascolto. -
Sam chiuse per un breve istanti gli occhi, per poi stringere le mani
che tradivano la sua agitazione con un leggero tremolio. – Lo
so che non è il momento opportuno, ma ora come ora, non
saprei dire quando ci sarà la possibilità di
parlare come in questo momento… - Fece una pausa sollevando
lo sguardo verso gli occhi del ragazzo che la stavano osservando con
attenzione. –... quindi, penso che sia giusto mettere in
chiaro le cose tra noi. Non ho aspettative altissime perché
nella mia breve vita ho imparato ad aspettarmi poco dalle persone, ma
nonostante il mio pessimismo cronico ho iniziato a far nascere in me
una piccola illusione. Ho paura che tutto questo porterà al
mio cuore calpestato per l’ennesima volta. Ho capito che ti
piace giocare ma io non ne ho il tempo e ne la possibilità
di farmi incasinare la testa da te.-.
Sebastian restò in silenzio alcuni istanti aspettando che
lei proseguisse ma quando non lo fece si passò lentamente
una mano nei capelli, mostrando il suo viso totalmente rilassato.
–Non ho mai avuto intenzione di spezzarti il cuore. - fu
tutto quello che disse.
-Ma?- Sam trattenne il respiro.
-Ma cosa?- Ribatté lui, inclinando la testa.
-Tutto qui? Ti chiedo chiarezza e riesci a dirmi solo questo?-
Esclamò frustrata lei.
- Non sono ancora capace di dare un nome agli impulsi che ho verso di
te, come il senso di protezione, il desiderio o il dovere. Ma sei
l’unica persona a cui non ho mai voluto torcere un capello. -
Disse lui sinceramente voltandosi di poco e abbassando il volto.
Sam distolse lo sguardo dal profilo di Sebastian, nonostante gli occhi ne
fossero attratti come una calamita, tutti di lui le piaceva, perfino il
modo in cui i capelli gli ricadevano sulla fronte in quel momento. Ma
quello le sembrava soltanto un altro buco nell’acqua.
Sentiva una strana sensazione di angoscia alla bocca dello stomaco che
la costrinse a voltarsi dall’altro lato in modo da poter
uscire dalla visuale di Sebastian, chiuse gli occhi per un lungo
momento prendendo dei lunghi respiri. Doveva smetterla di avere quelle
reazioni da ragazzina alla prima infatuazione, doveva smetterla di
sentirsi così angosciata per una cosa stupida come quella
quando intorno a lei stava accadendo l’impossibile.
Il contatto di una mano sulla sua spalla la fece sobbalzare
riportandola alla realtà, si voltò appena e
quando incrociò lo sguardo fermo del cacciatore,
sentì quel disagio crescere maggiormente.
-Samantha.- Sussurrò e nella sua voce ci fu
qualcosa che tradiva il suo sguardo gelido. C’era un tremore,
il suo richiamo sembrava una supplica. Fu quello a far voltare Sam
verso di lui e quando incontrò i suoi occhi si
sentì inghiottire dal nero delle sue iridi che si
distinguevano con la pupilla solo per una leggera linea del colore
argento che le dividevano.
E fu quello l’istante in cui smise di pensare.
Spostò la mano che Sebastian aveva poggiato sulla sua spalla
e senza dar modo al cacciatore di aggiungere altro si
avvicinò al lui, portando entrambe le mani sulle sue guance
e lasciò che le loro labbra combaciassero perfettamente. Sam
aveva desiderato baciarlo dal primo istante in cui lo aveva rivisto,
aveva desiderato risentire il sapore delle sue labbra e poter toccare
nuovamente con le sue dita la mascella ben delineata del ragazzo.
Sebastian le strinse istintivamente entrambe le mani dietro la schiena
facendo peso su di lei con il proprio corpo, facendo così
indietreggiare Sam di alcuni passi. Neanche lui poteva negare a se
stesso quanto le fosse mancato il contatto del suo corpo contro il
proprio e di come non avrebbe mai interrotto quel bacio.
Il ragazzo lasciò scorrere entrambe le mani sul busto di
lei, portandole così lungo i suoi fianchi, sollevando appena
con le dita i bordi della maglia cercando con le punte di esse il
contatto con la sua pelle ma quando la ragazza si ritrasse appena, per
una fitta di dolore, capì di aver toccato uno dei punti in
cui quel bastardo l’aveva colpita.
Staccò le sue labbra da quelle di Sam e si chinò
lentamente sulle ginocchia, verso il basso, portando così il
viso all’altezza dello stomaco della ragazza.
Sollevò con le mani entrambi i lati della maglietta fine che
indossava scoprendole del tutto l’addome, non appena i suoi
occhi si ritrovarono a contatto con quelle macchie violacee che
imbrattavano la pelle di lei, Sebastian si sentì andare a
fuoco per l’ira.
Gli avrebbe spezzato ogni singolo osso del suo corpo.
Sospirò per scacciare via quella sensazione e
portò la testa in avanti così da toccare con le
labbra ogni sua ferita, baciò ogni livido che Sam aveva
sulla sua pancia, li accarezzava con le labbra o con la punta della
lingua, usando una dolcezza che stupì perfino se stesso. Non
riuscì a trattenere un sospiro quando la ragazza
intrecciò le dita tra i suoi capelli, accarezzandoli e
giocandoci, creando così delle piacevoli sensazioni dalle
quali lui si sentì pervadere dalla testa ai piedi.
Sam lo tirò verso l’alto, così da poter
nuovamente baciare le sue labbra chinando poi il viso in modo da
percorrere con esse la guancia di lui fino a giungere alla linea della
mascella che percorse interamente, prima di ritornare sulle sue labbra.
Sembrava un bacio disperato, un bacio che esprimeva tutto quello che i
due non riuscivano a dire con le parole o tutto quello di cui avevano
paura.
Le loro figure si muovevano dolcemente e con apparente lentezza
l’una contro l’altra, continuarono a baciarsi con
ardore, mentre le mani di Sam andarono a sbottonare la camicia azzurra
di Sebastian, scoprendo man mano il suo fisico muscoloso.
Osservò per alcuni istanti il corpo di lui che sembrava
fremere sotto il tocco delle sue dita così portò
le mani lungo il petto, accarezzandogli i pettorali per poi scendere
lungo gli addominali, soffermandosi su di essi. Il cacciatore,
estasiato da quel tocco, si liberò dell’ingombro
del tessuto gettandolo a terra, per poi afferrare il top della ragazza
e sfilarglielo con forza lasciandolo passare da sopra la
testa.
Sebastian strinse entrambe le mani intorno ai fianchi di Sam
sollevandola verso l’alto e facendolo così
avvolgere le gambe intorno la sua vita, mosse qualche passo un
po’ alla cieca, completamente distratto dai continui baci che
continuavano a scambiarsi, poggiandola poi contro una delle pareti e
premendo il proprio corpo contro quello di lei.
La schiena di Sam si scontrò con qualcosa che al primo
impatto le sembrò gelida, ma poi si sentì il
rumore dell’acqua ed entrambi furono invasi come da una
pioggia. Sollevarono nello stesso momento la testa verso
l’alto, così da costatare di essere finiti vicino
al regolatore dell’acqua della doccia e mentre
l’acqua li travolgeva, bagnandoli completamente, i due
tornarono a guardarsi e Sam non riuscì a trattenere una
risata.
-A quanto pare una forza superiore pensa che dobbiamo un po’
spegnere i bollenti spiriti. - Commentò Sebastian tenendo
aperti con difficoltà gli occhi, per via
dell’acqua che scorreva contro il suo viso.
Sam non riuscì a trattenere un’altra risata e
strinse maggiormente le braccia contro il collo di lui.
–Oppure che sei più sexy tutto bagnato. -
-Smettila di ridere. - l’ammonì lui per poi
lasciare spazio a un ampio sorriso sulle sue labbra.
La porta della stanza si spalancò
all’improvviso e una testa castana
comparì improvvisamente. -Sam, sei…Ma cosa state
facendo?- L’espressione di Simon alla vista dei due
completamenti bagnati ancora avvinghiati passò dallo stupore
all’imbarazzo in tre secondi.
Sebastian lasciò la presa sui fianchi di lei, facendola
così poggiare nuovamente i piedi a terra, e portando poi una
mano dietro la schiena di Sam in modo da chiudere l’acqua.
–Ah, se imparassi a bussare quanto imbarazzo ti
risparmieresti. -
-E io che pensavo di aver visto di tutto. - Rispose l’altro,
completamente a disagio.
- Ma guarda che stavamo testando la temperatura dell’acqua,
non vorrei traumatizzarti troppo. - Ribatté Sebastian.
– Se vuoi puoi unirti a noi. -
-Sebastian!- Esclamò Sam completamente in imbarazzo
portandosi le mani al petto, tentando di coprirsi.
-Cosa sono queste facce? Non passavate il tempo a provarci tra di voi?-
Commentò il cacciatore.
-Simon, sei qui?- La testa rossa di Clary fece capolinea attraverso la
porta, sbarrando appena gli occhi alla vista della scena. –Ma
cosa…-
Sebastian sospirò scocciato muovendo qualche passo, portando
una mano sulla spalla di Simon, spingendolo così verso
Clary. –Sentite, senza offesa, tre è una festa ma
quattro è una folla. – Disse spingendo entrambi
verso l’esterno e chiudendo la porta non dando modo a nessuno
di replicare.
Sam si portò una mano alla guancia, si sentiva andare a
fuoco.
-Sei in imbarazzo?- chiese lui girandosi verso di lei.
-Ma cosa te lo fa pensare ?- Chiese ironicamente.
-Solo che sembri la versione adulta di un pomodoro. -
Commentò lui scrollando le spalle.
Sam sollevò gli occhi al cielo, tentando di spostare alcune
ciocche bagnate dal viso.
-Sei sempre così tenera e carina. – La
provocò Sebastian.
-Scusami?- Replicò lei.
-Beh, arrossisci la metà del tempo e l’altra
metà la passi a farti tremila filmini mentali sul
perché, per come o per quale. - Disse lui con
tranquillità.
Sam sollevò un sopracciglio, annuendo poi, tentando di
imitare la sua espressione completamente rilassata, muovendo qualche
passo e uscendo così dal bagno avvicinandosi nuovamente a
Sebastian. Si voltò di scatto, cogliendolo forse per la
prima volta di sorpresa, e andò a premere il proprio corpo
contro quello del cacciatore, facendogli aderire la schiena contro la
parete. Sollevò appena il mento in modo da sfiorargli con la
punta del naso quello di lui, per poi inclinare di nuovo il viso
così da potare le labbra all’altezza del suo
orecchio. -Non sono un peluche che mi definisci tenera e carina,
chiaro?-
Sebastian s’inumidì lentamente le labbra con la
punta della lingua, distendendo le labbra in un sorrisetto. - Per
quanto possa piacermi la piega che sta prendendo questa situazione non
possiamo stare qui a giocare, bambolina. –
Sam lo fulminò un ultima volta con lo sguardo per poi
lasciare la presa su di lui, indietreggiando di qualche passo, dandogli
poi le spalle mentre con lo sguardo cercava qualcosa con cui coprirsi.
I suoi vestiti erano completamenti bagnati. Sospirando si
chinò verso il pavimento recuperando la sua maglia e con le
dita tentò di rimetterla in sesto, sbattendola un paio di
volte.
-E’ proprio necessario che ti rivesta? io ti preferisco di
gran lunga in questa versione. –Le soffiò
all’orecchio Sebastian arrivandole alle spalle, avvolgendo
così completamente il busto di lei con un braccio.
-Avete finito?- La voce incalzante di Simon arrivò
attraverso la porta.
Sam sentì Sebastian imprecare a voce bassa e si
ritrovò a sorridere senza nemmeno accorgersene. –
Vado, oppure lo faccio fuori e ho promesso di non torcere un capello a
nessuno. - Sbuffò lui. – Ma tu rivestiti, quel
vampiro ha già visto troppo per i miei gusti. -
§
Nonostante non avesse con sé dei vestiti puliti, Sam aveva
comunque deciso di farsi una doccia del tutto sconsolata, ma poi la
donna della reception aveva bussato alla sua porta dicendole che le era
stato detto di potarle un cambio pulito. Sam si era sentita al settimo
cielo, non che fossero gli abiti più belli del mondo, un
vestito semplice verde dal taglio dritto e un cardigan bianco che
risaltava su di esso come un neon, ma in quel momento sembravano
perfetti.
Ora si ritrovavano finalmente tutti nella hall ormai deserta, pronti a
tornare da dove erano venuti.
-Sentite, appena torniamo dovrò parlare con il vostro
stregone. - Stava dicendo Sebastian.
-Sarà alla ricerca di quella spada. - Commentò
Clary.
-Non credo che ne avremmo bisogno. - Disse lui con
tranquillità.
-Cosa intendi?- Intervenne Simon.
-Che per ora non sono affari vostri. - Tagliò corto il
ragazzo e non appena vide che anche Sam li aveva raggiunti,
tirò dalla tasca il suo stilo. –Bene, possiamo
andare. -
Sebastian si guardò intorno per alcuni istanti poggiando poi
la punta dell’oggetto contro la parete e cominciò
a disegnare, muoveva la mano con la massima fluidità. Fu in
quel momento che Sam si soffermò a osservare lui e Clary,
non sembravano neppure fratelli, lui aveva i capelli di quel biondo
così innaturale mentre quelli di lei erano rossi e le
ricadevano in una cascata di boccoli. Uno aveva gli occhi neri come la
notte, solo nel guardarli sembrava che l’oscurità
ti penetrasse nelle ossa, invece quelli di Clary erano verdi, quasi
come il vestito che ora Sam indossava. Lei a differenza di lui non
indossava maschere di freddezza, si mostrava per quello che era, erano
come due rappresentanze differenti. Eppure nelle loro vene scorreva lo
stesso sangue. Fratelli ma quasi estranei.
Quando Sebastian ebbe terminato di disegnare, una runa si
formò sulla parete, e, lentamente, essa si dissolve
sostituita da un bagliore accecante che i quattro attraversarono.
La prima cosa che Sam vide non appena giunsero dall’altro
lato del portale fu una libreria, quella stanza aveva un aspetto
familiare, ma non sapeva definirlo. Era la casa di Magnus? Nonostante
sembrasse l’abitazione dello stregone, Sam, non
poté non notare che era arredata in un modo completamente
differente dall’ultima volta in cui era stata in quella
cucina.
Sentì qualcuno correre al suo fianco e poi riconobbe i
capelli dorati di Jace e il suo profilo, correre verso Clary,
stringendola fra le sue braccia.
Passare attraverso il portale l’aveva stordita.
-Sam!- Era una voce gentile e calda a richiamare la sua attenzione.
La ragazza sollevò lo sguardo a fatica e si trovò
a incrociare degli occhi terribilmente azzurri in contrasto con i suoi
capelli neri. - Alec.- Disse quasi in un sussurro e si gettò
verso l’amico, abbracciandolo. –Mi dispiace tanto,
non volevo piantarti in quel posto. - parlò di getto
portando il mento sulla spalla del cacciatore.
-E’ tutto okay- Le rispose l’altro con dolcezza,
accarezzandole la schiena.
-Beh, non è proprio tutto okay, ma a quanto pare Alexander
vuole sentirsi positivo. - Commentò la voce di Magnus,
comparendo poi oltre la spalla del ragazzo.
Sam si sentì pietrificare, l’ultima volta che
aveva visto lo stregone gli aveva praticamente urlato addosso, dando
sfogo a tutta la sua frustrazione per poi svanire.
-Magnus.- Disse a voce bassa, allontanandosi da Alec. –Mi
dispiace per essere fuggita via così.-.
- Senza rancore angioletto, non pensarci più. -
Annuì piano lo stregone, poggiando una mano sulla sua
spalla. –Sono felice che tu non ti sia fatta uccidere. - Fece
una pausa. –E lo sarà anche il nostro caro
Sebastian, che vedo ancora in mezzo a noi. - Commentò
portando lo sguardo verso il cacciatore che si era limitato a osservare
la scena. –Visto Jocelyn e tu che dicevi di non fidarti del
tuo figlioletto. –
Figlioletto? Sam voltò di scatto il viso verso la donna che
ora Magnus stava guardando. Ma non solo lui, anche Sebastian stava
osservando quella donna dai capelli dello stesso colore di Clary e i
lineamenti delicati, solo che lo sguardo di Sebastian era carico di
risentimento. Lei era sua madre?
Jocelyn ignorò del tutto le parole dello stregone e si
voltò appena verso Sam, osservandola. –Vedo che ti
hanno ridotta male, mi dispiace tanto cara. - Disse con dolcezza,
avvicinandosi appena. – Magnus potrebbe aiutarti a mandare
via tutti questi lividi, ma puoi riposare un po’
prima. -
-Smettila con questi inutili convenevoli. - Esclamò
Sebastian.
La donna si voltò verso di lui. – Cosa vuoi,
Jonathan?-
-Ti ho già detto di non chiamarmi in quel modo.-
Scattò lui.- Non ne hai il diritto, non sei una madre per me
e mai lo sarai. Sai perfettamente che sei la prima su cui
finirà la mia ira non appena tutto questo sarà
finito, e non credere che sarò gentile, gusterò
quel momento fino alla fine.-
Sam inorridì nel sentire Sebastian parlare in quel modo,
sembrava di rivedere Matt davanti ai suoi occhi. –Sebastian.-
sussurrò portando un braccio sul gomito di lui, tentando di
tirarlo indietro. – Calmati, per favore.-
Lui all’inizio sembrò sordo al richiamo di lei ma
poi distolse lo sguardo dagli occhi di Jocelyn per voltare il viso
verso la ragazza. – Lei sa cose su di te Sam, cose che non
dirà.-
Lei lo guardò per alcuni istanti, prendendo un lungo
respiro, prima di ripotare lo sguardo sulla donna. – Di cosa
sta parlando?-
Jocelyn che non si era scomposta minimamente, tirò su il
naso. –Non posso parlartene ora e qui, ma presto saprai tutto
il necessario, te lo prometto.- Le disse con calma.
-Sai la natura delle mie capacità?- Chiese nuovamente Sam
trattenendo il respiro.
La donna annuì. –Ma ora non posso dirtelo.
– Sussurrò. – Per ora andate a riposare,
domani andremo alla ricerca di quella spalla e avremo bisogno di
forze.-
-Non cercheremo nessuna spada.- Disse Sebastian.
-Ma cosa stai dicendo?- Ribatté Magnus.
-Avevi promesso di aiutarci!- Esclamò Clary.
-Ehi, calma.- Li zittì lui. –Non cercheremo la
spada perché abbiamo un’arma più
potente. –
-Sarebbe?-
-Lei.- Rispose Sebastian indicando Sam che lo guardò
confusa.
-Sei forse impazzito? La metterai solo in pericolo!- Esclamò
Magnus.
-Io non la metto in pericolo, io so che ha tutto il potenziale per far
fuori quella specie di scherzo della natura. Lei è
abbastanza forte per fare qualsiasi cosa.-
- Ma non ha neanche un allenamento fisico adatto.- Commentò
Clary.
-Per ora.- Sussurrò il cacciatore puntando gli occhi in
quelli della madre che stava annuendo lentamente.
NOTE
D’AUTRICE ◊
Salve a tutte, come
state? Spero bene!
Allora, prima di passare al capitolo avrei bisogno di parlarvi di una
cosa. Ultimamente ho notato di aver perso alcune persone per la strada,
ho paura che la mia storia stia diventando noioso, pensante o
ripetitiva, se così fosse vi chiederei davvero di dirmelo.
Sono pronta a tutte le critiche di questo mondo, anzi, potete farmi
anche solo quelle, ho bisogno di capire se vale la pena continuare
oppure no.. Non sono una di quelle autrici che scrive per le recensioni
ma se poi la storia ha un calo, uno qualche domanda inizia a
farsela… quindi niente, vi prego di cuore di spendere anche
solo dieci secondi o una riga per farmi sapere se vale la pena
continuare ad impegnarmi in tutto questo o sia meglio abbandonare un
progetto destinato a essere un qualcosa di obbrobrioso.
Bene, detto questo, spero che vi sia piaciuto, concretamente non si
scopre niente di nuovo o cose così, però ho
voluto regalare ai nostri protagonisti un momento di leggerezza dove
ricordare cosa significa ridere o amare.
Un bacione a tutte e come sempre grazie di cuore per essere qui.
Vi stringo.
p.s.
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Credits: Per la barra
prima delle note a : yingsu
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