“And we pray that
there’s no God
to punish us and make
a fuss.”
Muse, Fury.
Una
pallida luce solare penetrava attraverso le sottili tende di cotone
bianco
della spoglia stanza del motel dove Sam
e Dean Winchester riposavano pacificamente, dopo un’estenuante caccia
al
vampiro della sera precedente.
Dean fu il primo a
svegliarsi. Si girò verso Sammy, che se la dormiva ancora
beatamente, con un cuscino avvolto tra le braccia ed il lenzuolo
aggrovigliato
ai piedi del letto.
Sospirò, e con uno
svogliato movimento si mise in piedi, pronto ad iniziare una
nuova giornata. Prima di tutto accese la radio, poi si stiracchiò per
bene, si
stropicciò gli occhi cisposi e senza razionalizzare che ore fossero o
perché si
sentisse così strano si diresse in bagno. Avrebbe giurato di sentire
una strana
pesantezza sul petto, proprio sui pettorali. “Probabilmente è perché ho
dormito
a pancia in giù” pensò dirigendosi in bagno. Ma d’altronde non era una
novità:
Dean dormiva sempre prono. Forse inconsciamente lo faceva perché al
mattino,
quando apriva gli occhi, non voleva rivivere la scena di sua madre
attaccata al
soffitto, avvolta dalle fiamme. Non si azzardava nemmeno a pensare se
al posto
di Mary ci avrebbe trovato Sammy un giorno o l’altro. Scosse il capo
per scacciare
quei brutti pensieri e dopo essersi levato i vestiti frettolosamente
aprì il
box doccia, fece scorrere un po’ d’acqua e quando fu sufficientemente
calda
entrò. Cominciò massaggiandosi bene il torace con il bagnoschiuma. Il
petto
sembrava così gonfio e morbido.
Troppo
strano. Aprì gli occhi e guardò in basso. Il suo virile petto
maschile ora era sostituito da due grossi
seni.
<< E queste?!
>> esclamò
sorpreso. << ODDIO, LA MIA VOCE! >> esclamò di
nuovo,portandosi una
mano alla gola. Uscì dalla doccia in un lampo, spaventato. Il bagno era
intriso
del profumo del sapone e da tante nuvolette di vapore acqueo che fecero
appannare lo specchio. Dean indossò l’accappatoio, e con l’aiuto della
manica
spugnosa passò la mano sul vetro per farlo spannare.
Ciò che si ritrovò
davanti non era quello che si aspettava. Decisamente no.
Alzò una mano, ed il suo riflesso lo
imitò. Fece la linguaccia, e di nuovo il suo riflesso lo imitò.
<< Gesù CRISTO!
>> imprecò
tappandosi la bocca con la mano.
<< Sam? SAM!
>> chiamò a squarciagola, incapace di fare un singolo
movimento, gli occhi incollati sullo specchio,increduli.
Sam si svegliò di
soprassalto, e leggermente intontito si catapultò in bagno
con il fucile spianato.
<< E tu chi sei!?
>> è tutto ciò che riuscì a dire mentre abbassava
l’arma,in parte sollevato che non fosse nulla di grave. Era solo
l’ennesima
ragazza che Dean si era ripassato.
<< Dov’è mio fratello? >> domandò dopo un secondo di
esitazione, guardandosi
intorno.
<< Sammy,sono io!
Sono Dean! >> mormorò shockato, avvicinandosi con
cautela a Sam.
<< E’ una specie di
scherzo? Ora ti travesti da donna nel tempo libero?
Che è successo,ti si è spezzata un’unghia? E
wow, la voce da donna ti riesce benissimo, complimenti. >>
<< Cosa?! No no,
Sam, non sono travestito,
sono una donna! >>
Dopo un momento di
silenzio raggelante, Sammy cominciò a ridere sguaiatamente,
sotto gli occhi di Dean che se ne stava lì in piedi senza proferir
parola, come
congelato, ancora avvolto nell’accappatoio.
<< Si può sapere
cosa c’è di tanto divertente? E’ una cosa grave.
Oddio, ma sentitemi, ho la voce
più ridicola del mondo! >>
Sam non riusciva nemmeno
più a respirare, era diventato rosso in volto mentre
si appiattiva contro la porta per trovare sostegno.
<< Fammi mettere
qualcosa addosso e andiamo da Bobby >> fu tutto
ciò che Dean riuscì a dire, troppo arrabbiato con suo fratello per
averlo
deriso così tanto, e ancora incredulo per ciò che gli era appena
accaduto: era
diventato una femmina! La sua mente vorticava attorno a migliaia di
idee riguardo
a cosa potesse essere stato a ridurlo così. Un incantesimo? Probabile.
Ma
esistono incantesimi capaci di farti cambiare sesso? Improbabile.
Andava
trovata una soluzione, e il più in fretta possibile!
La
pioggia batteva violentemente contro le grandi finestre
dell’appartamento 221b
di Baker Street. Sherlock Holmes stava suonando una composizione di
Tchaikovsky
con il suo adorato violino, mentre John Watson sorseggiava il suo tè
all’inglese seduto comodamente sulla poltrona con il giornale aperto
sulle
ginocchia.
<< Non vuoi
fermarti un paio di minuti per prendere il tè, Sherlock caro?
Sono le cinque, è tradizione >>. La signora Hudson entrò nel
polveroso
salotto con il vassoio in mano, sorridente, come al solito.
<< Tradizioni.
Indubbiamente affascinanti ma completamente inutili.
>> borbottò il detective, obbedendo però alla cara signora.
Provava un
irrazionale benevolenza verso quella donnina. Probabilmente perché non
si poneva
troppi problemi nell’affittare il suo squisito appartamento ad uno
squilibrato
sociopatico con un fetish per gli omicidi.
John alzò lo sguardo dal
giornale solo per tirare un occhiata di rimprovero
verso Holmes, che per tutta risposta si stinse in spallucce e si
accomodò a sorseggiare il suo tè.
<< Nessun nuovo
caso? >> domandò Watson
<< Niente che mi
interessi. E’ tutto così noioso e banale. >> disse,
come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
John scosse il capo, e
con un mezzo sorriso prese un sorso della bevanda.
Ad un certo punto,un
rumore assordante entrò prepotentemente nella stanza.
Sembrava il suono dello stridere delle ruote del treno sulle rotaie
della
metro. Lentamente, cominciò a materializzarsi un’enorme cabina blu
della
polizia proprio al centro del salotto.
<< Ma cosa diavolo
…? >> mormorò stranito John, mentre con cautela
si alzava e si avvicinava per esaminare l’oggetto da vicino.
La cabina restò
perfettamente immobile, finalmente materializzata. Con un gesto
secco, la porta si aprì. Watson balzò all’indietro.
Una testa uscì fuori
dall’abitacolo e si guardò in torno per un po’, poi si
voltò verso le facce inebetite delle tre persone presenti nella stanza
e disse:
<< Buonasera, Signori. Chi di voi è Dean Winchester? >>
<< Scusi?! >>
domandò sbigottita Mrs Hudson.
<< Uhm,accento
inglese … siamo ancora a Londra,immagino. >> disse
l’uomo, quasi deluso,uscendo definitivamente dalla cabina blu.
<< Devi far
riparare questo affare, Dottore >> suggerì una voce
femminile.
<< Shh,non
intendeva offenderti >> mormorò complice l’uomo
accarezzando l’enorme cabina.
Sherlock scosse il capo
come per ridestarsi da una visione. Questa era
indubbiamente la cosa più assurda ed interessante che gli fosse mai
capitata,
ed era curioso ed affascinato dalla assurda situazione che gli si era
parata
davanti senza preavviso alcuno … letteralmente!
<< Lei sarebbe?
>> domandò, rimanendo perfettamente seduto sulla
sua poltrona, gli occhi improvvisamente vispi e luminosi. John
conosceva quello
sguardo: era lo stesso che Sherlock assumeva mentre analizzava una
scena del
crimine particolarmente intricata e, perciò, estremamente interessante.
<< Oh certo,che
stupido. Immagino sia bizzarro
assistere ad una scena simile ehm sì insomma … Mi presento, io sono
il
Dottore e lei è la mia compagna di viaggio, Rose >>
<< Il … dottore?
Lavora in una struttura qui a Londra? Non l’ho mai vista.
>> chiese John insicuro delle
proprie parole. Che senso poteva avere che un Dottore si
materializzasse dal
nulla a bordo di una strana cabina blu?
<< Non esattamente.
Anzi, direi per niente. Non sono un Dottore, sono il Dottore.
Mi chiamano così, è il mio nome. >>
<< Il Dottore …
>> disse tra sé e sé Mrs Hudson. << Ma caro,
scusi, com’è possibile che il suo nome sia solo “dottore”? Non ha un
nome vero?
>> domandò premurosamente.
<< E’ andato
perduto molti secoli fa, ma non ci badi, okay? Mi chiami
solo il Dottore >> rispose con naturalezza.
Mrs Hudson annuì poco
convinta e girandosi di spalle si fece il segno della
croce.
<< E voi sareste …?
>> domandò il Dottore, rivolgendosi agli altri
due.
<< Il mio nome è
Sherlock Holmes, e lui è il mio coinquilino John Watson.
Ed ora potrebbe spiegarmi --- >>
<< Sherlock Holmes?
>> domandò stupita Rose, interrompendolo.
<< Quel Sherlock Holmes?
Dottore, oh mio Dio, siamo davanti ad uno dei più brillanti personaggi
letterari di tutta la storia! >>
<< Lui non può
essere Sherlock Holmes! >> esclamò il Dottore
<< Siamo un po’ troppo avanti con gli anni! Questo è il
duemiladodici!
>>
<< Anche lei
detective? >> ironizzò Holmes, facendo un piccolo
sbuffo di superiorità. << E mi dica, signor
Dottore, in che anno dovremmo essere, secondo lei? >>
<< Beh, se non erro
… Dunque, Sir Arthur Conan Doyle pubblicò il primo
romanzo del 1887 quindi sì, direi intorno a quella data. >>
<< Tutto questo è
ridicolo >> interviene Watson << Sir Arthur
– chi? Avrebbe pubblicato il primo romanzo … di cosa? >>
<< Delle Avventure
di Sherlock Holmes! >> rispose con ovvietà il
Dottore << Uno studio in Rosso, … >>
<< Rosa >> lo
interruppe John. << Uno studio in rosa >>
<< Sono molto, e
dico molto
sicuro che il titolo corretto sia Uno studio in Rosso. >>
<< L’ho scritto io
stesso sul mio blog, il titolo esatto è Uno studio in rosa
>>
<< Ma lei non è
John Watson? >> domandò Rose, confusa.
<< Sì, e quindi?
Onestamente non ci sto più capendo nulla. >>
Il Dottore ormai
esasperato dalla situazione, si mise in moto e cominciò ad
analizzare l’ambiente con il suo cacciavite sonico.
<< Siamo in un
universo parallelo >> disse, rivolgendosi a nessuno
in particolare.
<< Il che significa
…? >> ribatté Rose, ormai impaziente.
<< Signor Holmes,
ha mai provato a cercare il suo nome su Wikipedia?
>> disse frettolosamente il Dottore, rivolgendosi al Detective.
<< Perché mai
dovrei farlo? E poi mi vorrebbe spiegare cosa cavolo è
quell’aggeggio che ha tirato fuori dalla tasta? >>
<< Le spiegherò
tutto dopo, glielo prometto, ma ora si fidi di me e
faccia come le ho detto, per piacere >>
Sbuffando leggermente dal
naso, Sherlock afferrò con eleganza il suo smarth phone
estraendolo dalla tasca dei pantaloni. Digitò il suo nome nel campo
“ricerca”
di Google e ciò che scoprì fu shockante.
<< E’ come ha detto
lui, John … >> mormorò senza staccare gli occhi
dal display. << Apparentemente, non esistiamo. >>
<< Oh, non dica
così >> cercò di rincuorarlo Rose << Lei è
un’icona, un vero eroe. >>
<< Sì sì certo
>> tagliò corto Holmes, continuando a scorrere la
pagina di Wikipedia con l’indice.
<< Forse ho trovato
qualcosa >> disse, facendo segno al Dottore di
avvicinarsi. << Qui parla di una serie televisiva mandata in onda
dall’emittente “BBC”, dove io e John veniamo catapultati nel XXI
secolo. A
quanto pare il mio vero nome sarebbe Benedict Cumber – Bitch? No, ehm …
ah, batch, Cumbertbatch. E John sarebbe un
tale Martin Freeman. >>
<< Oh >>
esclamò il Dottore << Ora è tutto più chiaro
>>
<< Veramente?
>> domandarono tutti all’unisono
<< Beh, non proprio
ma … prendiamo le cose come vengono. >>
<< Come sarebbe a
dire? Non ha senso tutto questo! Lei si materializza
nel mio salotto a bordo di una cabina telefonica degli anni sessanta,
mi dice
che non esisto veramente e che in più
sono un prodotto per la televisione, ed io dovrei semplicemente
accettarlo? Assurdo.
>> domandò sbigottito Sherlock, mantenendo comunque la propria
compostezza.
<< A proposito
>> intervenne Watson << Quella cabina mi
sembra scomoda per due persone
>>
<< Beh, dentro
è più grande
>> disse il Dottore, e con uno schiocco di dita le porte del
TARDIS si
aprirono, mostrando ai presenti la sua magnificenza. Mrs Hudson svenne
senza
ritegno alcuno sul pavimento, ormai incapace di reggere una storia
simile: la
vita dello stesso Sherlock le sembrava già abbastanza sconcertante, se
in più
ci aggiungiamo uno squilibrato con una cabina blu multidimensionale e
capace di
materializzarsi dal nulla … la questione diventa inverosimile!
<< Ed ora mi dica,
Mr. Holmes >> disse il Dottore, sistemandosi
leggermente il cappotto << le andrebbe di vivere un avventura?
>>
Con
la testa infilata nei libri, Bobby Singer cercava disperatamente
qualcosa che
potesse aiutare Dean,mentre Sam vagliava tutte le possibilità cercando
online.
<< Non è possibile che non ci
sia nulla! >> esclamò Dean,con la sua
nuova voce femminile.
<< Calmati,sorella >> fu
la risposta di Sam,con gli occhi ancora
incollati allo schermo. << Ritornerai ad essere il rude macho che
sei
entro breve,te lo prometto >>
<< E’ che dentro questo corpo
mi sento così … nervoso … riguardo … ogni
dannata cosa >> disse continuando a guardarsi i palmi delle
mani, così
lisci, rosa, perfetti, senza cicatrici … piccoli
.<< Forse sei
in fase premestruale >> mormorò Bobby, ridacchiando
sotto ai baffi.
<< Oddio, no, speriamo di no.
Non voglio avere il ciclo, è l’unica cosa
che non vorrei in questo momento! >>
<< L’unica? >> domandò Sam, girandosi
verso suo fratello/sorella.
<< Beh … ho pur sempre le
tette. Quelle mi piacciono. >> rispose
Dean,come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
<< Sei disgustoso >>
disse in tono schifato ma divertito il più
piccolo dei Winchester.
Dean sogghignò, e diede un’occhiata
al suo balconcino.
“Niente male” pensò compiaciuto. Poi si voltò per guardare fuori dalla
finestra
e notò un particolare che prima (ne è sicuro al 100%) non c’era.
<< Bobby? >> domandò,
sempre guardando fuori
<< Che c’è, Deana?
>>
risponde sghignazzando.
<< Che accidenti è quella
cabina blu che hai in rimessa? >>
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