Vite

di Eylis
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Vite - Parte Prima

Paola
Lei era là, e la guardava. Paola cominciò a correre in quella direzione, ma quando la vide voltarsi e fuggire si fermò, gli occhi sgranati. Non voleva vederla. Non voleva vederla, e questo la feriva al di sopra di ogni altra cosa. Lì, tra la folla, pianse.

Valeria
“Ascoltami, ti prego!” Valeria l’aveva presa per le braccia, l’aveva scossa cercando di vedere il suo viso, poi aveva rinunciato. Paola non riusciva a trattenere il proprio corpo, scosso dai singulti, non era in grado di controllarsi per poterla ascoltare. Eppure avrebbe voluto poterle spiegare, poterle dire ciò che provava… Dopo tutti quegli anni passati l’una accanto all’altra, dopo che l’amicizia lentamente aveva lasciato il posto a qualcosa di molto più profondo, dopo che erano riuscite a dichiarare l’una all’altra quanto da tempo si nascondevano reciprocamente… ora lei si sentiva vuota, immensamente e irrimediabilmente vuota. Negli occhi di Paola leggeva il più profondo amore, quell’amore che sapeva di non più meritare, perché non trovava risposta dentro di lei.

Così era fuggita. L’aveva vista, quando meno se l’aspettava, ed era fuggita pur sapendo quanto male le avrebbe fatto. Ma non poteva evitarlo, non poteva vedere sul viso di quella persona che un tempo aveva tanto amato mute suppliche di annullare un incubo. Se solo avesse potuto dimenticare ogni cosa, se solo avesse potuto… annullare ciò che c’era stato fra loro. Allora non avrebbe passato tanto tempo a tormentarsi nei ricordi, cercando di scacciarli da sé. Era finita, lo sapeva bene, ed era stata lei a volerlo. Era stata lei a trovarsi costretta a cancellare tutto, con quelle parole tanto semplici quanto difficili da pronunciare. “Non posso più stare con te.” Era finita.

Paola
Non poteva credere fosse davvero finita. Non poteva accettarlo, ecco tutto. Non poteva dimenticare le parole dette, le ore passate l’una nelle braccia dell’altra, gli sguardi, le volte che avevano fatto l’amore. Semplicemente non era possibile che ora quei sentimenti non esistessero più. Eppure Valeria era stata chiara, fin troppo… l’aveva stretta, nonostante lei non riuscisse a far altro che rompere in pianto, aveva cercato di spiegarle. Ma spiegare che cosa? Cosa c’era da spiegare? Come si possono raccontare dei sentimenti? Ancora una volta Paola si perse in quel filo di pensieri che come sempre l’avrebbe condotta a rivedere i momenti più felici della loro storia, per poi cancellare il tutto con cruda durezza per soffocarla nel dolore di quel giorno. Per un attimo si chiese quanto tempo era passato. Un mese? Poco di più, in effetti. Ed ora Valeria non voleva neppure vederla…

Una persona le si avvicinò, le chiese se stava bene, tentò di scostarla dal mezzo della piazza. Le lacrime le rigavano le guance, ancora non si era mossa, avvolta dai ricordi. Senza neppure farvi caso si incamminò, diretta verso casa. Come tutte le sere si sarebbe immersa nel sonno sperando potesse darle un attimo di pace, desiderando di poter dormire fino a che ogni traccia di dolore non sarebbe passata.





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