Gabriel
si svegliò di buon ora, andò in cucina e preparò la colazione che mise su
vassoio e la portò a Claudia che era ancora a letto. La donna lo abbracciò e lo
baciò per ringraziarlo. Si diedero il buongiorno, parlarono un poco, si
prepararono ognuno per la propria giornata. Uscirono assieme, salirono
sull’auto della psicologa che lasciò l’uomo presso la sede della Congregazione
della Verità e lei si diresse verso il proprio studio.
Erano
passati già due mesi da quando Gabriel era stato nominato capo del Direttorio;
all’inizio era stato titubante, ma poi aveva accettato tale carica, non appena
aveva saputo che avrebbe potuto esercitarla anche da laico. Non era mai
successo prima d’allora che un non gesuita potesse occuparsi degli affari della
Congregazione, ma la situazione era del tutto eccezionale: lui era comunque un
ex membro, nipote di un Monsignore, ma soprattutto era quello più addentro alle
vicende in corso, o almeno tale lo si credeva. Sicuramente era il più
informato, assieme ad Alonso, delle attività del Candelaio, che lo riguardavano
molto da vicino, suo malgrado; dall’altra era l’unico, sempre assieme al
bibliotecario, ad aver avuto a che fare col misterioso e, incredibilmente, redivivo
Ordine dei Templari.
Già,
i Templari … Crudeli, spietati, insensati, ottusi … e ora anche Isaia era dei
loro.
Si
era stupito quando aveva visto l’amico nella cripta, quando aveva scoperto il
suo tradimento … Non era la prima volta che veniva tradito da Isaia, lo aveva
sempre perdonato, ma non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe arrivato a
tentare di ucciderlo. Perché non aveva avuto fiducia in lui? Perché non aveva
accettato il suo perdono e la sua offerta di dimenticare l’accaduto?
Era
triste, era ferito, ma col tempo … se ne era fatto una ragione. Anzi, si diceva
di essere stato uno stupido a non aver capito subito le intenzioni di Isaia.
Perché si era stupito? In fondo lo aveva sempre saputo come fosse l’amico:
fanatico, inquadrato, ligio fino alla nausea … vedeva l’opera del demonio in
qualsiasi fenomeno fuori dall’ordinario ed era sempre stato fermo su un punto:
qualsiasi metodo era consentito per fermare il maligno, era possibile ricorrere
qualsiasi mezzo.
Lui,
Gabriel, era stato troppo buono e non si era reso conto di quanto meschino e
ottuso fosse Isaia. Ora, invece, lo conosceva per come fosse davvero … Era
arrabbiato con l’amico, soffriva … non lo avrebbe mai più visto con gli stessi
occhi, non lo avrebbe più chiamato fratello.
Via,
non doveva pensarci. Quei pensieri, quei ricordi, non facevano altro che
mettergli malumore e rabbia addosso, sentimenti che voleva tenere alla lontana.
Gabriel
stava passando accanto alla biblioteca della Congregazione, ad aiutarlo a
pensare altro fu Stefano che gli si avvicinò, lo salutò e gli consegnò tutti i
plichi delle segnalazioni che erano arrivate in Congregazione e delle quali si
sarebbe dovuto parlare in Direttorio per decidere quali tenere in
considerazione e quali scartare e poi suddividerle per le assegnazioni.
Generalmente,
il capo del Direttorio manteneva puramente il proprio ruolo istituzionale e si
occupava solamente di scartoffie e burocrazia, ma questa non era certo la vita
che piaceva a Gabriel, per cui aveva nominato un suo vice affinché si occupasse
dell’aspetto più amministrativo. Lui, invece, si occupava dell’analisi generale
della situazione e anche delle verifiche più particolari o complesse. Stefano
era diventato il suo assistente: fungeva da segretario in Congregazione e da
primo aiutante durante le verifiche, benché avesse ancora tutto da imparare.
Gabriel
chiese rapidamente al giovane se ci fossero novità particolari, la risposta fu
negativa. Entrambi raggiunsero la stanza dove si riuniva il Direttorio. Una
volta che tutti i membri furono arrivati, iniziò la discussione delle varie
faccende.
Una
gran noia per Gabriel: non era tagliato per quel ruolo, lo sapeva benissimo,
lui era adatto per studiare i singoli casi, non di analizzare le situazioni
generali. Quando non era impegnato in una verifica, svolgeva i propri compiti
controvoglia e non faceva altro che pensare a quando, la sera, avrebbe rivisto
Claudia.
Quel
giorno, tuttavia, la monotonia fu d’improvviso interrotta. Quando si rese conto
di quel che stava accadendo, però, l’animo di Gabriel non seppe se sentirsi
sollevato o preoccupato.
Infatti,
inaspettatamente, una ragazza di circa venticinque anni, alta, di corporatura
robusta; aveva capelli neri, mossi, lunghi fino a più di metà schiena; il suo
abbigliamento era singolare: cappello da cowboy scamosciato in testa; maglia
senza maniche celeste, con una scollatura a V che stringeva il prosperoso seno;
sopra, tenuta aperta, una camicetta viola corta, con maniche a sbuffo che
arrivavano appena sotto le spalle; braghe larghe verde militare; fusciacca blu
e rossa attorno alla vita; sandali di cuoio; a tracolla una sacca sempre in
pelle.
Il
suo ingresso provocò sorpresa e indignazione tra i membri del Direttorio,
specialmente tra coloro che erano sopravvissuti all’attacco di Jacopo.
La
ragazza avanzò, sporgendo le mani in avanti, come a volerli calmare, infatti
disse: “Seduti, seduti, non è necessario vi alziate in piedi per me.”
Arrivò
a capotavola esattamente di fronte a dove si trovava Gabriel.
Continuò:
“Non preoccupatevi, vi lascio subito alle vostre faccende, devo solo fare una
domanda rapida, rapida. Antinori, giusto te!” lo indicò con l’indice, stendendo
il braccio “Dov’è Isaia?”
I
Monsignori si stavano scambiando occhiate perplesse, ma non borbottavano più:
c’era stato qualcosa in quella gestualità, in quella voce, che li aveva
ammutoliti.
Gabriel
era indeciso se essere sconcertato, imbarazzato, indignato o addirittura
furioso. Capiva, però, bene l’animosità della ragazza, nonostante non potesse
certo tollerare quell’intromissione mantenne la calma e con tono fermo le
disse: “Giuditta, come puoi vedere, in questo momento sono piuttosto impegnato.
Quando avrò finito qui, ti dirò tutto quello che so; d’accordo?”
La
giovane fece una smorfia, poi guardò i Monsignori in un misto di disprezzo e
severità e poi chiese: “Quindi, tu sei il capo del Direttorio adesso, per quel
che vedo.” si mise ad applaudire in maniera lenta e sarcastica “Ma bravi,
bravi, davvero complimenti ad eleggere lui.”
“Adesso
smettila!” ordinò seccamente Gabriel, innervosendosi.
“Calmati!
Mi stavo solo congratulando con la loro coerenza: si sono dati come capo un
uomo che fino a un paio di mesi fa, almeno, ritenevano essere il male, un
pericolo tremendo e che volevano allontanare il più possibile dalla Chiesa.”
volse il capo verso un Monsignore e, sorridendo, gli domandò: “Dica un po’ la
verità: avete scelto lui, così da poter continuare a sorvegliarlo, nevvero?”
“Hai
parlato abbastanza.” ribadì Gabriel, pur sapendo che ogni tentativo di metterla
a tacere sarebbe risultato inutile, se non fosse stata lei a decidere di
smettere.
Giuditta
scosse la testa, uno strano luccichio nei suoi occhi profondi, poi replicò:
“Oh, no … ci sarebbero tante cose da dire e che, sono sicura, interesserebbero
parecchio lor signori ... ma aspetterò di aver prima
parlato con te. Tra quanto finisce questa riunione?”
“Non
lo so.” rispose Gabriel, poi voltò il capo verso Stefano, in piedi dietro di
lui, e gli disse: “Accompagnala da Alonso e aspettatemi lì.”
“So
benissimo dov’è Alonso.” gli ricordò lei.
Gabriel
si limitò ad un’occhiataccia e a fare cenno a Stefano di andare.
La
donna uscì senza aggiungere altro e Stefano dovette affrettarsi per
raggiungerla, lei non si degnò neppure di guardarlo. Nonostante fosse lui a
dover condurre lei, il ragazzo si trovava indietro di un passo rispetto alla
giovane. Non appena l’aveva avvicinata, aveva avvertito una strana sensazione,
come se ci fosse un alone invisibile che la circondasse e che tenesse gli altri
a distanza.
Stefano
voleva parlarle, ma si sentiva un po’ in imbarazzo; dopo un po’ riuscì a
chiederle: “Quindi … tu sei un’amica di padre Morganti?”
Giuditta
si fermò, voltò il capo verso l’altro, sorrise e rispose con voce calda: “Oh,
no, sono molto di più …”
Stefano
strabuzzò gli occhi e rimase interdetto, con un’espressione allibita.
La
giovane scoppiò a ridere, divertita; poi porse la mano e si presentò: “Giuditta
Morganti, sono la sorella di Isaia.”
“Ah!”
si riprese il ragazzo, poi si scosse, strinse la mano e replicò: “Stefano
Fabbri, sono l’assistente di Gabriel.”
“So
tutto di te.”
Un’altra
espressione di stupore si dipinse sul volto del giovane.
Giuditta
riprese a camminare e domandò: “Tu eri stato mezzo posseduto da un tedesco
nazista, giusto?”
“Reincarnazione
…”
“No,
la reincarnazione è una cosa diversa … Hai la media del 30 all’università,
giusto?”
“Sì,
esatto, ma tu come …?”
“Mio
fratello mi scriveva ogni giorno, ogni tanto ha parlato anche di te.”
“Oh,
carino da parte sua … Aveva una buona opinione?”
“Stima
senza dubbio le tue conoscenze e la tua dedizione allo studio, ma ritiene
parecchio invalidante il tuo attaccamento ad Antinori.”
“Beh,
sono naturali la stima e l’affezione che ho per Gabriel, lui mi ha salvato la
vita! Vedi, era successo che …”
“Conosco la tua storia.” lo
interruppe lei “Ma, se ti fa piacere raccontarla, ti ascolto volentieri.”
Il
viso di Stefano si illuminò di gratitudine e, tutto contento, iniziò a narrare.
L’altra ascoltò tutto con attenzione, senza perdere una parola, una pausa, un
tono, un sospiro, un’espressione del volto.
Nel
frattempo erano arrivati nello studio di Alonso, ma il bibliotecario non c’era.
“Non
sapevo che padre Morganti avesse una sorella.”
osservò Stefano, dopo che era calato qualche secondo di silenzio.
Giuditta
stava guardano il dorso dei volumi negli scaffali, rispose: “Abbiamo anche un
fratello più piccolo.”
“Ah
sì? Strano, già tra te e padre Isaia c’è una notevole differenza di età.”
“Dieci
anni. Lui è nato quando i nostri genitori erano piuttosto giovani; poi mia
madre ha aspettato di fare carriera, prima di avere una seconda maternità.”
“Che
mestiere fa?”
“È
curatrice in un museo d’arte medievale e moderna. I nostri genitori si
sarebbero fermati a due soli figli, ma quando nostro padre si rese conto che
non avrebbe mai convinto Isaia a dedicarsi al mestiere di famiglia,
l’avvocatura, decise che era necessario un altro figlio maschio che portasse
avanti la dinastia. Questo è quanto, contento? O vuoi sapere altro?” non era
sembrata affatto seccata, anzi era risultata cordiale.
Stefano
rimase ancora un po’ in silenzio, dubbioso. Continuava ad avere l’impressione
che quella donna avesse qualcosa di strano, oltre al carattere. Aveva ancora la
sensazione che un alone d’energia invisibile la circondasse, ma ora non lo
percepiva più come respingente, bensì come qualcosa di caldo e accogliente. Che
stranezza!
Un
po’ assorto in queste osservazioni, il seminarista domandò, curioso e
perplesso: “Come mai ora sei gentile, mentre al Direttorio sei stata così
scortese e arrogante?”
Giuditta
si voltò a guardarlo, mentre rispondeva: “Sono arrabbiata con Antinori: mio
fratello è sparito da due mesi e lui non s’è preso nemmeno la briga di farmi
una telefonata. Il tempo e la possibilità li avrebbe avuti, se avesse voluto.”
“Conosci
bene Gabriel?”
“Un
po’ … venivo spesso a trovare mio fratello, fino a qualche anno fa.”
“Dopo
che è successo? Hai iniziato a lavorare?”
“Sì;
si può dire sia stato per quello.” si voltò e tornò a guardare i libri.
“E
di cosa ti occupi …?”
“Ricerche,
studi, conferenze … questo genere di cose.”
“Ah,
sei una ricercatrice universitaria, quindi …” il ragazzo stava cercando di
capire.
“Non
proprio, lavoro per un’istituzione privata.”
“E
qual è l’ambito dei tuoi studi?” era incuriosito.
Giuditta
gli diede un’occhiata e domandò scherzosa: “Visto che io sono informata su di
te, tu vuoi metterti in pari sul mio conto?”
“Beh,
ecco … mi pare il minimo.”
Si
rivolse a lui, senza farsi distrarre dai libri: “Non è semplice da dire, spazio
alquanto tra religioni, antropologia, letteratura, arte … sia per quello che
comunicano esteriormente, sia, anzi, soprattutto ciò che comunicano
occultamente. Le mie indagini si concentrano su questo.”
“Interessante!”
Stefano era sincero “Quindi sono studi che si avvicinano un po’ al lavoro della
Congregazione. Cioè noi indaghiamo su fenomeni paranormali che possono avere
radici in quello che tu studi.”
“Pressappoco.”
sorrise lei “Effettivamente, quando ci si addentra molto in una cultura e in
pratiche religiose, si riscontrano fenomeni inspiegabili per la comune
scienza.”
“Quindi
tu e tuo fratello avete in comune l’interesse per questo genere di cose …
bello!”
“Vero,
ma abbiamo diversi modi di considerarli. Non c’è però da stupirsi di questa
passione comune: finché non è entrato in seminario, è stato lui a crescermi.”
Stefano
rifletté qualche momento, poi osservò: “Non credo fosse il tipo di fratello che
legge le fiabe …”
“Oh,
qualcuna sì, ovviamente accompagnata dalla spiegazione esoterica.”
Il
ragazzo fece un’espressione stralunata e disse: “So che ci sono ricerche al
riguardo, sono molto complessi ed è difficile distinguere i riferimenti reali
da quelli casuali o inseriti inconsapevolmente, poiché diventati topoi della tradizione fiabesca popolare. È complesso!”
“Dai,
secondo me qualcosa lo intuisci anche da te: che riferimenti occulti puoi
trovare in Biancaneve?”
“Biancaneve?!”
Stefano rimase un poco perplesso, poi iniziò ad
ipotizzare: “Allora, lei ha i capelli neri, la pelle bianca e le labbra rosse …
Nigredo, Albedo e Rubedo
sono le tre fasi alchemiche che designano l’evoluzione spirituale.”
La giovane annuì e lui si sentì incoraggiato a
continuare: “Poi i nani sono sette che è un numero certamente importante è
sacro e … No, ma certo!” esclamò “Sono minatori, rappresentano i sette minerali
basilari dell’alchimia!”
“Ottimo.”
“E la morte da cui si risveglia può essere il
simbolo della morte iniziatica.” concluse soddisfatto il giovane.
“Bravissimo; visto? Non è difficile.”
“Eh, ma io sono all’università e sto studiando
queste cose; invece voi eravate dei bambini!”
“Giusto: merito o colpa del nostro nonno materno,
era un importante antiquario e trattava sia mobili, sia quadri, sia libri, che
leggeva sempre con cura, prima di rivenderli e i più interessanti li teneva per
sé. Un suo vecchio professore, solo, era appassionato di esoterismo e
occultismo, era un grande collezionista, e aveva trasmesso in parte
quest’interesse a mio nonno, a cui aveva lasciato in eredità tutto quanto. Mio
nonno condivise questa passione ad Isaia e insieme contagiarono me.”
Stefano sorrise: non aveva mai saputo nulla della
vita di Isaia; in realtà non lo aveva mai preso troppo in considerazione: gli
sembrava totalmente l’opposto rispetto a Gabriel!
“Come mai ha poi deciso di fare il prete? Cioè, una
simile formazione non avrebbe dovuto allontanarlo dalla Chiesa?”
“No. Hanno radicato sempre più in lui la
convinzione dell’esistenza di Dio, del Bene, ma anche il fatto che fosse
nascosto da tantissimi veli, come il Sole in una giornata nuvolosa, oppure come
il centro di un labirinto. Isaia, sicuro di avere trovato Dio, la Verità, ha
sentito di non potersi sentire completo e realizzato se non al servizio di Dio,
difendendo gli innocenti e punendo i malvagi.”
“È inquietante.”
“No, è naturale: l’undici è il suo numero. È nato
il cinque novembre. Quindi i suoi numeri sono 5 e 11”
“Aspetta, ti stai riferendo al fatto che nella kabala il numero 11 simboleggia la giustizia divina, la
lotta, il martirio?! Mentre il 5 è la religione ... Tu ci credi?”
“In buona parte.”
Stefano era meravigliato, ma anche interessato, per
cui chiese: “E il tuo numero qual è?”
“Ho il 4 e il 9.”
Stefano fece mente locale per ricordare a cosa
fossero collegati, ma non fece in tempo a dire nulla, poiché nella stanza entrò
Alonso.
L’archivista non si aspettava di trovare qualcuno
nel proprio studiolo e si sorprese ancora di più nel vedere la ragazza,
l’abbracciò e le fece varie domande.
“Quindi la conosci anche tu?” domando il
seminarista.
“Certo! Esta chica veniva da ragacina a spiare
Isaia o a studiare con lui e io dovevo quasi sempre nasconderla dai monsignori
del Direttorio.” si mise a ridere.
“Ah! Ho un regalo per te!” disse la donna.
Giuditta frugò nella propria sacca e tirò fuori un
portasigari in argento, con sopra incisa una panoramica di Gerusalemme
stilizzata.
Alonso fu molto contento e la sua gratitudine
aumentò quando lo aprì e vi trovò dentro alcuni pregiati sigari orientali.
“Come mai es venuda da este parti?”
“Cercavo mio fratello. Da due mesi, circa, ha
smesso di scrivermi, sono dunque venuta di persona qui e mi sono bastate un
paio di domande per scoprire che non lo vedete da altrettanto tempo. Non essere
stata avvisata, mi ha fatto adirare parecchio.”
“Beh, non es proprio desaperesido, se n’es andato, faciendo entiendere che non
voleva piò stare achi.
Gabriel te racontarà melio.
Spero tu non sarai delusa.”
“Penso che al massimo potrò essere addolorata.”
Alonso scosse la testa e poi si accese subito uno
dei sigari, stando ben attento a non mettere a rischio i libri.
Non trascorsero molti altri minuti, prima
dell’arrivo di Gabriel. Antinori entrò nello studiolo con cipiglio piuttosto
irritato e, dopo aver salutato rapidamente il bibliotecario, si rivolse subito
alla ragazza, rimproverandola: “Cosa ti salta in mente di piombare nel mezzo di
una riunione al Direttorio e rivolgerti a me e ai Monsignori con quei toni?!”
Giuditta, senza scomporsi, replicò: “Non credevo ti
avrebbe dato fastidio. Per quanto ne so, sei tu quello che ha sempre criticato
il formalismo del Direttorio, le sue procedure, apparenze etc
… Non è così? O, adesso, visto che a comandare sei tu, pretendi quel rispetto
che non hai mai concesso ad altri?”
“Ma di che stai parlando?!” protestò Gabriel.
“Di tutta l’arroganza che hai sempre usato davanti
al Direttorio … e anche con mio fratello, ma questa è un’altra questione.”
“Cosa? Quando mai io sarei stato arrogante con
Isaia?!” si meravigliò Gabriel.
“Beh, ci sarebbero quelle volte in cui lui si
preoccupava per te e tu lo accusavi, dicendo che ti stava solo controllando per
ordine del Direttorio. Oppure … per un anno non hai fatto altro che occuparti
solo ed esclusivamente di cercare informazioni su Serventi, in quel periodo mio
fratello teneva le proprie e le tue lezioni all’università e si incaricava
anche delle verifiche che sarebbero spettate a te; poi è arrivato un tale, Vargas, a consegnarvi un sacco di materiale proprio
sull’uomo che stavi cercando e tu, di punto in bianco, ti sei disinteressato
alla faccenda e hai sdegnato quei documenti e hai a stento acconsentito alla
richiesta di mio fratello di esaminare quelle carte, come se stessi facendo un
favore a qualcuno e la faccenda non ti riguardasse affatto. Per fortuna ci ha
pensato Alonso!”
“Non parlare a vanvera! Stavo passando un pessimo
periodo, era normale che fossi nervoso e, per come sono andate le cose, avrei
fatto meglio ad essere ancora più brusco e non dirgli assolutamente nulla.”
“Ah, sì? E, dimmi, come sono andate le cose?” lo
incalzò lei.
“Isaia ha tentato di uccidermi. Mi ha tradito e
assieme a un pazzo mi ha teso una trappola per ammazzarmi!”
“Sì, su una cosa hai ragione.” disse severamente
Giuditta “Avresti fatto meglio, forse, a non dirgli nulla.” poi parve mitigarsi
e continuò: “So della profezia e posso solo immaginare quanto tu abbia
sofferto, tuttavia nei sei stato il solo ad essere tormentato. Eri preso dai
tuoi problemi e non ti sei reso conto di quanto fosse difficile anche per
Isaia.”
“Difficile?!” fu la sprezzante reazione di Gabriel
“Non mi sembra proprio: che cosa c’è di difficile nell’obbedire ciecamente al
Direttorio? Non doveva neppure fare lo sforzo di pensare al da farsi. Inoltre
mi è sembrato piuttosto deciso e tranquillo, quando ha tentato di uccidermi
nella cripta.”
“E non pensi che avesse le sue buone ragioni?”
“Oh, certo, far bella figura davanti al Direttorio!
Non sapeva che, alla fine, i Monsignori sarebbero stati più intelligenti di
lui.”
“Certo! Quando Isaia non si comportava come tu
ritenevi fosse meglio, allora lo faceva solo per il Direttorio! Le ultime
lettere che mi ha scritto mio fratello, contenevano tutto il dolore del
conflitto tra affetto e dovere. Il dramma di accettare quella che sembrava
essere la realtà, pur con la paura di sbagliare. Era alla ricerca disperata di
una speranza. Ti chiedeva di essere rassicurato, circa il fatto che tu non
fossi un pericolo e tu cos’hai fatto? Nulla! Da un lato c’era il Direttorio che
continuava a ripetere che tu fossi una minaccia e pretendeva da Isaia delle
risposte. Sai quanti rimproveri ha preso perché ti trattava con troppa
amicizia? Dall’altro lato, c’eri tu che non facevi altro che piagnucolare,
dicendo di non saperti controllare, di essere un pericolo, di avere un oscuro
potere che ha il sopravvento sulla tua volontà. Passeggia per strada e, dietro
di sé, sente la voce di Bonifacio che ribadisce come tu abbatterai la Chiesa.
Si ostinava a non crederlo, nonostante avesse visto davanti a sé te che
trasformavi in un demone un uomo. Tutto, attorno a lui, lo induceva a pensare
che tu fossi un pericolo.”
“Ma nella cripta gli ho dimostrato che non era
così! Gli ho offerto il perdono e la pace, ma lui non ne ha voluto sapere. Non
voglio avere più nulla a che fare con lui, almeno finché non avrà riconosciuto
di essere in errore e non mi avrà chiesto perdono. Fino ad allora, lui, con me,
ha chiuso.”
Giuditta guardò l’uomo, alquanto furioso; lei
avrebbe avuto ancora molto da dirgli, ma decise di non farlo e si limitò a
chiedere: “Sai dove possa essere, ora, mio fratello?”
“No, non ne ho idea.” disse Gabriel, calmandosi un
poco “Sappiamo che è entrato in un Ordine segreto, pare addirittura i
Templari.”
La donna aggrottò la fronte.
Gabriel si sentì più sicuro e continuò: “Proprio
così: templari e, per quello che abbiamo potuto constatare, sono dediti a
massacrare la gente dotata di poteri paranormali. È questo che fa Isaia,
adesso. Mi sento pienamente autorizzato ad avercela con lui.”
Giuditta rimase come ammutolita, pareva non sapere
che cosa ribattere.
Gabriel non riuscì a continuare a guardarla
severamente, si addolcì: in fondo lei si era così arrabbiata perché preoccupata
per il fratello.
Alonso sussurrò a Stefano: “Me despiace
por lei; lo sapevo che sarebe stata delusa.”
Il ragazzo annuì: da quel poco che le aveva sentito
raccontare poco prima, supponeva che lei dovesse sentirsi parecchio affranta;
sentì un po’ di empatia verso di lei.
Gabriel sospirò e le disse: “Senti, so che è
difficile da accettare che Isaia ora abbia deciso che quella sia la strada
corretta da seguire: fa molto male anche a me, per questo sono arrabbiato con
lui. Non posso sopportare che lui abbia preferito quei pazzi sanguinari a me,
il suo migliore amico … Io … io non so come reagirò quando me lo troverò di
nuovo davanti.” sospirò ancora “Se ci aiuterai ad indagare su quest’Ordine,
quando ce ne sarà l’occasione, prima di qualsiasi nostro intervento, tu potrai
cercare di parlare con Isaia e farlo ragionare. Ti sta bene?”
“Certamente.” rispose Giuditta, molto educatamente;
poi prese un foglietto e scrisse qualcosa, lo consegnò ad Antinori, spiegando: “Ci
sono i miei due numeri di cellulare e il numero e l’indirizzo dell’albergo in
cui potete trovarmi. Dovrò incastrare le ricerche con il lavoro, per cui
avvisatemi per tempo, quando avrete bisogno di me.”
“Non stai dai tuoi genitori?” chiese Gabriel,
stupito.
“Ci passerò, è inevitabile, quando ne avrò il
tempo. L’albergo dovrei usarlo come ufficio, ma finirò coll’abitarci, almeno
per le prime settimane: ho un sacco di incontri in attesa di essere fissati.”
Antinori, dubbioso, prese il biglietto e se lo infilò
in tasca.
Giuditta guardò l’orario, alzò gli occhi al cielo e
disse: “Ecco, è già tardi. Mi spiace, ma devo salutarvi: non posso far
attendere i miei clienti e devo pure prepararmi prima di incontrarli.” andò
alla porta “Profonda pace a tutti voi!” e se ne uscì.
Alonso scosse il capo. Stefano rimase interdetto e
dopo qualche istante disse: “Credo che mi abbia mentito sul proprio mestiere.”
“Perché? Cosa ti ha detto che fa?” si interessò
Gabriel.
“La ricercatrice per un’associazione privata … ma
da come ha parlato, adesso, sembra tutt’altro. Tu sai che cosa faccia?”
“Non ne ho idea. Negli ultimi anni, Isaia era
piuttosto evasivo, circa le sue attività, nonostante nulla facesse presupporre
che il loro rapporto si fosse incrinato.”
Intervenne Alonso: “Si è mesa
a fare la strega por la gente rica.”
Gli altri due uomini si stupirono e Gabriel domandò
da che cosa gli fosse nata quella convinzione.
“Dos anni fa, un
francescano mi amico me dise che voleva segnalare
alla Congregacione una chica
che, a suo dire, praticava magia, facendose pagare por
previsioni e incantesimi. Je disi
che de solito este persone erano trufadori
e che, quindi, prema de mobilitare la Congregacione,
avrei fato una prima indagine io. F cossì che con muy stupore me retrovai davante Giuditta.”
“Ecco perché Isaia non ne voleva parlare!” esclamò
Gabriel.
Alonso proseguì: “Imagino
sia cossì. È un pecato che quela chica abia
deciso de usare in esta maniera le sue conoscenze. Con
la sua parlantina, un po’ de ogeti folkloristici e
tanta teatralità, riesce ad amaliare muy persone.”
“Quindi è una truffatrice?” nel chiederlo, Stefano
parve deluso.
“Così pare.” rispose Alonso “Se non altro, ha solo
clienti muy bienestanti e non
aprofita dei poveri.” diede le ultime boccate al
sigaro.
“Non è comunque qualcosa di cui dovrebbe occuparsi
la Congregazione?” chiese Stefano.
“No; noi dobbiamo solo distinguere i dotati dai
ciarlatani e interveniamo circa i primi, non sui secondi.” spiegò Gabriel.
Stefano non parve convinto, rimase pensieroso
ancora un poco, poi chiese: “E voi siete sicuri che lei si limiti davvero ad
imbrogliare?”
“L’ha ameso lei stesa,
quando le ho ablato.” disse Alonso “Me dise che non c’era nada de sovranatural ne le sue opere.”
“E tu le hai creduto?” rimase perplesso il ragazzo.
“Certo, porquè non avrei
dovuto?”
“Beh, sa benissimo di cosa si occupa la Congregazione,
probabilmente non voleva avere problemi di sorta e, quindi, ha negato ci fosse
qualcosa di paranormale.”
Gabriel era rimasto colpito da quell’osservazione e
fece notare: “Il tuo ragionamento è logico e plausibile, però … in tutti gli
anni che la conosco, non ho mai notato nulla: se avesse delle capacità
particolari, me ne sarei accorto. Che cosa non ti convince?”
“Non lo so …” si sentì in difficoltà Stefano “In
realtà è una mia sensazione, niente di più, non so neppure da cosa sia
determinata …”
Alonso replicò: “Le piace inserire sempre referimenti esoterici nei suoi descorsi,
por esto può dar la sensazione de avere a che fare
col magico por davero.”
“No, non è questo: io ormai sono abituato a sentire
parlare di queste cose. È altro.” scosse un poco il capo e guardò nel vuoto
alla ricerca di una risposta.
Gabriel era alquanto interessato e chiese: “Che cos’è?”
“Non lo so,
scusami. È davvero puramente una sensazione … mentre ero con lei, mi sembrava quasi
di poter toccare l’energia che emanava … è strano, non so come dire …”
“Va bene
Stefano, non ti preoccupare.” lo tranquillizzò Gabriel “Voglio che tu segua
questa tua sensazione. Fa una piccola indagine su di lei.”
“Come?”
sbalordì il seminarista.
“Sì. Proprio come
se si trattasse di una verifica: se scoprirai qualcosa, sarà un bene; se confermerai,
invece, le parole di Alonso, avrai fatto pratica. In ogni caso sarà produttivo.”
“D’accordo
Gabriel, come vuoi tu.”
Stefano era
alquanto emozionato per la responsabilità affidata e per il dover intraprendere
la sua prima verifica da solo: non doveva e non voleva assolutamente deludere
il suo maestro.
Nota dell’Autrice.
Salve a tutti! Innanzitutto, grazie per essere
arrivati fino in fondo alla lettura.
Questa storia è un ipotetico proseguimento della
serie, dopo i fatti della seconda stagione.
Ne ho scritta un’altra, sempre con la medesima
intenzione, che potete trovare sempre qui su efp; si
intitola: “Terror degli angeli apostati” ed è incentrata sulla figura di Isaia.
È piuttosto apocalittica e vede l’azione di Gabriel Oscuro.
Nella fanfic che mi
accingo a scrivere ora e di cui avete appena letto il primo capitolo,
continuerò a valorizzare il punto di vista di Isaia, ma la trama e lo sviluppo
sarà (ovviamente) del tutto diverso. Cercherò di mantenere lo stile della serie
e quindi raccontare alcune delle verifiche della Congregazione, sottendendo la
trama principale, ma in realtà non garantisco il buon esito.
Mi spiace non poter dirvi molto di più, ma al momento
ho chiari alcuni punti centrali della storia, ma devo ancora capire bene il
percorso per arrivarci. Spero di non superare i 10 capitoli.
Come avrete capito, voglio cercare di valorizzare
il personaggio di Stefano (glielo devo, specie dopo che l’ho trattato malissimo
nell’altra fanfic), non so ancora quanto sarà
centrale nella storia, ma sarà alquanto presente.
Un altro elemento che non mancherà sono le
speculazioni più o meno filosofiche e/o esoteriche.
Ecco, dopo avervi scoraggiati con queste parole
confuse, vi do un saluto e vi aspetto al prossimo capitolo.
Ciao!
Dirce