Ero in una grossa radura
innevata, ed era quasi sera.
Non era ancora buio,
dato che eravamo in estate, ma faceva freddo. Ero sola.
Mi guardai attorno. Ero
circondata da alti pini che non mi permettevano di vedere bene oltre
l'orizzonte.
Sentivo i cinguettii
degli uccelli e i rumori delle zampe degli animali sul terrenno
innevato, unici suoni in quel luogo così desolato. Mi alzai
da terra e feci pochi passi.
Mi bloccai subito.
Davanti a me, a pochi
metri, c'era lui. Non un lui normale, c'era Edward Cullen.
Guardava davanti a
sè, era quasi di spalle che riuscii a stento a riconoscerlo.
Stringeva i pugni.
Sentii nuovamente dei
passi sul terreno. Un cervo, non molto grande, entrò nella
radura da dietro gli alberi, dirigendosi verso Edward. Lui era ancora
immobile, che guardava dalla parte opposta alla mia, senza quasi
respirare.
Poi, come se quasi
avesse avuto le ali sotto ai piedi, si gettò sul cervo,
intrappolandolo.
Rimasi basita dalla
vista, che non mi mossi da dov'ero.
Edward era sul cervo
e... Era attaccato al suo collo, dove... succhiava il sangue.
Sembrava davvero avido
di quel liquido rosso che adesso ricopriva tutto il corpo del povero
animale, che, non appena smise di bere, si voltò subito alla
ricerca di un'altra preda.
Mi fissò
negli occhi, sul volto un'espressione strana... Confusa. Forse non
sapeva cosa fare.
Si portò le
mani alle tempie e chiuse gli occhi, sul volto un'espressione affranta.
Poi, così
com'era arrivato, scomparì dietro gli alberi.
Mi svegliai di colpo, ed era già mattina.
Mi tastai piano le tempie con la mano, erano madide di sudore. Che
strano, quel sogno sembrava tanto vero quanto solo il frutto della mia
fantasia. Mi affacciai alla finestra: pioveva a dirotto.
Decisi di vestirmi e di andare da Alice, chi sa quali strane cose
avrebbe programmato da fare per passare la giornata... Scesi le scale e
la cercai per tutta la casa. Di lei nessuna traccia.
Pensai che forse era in bagno o nella sua stanza, ma bussai molte volte
in entrambe senza avere risposta. Andai infine in cucina. Sentivo lo
stomaco brontolare e avevo proprio bisogno di qualcosa da mettere sotto
ai denti... Sembrava che non mangiassi da tanto... Eppure era solo
mattina.
Guardai il grande orologio a pendolo della cucina. Non era mattina.
Segnava le 16,30 del pomeriggio. "Oh, mamma", pensai.
Poi vidi un biglietto bianco piegato in quattro parti. Non l'avevo
notato prima, e mi chiesi perchè.
Solo poche parole.
"Bella, se hai fame puoi servirti da sola. Io sono andata a fare alcune
cose con Tanya e sua sorella Kate, e non volevo svegliarti, dormivi
così bene! Fai pure un giro per la casa, so che ti piace
leggere e c'è una biblioteca ben fornita al piano di sopra!
Dagli un'occhiata! Tornerò presto, divertiti!"
Decisi di fare come mi aveva suggerito. Mi preparai un po' di pane con
le patate, giusto per mangiare qualcosa e per risollevarmi un po'.
Denali - almeno ciò che avevo visto finora - era davvero una
città carina, ed anche molto accogliente. Mi aspettavo che
facesse freddo, invece c'erano solo 15 gradi o giù di
lì.
Quando terminai il mio spuntino, seguii di nuovo il consiglio di Alice.
Era vero che amavo la lettura, ed era vero anche che mi stavo annoiando
perchè non sapevo cosa fare, così decisi di
andare in questa fantomatica biblioteca che c'era a casa di Tanya.
Almeno così avrei ingannato un po' il tempo.
Non sapevo bene dove si trovasse la stanza, ma Alice aveva detto "al
piano di sopra", così salii le tre rampe di scale fino ad
arrivare all'ultimo piano e capii di aver seguito la strada giusta.
Su una porta di legno scuro, c'era la scritta "biblioteca".
"Bingo!", pensai, mentre aprii la porta.
La stanza era considerevolemente enorme, c'erano tanti scaffali in
legno che contenevano quelli che sembravano essere centinaia di libri.
Mi avvicinai al primo scaffale... Tutti i volumi di Shakespeare
rilegati finemente e sicuramente antichi... Poi Swift, E. A. Poe, e
molti altri autori del tempo e anche alcuni più vecchi.
- Che fortuna - dissi tra me e me, nella mia solitudine.
Feci altri passi, ed ammirai gli altri libri sugli innumerevoli
scaffali; erano davvero troppi, come grande era la stanza. Poi trovai i
miei preferiti.
Orgoglio e Pregiudizio, Cime Tempestose, Ragione e Sentimento... Erano
nuovissimi. Contemplai le copertine e le pagine all'interno. Avevo
potuto leggere quei libri solo perchè me li aveva prestati
una mia zia che era molto facoltosa. Beata lei che poteva permettersi
tutti questi libri...
Mi voltai e iniziai a sfogliare le pagine di Cime Tempestose, leggendo
stralci di periodi che mi avevano affascinata quando l'avevo letto la
prima volta. Me lo sarei divorata di nuovo.
Iniziai a camminare, con il sorriso sulle labbra. Ero felice di poter
passare del tempo così.
- Cime Tempestose? - disse una voce maschile. Capii subito di chi era.
Era l'unico ragazzo di quella casa...
- Sì, è davvero un bel libro. O meglio, penso che
se lo si apprezzi lo è. - risposi per le rime, alzando lo
sguardo e guardando Edward fisso negli occhi. Non potevo dire di stare
a mio agio guardandolo, poichè, come quando l'avevo visto a
casa Cullen, sembrava che il suo sguardo mi incatenasse e non mi
permettesse di fare cose coerenti.
- Sono punti di vista. A mio parere c'è troppo odio tra i
due protagonisti... Sono forse troppo egoisti e vendicativi
per capire che ciò che conta davvero sia l'amore che provano
l'un l'altra... - mi disse, con un tono saccente. Il suo sguardo era
illegibile. Sembrava arrabbiato ma anche triste, o addirittura
affranto, come nel sogno di stanotte. Ma, soprattutto,
perchè mi parlava? Avevo capito che mi odiava, o no? Era un
modo per vedere se ero all'altezza di parlare con lui?
- Penso invece che Heathcliff sia un personaggio molto profondo. E'
solo incompreso... -
- Se la pensi così... Io non sono d'accordo... -
- A ognuno piacciono cose diverse. Non si può amare tutto
nella vita - gli risposi, un tono acido nelle mie parole. Naturalmente
quel "non si può amare tutto nella vita" era riferito a lui.
Non avevo niente di male contro di lui, ma forse lui contro di me,
sì. Volevo vedere cosa avrebbe risposto. Aveva capito
l'ironia dietro le mie parole?
- Oppure si può amare qualcosa ma non poterla avere, non
trovi? Proprio come Heathcliff. Ama follemente la sua Cathy ma non
può averla perchè lei non lo ritiene all'altezza.
O forse perchè è solo masochista,
perchè non prova a riprendersela. Stupido, vero? -
Aveva raggirato la domanda, oppure era una risposta alla mia
affermazione nascosta? Non ne avevo idea. Parlava in un modo
così criptico... Era troppo difficile da comprendere. Le sue
parole mi suonavano come un rebus, come un'allusione alla sua
situazione, ma più di tanto non ci pensai.
Vidi tuttavia i suoi muscoli rilassarsi, la sua espressione farsi meno
tesa. Forse si stava ricredendo sul mio conto... O forse stava solo
pensando ad altro di più divertente.
- Sì, davvero stupido. - Nella parola "stupido" c'era un
senso. Quella parola era realmente diretta a lui. Perchè si
dimostrava tanto distaccato nei miei confronti? Cosa gli avevo fatto?
Non rispose a quell'affermazione.
Mi diressi, con il libro in mano, verso l'unico divano della stanza,
dove Edward era già seduto con il suo libro tra le mani.
Cercai di leggere il titolo del libro. Era La Tempesta di W.
Shakespeare.
Mi sedetti accanto a lui, il più lontano possibile, oserei,
visto che tra di noi non c'era molta confidenza. E poi non pensavo che
il suo astio verso di me sarebbe finito con quelle due parole scambiate
solo perchè ci eravamo incontrati per caso nella stessa
stanza.
Accavallai le gambe, ed iniziai a leggere. Edward sembrò
irrigidirsi, ma tuttavia non si mosse.
Non si mosse nemmeno per tutti i minuti e forse ore successive che
trascorsi lì a leggere.
Fu immerso nella sua lettura e non mi chiese più nulla di
nulla. Improvvisamente, si alzò dopo tanto tempo, chiudendo
il suo libro e tirando un sospiro.
Pensavo che adesso se ne sarebbe andato, dato che molto probabilmente
aveva finito di leggere il suo libro, ma al contrario si diresse verso
un grosso piano a coda che si trovava in fondo alla stanza. Prima non
ci avevo fatto caso.
Vidi i movimenti di Edward. Si sedette sullo sgabello foderato di raso
rosso e cominciò ad intonare una melodia a me sconosciuta.
Almeno, erano sconosciute le prime note. Poi, la riconobbi.
Era di sicuro Claire de Lune, di Debussy. Amavo quella composizione.
Mentre suonava continuavo a leggere, e tutto sembrava così
leggero...
Quando finì quella melodia, ne intonò subito
un'altra e un'altra ancora... Una più bella dell'altra, le
perfette imitazioni delle composizioni di Mozart, Chopin e dei
più grandi musicisti fino ad ora.
Non si voltò mai una volta verso di me, che gli lanciavo
sguardi ogni tanto, tra una pagina ed un'altra. Era davvero bello, ed
era ricco. Dopotutto, non era così male.
Forse, il fatto che era rimasto significava che gli piaceva la mia
compagnia... Ma poteva anche significare che, visto che Alice e le
altre erano fuori, si stancava di stare solo. Oppure può
darsi che restava per suonare. Non ne avevo idea.
Sta di fatto che, senza accorgermene, mi addormentai, cullata dalla
musica.
Mi risvegliai poco dopo, immagino, quando qualcosa di gelato mi
toccò. Sembrava un muro di marmo, tanto che pensai di
essermi tanto rigirata sul divano da essere caduta per terra e di stare
con la faccia sul pavimento freddo della biblioteca.
E invece mi sbagliai. Guardai in basso, e vidi una mano che mi cingeva
la vita, ed una altra poco vicino che mi teneva le gambe. Ero tra le
braccia di qualcuno. Alzai la sguardo, forse consapevole di conoscere
l'identità della persona che mi portava in braccio, dato che
forse era l'unica che poteva farlo. Incontrai i suoi occhi topazio. Mi
guardava con occhi vigili, seri, che mi trasmettevano nervosismo. Forse
non voleva portarmi a letto ma era stato costretto a farlo.
Mi scappò uno sbadiglio.
- Hai fame? - mi chiese.
- Si... Shi... - di nuovo uno sbadiglio. Chi sa che ore erano. - Che
ore sono? - gli chiesi.
- Sono le nove - rispose molto secco e indifferente.
- Ho dormito molto? -
- Circa tre ore -
- Ah. C'è Alice? -
- No, non è ancora tornata - disse, sospirando. Era davvero
scocciato.
Ci stavamo dirigendo verso la mia stanza, lo capii dai quadri sulla
parete, anche se conoscevo la casa da troppo poco per ricordare ogni
minimo particolare.
Mi poggiò delicatamente sul letto e si voltò per
andarsene.
- Edward... - lo chiamai. Faceva davvero uno strano effetto prununciare
il suo nome, dato che in un certo senso, non ci eravamo mai presentati
ufficialmente.
Si girò piano, sul suo volto mille emozioni diverse.
Tuttavia non rispose, stava aspettando.
- Grazie - gli dissi, per fargli capire che era stato carino con me...
Almeno una volta, da quando c'eravamo visti una settimana fa. Quando
ero arrivata a New York.
Nuovamente non mi rispose. La sua espressione divenne più
dura, più rude, e molto enigmatica, quasi come se si
pentisse di avermi portata fin qui. Uscì dalla stanza senza
fare troppo rumore e si chiuse la porta dietro di sè.
Adesso non avevo più sonno. Restai sul mio letto a fissare
il soffitto sopra di me.
Era davvero una noia mortale, ma poi mi accorsi che sul comodino c'era
qualcosa. Non credevo che potesse essere proprio quello, ma quando lo
toccai ne fui certa. Era il libro che leggevo in biblioteca. Immaginai
che Edward l'avesse portato qui per non farmi annoiare, ma poi ritrassi
il pensiero. E perchè l'avrebbe dovuto fare? Dopotutto mi
odiava, oppure no?
La risposta giunse veloce alle mie orecchie come un fulmine in un
temporale.
Alice, Tanya e Kate erano tornate, avevo sentito che avevano salutato
Edward, ma lui non aveva risposto, come sempre.
- Kate, Tanya, scusate... Potete lasciarci soli? - chiese con mia
grande sorpresa Edward qualche minuto dopo. Non sentii alcuna risposta,
così dedussi che Edward era rimasto solo con Alice.
- Allora? - gli chiese lei.
- Allora... Niente. -
- Non fare il superficiale come al solito, caro fratello... Io so tutto
- disse Alice, sottolineando l'ultima parola della frase.
- Sì sì, lo so. -
- Ti sei divertito? -
- Stai andando troppo nel personale, ferma i tuoi pensieri... Non
è stato niente di tutto quello che stai immaginando -
- Oh, ma come sei! Un giorno morirai per la troppa chiusura. Apriti,
Edward! Questa occasione è perfetta! -
- Sì, perfetta. E' stato un bene che abbia chiuso le narici -
"E' stato un bene che abbia chiuso le narici"... Qualcuno mi dice che
si riferisce proprio a me. Adesso puzzavo anche? Sì, Bella.
Ti odia. E pure tanto! Forse è per questo che ha fatto
quella faccia prima, quando stavi tra le sue braccia. "Allora, cosa
farai?" Nulla, non farò nulla. Se le mie teorie sono vere,
me ne vado. O almeno cerco di evitarlo. "Brava", disse la voce nella
mia testa.
- Come ti odio! Dimmi la verità! -
- Vuoi la verità? Ebbene... Non è tanto difficile
come sembra -
- Ecco, questo è quello che ti volevo sentir dire! E domani,
lo rifarai! -
- Eh? Ma vuoi pilotare tutte le mie relazioni? -
- Sì. Perchè tu non ne sei capace. -
- Ah, sì. Perchè tu sai tutto -
- Sì. Se non fossi venuta qui... Tu non sai... Tanya -
- Tanya? E lei che centra? -
- Guarda un po'... Impegnati con Bella. So che ce la puoi fare -
- Sì, ci proverò... Ho visto che... -
Non riuscii ad ascoltare il resto perchè per mia sfortuna,
il sonno prese il sopravvento su di me, ma, ne sono sicura, forse un
barlume di speranza c'era.
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