SNK: 2000 anni dopo
SNK: 2000 anni
dopo
Armin guardò fuori dalla finestra, e si rese conto che
doveva
essere molto tardi. Si diresse quindi verso il letto e, dopo aver
alzato le lenzuola, si ci infilò dentro in un soffio. Aveva
sonno, ed era molto stanco sia fisicamente che mentalmente. Tuttavia
non riusciva a dormire: i suoi pensieri volavano alle ultime
spedizioni, alle morti dei suoi compagni e alla minaccia dei giganti.
Fin da bambino aveva sempre sognato un mondo libero, un mondo dove gli
umani avrebbero potuto vivere senza la paura di essere divorati da un
momento all'altro, un mondo dove egli avrebbe potuto viaggiare oltre i
confini della Terra, e scoprire tutte le leggi che governano l'Universo
e tutte le bellezze che il pianeta nasconde, oltre la minaccia dei
giganti. Ahimè, il mondo dove egli viveva era tutt'altro che
quello che lui avrebbe voluto: gli uomini erano schiavi, non si poteva
andare troppo lontano dalle mura perchè si rischiava di
morire
in un modo atroce, e lui non avrebbe mai scoperto cosa si nascondeva
oltre quei luoghi che aveva già esplorato con il resto della
Legione Esplorativa.
Armin sospirò, rigirandosi tra le coperte.
Ripensò a come
sarebbero state migliori tante cose, se i giganti non fossero mai
esistiti.
Si chiese se, da qualche parte nell'Universo, ci fosse un mondo come
quello che lui aveva sempre desiderato.
Quando si svegliò, prima ancora di aprire gli occhi,
sentì una sensazione di caldo e di umido sulla sua guancia
sinistra. Inizialmente non ci fece molto caso, credeva ancora di essere
in dormiveglia. Poi, però, la luce cominciò a
filtrare
oltre le palpebre, e si rese conto che doveva essere già
mattino.
Armin, che fino a quel momento era stato sdraiato sul fianco destro, si
mise in posizione supina, e aprì gli occhi.
In un primo momento non capì nulla: vedeva solo il sole, e
sentiva il terreno sotto la sua schiena.
Poi, quella sensazione di prima cominciò a tornare, e il
ragazzo si girò istintivamente per capire cosa fosse.
Un cane. O meglio, la lingua di un cane.
Armin si portò le mani agli occhi, per strizzarli. Cosa ci
faceva un cane a casa sua?
Poi riaprì le palpebre, e si rese conto che l'animale non
era
l'unico elemento anomalo che si prestava alla sua vista. Davanti a lui,
infatti, si ergeva una struttura di almeno 30 metri, completamente in
rovina, ma notevolmente grandiosa rispetto a tutte le altre abitazioni
di Trost.
Armin si girò quindi dall'altra parte, e un'altra struttura,
una
decina di metri più piccola, sovrastava di fronte a lui,
coprendogli interamente la vista.
Il ragazzo si alzò, spaesato. Il cane continuava a
scondinzolargli attorno, con la lingua penzoloni e le orecchie tese.
Armin lo ignorò, e si avvicinò al palazzo per
scoprire cosa ci fosse oltre.
E, in quel preciso momento, il traffico della città lo
stravolse.
Davanti a lui si estendeva una strada abbastanza larga, agli estremi
della quale correvano delle strisce bianche, mentre nel bel mezzo di
essa continuavano ad avanzare ammassi metallici con le ruote.
Armin sobbalzò, stringendosi il più possibile sul
muro
alle sue spalle. Dove si trovava? Che ne era di Trost? Cos'erano quegli
animali assurdi che si muovevano liberamente davanti a lui?
Il ragazzo decise di raggiungere l'altra parte della strada, per
chiedere informazioni a due uomini che discutevano animatamente davanti
ai suoi occhi. Ma nonappena mise piede oltre il marciapiede, un
automobile lo sfiorò sulla gamba, facendolo cadere a terra.
Il conducente abbassò il finestrino e, prima di passare
oltre,
gli urlò dietro di tornare a cantare "Tanti auguri" alla Rai.
Armin, non potendo comprendere l'allusione a Raffaella
Carrà,
continuò ad avanzare, fino a raggiungere i due uomini
dall'altro
lato della strada. I due erano talmente impegnati nella loro
conversazione che in un primo momento il ragazzo non volle
interromperli. Restò quindi ad ascoltare i loro discorsi,
sperando che intanto passasse qualcun'altro.
"Ti conviene sbrigarti, se vuoi vederlo" disse uno dei due, rivolto
all'altro "Prima che arrivi qualcuno a prenderlo e a portarlo in
manicomio!"
"Ma è vero che ha cominciato a mordersi il dito fino a farlo
sanguinare?" chiese l'altro "E che continuava a farlo mentre la ragazza
insieme a lui scazzottava tutti quelli che provavano ad avvicinarsi?"
Armin drizzò le orecchie, fingendo di non ascoltare.
"Proprio così! E continuava a ripetere 'diventerò
un
gigante, un bestione di 17 metri!' e intanto continuava a torturarsi il
dito. Credo siano cannibali, o una cosa del genere. Indossavano degli
abiti a dir poco assurdi!"
"Non ci posso credere!" esclamò l'amico "E la ragazza li ha
fatti fuori tutti?"
L'uomo scrollò le spalle, alzando le sopracciglia "Tutti
quelli
che osavano interrompere l'autolesionismo di Hannibal Lecter!"
L'altro sospirò, scuotendo la testa. Poi si voltò
e,
finalmente, sembrò accorgersi del biondino poggiato al palo
della luce alle sue spalle.
"Santo cielo!" esclamò stupito "Non credevo che i cugini di
campagna fossero in concerto da noi, questa sera!"
Armin arrossì, staccandosi velocemente dal palo.
"Scusatemi" balbettò alzando le mani all'altezza delle
spalle
come se volesse proteggersi "Sapete dirmi dove si trovano i due ragazzi
di cui stavate parlando? Sono miei fratelli, e non stanno molto bene di
cervello, vorrei poterli trovare prima che si facciano del male!"
"Beh, ci credo che non stanno bene di cervello!" esclamò
l'uomo
che doveva aver visto entrambi "Sono in Via Fiesole, proprio di fronte
al magazzino del vecchio Nino. In bocca al lupo!"
Armin non aveva la minima idea di dove si trovasse Via Fiesole e di chi
fosse il vecchio Nino. Tuttavia decise che sarebbe stato meglio
andarsene via di lì il più in fretta possibile, e
così cominciò ad incamminarsi verso il punto che
gli
aveva indicato l'uomo.
I due rimasero a guardarlo fino a quando non scomparì oltre
una palazzina.
Non ci volle molto a capire dove si trovassero Eren e Mikasa. Nonappena
svoltò l'angolo, infatti, Armin sentì delle urla
e le
seguì fino a quando non arrivò a un vicolo in
fondo a una
stradina. Lì c'erano Eren, accovacciato a terra con le mani
sulla testa, e Mikasa, con la fronte poggiata a un muro e i pugni
stretti. Al contrario di quel che si aspettava, attorno a loro non
c'era nessuno.
Armin corse verso i suoi amici, che non si erano accorti della sua
presenza. Mikasa si voltò e si mise in posizione di attacco,
ma
quando si rese conto che si trattava del suo amico, rilassò
i
muscoli e disse ad Eren di alzare lo sguardo.
Armin si chinò a terra, trafelato, e prima che Eren potesse
dire una sola parola si affrettò ad abbracciarlo.
"Dove siamo?" gridò "Ho paura! Ho visto cose strane nella
strada, e la gente mi dice cose che non capisco! Voglio tornarmene a
casa!"
Eren sospirò, lanciando uno sguardo a Mikasa. Lei prese
Armin per le spalle, allontanandolo dal ragazzo.
"Noi non sappiamo nulla" disse lei "Ci siamo risvegliati qui, sotto lo
sguardo di volti che non abbiamo mai visto. E qui siamo rimasti!"
Armin si sfiorò una lacrima con un dito, abbassando lo
sguardo.
"Beh, voi allora non avete visto quello che ho visto io!"
Eren e Mikasa si guardarono, preoccupati. Poi si alzarono insieme,
aiutando l'amico a fare lo stesso.
"D'accordo, Armin" disse Eren guardando le mura che li circondavano
"Mostracelo!"
Quando i ragazzi raggiunsero la strada, Eren e Mikasa capirono
immediatamente di cosa Armin stesse parlando.
Notarono subito quegli strani oggetti che si muovevano lungo l'asfalto,
e si chiesero come mai ci fossero degli umani dentro di loro.
"Che animali strani!" disse Mikasa aggrottando le sopracciglia "A Trost
non ne avevo mai visti!"
"Non sono animali" rispose Armin "Anche io all'inizio credevo che lo
fossero. Ma sono semplicemente veicoli: un agglomerato di metallo con
le ruote. Ci sarà qualcosa dentro che permetta di pedalare
per
far muovere il mezzo, o una cosa del genere!"
Eren e Mikasa rimasero in silenzio, incantati da quello che avevano
davanti agli occhi. C'erano troppe
cose strane: palazzi altissimi, aste attaccate al terreno che si
ergevano per almeno dieci metri alla cui sommità c'era un
piccolo oggetto che emanava luce, gente che indossava abiti fuori dal
comune, ragazzi con la pelle disegnata. Sembrava quasi che si fossero
catapultati in un altro mondo.
Poi, all'improvviso, mentre erano tutti incantati dalle stranezze che
si estendevano davanti ai loro occhi, un automobile dei carabinieri
passò proprio di lì, catturando la loro
attenzione.
"Che strano!" esclamò Mikasa "Perchè quel veicolo
fa quel suono strano?"
L'automobile si era fermata a causa del traffico, e Armin ebbe modo di
vedere ciò che accadeva al suo interno. Rimase paralizzato
quando, senza ombra di dubbio, aveva visto i capelli biondi del
Capitano Smith e la testa del caporale Levi. Istintivamente si
aggrappò al braccio dell'amico, indicandogli l'automobile.
"Ragazzi! Stanno portando via i nostri superiori!"
ANGOLO AUTRICE: Hola! Ecco a voi cosa ho partorito quest'oggi! Dio mio,
è completamente senza senso, lo so! Ma alla fine
è fatto proprio per questo: io mi diverto a scrivere, e voi,
forse, a leggere! Semplicemente, a causa della mia mente non tanto
normale, ultimamente pensavo a come sarebbe strano se i personaggi di
SNK vivessero ai giorni nostri. E, da questo pensiero, è
nata la fan fiction! Spero di aver stuzzicato il vostro interesse
almeno un pò :)
AVVISO:
Ho bisogno di OC, cioè di personaggi nuovi, che non hanno
nulla a che fare con SNK. Perciò, se avete qualche idea,
potete mandarmi i vostri personaggi per posta qui su EFP :) Basta che
mi specificate nome, età e carattere. Poi vedo io dove
infilarli, ma badate bene che poi posso accoppiarli con chi voglio (ma
almeno non rischiano di essere divorati dai giganti!). Detto questo,
addio u.u Alla prossima :)
|