Prologo
ovvero
Di
come il femminismo non si sviluppò in quel di Burgundia
Vecchie
leggende narrano di fatti meravigliosi, di
eroi forti e virtuosi e di cavalieri arditi. Un certo poeta germanico
anonimo,
però, decise un giorno di cominciare da una donna, una
semplice fanciulla.
Qualsiasi
fossero state le motivazioni dell’ardita
scelta di quel poeta, le dame della corte impararono ben presto a non
farsi
ingannare dai buoni inizi.
In
Burgundia cresceva una fanciulla tanto bella,
tanto leggiadra, che in nessun paese ce n’era una che la
eguagliasse.
Beh,
in realtà i curatori di certe classifiche delle
Donne Più Belle del Mondo avrebbero forse avuto qualcosa da
dire al riguardo,
in quanto trovare la Donna Più Bella del Mondo è
un lavoro faticoso e che
prende in considerazione diversi fattori, e forse si sarebbe dovuto
anche cercare
negli altri paesi prima di
attribuire il titolo alla fanciulla in questione. Ma questa storia
viene prima
delle classifiche e degli autori di Florin, e poi l’eroe
guerriero burgundo
medio non era solito farsi simili problemi o mettere in dubbio le
migliori
attrazioni turistiche della sua terra - infatti, la fanciulla avrebbe
presto
richiamato in Burgundia molti nobili signori. E causato la loro morte,
ma, ancora
una volta, i Burgundi non badavano a questo genere di dettagli.
Comunque
sia, in Burgundia cresceva - giacché
narrare storie d’amore e di sangue su fanciulli non ancora
cresciuti s’addiceva
di più ai poeti greci - questa nobile donzella. Il suo nome
era Crimilde e
nessuno si vergognava di amarla, anche se forse questo più
che dalla sua
bellezza dipendeva dal fatto che i Burgundi - come si vedrà
in seguito -
trovavano una certa difficoltà nel vergognarsi perfino delle
azioni più
spregevoli. Oh, ed era anche una principessa - poteva forse essere
altrimenti?
Tre
re ricchi e nobili costudivano Crimilde, benché
Crimilde avesse più volte spiegato loro che potevano anche
essere semplicemente
i suoi tutori
legali, perché custodi
faceva sembrare il tutto un po’
una setta segreta. In ogni caso, l’Ordine dei Custodi di
Crimilde era al
momento della nostra storia composto dai suoi stessi fratelli: Gunther
e
Gernot, guerrieri senza pari, arditi e forti ma
all’occorrenza anche miti,
signori di nobile stirpe e cavalieri degni di stima. Ah, e Giselher, il
più
giovane dei tre. Uno scelto guerriero, senza dubbio.
Insieme
a loro, nella reggia di Worms sul Reno,
abitavano anche la madre, Ute, e il padre, Dankwart, che
morì prima dell’inizio
della trama ma che è qui nominato perché era un
grande e valoroso signore e
molto ricco, e anche per riempire spazio nel capitolo. Per simili
ragioni,
viene ricordata anche la presenza di Hagen di Tronje e di un altro
Dankwart,
fratello di Hagen e maresciallo, e di Ortwein di Metz, il siniscalco. E
di Gere
e Eckewart i margravi, Volker di Alzei che era esperto in tutte le
altri,
Rumold il capocuoco, Sindold il coppiere, Hunold il cameriere
… e di molti
altri cavalieri e aiutanti di cucina che non saranno nominati in nessun
altro
luogo nella storia, se non, forse, nel momento in cui verranno
brutalmente
uccisi.
Il
poeta
guardò a lungo il suo pubblico, a questo punto. Una dama
sopprimeva uno
sbadiglio dietro una mano pallida e aggraziata, mentre il suo sposo
russava con
la testa comodamente appoggiata sulla sua acconciatura alta e raffinata.
Forse,
pensò il poeta, era il caso di andare avanti.
…
Comunque, in breve, una notte Crimilde fece un
sogno. Questo fatto non sarebbe un evento tanto preoccupante, se non
fosse che
Crimilde era, come già ribadito in precedenza, una
principessa. Una principessa
germanica,
per giunta, il che
naturalmente peggiorava di gran lunga la situazione.
Crimilde
sognò di allevare un falcone - che in
effetti era un’occupazione più degna di un maestro
falconiere o almeno di
qualcuno che avesse qualche speranza di non finire con le dita beccate
ad ogni suo
gesto, ma la logica difficilmente si accorda con i sogni o i poemi
nordici - e
che questo falcone cresceva in una creatura grande e forte, bella e
ardita. E
un po’ tonta, a ben pensarci, ma comunque adorabile come
tutti gli animaletti
delle principesse di qualsiasi storia si rispetti.
Crimilde
si prendeva cura del falcone, lo nutriva e
lo carezzava e, ogni tanto, nelle parti più bizzarre del
sogno, lo utilizzava
come suo compagno per danzare in paesaggi dai colori vivaci e
innaturali al
ritmo di amabili canzoncine sul futuro, la libertà e il vero
amore.
Poi,
il falcone veniva immediatamente ghermito da
due aquile grosse e scure, che procedevano allegramente a beccarlo e
graffiarlo
a morte, con gran spargimento di sangue e di visceri.
Dopo
quella parte finale del sogno, Crimilde si
svegliò coperta di sudore, con il cuore che le martellava
nel petto e vaghi
echi di grida di bambini disperati nelle orecchie, e per la prima e non
ultima
volta maledisse la propria nobilissima stirpe nordica.
Con
il cuore greve di dolore e di oscuri presagi, la
giovinetta decise di rivelare le sue preoccupazioni alla madre, nella
speranza
che la nobile Ute potesse aiutarla a decifrare l’inquietante
visione. Una volte
udito il sogno della figlia, Ute non poté che parlare
così: - Il falcone che
allevavi significa un nobile sposo! -. Poi, la luce delle piccole
stelle
scintillanti nei suoi occhi si affievolì un poco, e
scrollando le spalle la
saggia regina disse: - Però lo perderai presto. Oh beh,
speriamo che Dio lo
protegga.
Sentendo
la madre parlare così, Crimilde non si
sentì molto rassicurata. Anzi.
-
Ma, diletta madre … - cominciò la fanciulla: -
Perché mi parli di uno sposo? Io vivrò la mia
vita senza amore e rimarrò bella
così fino alla morte, senza rughe da stress o occhiaie per
le notti passate in
bianco a chiedermi perché il mio signore non abbia ancora
risposto al mio
messaggero. Non soffrirò pene, affanni, cali
d’autostima, crolli nervosi e
diete per l’amore di un uomo -. Il bel viso di Crimilde si
adombrò, e una nota
di frustrazione fece capolino nella sua voce melodiosa: - Insomma,
madre,
quante volte ve lo devo ripetere che sono single per scelta?
Ute
le sorrise amorevole, come ad una bambina un po’
stupida ma tanto carina. - Ah, non dirlo così presto - disse
scuotendo la
testa: - In un paio d’anni vedrai, quanta voglia avrai di
sposarti e di darmi
tanti nipotini! Tanti, tanti nipotini …
Crimilde,
che a dirla tutta non era poi così
entusiasta all’idea di matrimoni e parti ripetuti,
provò di nuovo a parlare. -
Ma, madre … - cominciò.
Ute
la interruppe subito, allegra e sicura: -
Aspetta solo, figlia adorata, che arrivi il tempo del tuo orologio
biologico.
Poi ti sarà tutto più chiaro!
Crimilde
non si sentiva ancora molto convinta. Aveva
un’espressione un po’ perplessa.
Ute
la fissò e si chiese dove avesse sbagliato con
lei. I suoi altri figli erano venuti su così bene! Scosse la
testa e aggiunse,
sperando di rassicurarla con il più ragionevole dei
ragionamenti: - Comunque,
lo sai che se mai sarai felice sarà solo grazie ad un uomo.
E non vorrai certo
sprecare tutta questa bellezza, cara figlia!
Crimilde
pensò che forse, in quel ragionevole
ragionamento, c’era qualcosa di sbagliato, anche se non
sarebbe riuscita a dire
precisamente cosa. Provò ad aprire la bocca per ribattere,
ma sua madre la
zittì prontamente con un gesto secco, un sorriso gioviale e
la lista dei nuovi
buoni partiti che aveva trovato per lei, freschi di giornata - quel nobile e degno cavaliere, quel prode
principe straniero, e poi quel marchese non lo conosco troppo bene ma
sembra un
ragazzo tanto onesto …
-
Oh, madre mia! Cessiamo questo argomento! -
supplicò Crimilde quando Ute terminò
l’elenco dei vassalli e iniziò a
descriverle in dettaglio le doti del giovane stalliere che aveva visto
aggirarsi per il castello quella mattina - nulla
da invidiare ai suoi stalloni, ne sono certa, diletta figliola!
La
fanciulla guardò la madre con espressione triste,
e le pronuncio queste parole: - Madre, l’amore porta alle
donne solo angoscia e
tormento … e varie arcaiche e oppressive istituzioni create
dalla società patriarcale.
Insomma, siamo entrambe nobildonne germaniche alto-medievali
… ma non penso che
sia appropriato discuterne qui e adesso, in effetti.
Ute
annuì, trovandosi d’accordo sulla figlia almeno
sull’ultimo punto.
-
Comunque, io voglio evitare sia l’amore che la
pena che porta - concluse Crimilde, e poi aggiunse determinata: -
Madre, io mi
ritirerò in campagna ad allevare gatti!
Ovviamente,
Crimilde non si ritirò in campagna,
poiché cominciare un poema con il discorso di una donna
è già fin troppo
rivoluzionario. Però le fu permesso comprare un piccolo
gattino rosso ad una
fiera, e la principessa trascorse molti giorni felici trastullandosi
con
l’amico felino e tenendosi lontana da amore.
L’ultima
cosa le risultò in realtà abbastanza
facile, poiché nonostante i caldi inviti della madre e le
entusiastiche proposte
- almeno lo
stalliere, cara! -
Crimilde non conosceva nemmeno un uomo in tutta la corte che le sarebbe
piaciuto avere come marito.
Forse
era per le caratteristiche già notate nel
guerriero burgundo medio, e magari un po’ anche per quelle
che si paleseranno
più avanti nel corso del racconto. Forse era
perché, cosa alquanto bizzarra che
Crimilde non poteva fare a meno di notare, la corte di Worms sembrava
essere
piena in ogni suo luogo di dame e servette molto graziose.
Ma
un giorno giunse in Burgundia un cavaliere nobile
e ardito, che si guadagnò molti onori nel regno e che
somigliava tanto al
falcone del sogno …
-
… E che poi venne ucciso. Dai parenti di lei. Che
lei alla fine ucciderà per vendicarlo - si sentì
in dovere di ricordare il
poeta alle dame della corte che già sospiravano e si
struggevano.
Davanti
ai loro lineamenti delicati distorti dalla
rabbia, sorrise un nervoso sorrisetto di scuse e scrollò le
spalle. - Spoiler!
- disse.
Per
la morte di questo solo morirono molti altri
figli di madri. E di padri ignoti, probabilmente, poiché il
poema non ne fa
menzione.
Così,
nella gioia e nel buon umore, comincia il
canto dei Nibelunghi.
NdA:
L’idea
che Crimilde avrebbe fatto meglio a ritirarsi
in campagna ad allevare gatti è spudoratamente
rubata presa in prestito
da Geilie. Non pensare che non la riutilizzerò da qualche
altra parte, darling.
*evil grin*
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