Superwholock: il Silenzio di Moriarty

di valeriagargiullo
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Capitolo 1

The Bad Wolf Bay

 
Era un sogno strano. Sentivo le onde disperdersi sul bagnasciuga, mentre da lontano riecheggiavano sordi gli schiamazzi dei gabbiani. Era come se mi trovassi su una spiaggia in pieno inverno; in fondo la giacca bagnata – che profumava di salsedine – mi procurava diversi brividi di freddo.
Ma ero sicuro di sognare. Forse Sherlock mi aveva fatto ingerire chissà quale strana sostanza o magari una droga – perché sicuramente queste erano allucinazioni. Fino a cinque minuti prima stavamo discutendo della morte di quel pazzo, di Moriarty, nel suo salotto. Sherlock l’aveva visto spararsi alla tempia, era impossibile che fosse ancora vivo. Come aveva fatto Moriarty a tornare?
Dopo… dopo c’era stato quel rumore! Quel ronzio, simile a un lamento. Ed era comparsa quella cabina blu! La polizia ci aveva trovato. Cosa diavolo voleva la polizia da noi? L’ispettore Lestrade era amico di Sherlock, perché aveva inviato una cabina blu a Baker Street?
“John? John? Mi senti?”
M’irrigidii. La voce di una ragazza, per niente familiare, mi stava chiamando. Ma era parte dell’allucinazione. O forse no?
“Sei tu John Watson?”
Serrai lentamente le palpebre. Il sole mi accecò per un istante. Le mie mani affondavano nella sabbia. Ero davvero su una spiaggia. Mi rialzai a fatica. La ragazza si accucciò accanto a me, reggendomi per le spalle.
“Come stai, John?”, disse lei, sorridendo a malapena.
La ragazza era bella: non più di vent’anni, aveva lunghi capelli biondi e occhi espressivi. Era magra e slanciata, indossava un giacchetto di pelle viola e al collo uno strano pendente giallo, simile a un marchingegno fantascientifico.
“Come fai a conoscermi? Chi sei?”.
Lei si issò su se stessa. “Il mio nome è Rose, Rose Tyler. Lavoro per Torchwood”. Indicò la strana collana gialla. “Il Dottore mi ha inviato un messaggio, informandomi che ti avrei trovato qui”. Rose si strinse nelle spalle.
Mi rialzai a fatica. Le gambe mi dolevano. Ero tutto sporco di sabbia. “Non conosco nessun Dottore. Eccetto me, naturalmente”.
Lei rise, ma era una risata forzata, per niente genuina. Non conoscevo Rose, ma dalla sua espressione, sembrava davvero preoccupata per qualcosa. “Devi conoscere per forza il Dottore. È lui ad averti mandato qui”, disse lei, lanciando uno sguardo al mio petto. Anch’io indossavo quella strana collana. Sfiorai il bottone giallo, pensieroso.
“Dove mi trovo?”
Rose si guardò in giro. “Questa è Bad Wolf Bay. Siamo in Norvegia. L’unico ponte ancora aperto tra il mio universo e il tuo”.
Mi afferrai la testa. “Co… cosa vorresti dire, Rose?”. Avevo la gola improvvisamente secca. “Esistono due universi? Io…”.
Lei annuì, spaventosamente seria. “Sei in un universo parallelo, John Watson. Non so per quale motivo, né perché il Dottore ti considera così importante. Ma senza dubbio sei qui per una ragione precisa”.
Un pop invadente fece sobbalzare sia me, che Rose. Un ragazzo alto e moro si era materializzato a due metri di distanza. Lui si avvicinò, col fiatone, e guardandomi, sbottò: “Sei tu John Watson?”.
Chi era tutta questa gente? “Sì, sono io. Posso sapere gentilmente cosa sta succedendo?”
Il ragazzo tirò fuori una pistola, un vecchio modello di una colt, probabilmente antica di cent’anni. La puntò sulla mia tempia e sbottò: “Ora mi aiuterai a ritrovare mio fratello. Il mio nome è Sam Winchester e giuro su Dio e su tutti i demoni dell’inferno che se non mi aiuterai a riportarlo nel 2014, ucciderò te e chiunque ti conosca”.
Rose annuì spaventata – non avevamo alternative. Mentre il ragazzone mi trascinava verso l’entroterra, pensai che i miei guai erano appena cominciati.




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