A
Future With You
Because
I knew
That
you would be alright
And
in my heart you would stay awhile with me
And
we danced in the morning light
And
you said to me
Yeah,
we'll be alright
Yeah,
we'll be alright
[Be
Alright – Lucy
Rose]
«Damon,
vedi un futuro con me? Perché io vedo solo questo.»
«Elena,
l'ho visto dal primo momento in cui ti ho incontrata.»
«Ritornerò
da te, te lo prometto. Te lo prometto.»
«Damon,
io...»
Elena ti
guarda mentre la Camaro
si avvicina sempre di più al Mystic Grill. Ha paura, glielo
leggi
negli occhi, ma non sembra turbata dalla situazione, quanto
più dal
fatto che potrebbe non arrivare a dirti in tempo qualcosa che tu
sai bene.
«Lo
so.» la rassicuri,
immergendoti nel marrone scuro delle sue iridi, in quel mare intenso
di amore, paura e speranza che ti sa regalare con un solo sguardo.
Non
c'è bisogno che ti ripeta quelle due parole - ti
amo -
ormai sono
scolpite nel tuo cuore e sarebbe impossibile cancellarle.
La guardi
per un'ultima volta,
senti la sua mano posarsi sulla tua, sei pronto a cambiare marcia per
andare ancora più veloce. La vedi serrare gli occhi per non
vedere,
per non sentire niente. Da un lato anche tu speri di non sentire, di
non soffrire, di provare solo la felice sensazione di stringere la
mano di Elena prima di morire.
Poi
è un attimo, il boom
arriva, e tutto diventa nero.
Sono
passati mesi dall'ultima volta che avete messo piede a Mystic Falls.
All'inizio pensavi che sarebbe stato brutto non poter vivere nella
vostra pensione, non tornare a respirare il profumo del legno dei
vostri antichi mobili, non poter dormire insieme a Elena in quel
letto che hai sempre reputato essere troppo grande, anche per due
persone.
Ma
trasferirvi non è stato brutto come pensavi, anzi.
Tutte
le cose che sono successe in quegli ultimi giorni di permanenza a
Mystic Falls vi hanno segnato a tal punto da avervi fatto pensare
positivamente alla possibilità di comprare casa altrove, di
cambiare
aria per respirarne di nuova.
D'altronde
non sono mai stati i soldi il problema che ha afflitto i Salvatore:
fare un nuovo acquisto non sarebbe stato di certo incestuoso per il
tuo conto in banca.
«Dovrei
andarmene.»
Stefan
si volta nella tua direzione, facendo oscillare il liquore
all'interno del bicchiere prima di finirlo del tutto.
E
tu lo squadri dalla testa ai piedi. Osservi con fare sbigottito
l'andamento di tuo fratello, il suo inclinare la testa da un lato in
attesa di una tua risposta.
«Questo
è l'effetto che ti fa bere come i grandi?» lo
schernisci, alludendo
al fatto che da quando siete andati via da Mystic Falls, Stefan beve
quasi quanto te, se non di più. Non sai a cos'è
dovuto questo suo
atteggiamento, forse sta cercando di lasciarsi alle spalle quella
sera, i cui ricordi ogni tanto ritornano per tormentare anche te.
Soprattutto durante la notte, quando ti svegli in preda alla stessa
agitazione che ti aveva assalito in macchina prima di morire, e ti
volti di scatto a controllare che Elena sia lì accanto a te
a
dormire.
«No...»
Stefan sorride, divertito dalla tua battuta di spirito, posa il
bicchiere vuoto sul tavolino accanto a voi, poi appoggia i gomiti
sulle ginocchia, incrociando le dita. «Penso solo che sia
arrivato
il momento di... beh, ecco, "levarmi dalle scatole" per te
ed Elena.» virgoletta quelle tre parole, facendoti corrugare
la
fronte in un'espressione confusa.
Non
sai se hai capito o se il tuo cervello si rifiuta di farlo.
«Parli
sul serio, Stefan?»
D'un
tratto diventi serio, ti puntelli coi gomiti sulle ginocchia proprio
come ha fatto tuo fratello e lo guardi, perplesso. Sta davvero
dicendo che vuole andare ad abitare da un'altra parte per concedere a
te e ad Elena più spazio?
«Perché
dovrei scherzare? È una cosa a cui penso già da
un po'... e ho
presunto che sarebbe stato bello avvertirti, invece di lasciarti un
biglietto in cucina.»
«Dammi
una buona ragione per credere al fatto che tu stai parlando sul
serio. Magari prendo in considerazione l'idea di accettare la tua
richiesta.»
Ti
alzi dall'amaca, ti avvicini alla ringhiera dal terrazzo e metti le
mani in tasca, osservando distrattamente il giardino nel retro di
questa nuova casa.
Elena
sta passeggiando a braccetto con Caroline, ride, scherza. Ti sembra
la ragazzina che hai incontrato per la prima volta quella sera in cui
stavi sdraiato in mezzo alla strada, in attesa della tua preda.
Quante
cose sono cambiate da allora.
«Siete
più uniti che mai, Damon. E lei ti ama così
tanto... Non potrebbe
volere di più...»
Stefan
ti sta raggiungendo mentre ti parla, osserva come te le ragazze
laggiù. Non afferri cosa intende fino a che non aggiunge
dell'altro.
«...
se non rendere ufficiale l'amore che vi unisce. Ormai non è
più la
piccola Elena che hai conosciuto. È cresciuta, è
più matura. È
pronta per diventare la tua compagna di vita a tutti gli
effetti.»
Stefan
incrocia il tuo sguardo allibito, sta zitto mentre tu socchiudi gli
occhi e boccheggi, immagazzinando le parole che ti ha appena detto
per rielaborarle e dare loro un senso.
Poi
alzi un dito verso tuo fratello e un sorriso sornione ti illumina il
viso.
«Ti
ho già detto che a te fa male bere quella roba?»
indichi la
bottiglia mezza vuota di Bourbon sul tavolino dietro di voi.
Il
tuo sarcasmo fa sogghignare Stefan, che scuote la testa con fare
esasperato. Qualcosa ti dice che lui si aspettava questa tua
reazione, e sinceramente ti saresti sorpreso se avesse fatto il
contrario.
Perché,
per la miseria, non tutti i giorni ti capita di dover sostenere certe
conversazioni.
«Guardala,
Damon.»
Stefan
si decide a parlare, forse ha capito che sei davvero in
difficoltà e
che i neuroni non funzionano per capire da solo quello che sta
cercando di spiegarti.
Tu
gli obbedisci, ti giri e torni a guardare Elena. Per un attimo anche
lei ti guarda: ti sorride, dolce, poi distoglie l'attenzione da te
per dar retta a Caroline. Ed è forse per quell'occhiata che
ti
lancia che comprendi.
Ti
chiedi come hai fatto a non renderti conto prima del fatto che la tua
fidanzata sia davvero pronta a legarsi a te in ogni modo umanamente
possibile.
Lo
capisci anche dai ricordi che hai di un giorno quando, a tarda sera,
ha tentato di parlare con te proprio di questo.
«Sposala,
Damon.» ti sussurra Stefan, e sebbene sia un po' difficile
riuscire
a digerire il significato che porta con sé quel verbo,
cerchi di
ragionare e capire che, dopotutto, Elena te l'ha chiesto solo due
sere prima, senza che tu potessi neanche accorgertene.
«È
la cosa giusta da fare, fidati.»
«Damon.»
La voce di
Elena ti risveglia
dal sonno improvviso in cui sei cascato, facendoti mettere a fuoco la
realtà in cui ti trovi.
Sei
morto,
constati. Siete
morti. Te ne rendi conto perché davanti a voi, a pochi passi
di
distanza, c'è Bonnie.
Elena ti
posa due mani sulle
braccia e tu automaticamente fai lo stesso; il suo viso è
contratto
in un'espressione concentrata e preoccupata al tempo stesso.
«Tutto
bene?» ti chiede.
«Sì,
tu?»
Annuisce,
sorride, poi si volta
e procede come te verso Bonnie.
«Siete
pronti?»
L'ex
streghetta lancia uno
sguardo prima alla sua amica poi a te, vi dà istruzioni sul
da farsi
non appena la toccherete, e mentre la ascolti analizzi ogni
sensazione che provi nell'essere morto, nel trovarti in quell'oscuro
lato che si sta sgretolando secondo dopo secondo senza che voi
possiate fare nulla.
È
strano essere morto, così
com'è strano ciò che provi quando tocchi Bonnie.
D'un tratto
senti freddo, un
brivido ti corre lungo la schiena: c'è di nuovo il nulla
intorno a
te e la paura ti assale quando capisci che Elena non è
più al tuo
fianco.
Il buio ti
avvolge per la
seconda volta.
Non
sai bene cosa stai per fare e questo ti preoccupa. Stamattina sei
rimasto una buona mezz'ora chiuso in bagno a parlare con te stesso
davanti allo specchio come un bamboccio di sedici anni per evitare di
arrivare a stasera senza sapere cosa dire.
Il
fatto è che in trenta minuti non sei riuscito a sviluppare
niente di
serio, ogni cinque secondi smettevi di parlare e ricominciavi da capo
perché quello che dicevi non ti piaceva. Una volta ti
sembrava poco
opportuno, un'altra troppo breve, un'altra ancora poco carino.
E
molto probabilmente è perché alla fine non hai
concluso niente che
sei arrivato a sera tardi senza un nulla di fatto.
Siete
appena tornati da una festa alla Whitmore che a te non è
proprio
piaciuta, Elena è scesa di sotto dopo essersi fatta la
doccia. Se ti
trovassi in un'altra situazione, il pensiero di averla in giro per
casa con solo un asciugamano addosso ti farebbe stringere
improvvisamente i pantaloni. Magari la seguiresti fino in cucina per
iniziare a baciarle ogni singolo centimetro del corpo...
Ma
le Parche vogliono che tu freni i tuoi pensieri erotici e che stia
rinchiuso nella tua stanza a berti del buon Whisky – uno di
quelli
buoni davvero,
non una
di quelle cosette da pochi dollari che ti hanno servito alla festa
–
con la cravatta allentata e la camicia sbottonata. Davanti a te, sul
comodino vicino alla parte di letto in cui dormi tu, è
appoggiata
una scatolina di velluto blu, che ti aiuta a ricordarti il motivo per
cui devi rimanere
in
camera.
La
guardi mentre ti versi dell'altro Whisky nel bicchiere, il solo
pensiero di quello che stai per fare stasera ti fa sudare freddo e il
fatto che non ci siano Stefan o Alaric ed Enzo ad importunarti per
complicarti le cose è quasi un sollievo. Sai che se fossero
qui ti
sfotterebbero fino alla morte.
Annulli
la distanza che ti divide da quella scatolina che ti sembra
così
piccola ma dannatamente ingombrante. La apri.
Non
sai perché ma quando constati che è vuota non hai
alcuna reazione.
Sei sempre teso, ma l'agitazione non aumenta né diminuisce.
E
mentre fissi il cuscinetto su cui dovrebbe stare un anello di
lapislazzuli simile al tuo, ascolti i movimenti di Elena al piano di
sotto.
La
senti frugare nel frigo, versarsi dell'acqua in un bicchiere di
plastica, buttarlo nella spazzatura, procedere a piedi scalzi verso
il salotto da cui è costretta a passare per tornare su...
Poi più
niente.
Intuisci
che si è fermata ed inevitabilmente un brivido ti corre
lungo la
schiena.
Te
la immagini mentre sorride confusa alla vista delle due rose che hai
lasciato sul tavolino fra i due divani, mentre si avvicina
circospetta e si siede sul bordo della poltrona per prenderne una.
Speri abbia preso quella giusta, quella tra i cui petali ti sei
premurato di nascondere il contenuto di quella scatola vuota di
fronte a te.
Ma
non hai più dubbi quando senti Elena lanciare un gridolino
di
sorpresa prima di pronunciare il tuo nome con la voce incrinata
dall'emozione.
Quando
apri la porta per raggiungerla, te la ritrovi sulla soglia con le
lacrime agli occhi, poi ti abbraccia e ti sussurra all'orecchio:
«Lo
voglio.»
Ha
preso la rosa giusta, ne sei certo.
La puzza di
bruciato ti investe
all'improvviso, spalanchi gli occhi per capire dove ti trovi.
È
tutto avvolto da un debole tepore. Il bianco sembra ancora
più
bianco, gli altri colori sono sbiaditi, freddi.
Alzi la
testa da terra, sei
sdraiato a pancia in giù e non hai la più pallida
idea di come
possa trovarti qui. Annusi l'aria impregnata di quell'insopportabile
fetore. C'è puzza di morto, puzza di cadaveri carbonizzati,
di gas.
Accanto a te c'è il corpo di un uomo sfigurato dalle fiamme
e la
carcassa di una macchina.
La tua
macchina,
il tuo
corpo.
Ti tiri su,
guardi con orrore lo
scenario che hai davanti trattenendoti a stento dal vomitare, poi ti
ricordi perché sei lì, al Mystic Grill, nel posto
in cui sei morto.
Sei
nell'Altro Lato adesso, lo
capisci dal fatto che tutto è sbiadito da quei colori
così freddi e
opachi, dal fatto che quando inciampi sul piede di qualcuno e ti giri
per guardare chi è il morto che non hai visto non senti
niente.
Tuttavia percepisci la preoccupazione aumentare quando scopri che il
proprietario di quel piede è lo sceriffo Forbes.
«Oh,
no Liz...» cerchi di
spostare il pilastro di pietra che potrebbe schiacciarla da un
momento all'altro, senza riuscirci granché fino a quando
qualcun
altro non ti viene ad aiutare.
Ric.
«Prima
regola da rispettare una
volta che hai ottenuto la ragazza: non far saltare tutto in
aria.»
Sentire la
sua voce ti fa
increspare involontariamente le labbra. Alaric è qui e tu
non puoi
crederci. Porca miseria, ti è davvero mancato.
«Sono
felice di vederti anch'io, amico.»
Ric ti
sorride, per un attimo ti
fa sentire felice nonostante tu sia morto ritrovandoti in questo
strano posto.
Ti
sistemi i gemelli sui
polsini con fare nervoso, giuri di non esserti mai sentito
così
osservato in vita tua: davanti a te, seduti su sedie bianche ornate
da decorazioni rosso sangue, una cinquantina di invitati aspettano il
grande momento.
Maledetta
Caroline Forbes e
le sue liste infinite, pensi mentre ti mordi il labbro inferiore,
sempre più nervoso.
Oggi
non sei in vena di
niente. Alaric ed Enzo possono prenderti in giro quanto vogliono, ma
a te non importa proprio; ora come ora preferiresti startene sdraiato
sul divano con una bottiglia di Brandy in mano piuttosto che fare il
lampione nel giardino di casa Lockwood, con ventordici mila occhi
puntati addosso.
«Respira,
Damon.»
Tuo
fratello ti sussurra
all'orecchio destro, quando ti volti nella sua direzione lo scopri
sorridere tranquillamente.
Certo
Stefan, non sei tu che
stai per sposarti, è facile essere così
rilassati, pensi,
imprecando sottovoce.
Lanci
un'occhiata
all'orologio legato al polso e quando ti accorgi che siete in ritardo
di un quarto d'ora circa imprechi di nuovo.
«È
normale che la sposa si
faccia tanto desiderare?» ti chiede Matt Donovan quando
è
abbastanza vicino da potervi parlare.
«A
quanto pare sì.»
Stefan
risponde per te, forse
ha capito che non hai la facoltà di poter sostenere una
conversazione con qualcuno in questo momento.
Infili
le mani in tasca,
dondolandoti sui talloni con fare ansioso e impaziente.
Mamma
mia, Elena, giuro che
appena arrivi ti carico in spalla e scappiamo da questo posto, pensi,
esasperato. Non ne puoi più di aspettare.
Poi
le casse dietro di voi si
animano e una canzoncina familiare inizia ad aleggiare nell'ambiente;
gli invitati si accingono a prendere posto, il brusio scompare e
tutti si girano per vedere la sposa fare la sua entrata dalla
portafinestra sul retro.
Ric,
Enzo e Tyler corrono a
sedersi ai primi posti poco distanti, Stefan appoggia una mano sulla
tua spalla e sorride di nuovo.
E
poi la vedi. La vedi e te
ne innamori come se non l'avessi già fatto in passato.
La
vedi e gli invitati, i
tuoi amici e la casa spariscono.
La
vedi e il tuo cuore torna
a battere normalmente.
È
bellissima, meravigliosa.
Non l'hai mai vista così, ed è un'emozione sapere
che la tua Elena
sa essere anche una sposa stupenda. La tua
sposa.
Finalmente
sorridi e quando
incroci il suo sguardo non puoi che illuminarti di più.
È
emozionata, ed anche un po' impacciata. Stritola il braccio di Jeremy
come se stesse per cadere.
La
ami, la ami troppo.
Corri
come il vento in mezzo ai boschi di Mystic Falls. Ric ti segue in
silenzio mentre tu pensi che forse è un po' troppo tardi.
Non hai trovato Elena: sai che non ha perso tempo a crogiolarsi in
questo benedetto Altro Lato e che sicuramente è
già da Bonnie ad
aspettarti.
Quando
raggiungi la sua amica
però non incontri nessun altro, ci siete solo voi tre.
«Vai,
Ric.»
Ti volti
verso di lui, lo guardi
negli occhi e ti senti di nuovo felice nonostante il casino in cui lo
hai ritrovato. Anche lui ti guarda, inizialmente non è molto
convinto, dopo però prende coraggio e afferra Bonnie per un
polso.
Scompare.
«Dov'è
Elena?» chiedi quindi
alla ragazza, mentre il vento che d'un tratto ha iniziato a soffiare
dovunque aumenta la sua potenza. Questo posto sta per cadere sul
serio a pezzi.
«È
già passata. Andiamo.»
Bonnie alza la voce per sovrastare il fruscio del vento, si prepara
per dover far passare anche te, sospira. Le poggi piano le mani sugli
avambracci, chiudendo gli occhi.
Immagini di
dover provare
qualche strana sensazione mentre torni nel mondo dei vivi, magari
dovresti anche smettere di percepire il vento tempestoso che ti sta
scompigliando i capelli. Eppure non senti niente, non percepisci
nessun cambiamento. Ops.
Lo sapevi.
Lo sapevi
dal momento in cui hai
fatto a Elena una promessa che non eri sicuro di poter mantenere, le
hai detto "Tornerò da te. Te lo prometto." ma sotto sotto
non avevi la certezza di poterla soddisfare.
Quando
rialzi le palpebre un
ghigno amaro ti si stampa sulle labbra, cerchi di nascondere il vuoto
che sta dilagando dentro di te col sarcasmo, come fai sempre.
«Beh...
Guarda un po'...»
dici, fintamente divertito dal brutto scherzo che ti sta riservando
la Moira.
Bonnie non
replica, sa
anche lei, e non c'è bisogno che venga esplicitato il motivo
per cui
tu sei ancora qui, morto, e incapace di tornare da Elena.
Non
puoi tornare da lei.
L'abbracci
forte. Siete
rannicchiati sulla spiaggia silenziosa di Aliki Beach, il sole sta
per sorgere e qualche gabbiano vola basso sull'acqua. La risacca vi
fa da nenia mentre aspettate l'alba avvolti da un plaid verde: la
schiena di Elena è appoggiata al tuo petto, la testa sulla
tua
spalla. I suoi capelli ti fanno il solletico quando muove la testa
per girarsi verso di te e sorriderti.
«Sei
stanco?»
Pensi
alle ore di viaggio che
hai dovuto affrontare per fare alla tua donna questo regalo di fine
luna di miele. Sebbene siano state sfiancanti, vedere Elena felice e
soddisfatta ora è più appagante di qualsiasi
altra cosa.
«No,
per niente.» menti,
non vuoi che si preoccupi per te adesso, altrimenti si perderebbe
tutta la magia del momento, e questo non deve accadere.
Una
brezza leggera si alza
sulla costa, tua moglie si rannicchia contro di te tirandosi fino al
naso la coperta. Ti viene da ridere mentre la osservi: sembra una
bimba che implora di stare un po' al caldo e tu non potresti fare
altro se non che accontentarla, abbracciandola ancora più
forte. Le
posi un bacio sui capelli, pensi a quanto sia perfetta la tua vita
adesso che hai raggiunto tutti i tuoi obbiettivi.
È
questo il futuro che ti
aspettavi di vivere con la tua ragazza, sorella, migliore amica e
moglie. Con la tua dolce metà senza cui non potresti
sopravvivere.
Era
questo che hai sognato di
vivere quando eri nell'Altro Lato, in bilico tra il tornare a vivere
e il morire definitivamente: tu, lei, il mare, l'alba.
Non
potevi chiedere
nient'altro dalla vita.
Peccato che
ora, ciò vorresti
indietro con tutto il tuo cuore è la vita stessa,
è la possibilità
di poter stare con Elena per un solo secondo prima di andartene per
sempre.
Peccato che
tutto quello che hai
sognato non puoi più aspettarti di viverlo davvero.
Peccato.
L'unica
cosa che ti è concessa
adesso è dover dire addio a Elena senza che lei possa
vederti,
doverla guardare mentre lacrime di dolore le scendono sulle guance,
mentre reagisce alla perdita del suo uomo, di te.
«Lui
è qui.» è Bonnie che le
fa sapere che tu non l'hai ancora lasciata, che sei ancora
lì per
lei anche se non può più vederti né
toccarti. «Puoi dirgli
addio.»
Elena si
rivolta contro le
parole che pronuncia la sua amica scuotendo piano la testa. Si passa
le mani tra i capelli, serra gli occhi tentando di scacciare gli
incubi che non riesce più ad allontanare, gli incubi di te
che
l'abbandoni, di te che non puoi più tornare.
«Mi
hai mentito.»
rantola. Sembra esausta.
E tu non
puoi evitare di
sentirti in colpa. Perché ti dispiace.
Cielo, se ti dispiace.
«Per
favore...»
Sorridi,
intenerito. Quanto ami
la tua Elena, quanto vorresti che lei sentisse, quanto vorresti
abbracciarla e dirle che non la lascerai mai.
«Tu
sei di gran lunga la cosa
migliore che mi sia capitata nei miei centosettantatré anni
su
questa terra. Il fatto che io non sia morto sapendo di essere amato
non da chiunque, ma da te, Elena Gilbert, è l'esempio
perfetto di
una vita piena.»
Dopo aver
parlato allunghi una
mano verso il suo viso, le allontani dalla guancia i capelli che le
sono caduti davanti. Ed è qualificante sapere che lei sta
percependo
il tuo tocco, in fondo speri che possa sentire anche quello che hai
da dirle.
Il suo
cuore starà sicuramente
ascoltando.
«Non
avrei mai potuto avere di
meglio. Ho avuto il massimo.» continui, sorridendo.
«Ti amo,
Elena.»
«Ti
prego...» lei si lascia
andare contro il muro, si accascia per terra. E piange, piange tanto,
troppo, la tua Elena.
«Ti
prego, torna da me.»
«Non
ho scelta, piccola.»
Ti senti
gli occhi pizzicare, la
tua voce è tenue, incrinata. Quanto vorresti non vederla
soffrire,
non dovertene andare anche se sai che è abbastanza forte per
poter
superare anche questo dolore, che starà bene.
Ma devi.
«Addio.»
Sussurri,
osservandola per
un'ultima volta.
Spazio
autore in lutto:
Toc toc,
c'è qualcuno in casa?
O siete tutti morti traumatizzati da questo quinto finale di
stagione? :P
Io sono
sopravvissuta, anche se
al solo pensiero della 5x22 mi viene da piangere ogni volta di
più,
sia perché la puntata è stata davvero stroncante,
sia perché non
so se riuscirò ad aspettare fino a Ottobre.
E questo,
come avrete intuito, è
un piccolo pezzo di me che riguarda Damon ed Elena nel finale di
stagione, un pezzo che ho voluto condividere con voi per avere
qualcuno con cui struggermi dal dolore xD
Che dire,
spero sia valsa la
pena di scriverlo ;)
Buon
recupero di facoltà
mentali a tutti! :P
A presto,
Sha
|