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» Capitolo 18
«Se le persone fossero state pioggia, io sarei stato pioggerellina e lei un uragano. » (Looking for Alaska- John Green)
Sam
iniziò seriamente a pensare che in quel posto avessero
intenzione di ucciderla, la sola idea di doversi “allenare”
con Sebastian la paralizzava, non che pensasse che il cacciatore le
avrebbe fatto del male, ma farsi prendere a botte da persone che si
allenavano per quello da una vita non era un’opzione molto
gioiosa.
-Allora, esci da lì o devo venirti a prendere di peso?-
La voce di Sebastian echeggiò all’interno del piccolo
spogliatoio in cui si trovava in quel momento. Dopo che tutti si erano
messi a complottare tra loro era stata trascinata all’istituto di
New York, l’unico posto dove secondo detta di Jace “Avrebbe
avuto tutto il necessario per rinforzare i muscoli”. Aveva
indossato una tuta che le era stata prestata da Isabelle, per quanto
avesse tentato di infilarsi i pantaloni di Clary, non c’era
proprio riuscita, le arrivavano almeno cinque centimetri sopra le
caviglie mettendo in evidenza la loro differente statura.
Prese un lungo respiro muovendo alcuni passi, superando così la
soglia della porta della palestra e quando il suo sguardo ricadde su
Sebastian, intento a sistemare alcuni tappetini nel centro della
stanza, si sentì mozzare il fiato. Il ragazzo non indossava la
sua tenuta da cacciatore, ma una maglietta bianca e dei pantaloni da
tuta, mettendogli così in risalto i muscoli delle spalle e
quelli delle braccia che si tendevano mentre sollevava uno dei tappeti
che Sam suppose avrebbero fatto da ring.
-Eccomi. - Esordì avvicinandosi a lui, mentre lasciava scivolare
le dita tra i capelli che aveva sistemato in una coda alta.
-Sei pronta?-
Sam annuì lentamente consapevole che anche se avesse detto di no, niente sarebbe cambiato.
Seguì Sebastian al centro dei tappetini, che sotto il suo peso
si abbassarono come un materasso, e raggiunse così l’altro
capo del quadrato, portandosi di fronte a lui.
-Con cosa iniziamo?-
Non ebbe nemmeno il tempo di terminare la frase che lui le
arrivò addosso gettandola a terra. Il ragazzo sollevò una
mano che strinse intorno al collo della ragazza facendo in quel modo
una pressione con le dita, soffocandola. Sam, all'inizio, del tutto
colta di sorpresa non riuscì nemmeno a trovare la forza di
spostare il corpo di lui dal suo, lasciando così che le sue dita
le impedissero di respirare.
Alzò anche lei le mani che strinse intorno ai suoi polsi, tentando in tutti modi di tirarle via.
-Sebastian, mi stai facendo male. - Disse in un sussurro, la stretta
era sempre più forte e con essa aumentavano anche le vertigini.
-Pensi che una supplica faccia in modo che il tuo avversario ti
risparmi?- Le ringhiò lui all’orecchio. - La risposta
è no. No qualcuno che vuole la tua morte. - Fece una pausa
aumentando la stretta. –Combatti. –Le urlò.
-Ma se mi ammazzi ora, nemmeno ci arrivo in quella situazione. –Bofonchiò lei.
-Però la forza per parlare ce l’hai. - Commentò lui. –Concentrati!-
Sam chiuse gli occhi, la presa di Sebastian sul suo collo diventava
sempre più forte e mentre quella si rafforzava, il suo corpo
diventava più debole. Concentrarsi? Doveva concentrarsi su
cosa? Sul fatto che il ragazzo al quale si era avvinghiata allegramente
più volte, ora la stesse ammazzando? Avrebbero potuto scriverci
una tragedia.
Tentò in tutti modi di sgombrare la mente, stringendo con forza
le mani attorno ai polsi di lui, cercando in tutti modi di respingerlo
e qualcosa accadde. La stretta delle dita di Sebastian divenne sempre
più sopportabile, fino a sembrare una di quelle carezze che le
infiammavano la pelle. Così aprì gli occhi per vedere
perché l’avesse lasciata andare ma dal sorriso che lui
aveva sulle labbra, capì che non era stato lui a togliere le
mani. Era stata lei.
Si sollevò appena sulla schiena, tentando di recuperare
l’aria, tossendo a scatti e massaggiandosi il collo. –Come
ci sono riuscita?- disse in un sussurro.
-Lo sapevo che potevi farlo.- Disse lui sorridendole soddisfatto.
-Quindi mi hai quasi uccisa perché sapevi che potevo respingerti?- Chiese lei aggrottando un sopracciglio.
Lui scosse la testa. –In realtà non lo sapevo, ho solo provato.-
-COSA?- Urlò lei sconvolta. –Potevi farmi fuori.-
-Non l’avrei fatto.-
-Stavo quasi per morire soffocata.-
-Appunto, quasi, se fossi morta ora non dovrei subirmi le tue urla.-
Sam abbassò lo sguardo sulla propria mano che strinse in un
pugno e poi lo rialzò su di lui, avanzando con un piede in
avanti e con tutta la forza che aveva nel braccio lo sollevò,
colpendo così in pieno viso Sebastian che ricadde di schiena
contro il pavimento.
-Questo è per avermi QUASI uccisa.- Disse Sam abbassandosi su di
lui, mettendo così le ginocchia di fianco alla sua vita e
sedendosi poi sul suo ventre, pronta a colpirlo ancora.
-Te l’ho già detto che ho un debole per le ragazze
violente. – Disse lui divertito, asciugandosi con il pollice
della mano un rivolo di sangue che gli era ricaduto lungo le labbra.
-Sta zitto.- Tagliò corto lei ma mentre sollevava nuovamente il
pugno, entrambe le mani di Sebastian strinsero i suoi fianchi in una
stretta salda e con un movimento veloce il cacciatore la chinò
su di lui, per poi rotolare su un fianco in modo da invertire le
posizioni.
Ora il corpo di Sam era schiacciato sotto quello di Sebastian, tentando
in tutti i modi di liberare la stretta che lui aveva sui suoi polsi
incollandoli al pavimento.
-Dicevo? Ah sì, adoro le ragazze violente.- Quasi
sussurrò mentre si chinava sul collo di lei, accarezzandone la
pelle con la punta del naso.
-Oh, davvero? Ora giochi la carta del “seduciamo la
deficiente”?- Borbottò Sam, allontanando bruscamente il
collo, incollandolo maggiormente al pavimento.
-Chi? Io? Ma ti pare.- Rispose lui fintamente indignato per poi
lasciare sul suo viso solo spazio a un sorrisetto, uno di quelli che
facevano venire voglia a Sam di fargli una faccia di schiaffi.
Sebastian si chinò nuovamente su di lei, facendo incontrare
questa volta le punte dei loro nasi, per poi scendere sulle sue labbra
che baciò. Sam serrò le sue impedendogli l’accesso,
ma lui le mordicchiò con più forza il labbro inferiore
così che lei fu costretta a schiuderle e il cacciatore
impiegò pochi istanti per rendere quel contatto più
profondo. Mosse la lingua nella bocca di lei esplorandola
meticolosamente con la punta di essa fino a trovare la sua, che
intrecciò con la propria, iniziando a muoverle insieme in una
specie di danza perfettamente sincronizzata.
Sam riusciva a sentire ogni parte del suo corpo contro il proprio, era
come se fossero una cosa sola, nonostante quel bacio
l’annebbiasse del tutto la mente, tentava con ogni forza di non
cedere e di trovare un modo per allontanarlo da se. L’avrebbe
baciato in un altro momento, eccome se lo avrebbe fatto, ma ora, ora
voleva solo fargli capire che con lei quei giochetti non funzionavano.
Mosse appena le gambe e approfittando della sua distrazione,
posizionò un ginocchio in mezzo alle sue gambe e con un
movimento veloce colpì verso l’alto, puntando direttamente
alle sue parti basse.
Sebastian interruppe il contatto delle loro labbra balzando più
per la sorpresa che per il dolore e Sam ne approfittò per
scivolare via dalla sua presa e rimettersi in piedi.
-Punto prima, evita i tuoi modi da macho con me, perché se no
questa è la prima ginocchiata di una lunga serie.- Disse lei,
guardando il cacciatore che aveva la faccia contratta per il dolore.
- Tesoro, portandomi alla castrazione, ci perdi solo tu.-
A quel commento Sam si sentì avvampare, ma tentò in tutti
modi di nasconderlo, il pensiero di quello che lei e Sebastian avevano
condiviso la mandava ancora maledettamente a fuoco, nonostante nessuno
dei due ne avesse più fatto parola.
Perché l’attrazione doveva essere così dannatamente
forte? Delle volte aveva difficoltà perfino a stargli vicino e
tutto quell’avvinghiarsi di poco prima aveva solo fatto aumentare
le palpitazioni.
Si portò una mano sul fianco tentando di non mostrarsi come una
mosca affascinata dalle luci elettriche delle lampade, così come
la mosca si bruciava al contatto con la luce questo accadeva a lei
quando Sebastian la toccava.
-Possiamo finirla per oggi?- Buttò lì.
-Ma se non abbiamo iniziato da neppure dieci minuti.- Sebastian aggrottò la fronte contrariato.
- Per favore.- Ripeté lei, distogliendo lo sguardo da lui.
Lui la osservò per qualche istante e poi la sua espressione
mutò, sembrava preoccupato. – Ti fa male in qualche
punto?- Le chiese avvicinandosi a lei.
Sam istintivamente fece un passo indietro, per poi bloccarsi sentendosi un’emerita idiota. –Nono e che…-
-Sì?- La incalzò lui ma la sua espressione era cambiata, non era più pensieroso, anzi, appariva divertito.
-Sì, ho un dolore lancinante al fianco, penso sia meglio che mi sdrai.- Mentì lei.
-Aspetta.- Sebastian fece una pausa chinandosi appena e portando una
mano dietro al suo fianco, premendo appena le dita contro la stoffa
della sua maglia. –E’ qui che ti fa male?-
Sam lo maledisse mentalmente un minimo di dieci volte, i loro visi
erano talmente vicini da riuscire a percepire il respiro di lui sulla
pelle. –E dannazione!- Esclamò.
-Cos...- Ma il cacciatore non ebbe nemmeno il tempo di terminare la
frase, le labbra di Sam si erano fiondate sulle sue cercando quel
contatto disperatamente e stringendogli entrambe le braccia intorno al
collo in modo da rendere quel contatto più profondo.
Mentre le loro lingue tornavano a unirsi nuovamente, Sebastian strinse
entrambe le mani intorno ai fianchi di lei in una presa salda e
tirandola così indietro in direzione degli spogliatoi.
Sam indietreggiò lasciandosi guidare da lui mentre abbandonava
le sue labbra per scendere in direzione della mascella che
mordicchiò, stringendo la pelle tra i denti.
Sebastian si lasciò sfuggire un sospiro, prendendola così
di peso e sollevandosela addosso. –Piano bambina, non qui.
– Sussurrò appena e raggiunse la porta degli spogliatoi
che aprì con un calcio, chiudendo la serratura.
Riportò l’attenzione a Sam cercando nuovamente le sue
labbra e premendo con forza contro il suo corpo, stringendola
così tra la sua figura e la parete. Strinse tra entrambe le dita
il bordo della sua maglia che sfilò via velocemente, scendendo
poi a baciarle il collo, lambendo una porzione di pelle con labbra e
succhiando appena in quel punto portando il sangue in superficie.
Sam schiuse le labbra a quel contatto, stringendo le dita intorno al
tessuto della maglia di lui, che poco dopo sfilò via, facendo
ricadere lo sguardo sul torso ora nudo di Sebastian, che nel frattempo
le aveva sciolto i capelli, cosicché le ricadessero sulle spalle
disordinatamente. Lei poggiò entrambe le mani sul suo petto,
chinando poco dopo anche il viso e iniziando a tracciare una scia di
baci lungo la sua clavicola, scendendo sempre maggiormente verso il suo
petto, mentre con la punta delle dita tracciava il contorno della
muscolatura.
-Sam…- Sussurrò Sebastian mentre s’intrecciava tra
le dita i capelli di lei, carezzandoli lentamente tra le mani e
usandoli come punto di sfogo per ogni vibrazione che attraversava il
suo corpo al contatto delle sue labbra.
L’attenzione di Sebastian ritornò al corpo di Sam e dopo
aver percorso con le dita il suo busto, portò le mani alla molla
dei pantaloni della tuta e iniziò a chinarli verso il basso,
abbassandosi anche lui in automatico, con le gambe, in modo da
tracciare un percorso con le labbra che partiva dal suo interno coscia
e scendendo in direzione delle ginocchia.
Non ci volle molto e anche i pantaloni di lui furono sfilati,
cosicché Sebastian le avvolse il busto con una mano stringendola
maggiormente contro la parete.
-Sei così bella.- Sussurrò fermandosi qualche istante a fissare gli occhi nocciola di lei.
Sam non riuscì a trattenere un sorriso e poggiò la fronte
contro quella di lui. –Tu lo sei. Lo sei così tanto da
mozzarmi il fiato.- la ragazza lo sentì sorridere contro la
propria pelle e poi con un movimento delle braccia la sollevò
facendole avvolgere le gambe intorno ai suoi fianchi. Ed erano una cosa
sola.
Sin da subito Sam capì che sarebbe stato differente dalla prima
volta, in tutto quello c’era amore ma anche frustrazione, dolore
e parole che nessuno aveva il coraggio di pronunciare. Ma mai come in
quell’istante si sentì completa e al suo posto.
§
-Qualsiasi cosa avete intenzione di fare, dovete farlo stanotte!-
Magnus rivolse i suoi occhi da gatto in direzione del viso ora
contratto di Jocelyn. –Non basta solo la forza fisica, alcune
persone, come Sam, traggono maggiore energie attraverso gli elementi
naturali! Stasera ci sarà la luna piena, uno dei massimi aiuti
per gli stregoni e gli…-
-Ma lui è anche un licantropo, ne trarrà forza anche per se stesso!- Lo interruppe Jocelyn.
Magnus sospirò profondamente. –Ascolta, se Sam riuscisse a
controllarsi, sarebbe più facile di uno schiocco di dita
liberarsi di Matthew!-
Jocelyn trasalì. –Parla a voce bassa, non farmi pentire di
averti detto quello che so sulla ragazza.- Poi respirò
profondamente, lasciandosi ricadere sulla grossa poltrona del soggiorno
dello stregone. – Ho paura che non ne sia capace, che non riesca
a controllare il suo potenziale e che lui la uccida.-
-Sai perfettamente cosa fare perché lei lo liberi!-
Esclamò lui, stringendo le dita contro il tessuto del divano.
–Non capisco cosa ti trattiene, Jocelyn.-
La donna sospirò stancamente chiudendo gli occhi.
–Jonathan.- disse in un sussurro. –Credo che la ami e se
è riuscita a redimere il cuore di un demone… Non so,
forse può guarirlo da quello che gli ha fatto Valentine.- Fece
una lunga pausa abbassando lo sguardo sulle proprie mani.
–Purificarlo dal sangue di demone e riavere indietro mio figlio.-
-Tu non nutri affetto per quella persona.- Puntualizzò Magnus.
-Ma potremmo avere una seconda opportunità per essere una famiglia.-
- Jocelyn, è troppo semplice amare le cose pure e belle. Tu hai
odiato il sangue del tuo sangue solo perché era la tua
più grande paura e ora non credo che lui ti perdonerà
mai.- Mormorò Magnus. –Sei sua madre ma non sarai mai la
sua mamma.-
La donna lo guardò alcuni istanti restando in silenzio, serrando il labbro inferiore nella stretta dei propri denti.
-Sam è differente, lo sappiamo entrambi, penso che possa essere
una conseguenza della sua natura a portarla verso le anime perdute,
è quello che fanno gl…-
-Non dire quella parola.- Lo ammonì Jocelyn. –Potrebbero sentirci.-
-Quale parola?-
Sia Magnus che la donna voltarono di scatto il viso, portando gli occhi
sulla figura di Sam che se ne stava a braccia incrociate con la spalla
poggiata allo stipite della porta.
-Da quando sei qui?- Sussurrò Jocelyn.
-Da quanto basta.- Rispose lei.
- Lo sai che origliare è maleducazione?- commentò Magnus,
rilassandosi nuovamente contro il cuscino morbido del divano.
Sam scosse la testa. –No se l’argomento in questione mi
riguarda.- Dopo di che lasciò scorrere lo sguardo sul viso di
Jocelyn, lanciandole un’occhiata piena di risentimento.
–Ora io farò le domande e voi risponderete. Se solo osate
fare gli enigmatici vi giuro che vi mando a fuoco, alcune cose so
controllarle.- E dopo aver pronunciato l’ultima frase
guardò nuovamente la donna.
-Sono un libro aperto per te, tesoro.- Borbottò Magnus. –La donna dei segreti è lei, non io.-
-Bene, donna dei segreti.- Sam chinò appena il volto facendo una pausa. –Chi è Valentine?-
-Ma ora cosa c’entra il marito pazzo? Sei qui per sapere qualcosa
su di te o per risolvere l’enigmatica esistenza del tuo
fidanzatino?- Commentò lo stregone.
-Entrambe.-
Jocelyn reggette lo sguardo di lei, per poi annuire lentamente. –Era mio marito e il padre di Jonathan.-
Sam sollevò un mano, facendole il segno di proseguire.
–Quando io ero incinta di Jonathan, Valentine evocò
Lilith, la madre degli stregoni e un demone superiore, chiedendole di
darle il suo sangue. Lei lo fece e mio marito tramite tisane e decotti,
riuscì a farmi ingerire quel sangue, ogni notte ero tormentata
da incubi e quando Jonathan nacque… Io.- Jocelyn chiuse gli
occhi facendo una pausa. –Lo vidi, aveva gli occhi così
neri che sembravano due buche, lo odiai, quello non era il mio bambino.
Valentine lo aveva trasformato in un mostro. –
-Lui non è un mostro.- Sussurrò Sam.
-Lo è.- Ribatté Jocelyn. –Ha fatte tante cose, ha
ucciso come se fosse il suo più grande divertimento. Non provava
pietà neanche per i bambini. Lui è solo…-
-Non è la persona che ho conosciuto io.- Commentò lei, stringendo le mani in due pugni.
-Lo so, ed è questa l’anomalia, lui non può amare,
eppure… - La voce le morì in gola. – Con Magnus
pensiamo sia per via della tua natura.-
-E cosa sarei?- Chiese immediatamente lei.
Non risposero.
-Cosa sono.- Ripeté lei calcando le parole con la voce.
Jocelyn girò il viso verso Magnus, frustrata. –Non è pronta per saperlo.-
-Se è pronta per combattere sarà pronta anche per quello.- Rispose lo stregone.
-Non fate come se io non fossi qui.- Sam respirò profondamente. –Rispondetemi.- Urlò.
- Non mi caverai una sola parola.- Rispose Jocelyn, alzandosi in piedi e portandosi di fronte a lei. – Mi dispiace.-
Sam chiuse gli occhi e sentì qualcosa cambiare dentro di lei,
una forza che sapeva di non possedere normalmente, ma che ora sentiva
sua. Li aprì nuovamente e puntò lo sguardo negli occhi
verdi di lei, per poi sollevare una mano e con un scatto veloce
colpì la donna in pieno viso.
L’impatto fece ribalzare Jocelyn nuovamente sulla poltrona,
portandosi istintivamente una mano sul volto, il punto in cui Sam aveva
colpito la sua pelle sembrava andare in fiamme costringendola ad
ansimare per il dolore.
Magnus balzò in piedi, cercando di frapporsi tra le due, ma
quando incrociò lo sguardo di Sam gli sembrò che le sue
pupille andassero a fuoco. La ragazza lo superò e si
chinò su Jocelyn, portando il viso a un centimetri dal suo.- Non
ho idea di chi tu sia, non sei nessuno per controllare cosa ho diritto
di sapere o no, quindi o parli o dovrò fare cose spiacevoli per
ottenerle.- Mormorò a denti stretti.
-Io direi che molto più pronta di quanto pensi.- Commentò
Magnus riferendosi alla sberla che aveva ricevuto la donna in pieno
viso.
Jocelyn ansimò appena e poi alzò le mani in segno di resa. –Va bene, ti dirò tutto quello che so.-
-Cosa sta succedendo?- Sebastian attraversò la porta, osservando la scena sinceramente confuso.
-Che faccia amico, sembra tu sia reduce da un coffee shop.
–Commentò Magnus. Ed era vero, Sebastian non si era mai
mostrato a loro con un viso così rilassato, ogni volta aveva
quello sguardo che sembrava volesse ucciderli tutti mandando frecce
dagli occhi.
-Stanne fuori.- Tagliò corto Sam senza distogliere lo sguardo dal viso di Jocelyn.
- Sam.- Mormorò lui sorpreso.
-Lasciala stare, è momentaneamente posseduta.- Replicò lo stregone.
-Zitti tutti e due.- Esclamò la ragazza girando il viso verso di loro.
-I tuoi occhi…- Commentò Sebastian notando che al
nocciola era stato sostituito una dorato che sembrava mandare
scintille.
La ragazza lo ignorò e tornò a guardare Jocelyn. –Parla.- le intimò.
-Valentine condusse altri esperimenti.- mormorò la donna.-
Questa volta non usò il sangue di demone ma quello di un angelo,
Ithuriel. Prima di scappare verso New York ebbi modo di parlare con
lui. O meglio, un giorno scesi nello studio, Valentine era uscito e io
andai la sotto. Volevo capire cos’altro avesse combinato e quando
mi ritroverai il corpo inerme di quell’angelo mi sentii svenire.
Lui non parlava, sembrava morto ma non lo era e fu allora che mi disse
di te.-
-E’ anche lei vittima degli esperimenti di mio padre?- Chiese Sebastian, stringendo le mani.
Jocelyn scosse la testa. –No, lei non c’entrava nulla con
Valentine… Lei era ancora al sicuro in quel periodo. Ma Ithuriel
mi disse che andava protetta, i suoi genitori non potevano accudirla,
era frutto di un forte amore che non poteva essere consumato ed era
stata portata qui per lasciarla crescere senza che rischiasse la vita.-
-Chi erano i miei genitori?- Chiese Sam, ma la sua voce era meno dura.
- Chi sono.- La corresse Jocelyn.
-Sono ancora vivi?- La voce della ragazza si riempì di speranza.
-Sì, lo sono. Ithuriel mi chiese di aiutarti, diceva di sapere
che il mio animo era buono e che non avrei lasciato che una bambina
morisse. Non dopo quello che Valentine aveva fatto a Jonathan.- Fece
una pausa e il suo sguardo vagò sul viso del figlio che era
rimasto impassibile. – Ma io non capivo perché volessero
far del male a una bambina, allora gli dissi che lo avrei aiutato solo
se lui mi avesse raccontato tutta la storia.-
Sam si morse le labbra nervosa, stringendo le dita contro il bracciolo della poltrona. –Continua.-
Jocelyn deglutì appena, per poi annuire. – Tua madre si
chiama Ariel, è un arcangelo, sulla Terra è come
un'autorità di Dio. E' l'angelo della cura, dell'ira e della
creazione.- Sam si sentì mancare. - Mentre tuo padre
prende il nome di Hesediel, per quanto mi disse Ithuriel, fu l'angelo
che impedì ad Abramo di sacrificare suo figlio Isacco. Anche lui
è un arcangelo, solo che della libertà, della
benevolenza, della grazia, e l'Angelo Patrono di coloro che
perdonano. Su tuo padre posso dirti che è uno dei due latori che
seguono subito dietro Michele, a testa dell'esercito degli angeli prima
della battaglia.-
-Ma questo significa che Sam è una specie di…- Sebastian
sollevò lo sguardo sulla ragazza.- …Angelo?-
-Non una specie.- Lo corresse Magnus. –E’ un figlia di due Angeli, questo fa di lei un Angelo.-
-Ma non ha il loro aspetto!- Commentò il ragazzo.
Jocelyn ammiccò in direzione della collana che Sam portava al
collo con il ciondolo della runa della protezione. – Quella
collana in realtà non la protegge, ne tiene solo a freno i
poteri facendola sembrare una comune mortale.-
Sam si portò una mano alla testa, indietreggiando lentamente,
allontanandosi così dalla donna. Ogni cosa intorno a lei
sembrava girare vorticosamente, le ginocchia diventarle molli e aveva
voglia di rimettere.
-Mi sa che il nostro angioletto sta per svenire.- Costatò Magnus
sporgendosi in direzione della ragazza e avvolgendole il busto con le
braccia in modo da sorreggerla. –Va tutto bene. Respira
profondamente e ritrova la lucidità. –Le sussurrò
all’orecchio.
Sebastian la fissava come se ora la vedesse per la prima volta,
sembrava nervoso . –E’ per questo che l’ibrido vuole
ucciderla.- Disse poi. –Incanalando il potere di un Angelo
diventerebbe invincibile.-
Jocelyn annuì lentamente. –Esatto.-
A Sam sembravano tutti lontani anni luce, perfino il suo corpo. Come
poteva essere vero? Lei era una persona comune, qualcuno che non aveva
mai avuto modo di sentirsi speciale.
-Perché i miei genitori mi hanno abbandonata qui?- Disse poi in un sussurro.
-Perché l’amore tra Ariel e Hesediel non era accettato
dagli altri Angeli. Hesediel è uno dei pezzi grossi e se fosse
stato legato sentimentalmente a qualcuno, il suo giudizio sarebbe stato
offuscato dal mettere davanti prima le persone amate e poi il Trono.
Ariel ne era consapevole, sapeva che la figlia di Hesediel sarebbe
stata vittima di persecuzioni, così decise di mandarti qui.- Le
spiegò Jocelyn.
- Quindi mio padre non mi ha mai voluta?- Chiese nuovamente Sam.
- Come potrebbe un genitore non volere il proprio bambino.- Mormorò la donna.
- Tu lo hai fatto.- Ribatté lei.
Jocelyn si sentì colpire come uno schiaffo da quelle parole, ma poi riprese il proprio contegno e aggiunse. -
Ariel e tuo padre hanno fatto e fanno ancora di tutto per proteggerti,
solo che tu non ne sei consapevole. Si sono rivolti ad un Nephilm,
perché noi siamo i loro guerrieri, e chi altro poteva
proteggerti?-
Sam ebbe l’istinto di chiudere gli occhi, le lacrime premevano
per uscire, e quella volte non le trattenne. Lasciò che
ricadessero calde lungo le sue guance, rigandole il viso. In quelle
lacrime racchiudeva tutto quello che aveva passato, ogni momento che si
era sentita fuori posto. Da quando era stata sola in un orfanotrofio,
all’amore mai ricevuto dalla famiglia a cui era stata affidata, a
come il suo più grande amico l’avesse tradita e al
perché i suoi genitori non fossero più tornati a
prenderla.
Due mani si strinsero intorno al suo viso, costringendola ad aprire gli
occhi. Si ritrovò a specchiarsi negli occhi neri di Sebastian
che era in piedi davanti a lei. –Va tutto bene, Sam. Sei sempre
tu, non è cambiato niente.- Le sussurrò lui mentre con le
dita raccoglieva una sua lacrima.
-Ogni cosa è cambiata.- Rispose lei a voce bassa.
- Non necessariamente, cambierà se tu le darai il potere di farlo.- Le disse lui.
Magnus si era allontanato dai due, avvicinandosi così a Jocelyn
poggiandole una mano sulla spalla. La donna sembrava distrutta da tutto
quello.
-Sam, lo so che forse non è il momento migliore ma Matt va ucciso. Stasera. – Le disse lo stregone.
-Non ho idea di dove sia.- Disse lei, tirando su il naso.
-Posso provare a trovarlo… ma la domanda è
un’altra: tu sei pronta?- Lo sguardo di Magnus era terribilmente
serio, ma non la fissava solo lui, anche gli occhi di Jocelyn e
Sebastian erano sul suo viso.
Sam sollevò la testa, uno sguardo fiero e una nuova luce negli
occhi. - Lo ucciderò e con la sua pelle ci faremo un tappeto.-
Sebastian rise . -Si vede che passi troppo tempo con me.-
La ragazza sollevò l’angolo delle labbra in un sorriso,
per poi abbassare lo sguardo sulle sue mani. Aveva così tanto da
metabolizzare.
NOTE D’AUTRICE ◊
Salve a tutte! Prima di tutto auguri di buona Pasqua, spero che queste vacanze siano andate bene!
In primo luogo vorrei ringraziarvi per le recensioni dello scorso
capitolo, siete la dolcezza davvero, sono così fortunata ad
avervi.
Poooi, cosa ne pensate del capitolo? Avevate immaginato che dietro i
poteri di Sam ci fosse questa storia? Oppure che vi sia piaciuta come
cosa?
Avevo pensato di fare una OS su Ariel e Hesediel, non so, una specie di
Prequel per farvi capire che tipo di persone erano i genitori di Sam(?)
e cosa hanno provato. Secondo voi? Tell me!
Un bacio <3
Vi stringo.
p.s.
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Credits: Per la barra prima delle note a : yingsu
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