Fandom: Harry
Potter.
Pairing/Personaggi: Remus
Lupin/Ninfadora Tonks.
Rating: Verde.
Chapters: 1/1.
Genere: Commedia; Comico.
Words: 504
Note: Questa è davvero una
cosa estremamente stupida e forse neppure divertente, ma io ho letto un post al
riguardo su Tumblr, ore fa, ed ancora ridacchio come una ragazzina sotto l’effetto
del gas esilarante. Dovevo farlo, capite? Dovevo. Non prendetevela se è davvero
tanto, tanto stupida, ma è stato più forte di me. Non
ce l’ho fatta. Non odiatemi! Soprattutto perché io ADORO Lupin e Tonks con
tutta me stessa e penso di essere stata una dei molti pieni di disappunto nell’apprendere
che quell’idiota di un Potter abbia ben pensato di chiamare il suo
secondogenito come Piton e come Silente, piuttosto che mettere in mezzo Lupin. O
Fred. Colui che è stato quasi come un vero padrino, vista l’assenza di Sirius,
e suo cognato morto giovane. Davvero, Potter? Davvero? Sorvolando sul mio
sproloquio indignato, mi auguro davvero che apprezzerete e sorriderete per
questa piccola sciocchezza!
Terrori notturni.
Era stato incredibilmente facile, per lui,
abituarsi a quella nuova e lunga serie di azioni quotidiane.
Si era abituato a sentire odore di bruciato la
mattina, quando lei fingeva di voler preparare la colazione, solo per
intenerirlo e spingerlo ad alzarsi e cucinare per sfamare entrambi.
Si era abituato a sentire tonfi per casa, seguiti
da disperate richieste di aiuto e corse con il diavolo alle calcagna a casa di
sua suocera, ormai più esperta di una Guaritrice.
Si era abituato addirittura al suo caos, ed era
tutto dire. Non era cosa da tutti trovare delle mutandine da donna all’interno
della credenza. Oppure delle pantofole nel frigorifero.
Come erano
arrivate nel dannato frigorifero?
Si era abituato a tutto, ma la cosa che più di
tutte continuava a sorprenderlo piacevolmente era poter dormire accanto a lei,
sentirla stringersi contro la sua schiena, trasmettergli il suo calore.
Lo faceva sentire amato e voluto, per la prima
volta dalla morte di sua madre.
Certo, i suoi amici lo avevano aiutato tantissimo,
nel periodo lontano da casa, arrivando a compiere atti illegali - anche se
Remus era ben convinto che avrebbero fatto qualche
altra sciocchezza, senza di lui, dopotutto si parlava di Sirius Black e James
Potter - per farlo sentire accettato e benvoluto. Ma quell’amore incondizionato
non era più riuscito a riscaldarlo, da quando Hope Lupin era morta, lasciandolo
solo. Era stata Tonks, la sua Tonks, a mostrargli, ancora una volta, di non
essere un mostro, di poter essere amato. La sua Tonks che lo abbracciava, che
lo aiutava quando i postumi della luna lo facevano stare male. La sua Tonks,
che aveva messo a repentaglio la sua carriera difendendo e sposando un lupo
mannaro.
Furono questi i pensieri che, quella sera in
particolare, lo fecero sorridere, ancora sveglio nonostante l’ora tarda. Fu un
lampo di incredibile gratitudine che lo fece voltare, lentamente, con tutta l’intenzione
di baciare la sua meravigliosa moglie, per restituirle un po’ dell’amore che
lei gli donava in modo così incondizionato.
La strana sensazione provata sulle labbra, dopo
averla baciata, fu ciò che lo spinse ad aprire de finitamente gli occhi,
confuso dall’assenza della tipica morbidezza delle belle labbra di Ninfadora.
Un paio di gelidi occhi neri si puntarono nei suoi,
sul cuscino rosa dei lunghi e unti capelli neri si allargavano come petrolio
sull’acqua. Un ghigno crudele accompagnava quel lungo ed adunco naso che aveva
accompagnato molti dei suoi incubi, da giovane.
« Lupin. »
L’urlo che lanciò, in quel momento, scattando di
lato con violenza, fu quasi certamente udito dal vero Piton, nascosto in
qualche recondito angolo dell’Inghilterra in attesa di tornare ad Hogwarts. Ma,
con ogni probabilità, Silente in persona, ovunque la sua anima fosse finita,
riuscì a sentire il tonfo di Ninfadora sul pavimento, insieme ad una risata
talmente forte da far tremare il letto.
Quando, la mattina seguente, lei scese per fare
colazione, trovò, ad attenderla, una grande torta al cioccolato, finemente
decorata, con la dedica “Per la mia adorata moglie, NINFADORA”.
« Remus! NON CHIAMARMI NINFADORA! »