Queens of Liars

di Miss Yuri
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Queens of Liars
 

 
Socchiude gli occhi cremisi, le labbra rosate schiuse in un vago sorriso.
« Sembra proprio che avrei fatto meglio ad allearmi con qualcun altro. »
Inevitabilmente, incrocia il viola pallido delle iridi di Kirigiri. Impassibile, come sempre. O almeno, questo era ciò che voleva far credere. Ma Celestia Ludenberg è la regina delle bugie e una come lei non può che venire messa a nudo dal suo sguardo tinto di rosso. Non puoi mentirmi, Kirigiri.
 
 
Luci soffuse, l’atrio luminoso a sinistra e lo scuro corridoio in cui erano situate le camere degli studenti a destra. Il ticchettare dei tacchi era appena percettibile dal fondo di quest’ultimo, così come il frusciare dei suoi vestiti, ma Celestia aveva un buon udito - e un ottimo intuito. Composta, con le mani in grembo e la schiena appoggiata leggermente contro il muro, le venature scarlatte dei suoi occhi si illuminarono di impazienza, ma le labbra rimasero morbidamente chiuse.
« Dove sei andata questa volta, Kirigiri? »
Kirigiri le si fermò davanti, fissandola in silenzio. Il fremito di nervosismo nelle sue palpebre, però,  lo aveva colto senza fatica.
La ragazza voltò nuovamente il capo, le ciocche di capelli pervinca oscillarono leggere come fili di zucchero.
« È buona educazione rispondere. » La rimproverò Celestia, abbozzando un sorriso mellifluo.
« È buona educazione anche non curiosare nella vita degli altri. » Le rispose con un velo d’impazienza Kirigiri, entrando in camera sua. « Buon pomeriggio. »
La mora fissò insistentemente la porta che le era appena stata sbattuta in faccia. Strinse le labbra per la malagrazia con cui quella impertinente aveva eluso la sua prima domanda. Ma quella che affiorò sul suo viso era una breve risatina, che si preoccupò di nascondere compostamente con il palmo della mano. Kirigiri Kyoko: una ragazza che aveva senza dubbio stimolato il suo interesse.
 
 
« Quindi, sei stata tu a rubare Alter Ego dallo spogliatoio. »
Una deduzione brillante. Proprio quello che ci si aspetterebbe da lei. Che Celestia si aspetterebbe da lei. Annuisce, guardandola negli occhi color glicine.
« Proprio così. Sono stata io e l’ho usato per ingannare Yamada. »
 Sul volto di lei, sulla sua maschera di indifferenza, si fa strada una impercettibile crepa. La regina dei bugiardi lo ha notato. Non puoi dirmi il falso, Kirigiri.
 
 
« Yamada, ti avevo detto di prepararmi del tè col latte, non del latte col tè. » Sibilò a denti stretti Celestia, riappoggiando la tazzina sul tavolo della mensa. La fece scivolare dolcemente in avanti, in segno di disgusto.
« Ma, Celes, io ce la sto mettendo tutta. Questa volta, credevo di aver... »
« FILA SUBITO IN CUCINA A PREPARARNE DELL’ALTRO! »
Yamada si fece  piccolo piccolo, atterrito come un topo e si rintanò nella stanza attigua, lanciando degli sguardi nervosi alle sue spalle.
Sdegnata, si sistemò la gonna in pizzo.
« Hai bisogno di qualcosa, Kirigiri? »
La ragazza le era di fianco, con le braccia conserte sotto il seno. Distese le spalle e drizzò il mento.
« Ti devo parlare. »
Celestia abbozzò un sorriso di circostanza, accennando con il capo alla sedia davanti a lei. Kirigiri si sedette, accavallando leggermente una gamba.
« Parla pure. » Le concesse l’altra, disponibile.
« Non credi che sarebbe meglio dire la verità? » Le domandò, a brucia pelo, Kyouko.
Lo sguardo della mora si indurì di colpo, ma non abbandonò l’aria amabile che aveva fino a poco prima. Si arricciò un boccolo di capelli neri, fingendosi ignara.
« In merito a cosa? »
« Sai di cosa sto parlando. »
Celestia indossò il suo miglior sorriso sarcastico, intrecciando le dita sottili.
« Un giocatore non scopre mai le sue carte fino al momento decisivo, non credi? »
Kirigiri socchiuse gli occhi glicine davanti all’espressione sorniona dell’altra.
Yamada arrivò di gran carriera al tavolo dove erano sedute, con la tazza di tè ancora fumante.
« Oh, Yamada, finalmente. Credevo che mi avresti fatta aspettare fino a domani notte. » Lo stuzzicò la ragazza, una volta che la tazzina le fu posata davanti.
Celestia aggrottò la fronte, studiando il liquido vagamente ambrato, venato di sfumature rossicce. Lo mescolò due o tre volte, il cucchiaino tintinnò contro la porcellana, prima di portarselo alle labbra. Lo sorseggiò discretamente, inclinando un angolo della labbra verso l’alto.
« Appena accettabile. Ma suppongo che mi dovrò accontentare. »
Yamada arrossì.
« Preparane uno anche per Kirigiri, già che ci sei. »
« Subito! »
Il ragazzone trotterellò con aria sognante verso la cucina, con il vassoio sottomano.
« Discutere davanti ad un tè sarebbe molto più proficuo, vero? » Le chiese cordialmente, Kyouko annuì in segno d’assenso.
Celestia bevve un altro sorso, facendo oscillare dolcemente la tazzina tra le dita. E così lei era a conoscenza del suo vero nome. Quella ragazza era molto più scaltra rispetto alle sue previsioni. Non credeva di riuscire a trovare qualcuno alla sua altezza in quell’accademia dimenticata da Dio, qualcuno che potesse metterle addosso un senso di impotenza che, anche se era durato solo per poco, la aveva comunque fatta sentire vulnerabile, qualcuno che potesse sfidare apertamente con le parole, ma anche con i fatti.
Si fece un piccolo appunto mentale: Kirigiri, alla giusta occasione, le sarebbe tornata utile.
 
 
Kyouko poggia i palmi sopra il legno della sua postazione, fissandola con occhi penetranti.
« Perché ti sei spinta a tanto? » Le chiede e Celestia percepisce una nota stonata nel suo tono di voce. Impazienza? Rabbia? O preoccupazione? Ricambia il suo sguardo con un’espressione ilare. Il motivo che l’ha spinta ad elaborare l’omicidio “perfetto” non può saperlo nemmeno Kirigiri, per quanto sia abile e astuta. In fondo, anche lei ha i suoi limiti. Come tutti i bugiardi. E i normali bugiardi non hanno speranza di ingannare la loro regina, non è così Kirigiri?
 
 
« Allearmi con te? »
Celestia annuisce, sorridendo affabile.
Kyouko rimuginò qualche secondo sulle parole dell’altra, sfiorandosi il mento con fare pensoso.
La mora attese pazientemente, arrotolando una ciocca di capelli intorno all’indice.
« Non posso. Ho ancora molto da fare qui. » Rispose Kirigiri, sospirando.
Celestia inclinò la testa, schiudendo le labbra.
« Ah, capisco. Vuoi risolvere il mistero di questa scuola, giusto? » Diede voce ai suoi pensieri, con noncuranza. « Non ne vale la pena. Se ti alleerai con me, usciremo entrambe e potrai proseguire con le tue indagini. Che ne dici? »
Kirigiri strinse le labbra e scosse piano il capo.
« Così faremmo solamente il gioco del burattinaio. »
« Se è un gioco, allora, tanto vale giocarci. Scommettere sul risultato, sfruttare i propri assi al momento più opportuno e alla fine sbalordire l’avversario con classe. Altrimenti, dove sta il divertimento? » Replicò Celestia, ridacchiando a fior di labbra. « Suppongo di aver perso del tempo prezioso. »
La mora si alzò dalla sedia, uscendo dalla stanza della compagna. Passando di fianco a Kirigiri, la vide stringere un pugno guantato.
« Ripensaci. Alter Ego ormai ha quasi finito di decriptare i file. Grazie al suo aiuto, potremo uscire di qui senza altri omicidi. » Le disse, guardandola di sottecchi.
Celestia chiuse gli occhi, fermandosi sulla soglia della camera. La risposta dell’altra ragazza suonava come una supplica. Una supplica diretta a lei. Era la prima volta che Kirigiri vacillava in modo così evidente.
Non le rispose e proseguì per la sua strada. Sapeva che non avrebbe parlato, che non avrebbe rivelato nulla nemmeno a quel Naegi. Perché era solamente un gioco, un piccolo e silenzioso gioco fra di loro. Iniziato settimane prima, senza che nessuna delle due se ne accorgesse. E questo gioco, ormai, era nella sua fase finale. Celestia non avrebbe perso, avrebbe lottato fino all’ultimo.
 
 
Un’uscita in grande stile, degna di una ragazza elegante come lei. È così che vuole andarsene, senza una lacrima, senza mostrare panico, o paura, o disperazione.
Le mani di Kirigiri, fra le sue, sono tiepide e piacevoli. Quasi rimpiange di non aver più ancora molto tempo per vivere, sarebbe stato stuzzicante scoprire perché la sua riservata rivale porta sempre quei guanti. Ma la sfida tra loro due si è conclusa, in tutti i sensi. Da aggiungere, resta ben poco.
« È davvero un’ancora di salvezza? » Le domanda, stringendo la chiave.
Kyouko annuisce, distante, i suoi occhi guardano lontano. Forse, più lontano dei suoi.
 « Non sono riuscita a credere che fosse davvero così. Ecco perché...  » Si interrompe, vorrebbe proseguire, ma Celestia non sceglie mai la strada più semplice. Preferisce torturare sé stessa, piuttosto che mostrare le sue debolezze. « No, non ha alcun senso dire altro. »
La chiave scivola nel palmo di Kirigiri, senza produrre alcun rumore. Silenziosa, come l’intesa che si era creata tra le due ragazze. Magari, avrebbe potuto trasformarsi in un rapporto di amicizia e non di sola rivalità, o anche qualcosa di più. Non c'era più tempo neppure per quello.
Celestia si volta. Ora, è davvero pronta.
 
 
Io sono la regina dei bugiardi. Ma tu hai scoperto i miei inganni.
 
È a te, Kirigiri Kyouko, che lascio la mia eredità.
 
 
Note

E, finalmente, sono riuscita a postarla! Io adoro Dangan Ronpa e la Celestia/Kirigiri è una delle mie OTP. Sono delle ragazze splendide e insieme stanno benissimo! A questa fanfiction ci lavoravo già da un po’, ma riesco a postarla solo ora e il risultato mi soddisfa abbastanza. Fatemi sapere cosa ne pensate, se ci sono errori o qualcosa che non vi torna, non esitate a farmelo presente!
Alla prossima!
 
Miss Yuri

 




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