Piccola storia di una breve fanfiction.
Ginny Lily Potter
mi aveva commissionato una drabble per la mia raccolta,
una Oliver/Katie per la precisione. Mi è preso il
panico perché non conosco affatto i personaggi (salto a
pié pari le scene di Quidditch sia nei libri di HP che nelle
ff), ma non potevo rifiutarmi. E poi... poi ho riletto il sesto libro e
ho capito che non c'era bisogno di parlare di Pluffe e di Bolidi, ma
solo di amore e paura. E del ricordo di una certa collana. La storia è venuta fuori e ha ben
più di cento parole.
Saki
Gli oggetti, i colori, gli odori, hanno un significato
profondo per ogni persona, che spesso rimane indelebile.
Possiamo amare per sempre ciò che ci ha recato gioia - e
temere, rifuggere lo spettro di un ricordo spiacevole.
Katie si specchiò nella vetrina della gioielleria Babbana,
con un sorriso appena accennato sulle labbra; sentiva un'emozione
genuina ed esaltante salirle dallo stomaco. La sua vita stava per
cambiare, i suoi sogni si stavano avverando. Certo le dispiaceva che
Oliver avesse preso una decisione tanto drastica, sapeva bene quanto
lui amasse il Quidditch, tuttavia una parte di lei, quella
più autenticamente femminile e teneramente egoista, ne
gioiva, ricevendo dalla sua razionalità un lieve senso di
colpa in risposta.
C'erano anelli di tutti i tipi. Anelli con grossi rubini
tagliati in varie forme, che le ricordavano i colori di Gryffindor, la
loro Casa ai tempi della scuola
(chissà, forse Oliver avrebbe pensato a questo particolare?)
e poi fedine chiuse a nodo con delicate acquamarine
(il massimo dell'eleganza, lei adorava vestirsi di azzurro)
e fascette semplici, d'oro bianco
(semplici e sincere)
Quale avrebbe scelto? Era così eccitata che non vedeva l'ora
di avere al dito quel pegno del suo amore.
Si voltò al rumore di un clacson, e quando il suo sguardo
tornò alla vetrina, il commesso del negozio stava prendendo
uno degli anelli esposti.
Il cuore di Katie ebbe una morsa dolorosa e provò un senso
di nausea.
Aveva al centro un opale dalle mille sfumature, e mentre lo alzava
verso la luce gli occhi di Katie si offuscarono di lacrime, il terrore
si impossessò di lei e serrò le palpebre per non
vedere quella gemma cangiante e carica di un senso oscuro.
No... Oliver conosceva per filo e per segno la sua terribile
disavventura. Non era possibile che avesse scelto proprio quella gemma
così inopportuna!
Era stato tutto perfetto fino a quel momento: persino la sfuriata del
capitano del Puddlemere United, quando si era recato da lui per avere
spiegazioni sulle sue dimissioni dalla squadra, era diventata argomento
di vivaci parodie nella loro cerchia di amici.
Le raccontava tutte le sere quanto si sentisse a disagio al Ministero,
nell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, dove aveva cominciato la
sua gavetta. Era noioso stare ore e ore davanti a una scrivania,
sperava che presto avrebbe potuto partecipare all'organizzazione dei
campionati ed esprimere le sue idee, finalmente...
"Era esaltante essere un giocatore di fama nazionale. Ma non voglio
più restare lontana da te durante i ritiri... voglio stare
con te sempre, Katie, vuoi... vuoi sposarmi?"
E adesso... davvero aveva scelto quell'anello? Non poteva indossarlo,
non dopo aver passato mesi e mesi all'ospedale, tormentata dal dolore
causato della maledizione e dall'impotenza: la paura di non passare i
MAGO, di restare indietro...
Un opale. Il Male personificato, simbolo di tutto ciò che di
più orribile possa esistere.
Ma solo ai suoi occhi.
Sperò che fosse stato un altro cliente a sceglierlo, che
quell'apprensione sarebbe sparita in un istante, un istante di sollievo
-
ma quel momento non giunse.
Oliver uscì dal negozio e fece due passi verso di lei, con
un'espressione indecifrabile.
- Spero di aver azzeccato i tuoi gusti, perché sai, non lo
riprenderebbero indietro - le sussurrò.
La vetrina era cambiata.
Era sporca e scura.
Anche l'insegna era diversa. Ora recava la scritta
BORGIN AND
BURKE'S
Lui le aveva preso la mano, delicatamente, quasi senza farsi accorgere,
e quando Katie chinò gli occhi a guardare l'anello era al
suo dito, e i colori della pietra turbinavano, e lei gridò,
gridò...
- Katie? Amore... amore, hai avuto un incubo, va tutto bene!
Per un poco non riuscì a separare il sogno dalla
realtà, spinse via Oliver con un gesto brusco, rizzandosi a
sedere sul letto. Tremava, si sentiva confusa e quella paura non voleva
andarsene.
Lui accese la lampada che era sul comodino, e alla luce il suo volto le
apparve rassicurante, così diverso dall'aria minacciosa che
aveva nel sogno. Tentò di spiegargli ciò che
aveva visto, ma provava un senso di vergogna... temeva di ferirlo.
- L'anello... la collana... tu eri-
- Shh. Me lo racconterai più tardi, se vuoi. E' passato.
Sono qui con te.
Ancora un po' insicura, Katie gli mise le braccia al collo, e quando
sentì le labbra di Oliver sfiorarle la fronte e i capelli,
comprese di essere al sicuro.
Sorrise.
Sulla sua mano brillava un diamante, forte e trasparente come il loro
amore.
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