Stucky
Allora,
prima o poi la devastante influenza di Captain America - The Winter
Soldier doveva colpire anche me (anche a causa di deliranti
frequentazioni, ragazze prendetevi la vostra responsabilità!) XD
Ho partorito questa One Shot, non
vi aspettate chissà che, sono solo chiacchere della buona
notte... E' solo che adoro Steve e Bucky, li amo come amici, o come
coppia, come commilitoni o compagni di banco, in tutte le salse inZomma
^_^
Leggete e fatemi sapere!
Questi personaggi non mi
appartengono, ma sono proprietà degli aventi diritto; la storia
è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
La canzone che introduce e chiude
la storia è "The Unforgiven II" dei Metallica, tutti i diritti
sono esclusivamente loro.
A presto!
Sara
Lay beside me, tell me what they've done
Speak the words I want to hear, to make my demons run
The door is locked now but it's opened if you're true
If you can understand the me, then I can understand the you
Era una notte ventosa. La
tenda muovendosi produceva schiocchi e suoni cupi, ma la maggior parte
dei soldati dormiva della grossa.
Bucky si svegliò
all’improvviso. Un brivido gli percorse il corpo, sulla scia
dell’ennesimo brutto sogno che puntualmente non ricordava. Meglio
così. Meglio che la sua mente gli nascondesse il ricordo di
quelle ore – quei giorni? – passati tra le mani del Teschio
Rosso.
Si voltò, facendo
cigolare la branda. La prima cosa che vide furono i grandi occhi blu di
Steve puntati su di se. L’amico aveva un’espressione
malinconica, che subito si fece allarmata, quando si accorse che lui
era sveglio.
Bucky sorrise pigramente al capitano. “Che c’è?” Domandò poi, a bassa voce.
“Hai fatto un brutto sogno.” Sostenne Steve.
Barnes sospirò e si passò una mano sulla faccia e poi tra i corti capelli scuri, spettinandoli.
“Siamo in guerra Steve, non ci sono molte cose belle da sognare.” Spiegò quindi.
Rogers continuò a
fissarlo, lo studiava attentamente, come cercasse qualche risposta
nella linea tesa della sua mascella, o in quella morbida delle labbra,
nel blu scuro dei suoi occhi socchiusi.
Esasperato da quello sguardo intenso, seppure premuroso, Bucky sbuffò.
“Seriamente,
Steve.” Affermò, tornando a voltarsi verso di lui.
“Cosa c’è? Perché stai sveglio a spiarmi
dormire?”
Il capitano, allora, prese un
lungo respiro e si stese supino, fissando la volta della tenda che si
alzava e abbassava col vento.
Bucky conosceva Steve troppo
bene per non sapere che c’era molto di più dietro silenzi
e sospiri. Steve – il suo Stevie – era riservato, pudico,
non avrebbe mai parlato se avesse anche solo sospettato di poterlo
mettere a disagio, di recargli dolore.
C’era un solo modo per
convincerlo ad aprirsi. Ci era riuscito molte volte, facendo
così. Bucky fece un sorriso pestifero, mentre osservava il
profilo severo e chiaro di Steve.
Scivolò fuori dalla
propria branda e s’infilò in quella del capitano, che lo
guardò con gli occhi di fuori.
“Buck, che diavolo…” Esclamò Steve.
“Shh…” Fece Bucky ridacchiando. “Sveglierai gli altri!”
“Santo cielo, questa
branda non reggerà tutti e due!” Replicò
l’altro a bassa voce. Si scambiarono un’occhiata e risero
entrambi, piano.
Bucky, poi, alzò una
mano e accarezzò con le dita calde il braccio nudo di Steve. Lui
non poté nascondere un brivido e si ritrovò a fissarlo
negli occhi.
“Adesso mi dici cosa c’è che non va?” Domandò pratico Bucky.
Steve abbassò gli occhi, sfarfallando le sue lunghe ciglia chiare. La sua espressione era tesa, reticente.
L’amico gli posò una mano calda sulla guancia. “Stevie…” Lo implorò con dolcezza.
Rogers, allora, rialzò lo sguardo e lo fissò con estrema serietà.
“Buck, giurami
che…” Pregò Steve. “…che quando mi
guardi non pensi che io sia cambiato, che non sia più me
stesso.”
Bucky, colpito, fissò Steve per un attimo, poi fu lui ad abbassare gli occhi.
Quella era una ferita aperta
per James Barnes. Perché, quando ci parlava e lo guardava in
faccia, sentiva la sua voce, guardava le sue labbra, fissava i suoi
begl’occhi di sempre.
Ma sotto… Sotto
c’era quella “cosa”, quel corpo che gli avevano dato.
Non più il suo piccolo, meraviglioso Stevie, il suo scricciolo
eroico che non chiedeva mai aiuto e stava sempre dalla parte giusta.
Ora c’era questo stupendo guerriero quasi invulnerabile, ma per lui niente era mai stato più bello del suo Stevie.
“Io… Steve…” Biascicò a corto di parole.
“Voglio solo la
verità, Buck.” Lo incitò Steve. “Poi ci
lavoreremo.” Aggiunse, col suo incrollabile ottimismo.
Bucky lo guardò sorpreso e poi sorrise, stringendo la mano sulla sua nuca.
“È difficile per
me.” Ammise infine. “Pensare a com’eri, a come ti ho
sempre conosciuto, e poi vederti saltare su un carro armato in marcia,
divelgere lo sportello quasi a mani nude e buttarci dentro un grappolo
di granate.” Affermò poi ironico.
“Ma Bucky…
è quello che ho sempre voluto fare e prima… non
potevo…” Gli disse esitante Steve.
“Dio, lo so,
Steve!” Ribatté lui. “E sono così fiero di
te! Così fiero.” Aggiunse accorato.
“Però?” Fece Steve, non ancora convinto.
Bucky abbassò di nuovo
gli occhi. “In un certo senso, mi manca quello Steve.” Gli
occhi del capitano si allargarono allarmati. “Mi manca ciò
che ero per te.”
A quelle parole, la mano di Steve si chiuse quasi furiosa sul fianco di Bucky, artigliando la sua maglietta.
“Bucky, non pensare mai che io non abbia più bisogno di te.” Dichiarò solenne.
Bucky sorrise, arricciando le
labbra. Accarezzò ancora Steve, passandogli le dita nel ciuffo
biondo. Steve si lasciò andare ad un sospiro, cercando
più contatto con le sue dita.
“Adesso non ti servo
più per proteggerti dai bulli.” Sostenne Bucky, mentre le
sue dita fuggivano lungo il collo e la spalla scolpita di Steve,
seguite dal suo sguardo.
“Tu mi servi e basta.”
Replicò deciso Steve. “Io… non sarei qui senza di
te, tutto è cominciato perché volevo salvarti, sarei
ancora a fare la scimmia ammaestrata se non fosse per te, io… Io
ho sempre voluto essere alla tua altezza.”
“Tu sei sempre stato
migliore di me, frocetto.” Gli disse Bucky. “Sapevo che
avresti fatto grandi cose, col tuo talento e… col tuo
cuore.” Aggiunse, posando il palmo sul suo petto.
“Quindi, pensi che abbia fatto male ad accettare la proposta di Erskine?” Chiese Steve.
“No.” Negò
Bucky, scuotendo il capo, gli occhi ancora sulla propria mano
appoggiata al torace dell’amico. “Il mondo ha bisogno di
qualcuno come te e io… ti seguirò fino alla fine, lo sai,
dammi solo il tempo di abituarmi.”
“Buck, io sono qui,
sarò sempre qui.” Gli rispose Steve. “Ti
aspetterò, fino al futuro, se sarà
necessario…” I suoi occhi finalmente brillavano nel modo
che Bucky amava.
Gli abbracciò allora la
testa, mentre le braccia di Steve gli avvolgevano la schiena,
stringendolo forte. Bucky gli baciò la tempia, poi il collo
sotto l’orecchio, lentamente. Steve tremò sospirando e lo
strinse di più.
Non si accorsero dello
scricchiolio sinistro proveniente da sotto di loro, mentre le labbra di
Bucky si avvicinavano alla gola di Steve.
Il botto li colse
completamente di sorpresa e si ritrovarono in un groviglio di gambe e
braccia, ribaltati dalla branda che aveva ceduto nella parte superiore
con un fracasso esagerato. Le loro spalle erano praticamente a terra,
mentre i piedi in aria.
Un paio di lampade si accesero, qualcuno imprecò in francese, mentre le teste si sollevavano dai cuscini.
Steve avvampò fino alla radice dei capelli, mentre Bucky scoppiava a ridere.
“E che cazzo!”
“Andate fuori a fare le vostre porcate!”
“Capitano, la prossima volta vuole un letto matrimoniale?”
“E dire che aveva a disposizione un’intera fila di ballerine…”
“Infatti non ne ha concupita nemmeno una!”
Bucky non riusciva a smettere
di ridere, mentre Steve faceva fatica a rimettersi in piedi, un
po’ per l’imbarazzo, un po’ per la presa
dell’amico.
“Bucky, smettila di ridere!” Sbottò Steve, divincolandosi.
Ma ormai ridevano tutti, qualcuno si era anche alzato ed assisteva divertito allo spettacolo. Le battute si sprecavano.
“Brutti finocchi senza pudore!”
“Non farò mai più la doccia vicino a te, Cap!”
Bucky era ancora steso sulla
branda crollata e rideva con le mani sulla pancia, gli occhi lucidi e
la bocca aperta come i bambini. Era bellissimo.
Steve, che era riuscito ad
alzarsi, lo fissò per un momento, con un mezzo sorriso sulle
labbra. Si scambiarono un’occhiata scintillante e complice.
Quindi, il capitano gli diede un calcio sul sedere col piede nudo.
“Alzati, brutta checca stronza.” Gli disse poi, porgendogli la mano con un sorriso.
“Subito, dolcezza.” Ribatté Bucky, facendo l’occhiolino all’amico.
Una volta in piedi restarono a guardarsi per un momento, poi Bucky sorrise e si voltò.
“Dai, vecchio mio, vediamo se possiamo sistemare il tuo letto.” Affermò, piegandosi per verificare i danni.
“Buck…” Lo chiamò però il capitano.
Lui sembrò non dargli retta e continuò ad armeggiare con la branda.
“Bucky.” Insisté Steve, prendendolo per un braccio e costringendolo ad alzarsi e guardarlo.
L’amico gli
regalò uno dei suoi sorrisi scanzonati, mentre lo interrogava
con lo sguardo e un cenno del capo. Steve lo teneva ancora saldamente e
lo guardava, sereno ma deciso.
“Se dovesse venirti un dubbio, Bucky… guardami negli occhi.” Gli disse. “E saprai chi sono.”
Bucky posò una mano
sulla spalla del capitano, gli occhi sorridenti fissi in quelli limpidi
di Steve, quindi dichiarò sicuro: “Io saprò sempre
chi sei.”
What I've felt, what I've known
Sick and tired, I stand alone
Could you be there, 'cause I'm the one who waits for you
Or are you unforgiven, too?
“Io lo conosco…”
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