Dare uno scopo ai limoni.

di Akrois
(/viewuser.php?uid=20731)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Dare uno scopo ai limoni.
 
 
 
 
Il paese è arrampicato in cima alla collina. Un insieme di case di colori e fogge diverse, tutte sparse senza un vero ordine logico, divise da viottoli, scalinate e qualche albero stanco.
Una casa ha l’intonaco giallo scrostato e un tappeto di limoni marci spiaccicati davanti alla porta d’ingresso.
In realtà i limoni sarebbero stati molto più felici sul loro albero o tra le mani di un umano gentile, ma di umani non c’è n’erano più e l’albero era troppo stanco. Si erano lasciati andare, quindi, contro le pietre del selciato, presto raggiunti da un folto gruppo di fichi suicidi.
Alcuni non erano neanche maturi!
Ma sia i fichi che i limoni comprendevano il dolore di una vita senza motivo. Che senso aveva starsene lì a ingrassarsi su un ramo sotto al sole, preoccupandosi solo degli uccelli o degli insetti?
Insetti e uccelli che sarebbero stati accolti a braccia aperte, ma che non venivano mai. Persino loro sembravano non voler avere nulla a che fare con quei poveri limoni e i loro compagni fichi.
Così, i limoni e i fichi nascevano, vivevano, s’ingrossavano e si spiaccicavano senza mai avere un vero scopo, coprendo il selciato di una massa maleodorante giallo/verde.
 
 
Un giorno il sole splendeva e nessun uccellino cantava. Un limone si schiantò a terra e nel farlo, li vide.
Erano almeno dodici.
Giovani e rumorosi, armati di pantaloni corti e sandali di variegata bruttezza, facevano foto ovunque e sorridevano tutti.
Il limone cadde a terra chiedendosi cosa ci facessero dodici persone in quello schifo dimenticato da Dio.
 Uno degli stranieri si allontanò dal gruppo e si avvicinò ai limoni. Loro fremettero silenziosi, aspettando l’esplosione.
La mano dello straniero era bianca e rossa, sorda al buon gusto anche nel cambiare colore, ma si strinse con sicurezza attorno ad uno di loro.
Il limone si ritrovò stordito, provando per la prima volta l’ebbrezza di essere stretto da mani umane.
Gli altri limoni gridarono di gioia. Persino i fichi festeggiarono, poco prima di essere raccolti e buttati con disattenzione in una busta di plastica.
Il limone voleva ridere e ballare, ma era solo un limone e quindi non poteva farlo.
Salutò a gran voce i suoi compagni rimasti sull’albero e si lasciò cullare dalla mano dello straniero.
 
 
Quella sera il limone venne strizzato su una stanchissima orata al forno.
Ma, prima di venir tagliato a metà da un coltello verde, il limone guardò le facce sorridenti dei giovani turisti.
Non era mai stato così felice prima d’ora.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2559606