Verde= Elettra Alfano
Viola= Vittoria Galieti
Tokyo.
Giappone.
Stanza imprecisata
d’un imprecisato appartamento nel quartiere d’Ikebukuro.
Ore 5 e 44.
Quella cos’è?
Esisterà un campionato per la grandezza delle
zanzare?
Guardo con occhio clinico l’insetto immobile
al soffitto, svaccata sul letto alla Homer.
Dando uno sguardo all’orologio noto che sono
ancora le cinque e mezza passate.. neanche l’alba…
Ma è una zanzara?
Continuo a chiedermi cosa possa essere quello
schifoso essere attaccato al soffitto che ora inizia a muoversi
sospettosamente.
Ma quanto è grosso?
Inizio a sentirmi leggermente in pericolo
mentre quell’oggetto non identificato scende lentamente e si fa sempre più
vicino.
Oddio quanto è grosso!
Mi schiaccio nel letto quasi fossi un lenzuolo
io stessa
Ovviamente io non ho il terrore di animali più
piccoli di me, figurarsi, però mi fanno altamente schifo e questo in modo
particolare. Tra l'altro si sta facendo sempre più vicino..
Orrendamente vicino..
-Sis..- riesco a sibilare, mentre quel coso
si avvicina sempre più e sempre più mostruosamente grosso.
È più grosso delle mie pantofole!
Assolutamente NON è una zanzara!!!
-SISTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEERRRRRRRRR!!!- urlo impazzita, vedendo
che l’essere mi sta raggiungendo.
Un tonfo, come di qualcuno che è caduto dal
letto, e un forte boato, che mi ricorda molto una corsa quasi frenetica di un
bisonte, precede l’entrata trionfale, si fa per dire, e spettinata della mia
coinquilina che esprime senza tanti convenevoli tutta la sua confusione nel vedermi così atterrita e nell'avermi sentito gracchiare.
-
Aiutami!-
le ordino con tono disperato, rimanendo con lo sguardo sull’insetto.
Alzando il capo lo intercetta anche lei e
rimane impalata. Spalanca occhi e bocca e inizia a sbiancare. In effetti non è
stata una cosa intelligente cercare il suo aiuto e un sospetto si fa largo in
me.
Pensandoci bene, ci sono tre cose che lei
potrebbe fare:
a) prendere la prima cosa
che le capiti fra le mani e lanciarla, incurante se a beccarsela in pieno sarà
il nemico o la sottoscritta;
b) rimanere immobile per
poi svenire e cadere a terra come un sacco di patate;
c) correre via e
lasciarmi da sola in balia degli eventi.
Chissà perché ma ho il presentimento che
preferisca la terza opzione.. ma come per anticiparmi e per smentirmi vedo che
la sua pelle si colora di una tonalità tendente al verde, quasi quanto la mia,
e si affloscia a terra senza dare segni vitali.
Mi faccio coraggio e torno a osservare
l’insetto, se così si può chiamare una zanzara grossa quanto uno scorpione, e
cerco di pensare a sangue freddo.
Neurone ti prego inventa qualcosa!
Intimo al mio stesso cervello di trovare una
strategia per salvarmi, senza però avere risposta. Arrivo perfino a minacciarlo
, ma invano visto che continua a non dare segnali vitali proprio come la mia
cara coinquilina che sembra essere diventata tutt'uno con il pavimento.
Oddio adesso mi mangia!!!
Chiudo gli occhi e spero che la mia sia una
fine veloce e indolore, quando, dopo attimi di puro terrore, mi accorgo che non
sta succedendo nulla e spinta da non so quale folle slancio di coraggio
socchiudo un occhio per poi spalancare pure anche l’altro ed iniziare a
guardarmi intorno.
Sono già morta?
Continuo a cercare qualsiasi indizio che possa
farmi capire cosa sia successo, cominciando a pensare che forse sia avvenuto un
miracolo senza che io me ne sia resa conto.
Non ci credo.. sono salva..
-
Pensavo
di morire.- bofonchio con un sibilo impercettibile, riprendendo a respirare, e,
finalmente in salvo, mi volto a guardare il corpo inerme della mia coinquilina,
che ancora non ha notato che il mostro ha lasciato la stanza e che quindi il
pericolo è passato.
Sarà viva?
Striscio barcollante avvicinandomi a lei,
visto che l'ansia fa fatica a scemare, e raggiunta la sister mi abbasso per
smuoverla leggermente con un dito, fino a quando i suoi occhi non si spalancano
terrorizzati per fissarsi nei miei perplessi.
-
L’hai
ucciso?- domanda con voce d’oltretomba.
-
Come
avrei potuto?! Se n’è andato da solo.- rispondo mentre lei inizia a riprendere
colore e a respirare normalmente. Ci alziamo e restiamo a guardarci nelle palle
degli occhi per cinque minuti buoni, nel silenzio più profondo.
-
Che
ore sono?-
-
Le
sei.- dico, guardando la sveglia per poi tornare a guardarla negli occhi, quasi
soddisfatta di riuscire a comprendere i suoi stessi pensieri.
-
Buonanotte!-
diciamo all’unisono, mentre lei esce dalla stanza e io mi riaccoccolo tra le
lenzuola. Mi giro a pancia in giù, e con la testa sotto il cuscino. Mi tasto
più volte per cercare il lenzuolo ma non lo trovo.
Lascio perdere la caccia al tesoro e cerco di
trovare la posizione adatta ordinandomi di prendere sonno e scivolare fra le
braccia di Morfeo, senza avere ,purtroppo, concreti risultati.
Sbuffo spazientita, pensando alla mia
coinquilina e invidiandola.
Sicuramente lei si è addormentata appena
toccato il letto, anzi scommetto che mentre camminava già stava ronfando. Posso
anche aggiungere di sentirla russare.. no, forse così esagero, però posso
facilmente immaginare come se la stia dormendo bene.
Mondo crudele.
Alzo il busto mettendomi seduta con
l’intenzione di andare in cucina e ingurgitare qualche sonnifero, ma ritorno
sdraiata immediatamente visto che la mia immensa pigrizia mi intima di non
muovere neanche un muscolo.
Le do ascolto perché in fondo non ho una forza
di volontà molto grande e che, decisamente, se provocata, non può che cadere in
tentazione.
Certo che questi ragionamenti sono
proprio adatti di mattina presto.
Ringraziando che i mei pensieri rimarranno
solo ed esclusivamente nella mia testa, mi decido ad alzarmi anche se tutto il
mio essere grida di non volerlo.
Purtroppo però ho troppo caldo e, dicendo
addio a un’ipotetica e vana speranza di poter ancora dormire, accendo il
ventilatore attaccato al lampadario che inizia a muoversi portando con sé tutto
il rumore che è in grado di provocare.
Non è che poi faccia così tanto caldo, il
problema sono esclusivamente io.
Siamo solo a metà aprile, ma essendo io una di
quelle creature rare che soffrono spasmodicamente il calore in generale, e
appena la temperatura supera un tot di gradi ecco che inizio a sentire calare la
pressione, sempre che sia possibile visto che l'ho già molto bassa, diciamo
sotto le scarpe.. o anche definitivamente tre metri sotto terra, dove prima o
poi finirò di certo.
Esisterà un modo per guarire da questa
strana e stupida malattia?
Osservo il mio abbigliamento e, se prima avrei
indossato pantaloni pesanti e maglietta a maniche lunghe, adesso non posso che
adattarmi con dei pantaloni alle caviglie e maglia a mezze maniche.
Se penso poi a come mi sentirò a giugno.. per
non parlare di luglio e agosto, dove ci saranno sicuro quaranta gradi
all’ombra.. negli ambiti del clima non abbiamo fatto un buon affare a
trasferirci in questo posto.
Meglio qui che altrove comunque.
Concordo con me stessa pensando che questa
terra può anche rifiutarsi di accettarmi, ma non passerà mai per il neurone del
mio omino del cervello l’idea di tornare da dove provengo, anzi da dove
proveniamo io e la sis.
Appena in piedi mi stiracchio per bene,
sentendo le ossa scricchiolare più del dovuto, ma evitando di farmi domande a proposito.
Meglio starne fuori.
Mi avvicino alla finestra spalancata e coperta
dalle tapparelle e, in un gesto affranto, tiro leggermente su la corda per far
entrare uno spicchio di luce. Mi blocco subito, visto che appena sveglia sono
facilmente irritabile. Detesto la luce negli occhi di prima mattina e sono già
infastidita dal fatto di non esser riuscita a recuperare il sonno perduto.
Sospiro rassegnata.
Questa giornata deve ancora iniziare e già mi
sembra insostenibile.
Facendomi forza e coraggio decido di andare in
bagno, visto che la mia vescica non credo riuscirà a trattenersi ancora per
molto.
Seduta sulla tavoletta del
water, mi ritrovo pochi secondi dopo con la testa che ciondola sbattendo contro
la parete.
Che faccia.
Mentre mi guardo allo specchio, strizzando gli
occhi dalla stanchezza, non riesco a trattenere un gemito straziato
nell’osservare quello che vedo, ossia un vero e proprio cadavere ambulante.
Esco dal bagno e ritorno in camera, attenta a
non fare il minimo rumore per non svegliare la nee-san. Chiusa la porta mi ci
appoggio con le spalle, sospirando per l’ennesima volta e insultandomi
mentalmente.
Questa giornata sarà mooolto lunga.
Mi gratto la testa, spettinandomi ancor più la
massa incolta di capelli che troneggia sul mio capo. Mi ributto poi sul letto,
faccia al cuscino con l’intento di soffocarmi e finalmente suicidarmi, ma tempo
due secondi e mi sono già spostata, riprendendo a respirare e mandandomi a quel
paese da sola.
Con una strana ansia mi volto a guardare la
finestra da dove ovviamente sarà uscito l’enorme insetto di prima, e ghigno
sadica pensando che alla fine abbiamo avuto noi la meglio su di lui.
Ti sta bene schifosa sanguisuga!
Non so come faccio a non vergognarmi di questi
pensieri indecorosi, ma forse vivere con me stessa per diciannove anni mi ha
fatto abituare a cose del genere.
Mentre rimugino sulla mia vergognosa esistenza
prendo in mano la mia sveglia, che punto solamente durante la settimana. Di
domenica non la uso mai.
E ci mancherebbe!
Osservando il piccolo Mokona in miniatura
rimango incantata dal suo colore scuro e dalla sua perla blu, da cui poi ho
sempre difficoltà a spostare lo sguardo.
Passano i minuti, e capricciosamente sprofondo
in un dormiveglia che sembra più la più tipica delle mie catalessi in cui cado
ogni volta che qualcuno inizia a parlarmi di qualcosa di difficile e
sostanzioso, oltre che noioso.
Passa un tempo interminabile, e quando mi ritrovo per terra, con la
guancia premuta sulla sveglia decido che magari sarà il caso di alzarsi una
volta per tutte.
Mi tiro su in piedi, ripoggio la sveglia al suo posto, ma faccio la
cosa più sbagliata che potrei fare in questo momento, capace di mandare
all'aria i miei profondi intenti.
Con la coda dell'occhio osservo il letto sfatto.. le lenzuola
stropicciate e buttate a terra, il cuscino completamente schiacciato verso la
spalliera.. una scena troppo invitante.
E infatti mi ricaccio a letto aggrappandomi al cuscino, e
rannicchiandomi più che posso mandando a quel paese i buoni propositi
dell'alzarsi definitivamente ecc.
Ma buonanotte, altroché!
Altra stanza dello
stesso imprecisato appartamento.
Ore 14 e 23.
Chi aveva osato disturbare il mio sonno?
Avevo alzato un sopracciglio, profondamente e irrimediabilmente
stizzita, per guardare i raggi del sole filtrati appositamente dalle persiane
per interrompere il mio sonno, a mo’ di sasso dal peso piuma di una tonnellata
o due.
But… Just a moment… avevo dormito?
Solita domanda che mi pongo da rincoglionita, quale sono, quando
il giorno mi si apre davanti agli occhi con le sue mirabolanti meraviglie.
Mi ero ricordata perfettamente l’ultimo bicchiere di sakè
ingurgitato prima di cadere tra le braccia di Morfeo, come se l’avessi bevuto
esattamente un battito di ciglio prima.
Nel mezzo… il nulla.
M’ero stiracchiata dal torpore, che il mio cadaverico modo di
dormire lascia addosso ogni volta che mi sveglio, aspettando che lo
scricchiolio delle ossa mi avvertisse che le articolazioni erano tornate in
funzione, e poi mi ero alzata.
Avevo sbadigliato ancora, ma mi era sembrato quasi che lo
sbadiglio fosse provenuto dal letto che ancora mi chiamava.
Avevo socchiuso la porta e aspettato che il flusso degli eventi
facesse il suo decorso, attendendo che una figura a me ben nota facesse la sua
apparizione dalla porta che mi si era parata davanti.
La nostra telepatia non dorme mai.
Poi, tutt’ad un tratto, ho sentito qualche ostacolo nella
trasmissione.
Ed ora sto qui a chiedermi, senza troppo impegno, cosa sia il
dolore che sento sul fianco destro e cosa sia quella specie di astronave nera e
ronzante che giace senza vita sul lampadario al neon che illumina il corridoio.
Ma tutto quello che riesco a pensare… è “cazzo.. davvero non
lo voglio sapere”.
E probabilmente è anche meglio che ringrazi il fatto di non
ricordarmelo.
Decido di rinunciare.
Ave al diritto inviolabile della privacy.
Dopo i soliti minuti di analisi dettagliata di quanto sia bella
la vita, il rito finisce e senza una parola mi dirigo in cucina per preparare
la colazione, mentre so per certo che la mia coinquilina si sarà infilata in
bagno… ed anche nel cesso probabilmente.
Sono le due e mezza del pomeriggio.. constato con un occhiata
all’orologio della cucina. Può avere senso fare colazione adesso?
L’ultima cosa che mi va di fare adesso è avere dei dubbi. Sgrunt.
Metto su la teiera con l’acqua, poi afferro gli infusi dal
cassetto e do una breve occhiata alle due tazze che svettano impazienti di
essere scelte sul ripiano sopra la mia testa. Quel che si suol dire l’imbarazzo
della scelta, dato che le altre quattro giacciono ancora in toccate ed
intoccabili sul lavello.
Puzzano anche un po’ di alcool.
Ma che ci posso fare se il sakè bevuto dalla mia adorata tazza
diventa più buono?
Dopo quest’attimo di smarrimento finisco di preparare gli infusi,
verso il liquido nelle tazze, ed estraggo i miei biscotti preferiti dal ripiano
basso.
Cazzo… sembro un robot! Sono proprio lontani i bei tempi in cui
non sapevo nemmeno come era fatta una teiera…
Dopo un tempo che, sinceramente, non riesco ad identificare, vedo
la mia sister trascinarsi dal bagno verso di me.
Guarda, rinfrancata, la sua adorata tazza di Slam Dunk, che non
riesco ancora a comprendere, dopo due anni di convivenza buoni, cosa cavolo ci
trovi di così bello.
Do uno sguardo alla mia. È una tipica tazza giapponese, di quelle
di ceramica laccata e striata coi cerchi concentrici, con un dipinto un grosso
ideogramma disegnato a mano, almeno secondo il furbone che me l’ha venduta, che
significa “Buongiorno”.
Cazzo quanto sono masochista. Fra un po’ vedrò gli ideogrammi
salutarmi alla fermata della metro o farmi la danza usando come veli le pagine
del libro di letteratura orientale.
La mia Sis ha fatto il suo ingresso esattamente un secondo prima
che riesca a spaccarmi la scatola cranica sul lavello. Non che sperassi in un
suo salvataggio, sia chiaro. Quelli che siamo in questo momento non si possono
definire neanche esseri umani.
Elettra Alfano, ventun'anni portati non molto bene, non ama affatto
vedere la luce del giorno. Diciamo che non ama vedere la luce in generale.
Spero per lei che non esista il paradiso, lo spero vivamente.
-Mhm.-
-Hn.-
-Mh.-
-Hugh!-
Non oso chiederle del cadavere che si avvia gioiosamente alla
composizione sul lampadario del nostro corridoio, e ci sediamo simultaneamente.
Addento un biscotto grande e croccante, e lo mastico con grande rumore.
Non siamo in Giappone da poi molto tempo, ma ho avuto tempo
d’imparare che, decisamente, le abitudini giapponesi in fatto di colazione sono
parecchio discutibili, dal nostro punto di vista. Quei pesci piccoli, perfidi e
pieni di spine non li sopporterei a prescindere, poi.
-Ho sonno.- bofonchio.
-Dillo a me.- risponde, involontariamente senza mettermi subito
davanti alla dura realtà dei fatti. Che poi non dovrebbe essere poi tanto
dura.. almeno rispetto ad altri giorni.
-Fa caldo?-
-Molto, molto caldo-
-Sai che giorno è oggi.. vero?-
Mi viene il dubbio che, tutt’ad un tratto, le possa essere
cresciuto il pomo d’Adamo, ma in realtà sta solo cercando di deglutire un pezzo
di biscotto particolarmente grande senza raschiarsi la gola a sangue.
-Shimei no Nichiyoubi-
-Esattamente…- sorrido, in modo parecchio convincente -…che
tradotto sarebbe?-
-Sisters’ Sunday-
-La ricordi la nostra lingua madre vero?-
-La domenica delle sorelle-
-Bingo!-
E so che non rifiuterai di farti un giro per le vie della
capitale con me per festeggiare l’evento… vorrei aggiungere, ma penso di essere
già stata abbastanza chiara.
Io, Vittoria Galieti, ventun'anni portati con tutta la fatica del
caso, credo di non aver mai capito veramente il modo in cui siamo finite in
questo paese senza perderci prima.
Sarebbe stato molto più facile da credere, ma tanto che ci siamo
ringraziamo di essere qui, e lo facciamo ogni due domeniche.
Si, lavoro di domenica. Anzi, soprattutto di domenica.
In fondo, nessuna delle due aveva mai sperato che il Giappone
sarebbe stato un grosso e gigantesco fumetto dove vivere spensierate tra onde
energetiche e bei ragazzi da shounen manga a gogo.
Oddio.. forse un po’ in gioventù lo pensavo.
-Si esce di casa alle cinque meno dieci.. non un minuto di meno,
non uno di più-
Annuncio. Sis annuisce senza troppi convenevoli, terminando il
suo ultimo sorso di tè, e abbandonando la tazza subito dopo per andarsi a
stravaccare sul divano.
E come sempre non posso non chiedermi se davvero abbia capito cosa
le stessi dicendo.. o meglio, se davvero abbia capito che le stessi parlando..
lasciamo stare.
-Muovi il culo che fanno one piece-
Se ci fosse una multa per abbandono di stoviglie da lavare, credo
che sia io che lei avremmo da pagare il quadruplo dell’intero debito pubblico
del nostro bel paese.
La tazza mi riserva uno sguardo implorante ed un persistente
olezzo di alcol.
-Volo-
E a mai più rivederci.
Quartiere di
Shibuya.
Ore 17 e 13
È inebriante.
Siamo belle, giovani e con un segreto da nascondere.
Il nostro passato è sconosciuto a chiunque posso scorgere a
migliaia e migliaia di chilometri. O yeah.. mi sento al meglio di me stessa.
Respiro l’aria del Giappone a pieni polmoni, accogliendola con
tutte e due le braccia. Finalmente mi trovo nel posto dove sarei
dovuta nascere fin dall’inizio prima che in cielo facessero quello stupido
errore burocratico, facendomi nascere in Italia.
Finalmente sono dove dovrei essere.
Finalmente sono a casa.
Finalmente sono libera!
-Potresti smetterla di sbattermi quel braccio addosso per
piacere?-
Mi rendo conto solo in questo momento di aver attirato
l’attenzione di più di qualche passante. Solo per aver fatto un po’ di para
para dance in pieno centro del quartiere Shibuya? Suvvia.. non sapevo che i
giapponesi potessero essere tanto bacchettoni!
-Che avete da guardare voi?-
Insomma, so di avere dei bellissimi ricci castani che qui neanche
osano di sognare, ma un po’ di contegno voglio dire! Non si fissa la gente in
questo modo! Devo proprio sempre insegnare tutto io?
La gente dei dintorni si dilegua senza troppo sbattimento.
-Bene bene, dicevamo?-
-Orihime.. secondo te ucciderla con un colpo di Bazooka sarebbe
troppo poco?-
Orihime Himitsu, ventun'anni, collega sul lavoro e nemica giurata
della mia convivente e sorella acquisita. Il tema della sua imminente morte è
parecchio inflazionato nei nostri discorsi, ma fa sempre bene al cuore
parlarne. Un po’ meno averci a che fare, temo.
-Na.. troppo poco crudele, troppo costoso-
-Già, lo immaginavo.. impiccarla a testa giù e torturarla
lentamente?-
-Appagante, ma pieno di problemi logistici.. ti mancherebbe il
posto e il tempo, temo-
-Ho sempre tempo per fare del male.. specialmente a
quella là-
-Lo so lo so- e non è difficile da immaginare.
Considero la nostra situazione corrente, mentre mi avvio
all’entrata della nostra fumetteria di fiducia, rischiando quasi di far cadere
una gigantografia in cartone di Goku sulla sua nuvola speedy.. ma quanto era
più carino da piccolo?
Ma traballa leggermente, tornando al suo posto, e torno a ponderare.
Naturalmente in Giappone si sta molto meglio che in Italia, su
questo ho pochi ma veramente pochi dubbi. Peccato di non aver immaginato che le
persone potessero essere così dannatamente appiccicose da queste parti!
Sospiro affranta, guardando affascinata un bambolotto di Edward
Elric che mi fissa come se gli avessi appena detto che è più basso del nano più
basso del mondo.
Edward Elric, onnipresente e senza età, mio personaggio virtuale
preferito, capelli biondi, occhi dorati e faccino a cui è impossibile
resistere, con persistenti paranoie da bassa statura. Ma con questo, dall’alto
del mio metro e settantacinque, riesco a conviverci più che bene.
-E Taro?-
Taroemon Arai, ventidue anni, mio collega di lavoro, figlio del mio
datore di lavoro, mia piaga e mio schiavetto
personale.. tutto ciò senza che nessuno gliel’abbia mai chiesto, per giunta.
Considerando ciò che succederà domani, m’immagino già per filo e
per segno i suoi piagnistei.
-Come pensi che la prenderà il tuo Doraemon personale?-
Evito di appuntarle il fatto che lui preferisce di gran lunga
essere chiamato solo Taro, dato che in ogni caso non penso se ne ricorderebbe
così a lungo.
-Non lo so-
-Se vuoi puoi chiederlo direttamente a lui-
Taroemon Arai, ventidue anni…ah no, tutto questo l’ho già detto.
Taro mi sta proprio davanti, in questo momento, spostando lo
sguardo da me ad Edward, che solo adesso mi rendo conto di aver afferrato con
ben poca grazia per vezzeggiarlo violentemente. Più che prevedibile direi. E
lui ci guarda con quella faccia da cane bastonato sul suo bellissimo viso
proporzionato e un po’ femmineo e da sotto i fini capelli tinti di castano, con
i bellissimi occhi antracite che sembrano dire ‘Perché ogni tanto non mi ami
come ami lui?”.
Meglio per lui non conoscere la risposta.
-Ciao Doraemon!- lo saluta la Sis, mentre io e Edward siamo ancora imbambolati (lui ci riesce molto meglio di me, essendo una bambola per
propria natura).
-Chiamami solo Taro- sorride, a disagio, visto che nonostante si
conoscano da un po’ e nonostante le abbia già fatto presente di come
chiamarlo, lei continua a usare quel nomignolo.. presumo lo faccia apposta..
anche se non si potrebbe mai dire, e magari semplicemente se ne scorda.
Che dire di Doraemon? Ehm.. Taro? Probabilmente è l’essere umano
più alto del Giappone. Questo ragazzo ha mandato in frantumi tutti i miei
stereotipi secondo cui gli orientali riescono ad essere alti solo nei fumetti
(e pure là ogni tanto qualche difficoltà ce l’hanno di solito). Per creare
qualunque tipo di costruzione alta del Sol levante gli architetti s’ispirano a
Taroemon Arai. Ok, forse non del tutto.
Un metro e novantacinque di tutto rispetto, insomma.
Cosa che non gli ha impedito di soffrire della ‘maledizione di
Doraemon’. Essere associato da tutta la vita ad un grosso gatto blu col naso
rosso a palla, a causa del proprio nome, non deve esser stata una gran cosa per
la sua virilità.
Ma di certo non è da me che avrà pietà.
-Salve, Vittoria san. Il tuo giapponese è sempre più perfetto!-
-Grazie ma.. tuo padre non ti ha tenuto a lavoro oggi?-
Padre di Taroemon Arai è Kuma Arai, cinquantatré anni portati con parecchi
chili di troppo (su per giù un centinaio), vedovo, amante del cibo, dell’atto
di cucinare il cibo, dell’atto di mangiare il cibo, degli orsetti (in onore del
suo nome che significa appunto ‘orso’), dei grembiulini da donnina del
focolare, e della combinazione di queste due ultime cose. E, cosa più
importante, proprietario dell’agenzia di guide turistiche in cui lavoro. Indi
per cui non dovrei neanche trattare male suo figlio, credo. Ma la tentazione è
troppo forte.
-Sono scappato.. volevo vederti, Vittoria san-
-Tanto lo sai meglio di me che di giorni liberi ne ho pochi..-
comincio, un po’ stizzita, evitando di sbattergli in faccia la dura realtà
dicendogli direttamente che la sua presenza evoca in me soltanto la fatica del
lavoro -.. avresti potuto rivedermi tranquillamente domani pomeriggio! Sai, ho
un turno di guida alla torre di Tokyo-
-Si lo so, Vittoria san..- evita di farmi capire che ha
probabilmente girato tutte le fumetterie nei pressi del mio indirizzo con un
altro sorriso.. tentativo vano -… ma io volevo DAVVERO vederti-
Il ghigno che si stende sulla mia faccia deve essere
assolutamente affascinante per Taro, ed altrettanto assolutamente terrificante
per occhi non innamorati. Taro, tra le altre cose, è forse anche la persona più
indecisa ed assurdamente manipolabile sulla faccia della terra. Come potrei
fermarmi dall’approfittarne?
-Togliti quell’espressione dalla faccia.. conosco
quell'espressione-
Sibila Sis, avvicinandosi a me con fare cospiratore.
-Quale espressione, oh mia Sis?-
-Quella espressione con puro ghigno malefico che hai proprio in
questo momento-
-Ah.. parli di questa?- dico, guardandola negli occhi
–Tranquilla, lascia fare a me-
Ok, forse non dovrei sfruttare il figlio del mio capo solo perché
si è innamorato di me a prima vista e fa tutto quello che gli dico senza
battere ciglio. Non è molto corretto approfittarsi di chi non è in possesso di
piene facoltà mentali.. come se poi dipendesse dal soggetto. Un'infatuazione su
soggetti come Taro ha degli effetti molto tendenti al maniaco- ossessivo-
compulsivo. Ed è una cosa di cui devo tenere conto.
-Taroooooo.. mi fai fare cavalluccio?-
Grido, in modo parecchio riconoscibile.
Lui sorride, con uno di quei sorrisi con una fila di denti
bianchi e scintillanti che trasmettono la gioia pura e candida di un angioletto
senza macchia.
Poverino, devo dire che mi fa pena.
Vedo la Sis rinunciare ad una conversazione di senso compiuto con
me, mentre mi lancio a peso morto sulle spalle abbassate prontamente da Taro,
dirigendosi verso un poster di Sanzo, sexy, biondo, ammiccante bonzo dalla
pistola facile, con l’interessamento negli occhi grigi ora un po’ più luminosi.
-Fa un po’ come ti pare- la sento bofonchiare.
Io continuo a strillare come un ossessa –Cavalluccio,
cavalluccio!- in italiano.
Per fortuna che gliel’avevo già spiegato che non sapevo come si
diceva in giapponese, altrimenti la sua schiena non avrebbe mai potuto
accogliermi in tempo!
-Su Taro chaaaaan! Fammi fare il giro di Tokyo!!!-
… su questo non sembra essere molto d’accordo.
Stanza imprecisata di
un imprecisato appartamento del quartiere d’Ikebukuro… ancora.
Ore 20e 31
-
Ahumm..-
gorgoglio felice quando il mio corpo sente la comodità e la morbidezza del
divano sotto di sé e miei muscoli finalmente si stendono per la stanchezza.
-
Non
mi dirai che sei stanca.- esordisce Vittoria alle mie spalle, mentre io le
rispondo mormorando qualche verso incomprensibile persino per me . Evito, però,
di risponderle in modo appropriato, visto che ritengo la risposta troppo ovvia
da poterla anche solo citare.
Mentre lei si è fatta il giro di Tokyo, anche se non abbiamo visto
proprio tutta Tokyo.. diciamo un po’ tutti i posti dove poterci far offrire
qualcosa da Doraemon.. dicevo, mentre lei si è fatta Tokyo in spalla a quel
demente, io ho dovuto camminare con le mie sole gambe ed è un'esperienza che
non consiglierei neanche al mio acerrimo nemico.
No aspetta, se avesse le stesse conseguenze per Orihime a lei lo
consiglierei volentieri.
Cioè ho dovuto CAMMINARE per un'intera giornata. E per la maggior
parte del tempo sotto il sole.. no, dico SOTTO IL SOLE! Ma stiamo scherzando??
-
Io
ti odio.-
-
Da
quando di grazia?- chiede Vittoria distrattamente, mentre la sento armeggiare
con qualcosa, ma sono troppo sfinita per poter alzare la faccia dal cuscino del
divano per osservare cosa stia facendo.
E in sto momento non mi frega proprio.
-
Da
quando mi hai costretto a girare sotto il sole per un'intera giornata.-
-
Tendo
a ricordarti che dato che volevi sempre ostinatamente metterti a sedere, tra
l'altro per poter anche mangiare o bere qualcosa ad ogni bar che incontravamo,
e ovviamente facendotelo offrire da Taro, alla fine non abbiamo visto neanche
la metà della metà di Shibuya.-
-
Cosa
pretendi? Lo sai meglio di me che se potessi fingere di non utilizzare le gambe
andrei in giro con la carrozzella piuttosto che a piedi. E per quanto riguarda
il tuo caro Doraemon, bè mi sembrava il minimo. Nello Shimei no Nichiyoubi lui
non c’entrava niente, doveva pagare penitenza tsk!- dico, prima di alzare
lentamente la testa e osservare finalmente che cosa sta facendo la sis da
quando siamo arrivati. Rimango perplessa quando la vedo armeggiare coi
sacchetti pieni di oggetti promozionali che ci hanno regalato per le compere di
oggi, sempre pagate da Taro.
-
Su
questo hai ragione, e comunque non è "il mio caro Doraemon", intesi?-
-
Ehm..
vuoi una mano?- azzardo quando la vedo incartarsi con le scatole di pasticcini
e gli spiedini.
-
Mi
sembra il minimo!
Prepara l'occorrente per stasera. Ricordi cosa abbiamo
deciso di fare vero?- alza lo sguardo, per incontrare il mio che rimane sempre
perplesso ma non lo da troppo a vedere.
-
Certamente.-
rispondo con convinzione, mentre lei annuisce e si rimette al lavoro.
O cacchio, cos'è che dobbiamo fare stasera? Dai, omino, per favore
cerca di ricordare! Se glielo chiedo ora mi sbrana viva e addio spiedini!
Il mio cervello si rifiuta sempre di collaborare e, ovviamente,
stavolta non vuole fare l'eccezione quindi mi ritrovo ancora immobile sul
divano non sapendo assolutamente cosa dovrei fare.
-
Perché
te ne stai lì impalata?-
-
Ehm..-
-
Non
sarà che non ti ricordi per niente cosa facciamo stasera e mi hai mentito solo
per non dovermelo dire, vero?- alza un sopracciglio, assumendo un'espressione
esasperata visto che, e presumo bene, di certo non riesce proprio a sopportare
questo mio continuo dimenticare le cose.
-
Ma
cosa dici mai? Certo che lo ricordo! Stavo solo osservandoti lavorare, e devo ammettere che sei
davvero una brava casalinga!-
-
L’ultima
cosa che dovevi fare era darmi della casalinga sai?- sibila stizzita,
guardandomi negli occhi come cercando di leggermi nei meandri più profondi
dell’anima… come se ce ne fosse bisogno.
-
Fila
subito a preparare i dvd! Stasera si fa l'anime night, razza di sbadata che non
sei altro!- mi sibila ancora, incazzata, visto che le è rimasto un dito
incastrato nel fiocco di una confezione, e immagino pure che ci sia anche lo
scotch a tenerglielo attaccato.
-
Vado.-
dico alzandomi e sparendo in camera più veloce di Flash.
Mentre sono intenta a fare la conta per decidere che cosa guardare
stasera inizio a pensare a una cosa che in tutta questa giornata non mi era
ancora venuta in mente.
Quasi commossa per essermelo ricordato, torno in salotto carica di
dvd di Saiyuki e trovo la stanza vuota, ma in compenso sento del rumore
provenire dalla cucina. Poso la roba sul tavolino vicino il divano e raggiungo
Vittoria, che trovo intenta a papparsi qualche spiedino mentre prepara il suo
piatto e il mio.
-
Fatto?-
mi chiede, senza neanche alzare lo sguardo. Noto con piacere che della bava le
scende dalle labbra, segno di avere l'acquolina in bocca, e me ne rallegro
visto che anche a me sta scendendo. A volte la nostra sintonia è quasi
scioccante.
-
Ya,
comunque prima di arrivare in salotto vedi di non scafarti tutti gli spiedini.
Vorrei mangiare qualcosa anche io se non ti dispiace.-
-
Che
cosa ti lamenti che hai mangiato come un maiale tutto il giorno?- mi chiede con
un'espressione che in un anime prevederebbe la gocciolina sul capo.
-
Che
c’entra? Quello l'ho fatto soprattutto per svuotare il portafoglio al demente.-
-
Sì
certo come no. Prendi da bere va.-
Sedute a terra sul tappeto, dei cuscini sotto il sedere, un
piatto di spiedini ciascuna sulle gambe, una bottiglia di chinotto ai nostri
piedi, e Saiyuki in tv.
Questa si che è vita.
-
Sis,
di solito non sono io che mi dimentico le cose importanti?- accenno quando sono
finiti i primi episodi, mentre lei è intenta a cambiare dvd.
-
Veramente
lo siamo entrambe.-
-
Sì,
però.. mi sono ricordata una cosa, che però tu avresti dovuto ricordarmi di essermi dimenticata
visto che riguarda soprattutto te.-
-
Potresti
parlare in modo che anche io riesca a seguire ciò che dici?-
-
Sis,
domani non è il tuo primo giorno di uni?- chiedo con tono leggermente incerto,
mentre la vedo bloccarsi col telecomando a mezz'aria e sbarrare leggermente gli
occhi.
-
E
cacchio se è vero!-
-
Avevo
ragione allora?! Mi sono ricordata di una cosa e tu no?! Non ci credo!! Ah,
stavolta la sbadata sei tu eh?- mi elogio esultante, visto che non capita molto
spesso una cosa del genere, ma non sentendo risposta dalla sua parte mi giro e la vedo ancora imbambolata col telecomando in mano e la stessa espressione di
prima.
Forse davvero non si ricordava di dover ricominciare la scuola..
-
Sis?-
la richiamo, mentre le tolgo il telecomando di mano, e le sventolo il braccio
davanti la faccia ma vedendo di non avere successo opto per un metodo più
concreto.
-
Che
cazzo stai facendo?!- sbotta all'improvviso fermando la mia mano, intenzionata a colpiprle la guancia,
e guardandomi stralunata.
-
Non
ti svegliavi.- alzo le spalle, mentre ritorno seduta e lei mi imita.
-
Stavo
solo pensando.. cioè domani ricomincia la scuola.. quindi non accadrà più la
cosa del "tu lavori e io dormo" che mi piaceva tanto..- inizia a
farfugliare, mentre io alzo un sopracciglio leggermente stizzita visto che a me
invece la cosa non piaceva affatto. - E visto che la scuola ricomincia non
potrà più succedere "tu lavori e io dormo" ma succederà "tu
lavori e io mi sveglio più tardi"..- continua, mentre inizia a prendermi
il comune tic all'occhio che solitamente mi prende quando inizio a sentirmi
irritata davvero. - Poi pensavo che domani conoscerò altre persone, e visto che
sono come te di certo potrai immaginare come mi sentirò.. sì insomma, tu sei
così musona e intrattabile con le persone che preferisci ignorarle e tenerti
tutto dentro, però io sono più influenzabile..- dice, alzando una mano a
tirarsi i capelli indietro, mentre il mio tic all'occhio si fa sempre più
insistente. - Cioè non che io sia molto diversa da te, in questo siamo davvero
simili, però io dovrò starci a contatto con queste persone… per studiare, non
come te che sei obbligata dai soldi.. a me non paga nessuno, quindi potrei
decisamente comportarmi più liberamente, però se incontro gente appiccicosa
come tu hai incontrato Orihime che faccio? Tu stai zitta per i soldi, ma io?-
s'interrompe per riprendere fiato, mentre io inizio a giocare col telecomando tanto per tenermi impegnata e cercare di calmare la mia irritazione, e di
conseguenza il tic. - Poi immagina se mi becco i prof più bastardi e a cui poi
starò pure sulle palle… dio non ci voglio andareee!- conclude piagnucolando,
mentre io sfinita da questo suo sproloquio di cui tra l'altro mi sono persa
mezza parte, visto che ha parlato troppo veloce per i miei canoni, e ancora
decisamente irritata le sbatto leggermente il telecomando in testa, facendola
lamentare offesa e contrariata.
-
Che
cazzo fai? Ma sei scema?!-
-
Mi
hai decisamente insultato più volte, se non te ne sei accorta. Comunque,
sorvolando questo, e valutando ciò che hai detto posso concludere che: sei
un'idiota.-
-
E
da cosa lo deduci questo?- incrocia le braccia, non contenta dell'insulto.
-
Dal
fatto che hai detto tante di quelle stronzate che nemmeno io, in tutta la mia
esistenza, sono riuscita a dire. In più hai pure invertito i ruoli, e la cosa
non mi piace.-
-
Di
che ruoli parli?-
-
La
pessimista sono io, ricordi?-
-
Ah
quello.. si è vero, però anche a me capitano momenti no, giusto?-
-
Certo,
ma devono capitare per cose giuste e non derivare da cose stupide come l'inizio
della scuola.-
-
Sis,
mi spieghi perché parli come se sapessi tutto dalla vita?- mi chiede, con
l'espressione da goccia sul capo, mentre io tossisco evitando di rispondere.
-
E
poi queste cose, se davvero le pensi, ti verranno in mente domani appena prima
di entrare all'uni quindi perché pensarci adesso?-
-
Non
hai proprio tatto, eh?-
-
Già
già.- concordo, mentre lei scuote il capo rassegnata. - Comunque per adesso
guardiamoci i cartoni, poi ci sbronziamo e vedrai che domani non avrai tempo di
pensare a ste cose perché, che ne so, magari starai facendo tardi e sarai più
concentrata ad arrivare in orario piuttosto che pensare a cosa ci farai lì.
Andata?- ghigno sentendomi soddisfatta di me stessa, visto che una soluzione
migliore di questa non avrei potuto trovarla, mentre Vittoria continua a
guardarmi come se davanti avesse una persona gravemente malata di mente.
-
Sbaglio
o stai cercando di scialacquare il discorso?-
-
Non
sbagli.- continuo a ghignare, mentre lei mi tira il telecomando in faccia,
beccandomi in piena fronte, e sbuffando mi ordina di avviare il dvd.
Decisamente me lo sono meritato.. però adesso possiamo continuare a
guardare Saiyuki.
SPAZIO AUTRICI!
Lady Ko’: Salve a tutti! Noi siamo Lady Kokatorimon…
Brucy: E Brucy o eyesice o come preferite! Hola a voi!!
Lady Ko’: Sigh sigh.. erano anni che progettavamo questa fic! Non posso crede
che siamo riuscite a pubblicare il primo capitolooooooooo *piange*
Brucy: Non dovevi dirlo.. così mi fai.. così mi fai.. buuuuuuuuuuuuu
Lady Ko’: *Ignora* comunque, passando alle PRECISAZIONI
SERIE, precisiamo che ci impegneremo a rendere verosimili i
particolari riguardanti il Giappone, ma dato le nostre scarse risorse potranno
esserci delle incongruenze o degli errori, e di questo ci scusiamo
anticipatamente *inchino*
Brucy: Buuuu.. *inchino* zi comunque.. mi sento male.. ho le pulsazioni T.T
non piacerà a nessuno quello che scrivo io… e finiranno per chiedere solo di
te… e io finirò nella zona oscura del dimenticatoio…
buuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
Lady Ko’: *continua ad ignorare* io considero un po’ questa fic come
realizzatrice dei nostri sogni, in tutti i sensi XD infatti parecchie scene
provengono da nostri sogni! Gran metodo lo so XD
Brucy: *stufa di essere ignorata si fa crescere corna e coda e con una
forchetta infilza il sedere della socia* Sì in effetti dobbiamo quasi tutto ai
nostri sogni, quindi direi sia il caso di ringraziare il caro Morfeo *applaude
al dio*
Lady Ko’: Ma sicuramente anche ai nostri sogni come desideri! Ho sempre
desiderato di essere corteggiata super insistentemente *sbava*
Brucy: a me veramente basterebbe anche solo averceli tutti vicino questi
carissimi personaggi manga/anime così da sbav.. così da poterci sbrodolare
sopra.. però di certo non mi dispiacerebbe averci a che fare in quel
senso *çççççç*
Lady Ko’: va buo, evitiamo di tirarla troppo per le lunghe U-U come da
tradizione fai tu i saluti finali *dorme sugli allori*
Brucy: oddio.. non puoi chiedermi cose simili.. sono incapace O_O cioè non è
che ci voglia la laurea per fare i saluti, questo lo so, però.. T_T va bene, ci
posso provare U.U coff coff.. Ebbene.. se potete commentate ç___ç però grazie
lo stesso a chi ha avuto la forza, o il coraggio, di leggere questo capitolo
ç___ç ..
Minna
arigatoo *inchino*