Justin's POV.
Non
finirà bene. Non finirà bene per niente. Non
finirà bene proprio per niente. Lux si sposta leggermente
cosicché mi possa sedere, e si siede su di me, evitando gli
sguardi della gente che la osservano siccome fino a pochi secondi fa
sussurrava parolacce a non finire perché non danno le
noccioline sull'aereo.
«Come faccio a parlare con te se qualcuno si siede
accanto?» Sussurra mentre si allaccia la cintura e appoggia
la borsa sul sedile di fianco.
Faccio spallucce tranquillamente e infilo le dita nei suoi fianchi
appena l'aereo si muove, solo per fermarsi due secondi dopo. Dio, ti
prego, fai che non capiti nessun incidente. Non farebbe differenza
visto che sono già morto ma non potrei sopportare di cadere
da 20.000 e schiantarmi al suolo.
E anche perché perderei Lux.
«Hai paura di volare?» Mi chiede piano, tirando
fuori l'iPod e un libro e appoggiandoli sulle gambe. Non può
aprire il tavolino finché l'aereo non sarà
stabile in aria.
«Non ho mai volato con un aereo prima.» Bofonchio
mentre guardo i passeggeri farsi strada verso i loro posti. Sento vari
mormorii intorno a noi, qualche anta che sbatte e qualche tizio
imprecare perché non può bere finché
non decolliamo.
«Cosa vuol dire che non posso prendere dell'acqua?
É solo acqua, per l'amor di Dio! Non farà
crollare un aereo che sta fermo!» Sbraita.
«L'aereo non cadrà, vero?» Chiedo a Lux,
e lei scuote la testa mentre gira qualche pagina. «Che ne
sai?»
«L'aereo è il mezzo più sicuro.
C'è più gente che muore andando in balcone che
sull'aereo, stai tranquillo. E poi non sei già morto? Che ti
frega?» Un passeggero le lancia un'occhiata perplessa e lei
gli sorride velocemente. «Sto leggendo. Leggere mi
calma.» L'uomo annuisce lentamente e torna a guardare fuori
dal finestrino.
Oddio mio, so già che finirà molto male. O per me
o per Lux. Potrei anche farle dei buchi nel corpo che continuo a
infilarci dentro le dita. Allento un po' la presa e mi schiarisco la
voce, sporgendomi per leggere con lei.
In circa un quarto d'ora tutti i passeggeri sono seduti e le porte
dell'aereo si chiudono, poi le hostess iniziano a mostrare le uscite di
sicurezza e le varie cose da fare in caso di pericolo. Non mi rilassano
e non mi fanno sentire più sicuro, e sicuramente mi
dimenticherò anche come si cammina semmai l'aereo stesse per
cadere. Le misure di sicurezza sono completamente inutili se paragonate
al panico che scoppierebbe tra i passeggeri.
L'aereo inizia la sua corsa e Lux mette giù il libro,
gustandosi il fatto che il sedile accanto a noi è vuoto.
«Posso sedermi lì?»
«No, non mentre siamo in fase di decollo. Quando saremo su
puoi spostarti.» Annuncia allegramente, poi guarda fuori dal
finestrino. «Allora, sei emozionato? Spaventato?»
«Sono schiacciato.» Borbotto e lei mi da una sberla
senza farsi vedere. «Lux, te l'ho già ripetuto che
è una pessima idea, vero?»
«Sì, mi hai tenuta sveglia tutta la notte per
ripetermelo. E io ti ho già ripetuto che è
un'ottima idea. Ti divertirai, vedrai quanto è cambiata
Milwaukee nel corso degli anni. A me piacerebbe.»
Alzo gli occhi al cielo e appoggio la testa al sedile, respirando
profondamente e ignorando la spinta che arriva quando l'aereo si stacca
da terra. In pochi minuti siamo in volo, e l'allarme per le cinture di
sicurezza si spegne, così metà dei passeggeri si
alzano e così fa anche Lux per farmi sedere accanto a lei.
Fa finta di prendere qualcosa dalla borsa e si rimette a sedere,
sospirando.
«Vengono a prenderti all'aeroporto?» Le chiedo, e
lei annuisce. «Quanti anni hanno?»
«Mia zia 38, mio zio 42. Ti piaceranno. Anche
perché mia zia crede nei fantasmi.»
«Non sono un fantasma!» Le lancio un'occhiataccia e
lei fa spallucce.
«É la stessa roba, Justin. In ogni caso sono
sicura che ti piaceranno anche i loro angeli. E potrai vedere quelli
dei tuoi genitori e chiedere cose! Oh, mio Dio! Non ci avevo
pensato!» Scatta a sedere e qualche passeggero borbotta del
fastidio.
«Lux-»
Mi interrompe, alzando una mano. «Non dire niente, Justin.
Non dire niente. É una cosa assolutamente bellissima. Potrei
andare a trovare i tuoi genitori con te. Potrei dire che sono tua
figlia.»
«Mia cosa?!»
Ride piano per non farsi sentire e mi fa segno di non urlare.
«Zitto.»
«Mia figlia? Ma sei fuori di testa? E se i miei genitori
parlano ancora con Michaela?»
«Oh, avevi una ragazza, eh?» Mi fa l'occhiolino e
le lancio un'occhiataccia.
«Zitta, Lux. Sì, ovviamente avevo una
ragazza.» Mugugno, appoggiando la schiena al sedile e
chiudendo gli occhi. Il carrello delle bevande mi attraversa il gomito
e oscilla leggermente prima di fermarsi.
«Avete rotto o... Sai...»
Sospiro e mi passo le mani sulla faccia. «Sono morto,
Lux.»
«Quindi non posso dire di essere tua figlia. Che cosa
suggerisci? Oh! Ho un'idea. Potrei dire di aver avuto un sogno con te
che mi dicevi di andare a trovarli. Che ne dici?»
La guardo confuso e lei fa spallucce. «Senti, ne parliamo
quando avremo i piedi per terra, va bene? Ora non sono dell'umore
giusto.» Annuisce.
Sua zia è una grossa, bassa donna dai capelli biondo platino
e occhi verdi, palesemente ossessionata con il blu e con i chiuaua. Ne
ha quattro al guinzaglio quando ci raggiunge di fronte all'aeroporto e
stringe Lux in un abbraccio. Parlano del più e del meno e
Lux si ferma appena in tempo prima di presentarmi, e infine suo zio
parcheggia davanti a noi e saliamo in auto per raggiungere casa loro.
«Allora, tesoro, com'è stato il volo? C'erano
turbolenze?» Le chiede Naya, girandosi verso di lei e
ignorando i lamenti dei suoi quattro topi.
Troppe turbolenze. «Non è stato così
male. Sono solo stanca, è stato molto lungo e c'era gente
che russava.» Lux fa spallucce e controlla il telefono,
rispondendo ad eventuali messaggi. «Devo chiamare
papà quando arriviamo. Posso usare il telefono di
casa?»
«Certo, Lux. Come va la scuola?»
«Benone.»
«Sono contenta che tu stia bene. Tua madre mi ha parlato
dell'incidente che hai avuto. I dottori pensavano che non ce l'avresti
fatta ed eccoti qui. Deve essere stato un angelo.» Sorride,
stringendo la mano di sua nipote.
«Oh, sì.» Lux tossisce leggermente e si
passa le dita sugli occhi. «Un angelo che tremava per la
paura sull'aereo.»
«Stai zitta!» Sussurro, alzando gli occhi al cielo.
«Come dici, Lux?» Chiede Naya di nuovo,
rivolgendole uno sguardo confuso.
«Niente, zia. Parlavo da sola.»
Non tremavo, comunque. C'era solo troppa gente che andava avanti e
indietro e si nascondeva nei bagni per ore e ore e ore. Non voglio
neanche sapere che cosa stavano facendo, non penso che sopporterei
anche quello oltre ai vecchi che si lamentavano del caldo, del freddo,
dei sedili scomodi, della musica troppo alta, della TV che non smetteva
di parlare, delle cinture, delle scarpe, della gente, dei finestrino,
delle luci e di tutto il resto.
Grazie a Dio sono morto prima di diventare così.
Circa un'ora e tanto traffico dopo riusciamo a parcheggiare davanti a
una grande casa dalle mura gialle e varie finestre sparse qua e
là, incorniciate da spessi pezzi di legno nero. Carina.
Mark, suo zio, afferra la valigia e la porta in casa, mentre Naya
circonda Lux con un braccio e segue il marito.
«Per quanto vuoi rimanere?» Le chiede quando
arrivano alle scale. «Oh, andiamo, Mark. Porta su quella
valigia, non fare lo stronzo.»
Caspita. Il marito fa quache smorfia mentre trascina la valigia al
piano di sopra.
«Per un paio di giorni. Vorrei visitare la città,
zia.» La informa Lux, poi si guarda intorno. «Avete
ridipinto i muri?»
«Sì. Tuo cugino è un idiota che non sa
stare fermo e spruzza aranciata dappertutto.» Naya alza gli
occhi al cielo e il marito torna di sotto.
«Sai dov'è la tua stanza, Lux. Facciamo un po' di
spesa e torniamo, dovremmo essere qui prima di cena. Oh, e Carter
dovrebbe tornare tra poco, sa che sei qui e non vede l'ora di
vederti.»
«Va bene, zio.» Lux mi fa cenno di seguirla e
andiamo in camera sua.
Oddio. Oddio. Rosa. Rosa dappertutto. Tendine rosa, muri rosa, letto
rosa, armadio rosa, scrivania rosa. «Che cosa
diavolo...»
«Non fare commenti, ti prego. Mia zia ha dovuto ospitare la
figlia di un'amica e questo è il risultato.»
Borbotta mentre tira la valigia sul letto e la apre, iniziando a tirare
fuori le sue cose.
«Ma quanti anni aveva? Due?» Scosto una tendina e
guardo fuori dalla finestra. Hanno un bel giardino curato pieno di vari
fiori che non ho mai visto prima.
«In realtà 19. Lasciamo perdere, per favore.
Ora!» Si volta verso di me e sorride. «Sei pronto
ad andare a vedere i tuoi genitori? Ti ricordi l'indirizzo di
casa?»
Sbuffo e mi appoggio al muro, incrociando le braccia. «Lux,
ti prego.»
«Non ho fatto un viaggio di sei ore per sentirmi dire questo,
Justin. Forza, spara l'indirizz-»
«Luxienne!» Urla un tipo con lunghi capelli biondi,
correndo in camera e sollevando Lux tra le braccia. Non ci pensare
neanche, lei è mia. La mette giù e la abbraccia.
«Sono contento che sei qui! Devi per forza venire a vedere il
nostro concerto stasera. É in un bar, ci sarà
tanta gente. Ti piacerà. Allora, vieni?»
«Ehm...» Lux mi lancia un'occhiata e io alzo le
mani in segno di resa. Più tempo è occupata, meno
saranno le probabilità di vedere i miei genitori.
«Non so, Carter-»
«Dai, Lux, per favore? Non ti vedo mai, non sei mai stata a
Milwaukee e io ti seguo sempre quando vengo a trovarti. Forza, devi
essere pronta per le 9. Andiamo subito dopo cena. Vado a farmi una
doccia, tu intanto cerca qualcosa da metterti.» Esce
velocemente dalla stanza e io ridacchio, mentre Lux sbuffa.
«Scommetto che sei stato tu.» Borbotta infine
mentre fruga tra le sue cose.
«Se solo potessi far accadere certe cose.» Sorrido
e mi sdraio sul letto, fissando il soffitto.
Va bene, lo ammetto. Sono un disastro!
Avevo in programma di aggiornare mooolto prima ma per vari impegni,
ovviamente...
In ogni caso.
Il prossimo capitolo sarà postao entro Domenica (Si spera!),
perciò spero vi piaccia questo. :)
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Ho decisoanche di farmi un ask.fm ma chi mi caga? Haha.
Comunque vi metto anche il link di questo: Ask.fm
É tutto! :)
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