Percy Jackson e l'Arena dei mostri

di lexus988
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Era accaduto tutto in pochissimi attimi. Io e Jason soltanto la sera prima stavamo ridendo e scherzando con Annabeth e Piper ed ora eravamo ammanettati all'interno di quello che aveva tutta l'aria di essere un hovercraft. "Bene" penso tra me e me "ho sempre desiderato essere legato all'interno di un hovercraft", con questi pensieri cerco di allontanare i vari sentimenti che si sovrappongono nella mia mente: odio, rabbia e malinconia. L'odio è rivolto agli Dei: perché doveva succedere tutto a me? La rabbia non è diretta a nessuno in particolare, forse ce l'ho più con me stesso per essere stato così stupido da farmi catturare da un paio di omaccioni vestiti di nero. La malinconia penso che la porterò con me per l'intera durata di questa sventurata avventura.....il motivo è ovvio per la seconda volta temo di aver perso Annabeth. Proprio mentre questi pensieri affollano la mia mente mi ricordo che nella mia stessa situazione si trova Jason. Penso che anche lui sia triste per l'allontanamento da Piper e così decido di avvicinarsi a lui per scambiare due parole. "Ehi amico, situazione assurda eh?" lui un pò sconfortato risponde "Assurda a dir poco....mi sento spaesato dentro questa stanza, sento che siamo molto in alto ma non riesco a parlare con i venti...penso che ci troviamo in un'area particolare in cui i miei poteri risultano nulli.". Questa frase mi sconvolge, se Jason non sente più i suoi poteri semidivini sul vento lo stesso varrà per me quando ci troveremmo in un ambiente marino.

No,non ci voglio pensare. Non posso pensare che il mio potere più importante, quello su cui faccio affidamento quando sono in difficoltà sia messo fuori uso da non so quale invenzione umana o divina! Proprio in quel momento in cui i pensieri si accavallano nella mia mente i motori del velivolo iniziano a rallentare la velocità e dopo tre, due, uno...BUM. Un atterraggio a dir poco brusco. "Temo che il pilota di questo coso non abbia i dovuti brevetti" Jason accenna un sorriso in segno di approvazione.

Mentre ci scambiamo questa occhiata d'intesa, dietro le nostre spalle, avvertiamo un insieme di cigolii. Il portellone "megagalattico" in pochissimo tempo si spalanca dinnanzi a noi e ci lascia a bocca aperta. Quello che vedo non appartiene alla mia epoca, i palazzi che ho davanti sono futuristici e sono a dir poco fantastici, penso per quanto Annabeth avrebbe potuto parlare di questi monumenti dell'ingegneria . Rimango ancora più sorpreso quando i due miei rapitori ci accompagnano, rigorosamente ammanettati, attraverso una via per le grandi parate (a parer mio). Percorriamo questa strada con un odore dolce che mi perseguita, non capisco da dove provenga fino a quando non vedo ai lati del viale circa mille rose bianche.






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