Api e Fiori
“Ahi!”
“Che c’è?”
“Mi hai dato una gomitata!”
“Scusa… ma sei tu che mi hai detto di spegnere la luce!”
“Beh, potevi stare più attento.”
Ryan alzò gli occhi al cielo, sbuffando, tra il divertito e
il seccato.
“Non ti farò mai più un favore, finché vivrò, lo giuro!”
“Quindi non mi darai un bacio?”
“Ho detto che non farò piaceri a te,non
che non concederò più piacere a me.” Replicò il ragazzo con un sorriso
beffardo, chinandosi a baciare Kelsi, che gli gettò le braccia al collo in un
accesso d’entusiasmo, rischiando che il giovane le cadesse rovinosamente
addosso.
“Fti pttnt!”
“Cosa?” Domandò la ragazza, separandosi per un istante da
lui.
“Stai attenta! Non
sono Ercole, le mie braccia cedono!”
“Stai dicendo che peso troppo?”
“Sto dicendo che se ti cado sopra ti faccio male.”
“Tu ti rendi conto che siamo l’unica coppia al mondo che
riesce a sprecare ore chiacchierando anche a letto?”
“A che ora torna tua zia?”
“Alle undici, ma….”
“Ecco, sono le otto, quindi abbiamo tutto il tempo.”
“Erano le otto due ore fa.”
“Beh, allora sarà meglio darsi da fare…” Ribatté Ryan,
lasciando scivolare come per caso una mano sotto alla camicia da notte di lei.
“Kelsi, tesoro, sono a casa!”
La voce, proveniente dal piano di sotto, fece letteralmente
gelare il sangue nelle vene di Kelsi. Che ci faceva sua zia a casa a quell’ora?!
“Ma non doveva rientrare tra un’ora?”
“Ne so quanto te… Ma tu non dovresti essere qui, accidenti…”
“E che faccio, non posso mica uscire dalla finestra?” Si
lamentò Ryan, alzandosi in piedi e recuperando camicia e pantaloni.
“Perché no?” Domandò Kelsi, colta dal panico all’udire i
passi della zia sulle scale.
“Perché stai al quinto piano!”
“Kelsi, posso entrare?”
I due ragazzi si guardarono per un momento negli occhi, poi
Kelsi spinse in fretta e furia Ryan dentro l’armadio e richiuse le ante, affrettandosi a nascondere scarpe e cappello sotto
al letto.
Quando fu sicura che niente fosse in vista, si decise a
lasciar entrare la zia.
“Vieni pure! Stavo…ehm… mettendo in
ordine.” Ok, pessima bugia. Ma che ci poteva fare? Sotto pressione il suo
cervello non funzionava mai come avrebbe dovuto…
“Wow…sono colpita. Non ti disturba,
vero, che io sia tornata un po’ prima? È che volevo
parlarti…”
“No, certo che non mi dai fastidio.
Che volevi dirmi?” Chiese la ragazza, facendo cenno alla zia
di sedersi sul letto accanto a lei e spingendo con un calcio una delle scarpe
di Ryan ancora più sotto al mobile.
“Vedi… è un discorso un po’ imbarazzante…” Cominciò Megan
Nielsen, torturandosi le mani e Kelsi pensò con sollievo che in quella stanza
c’era qualcuno più nervoso di lei. Il perché di questa agitazione la spaventava
un po’, doveva ammetterlo, ma almeno Meg non era serafica e divertita come era
sicura fosse Ryan, che, probabilmente, in quel momento se la stava ridendo,
spiandole dalla fessura tra le ante dell’armadio.
“Da quanto tempo tu e Ryan state insieme?
Tre mesi?” Fu l’inaspettata domanda della zia.
“Sette, zia. Sette
mesi e mezzo, perché?”
“Vedi…io sono sicura che voi vi amate…e
ormai hai diciassette anni…credo sia ora di parlarti di una cosa…”
“Cosa?” Domandò Kelsi, il terrore negli occhi, immaginando
dove Meg volesse andare a parare.
Anche Ryan lo intuì e dovette usare tutto il suo self
control per non scoppiare a ridere, rivelando la propria presenza.
“Ecco, io volevo dirti che…ad un certo punto di una
relazione è normale…ecco…fare…”
“…sesso?” Suggerì Kelsi, tentando di abbreviare l’agonia
della zia.
“Sì, esattamente. So che dovrebbe
essere tua madre a farti questo discorso, ma dato che
lei non c’è ho pensato di essere la persona più indicata…”
“Guarda, non credo sia necessario che tu mi spieghi niente.”
Esclamò Kelsi, forse un po’ troppo in fretta, mentre Ryan veniva colto da un
quasi incontenibile attacco d’ilarità. Riuscì comunque a controllarsi, pensando
che la situazione fosse già abbastanza imbarazzante per la sua ragazza anche
senza che sua zia si rendesse conto che lui era nascosto in mutande
nell’armadio.
“Lo so, tesoro, che voi giovani credete di sapere tutto
grazie a quella specie di educazione sessuale che fate a scuola, ma posso
assicurarti che non è così.”
“Zia, io non…”
“No, no,no. Capisco che non sia un
argomento proprio semplice da affrontare, ma è necessario.”
°Già, peccato che sia
arrivata un po’ in ritardo.° Pensò Ryan, mentre il viso di Kelsi assumeva un’adorabile tinta ciclamino che la zia interpretò come
giovanile imbarazzo dovuto al trattare di un tema ritenuto taboo.
“A scuola vi avranno spiegato gli aspetti
più tecnici, no? Di certo non vi hanno parlato di cose come i
preliminari o del piacere sia fisico che psicologico che si prova…”
Ma perché sua zia doveva essere psicologa anche fuori dal
lavoro?
“Sì, zia, ma io…”
“Ecco e secondo me sbagliano, dato che questi sono alcuni
degli aspetti più importanti del sesso e i ragazzi arrivano alla loro prima volta impreparati e hanno paura quando non dovrebbero
assolutamente.” Non le sembrava che la sua mancanza di educazione sessuale
fosse stato un handicap particolarmente ingombrante…avevano imparato insieme,
lei e Ryan, no? Senza che nessuno facesse loro discorsi imbarazzanti. “Quindi, immagina che tu e il tuo ragazzo siate pronti per farlo
per la prima volta. Che cosa fareste per rompere l’imbarazzo?”
“Beh…” Iniziò Kelsi, pensando di cambiare tattica. “chiacchieriamo, di base…di scemenze, non di cose importanti.
Credo che parlare sia qualcosa di indispensabile per noi, come per altri lo
sono baci e coccole. Non che noi non ci baciamo, però credo che le parole
contino di più, non so se mi spiego.”
“Perfettamente, piccola.” Replicò la donna, felice che la
nipote avesse deciso di collaborare. “Però non mi darebbe
fastidio se tu usassi qualche condizionale, sai? So che voi giovani
tendete a trasformare tutto in indicativo, ma a volte mi sembra che esageriate
anche un po’…”
“Zia, io ho usato il modo verbale giusto.” Rispose Kelsi,
dopo aver preso un profondo respiro. Non era certo nei suoi piani parlare della
propria intimità con sua zia, ma se questo poteva salvarla da un saggio
completo su sesso e simili, beh, lo avrebbe fatto con sommo piacere.
“Prego?”
“Quello che ti ho detto non andava espresso al condizionale,
ma all’indicativo, perché non è quello che io e Ryan faremmo… è quello che
effettivamente facciamo.”
Meg rimase per un momento in silenzio, elaborando
l’informazione ricevuta.
“Che…fate?”
“Sì, zia.”
“Quindi vuoi dire che voi…che tu…?”
“Che io non sono vergine, esattamente.” Accorse di nuovo
Kelsi in aiuto alla zia.
“Oh.” Fu la semplice risposta e Ryan ebbe per un attimo la
tentazione di uscire dall’armadio, visto che oramai le cose si erano evolute in
quel modo. Tuttavia, ancora non credeva che sarebbe stato veramente opportuno.
“E…da quando?”
“Due mesi.”
“Due mesi…”
“Già.”
Attimo di riflessione in cui Ryan temette che fosse
possibile udire il suo respiro, tale era il silenzio calato improvvisamente.
“Beh…e come è stato?” Domandò Meg, più per non piantare una
conversazione a metà che per altro.
Questo sì che gli interessava…che cosa pensava Kelsi della
loro prima volta? Non avrebbe mentito a sua zia dicendo che le era piaciuto se
in realtà era stata tremenda, vero?
“È stato….” Come era stato? Non ci aveva
mai pensato… “…strano. Sì, credo che strano sia la definizione giusta.”
“Strano?”
Kelsi annuì lentamente, lanciando un’occhiata fugace
all’armadio.
“Sì…strano, però di una stranezza positiva.
Le altre volte è stato sempre meglio, sai, con meno dolore e più esperienza,
però la prima è stata…speciale. Un po’ come essere per la prima volta una cosa
sola.”
“Ne sono felice…” Commentò la zia, accarezzando con fare
materno i capelli di Kelsi, mentre lo sguardo di Ryan, all’interno
dell’armadio, passava dal divertito al dolce barra
innamorato.
“Tutto sommato, sono sollevata di non averti dovuto spiegare
tutto…credo che Ryan l’abbia fatto molto meglio.”
Sorridendo, Kelsi abbracciò forte la zia che, un attimo dopo,
si alzò con uno sbadiglio di dimensioni notevoli.
“Beh, ti ho già dato anche troppa noia
questa sera…e poi ho sonno, vado a nanna. Buona notte,
piccola donna.”
“’notte, zia.”
Non appena la porta si chiuse, Kelsi si lasciò cadere sul
letto, concedendosi un sospiro di sollievo. Dopotutto, non era andata poi così
male.
“Puoi uscire, ora.” Sussurrò e, un secondo dopo, le ante dell’armadio si aprirono e Ryan la raggiunse sul
letto, i vestiti ancora in mano.
“Conversazione…interessante, quantomeno.” Commentò,
cominciando ad infilarsi i pantaloni.
“Un po’troppo imbarazzante per i miei gusti.”
“Se fossi stata una brava ragazza, avresti detto tutto a tua
zia la sera stessa.”
“Certo, perché i tuoi lo sanno no?
L’ultima volta che ne abbiamo parlato, mi sembrava di aver capito che tua madre
nemmeno fosse cosciente del fatto che esci con qualcuno…”
“In effetti… Speciale, eh?” Domandò Ryan, sviando il
discorso.
“Speciale cosa?”
“La nostra prima volta.”
“Non ti montare la testa; l’ho detto solo
per non far preoccupare mia zia. Ti immagini la sua reazione se le
avessi detto che è stato un totale fiasco?”
“Scema.” Commentò Ryan con un buffetto, chinandosi poi a
darle un bacio.
“Sarà meglio che tu vada, prima che a mia zia venga in mente
di mettermi in guardia sui metodi anticoncezionali.”
Fine