Ecco una shottina nuova un po’ strana, come la canzone su
cui è basata che, però, è una delle mie preferite e non potevo non scriverci
qualcosa. Vi avverto che potrebbe essere un po’ confusionaria… La canzone è “Bohemien
Rhapsody” dei Queen.
I personaggi non mi appartengono e la storia non è
scritta con fini di lucro.
Temperance
Rhapsody
Lui sedeva sui gradini davanti alla porta d’ingresso di
quella che, per anni, era stata la sua casa.
Ora ci avrebbe vissuto solo sua madre.
Lui si stringeva la testa in una morsa disperata, pensando
come avrebbe fatto a dirle ciò che era successo, a dirle che sarebbe stata
sola.
Intanto, Loro lo guardavano.
Is this the real life
Is this just fantasy?
Caught in a landslide
No escape from reality
Open your eyes
Look up to the skies and
see
I’m just a poor boy, I need no
sympathy
Because I easy come, easy go
A little high
A little low
Anyway the wind blows, doesn’t
really matter
To me…
Un povero ragazzo, ecco cos’era Lui.
Nient’altro che un povero ragazzo a cui era successo di fare
uno sbaglio.
Succedeva a tutti, prima o poi, no? E allora perché il suo
doveva rovinargli la vita?
Perché doveva portargliela via, la vita?
Ravviandosi i capelli biondi, Lui bussò piano alla porta e
sua madre aprì subito, quasi avesse passato lì tutto il giorno, aspettandosi
quella visita.
Ora glielo avrebbe detto.
Le avrebbe detto che quell’uomo aveva bevuto, che lo aveva
aggredito e allora Lui si era difeso e gli aveva sparato.
Non voleva ucciderlo, nemmeno lo conosceva, ma quello aveva
cercato di fare lo stesso con lui e allora… allora mangia o sarai mangiato, no?
Però l’Altro era ricco, l’Altro era famoso, l’Altro era
conosciuto come un benefattore.
Nessuno credeva che fosse stato l’Altro ad iniziare e così
Lui era diventato un assassino senza possibilità di redenzione.
Eppure la sua vita appena iniziata prometteva così bene…
aveva un lavoro, aveva una donna che presto sarebbe diventata sua moglie.
Era perfetta, come tutte le cose nuove.
Era perfetta e ora sarebbe finita tra le scosse di una sedia
elettrica. Certo, ora lo avevano lasciato andare, ma non ci avrebbero messo
molto a venire a prenderlo.
L’Altro era troppo importante perché il suo assassino fosse
lasciato a piede libero.
Intanto, Loro lo guardavano.
Mama, just killed a man
Put a gun against his head
Pulled my trigger, now he’s dead
Mama, life had just begun
But now I’ve gone and thrown it
all away
Mama, oooh
Didn’t mean to make you cry
If I’m not back again this time
tomorrow
Carry on, carry on
As if nothing really matters…
Lui lo sapeva che sarebbe finita così, ci era preparato.
Non appena sua madre aveva finito di ascoltarlo era
scoppiata a piangere come una fontana e questo era proprio quello che Lui
temeva.
Era entrato in casa, l’aveva rassicurata, dicendole che sarebbe
riuscito a farsi credere, che non lo avrebbero davvero messo a morte solo
perché si era difeso.
Diceva questo, sì, ma pensava che erano tutte balle, che lo
avrebbero portato via eccome e che non avrebbe avuto scampo dalla pena
riservata agli assassini.
Le disse che, se non fosse stato lì il giorno dopo, lei
avrebbe semplicemente dovuto andare avanti a fare le sue cose, come se niente
fosse successo, perché lo avrebbero lasciato andare, perché Lui era innocente.
Capito, mamma, Lui era innocente!
Glielo ripeteva e intanto le preparava il tè nella sua tazza
preferita, quella gialla con la motocicletta disegnata in nero.
Glielo ripeteva e intanto si sentiva già i lacci della sedia
legati intorno ai polsi.
Glielo ripeteva mentre le rimboccava le coperte, prima di
andare a letto anche Lui.
Glielo ripeteva e intanto il casco di metallo iniziava già a
mandare dolorose scosse nel suo corpo, giù, giù, fino alle ossa.
Glielo ripeteva,c erto, m lui doveva affrontare quella
verità che conosceva fin troppo bene. Non voleva morire, ma la sua vita era
talmente complessa che, a volte, avrebbe preferito non essere nato affatto.
Si infilò sotto al lenzuolo e spense l’abat jour,
sprofondando, nemmeno lui seppe mai come, in quello che, forse, sarebbe stato
l’ultimo sonno della sua vita.
Intanto, Loro lo guardavano.
Too late, my time has come
Send shivers down my spine
Body’s aching all the time
Goodbye, everybody
I’ve got to go
Gotta leave you all behind and
face the truth
Mama, oooh
Any way the wind blows
I don’t wanna die
I sometimes wish I’d never been
born at all…
Si svegliò in un posto rosso.
E nero.
E poi di nuovo rosso, con un po’ di giallo e di arancione.
Gli sarebbe quasi venuto da dire che si trovava nel fuoco…
Ad un tratto un ometto alto quanto le sue gambe gli passò
accanto, facendogli cenno di seguirlo, mentre dal cielo -sempre che cielo
quella cosa dardeggiante potesse essere chiamata- cadevano saette su saette,
che lo schivavano sempre per un pelo, seguite dal frastuono insopportabile dei
tuoni più forti che avesse mai sentito.
“Che cosa succede?” Domandò all’omino che, però, continuò
dritto come un fuso per la sua strada, senza nemmeno voltarsi a controllare che
Lui lo stesse seguendo.
Attraversarono un corridoio che sembrava fatto di fuoco pure
lui e Lui dovette più volte strofinarsi gli occhi per assicurarsi che fosse
tutto vero. Addossati alle pareti gli sembrava, infatti, di aver visto
personaggi ben noti a tutti, intenti nelle attività che li avevano resi famosi.
E così lì c’era Glielo che faceva oscillare il suo pendolo e
dall’altra parte, proprio di fronte a lui, Figaro, il barbiere di Siviglia,
tutto intento a tagliarsi i baffi da solo, guardandosi in uno specchio grande
quanto un’unghia.
Al suo passaggio, tutti alzavano il capo, ripetendo al suo
microscopico accompagnatore le medesime parole: “Scaramouche, è solo un povero
ragazzo, risparmiagli quest’Inferno!”
Ma l’omino tirava dritto senza guardarli e Lui dietro, per
paura di perdersi tra quegli illustri sconosciuti.
Intanto, Loro lo guardavano.
I see a little silhouette
of a man
Scaramouche, Scaramouche will you
do the fandango
Thunderbolt and lightning very
very frightening me
Galileo, Galileo
Galileo, Figaro –magnifico-
But I’m just a poor boy
Nobody loves me
He’s just a poor boy
From a poor family
Spare him his life from this
monstrosity
Il corridoio con I suoi famosi occupanti rimase alle loro
spalle e, attraversando una porta, Scaramouche e lui si trovarono in un salone
infuocato dove cinque uomini, nudi e rossi come tutto ciò che li circondava,
sedevano a degli scranni di fiamme, lucidandosi le corna a vicenda.
Scarmouche spiegò che quello era il Gran Consiglio Infernale
che avrebbe deciso cosa fare della sua anima, una volta che il suo corpo fosse
stato fritto sulla sedia elettrica. Se aveva qualcosa da dire per convincerli a
lasciarlo andare in purgatorio anche dopo aver ucciso un uomo, quello era il
momento per farlo.
Lui non trovò niente di niente che potesse annullare le sue
colpe e si limitò semplicemente a chiedere ai diavoli di lasciarlo andare,
perché sua madre aveva bisogno di Lui.
Doveva cercare di capirli, gli spiegarono, Belzebù non era
un capo particolarmente caritatevole e si sarebbe decisamente arrabbiato se
loro avessero deciso di non mandare all’inferno un’anima il cui diavolo persecutore
era già pronto da un sacco di tempo, solo perché sua madre aveva bisogno di
lui.
Proprio mentre il Gran Consiglio emetteva la sentenza e lo
dichiarava dannato, Lui aprì gli occhi, ritrovandosi ancora in piena notte,
disteso nella sua camera da letto in quella che non sarebbe più stata la sua
casa.
Intanto, Loro lo guardavano.
Easy come, easy go, will
you let me go
Bismillah! No, we will not let
you go!
No, no, no, no, no, no, no
Mama mia, mama mia, mama mia let me go
Beelzebub has a devil put aside
for me, for me…
In fretta e furia, Lui prese ad impacchettare la sua roba,
poi scisse un biglietto a sua madre e uscì, pronto a non fare più ritorno.
Se il suo destino era quello di andare all’inferno, aveva
deciso di rimandarlo il più possibile, dato che non era affatto impaziente di
conoscere il diavolo che Belzebù gli aveva riservato.
Non lo avrebbero preso, oh, no, signore.
Sarebbe fuggito il più lontano possibile, via da quella
gente che non voleva credergli.
Cosa faceva loro pensare che avrebbero potuto calpestarlo
come una qualunque nullità solo perché si era scontrato con un insetto più
grande di lui?
Cosa faceva loro pensare che avrebbero potuto chiuderlo a
marcire in un carcere o mandargli il cervello in pappa su una sedia
torturatrice?
Oh, no, non glielo avrebbe lasciato fare.
Tanto, il suo destino era segnato, perché, quindi, cercare
di comportarsi come un bravo cittadino?
Se doveva finire all’inferno, significava che era cattivo
dentro, marcio nel profondo dell’anima, indi non gli sarebbe più importato
niente di nessuno.
Sarebbe andato dove lo avrebbe portato il vento, libero come
un falco, senza sottostare più a nessuna legge, perché Lui era Lui e nessuna
stanza chiusa da sbarre lo avrebbe mai imprigionato.
Niente contava più.
Niente, solo la sua libertà.
Mentre un drappo di velluto rosso scendeva sulla sua
avventura, Loro smisero per un istante di guardarlo e iniziarono ad applaudire.
So you think you can stop
me and spit in my eyes
So you think you can lock me and
leave me to die
Oh, baby, can’t do this to me
baby
Just gotta get right outta here
Nothing really matters
Anyone can see
Nothing really matters
Nothing really matters to me
Il sipario si riaprì e, uno ad uno, gli attori iniziarono a
portarsi sul bordo del palco per gli inchini.
Quando Lui entrò, l’auditorium della East High School
esplose in un’autentica ovazione,
mentre i Wildcats e le loro ragazze si producevano in un autentico tifo da
stadio, acclamando il suo nome.
Lui, Ryan Evans, sorrise, stringendo forte la mano di Sharpay
e quella di Kelsi, rispettivamente la madre e Scaramouche nello spettacolo.
Fiero del proprio lavoro, si inchinò un’ultima volta di
fronte al suo pubblico e poi corse all’indietro, tenendo sempre le mani delle
sue compagne e ridendo di quella gioia speciale che solo il teatro sapeva
dargli, sapendo che, in quel momento, niente gli importava, niente, se non la
forza che interpretare Lui gli aveva dato.
In qualunque direzione avesse soffiato il vento, quella era
la sua vita e lui non vi avrebbe mai, mai rinunciato.
Any way the wind blows…