In che Casa sperate di finire, ad Hogwarts?
Capitolo 2.
In che Casa sperate di finire, ad Hogwarts?
I veri amici sono quelli che si scambiano reciprocamente
Fiducia, sogni e pensieri, virtù, gioie e dolori.
Sempre liberi di separarsi senza separarsi mai.
(Alfred Bougeard)
1° Settembre 1989, ore 10:40
Binario 9 e ¾, stazione di King’s Cross, Londra.
Lo spettacolo che si
presentò davanti ai suoi occhi increduli e meravigliati era
senz’altro un qualcosa impossibile da descrivere e si rese conto
che dovette dare ragione a Kreacher, quando questi le confidò
che era un tale tripudio di suoni e di colori che - per capirlo -
necessitava di essere vissuto personalmente.
Il fumo grigiastro che fuoriusciva
dalla locomotiva di un rosso scarlatto la avvolse completamente e la
invase un nuovo tipo di calore: una sensazione tutt’altro che
fastidiosa anzi, contrariamente, le recava una certa gioia e una
scarica di adrenalina le invase l’intero corpicino snello. Un
sorriso radioso si distese sulle sue labbra, mentre spingeva con una
certa foga il pesante carrello, facendosi largo tra la folla che
aspettava trepidante sulla banchina del binario.
Non era mai stata così a contatto con tutti quei maghi e quelle streghe. Non era mai stata così a contatto con gente uguale a lei. In ogni anfratto di quel luogo, riusciva a percepire con ogni fibra del suo essere la magia.
C’erano genitori che
salutavano i propri figli con una certa malinconia e qualche lacrima
brillava serena sui loro volti impensieriti, terminando la loro folle
corsa sul pavimento di mattonelle chiare. C’erano bambini che
correvano ridendo allegramente, infischiandosene dei richiami severi o
di qualche passante avventato che li definiva
“scapestrati”. E, per concludere, c’erano gli
studenti di Hogwarts, qualcuno già con la divisa addosso e una
spilla luminosa appuntata sul petto, impegnati a salutare i propri
parenti dai finestrini del treno, oppure sbracciandosi per farsi
riconoscere da qualche amico. Gli ultimi ritardatari, tuttavia, erano
totalmente impegnati a caricare i propri effetti personali sulla locomotiva,
sperando di trovare qualche scompartimento ancora libero, oppure
invocando Merlino e tutti gli dèi esistenti affinchè i
compagni di Casa avessero riservato un posto anche per loro.
Riscuotendosi dai suoi
entusiastici pensieri, Cassiopea si affrettò a raggiungere una
delle porte dell’Espresso, tentando - nei modi più disparati - di sollevare il suo baule che, a quanto pareva, doveva contenere un drago per avere quel folle peso.
« Serve una mano? »
Un ragazzino dalla pelle
color ebano e i capelli neri raccolti in una moltitudine di treccine,
si sporse verso di lei, appoggiandosi saldamente alle pareti della
carrozza. Aveva un viso simpatico e gentile, cosa che le ispirò
immediatamente fiducia: chissà, magari sarebbero anche potuti
diventare amici. Non che Cassiopea fosse una grande esperta in materia,
intendiamoci. Vivere undici anni segregata in una casa di cui nessuno
conosce l’esatta ubicazione geografica, con un elfo domestico
come unica compagnia di giochi, non consente certamente di essere
candidati a “Miss Popolarità”.
« Ti ringrazio, mi
faresti un grosso favore » fece un sorrisino timido, portandosi
una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
« Nessun problema! »
tuonò gioiosamente, gonfiando il petto con aria di importanza.
« É sempre un piacere aiutare donzelle in condizioni di
seria difficoltà! »
Lei si lasciò scappare un risolino divertito, dopodichè lo aiutò a trascinare quel dannatissimo coso
- contenente il suo intero armadio probabilmente -, riuscendo giusto a
sollevarlo quel tanto che bastava per superare i gradini di ferro.
Affaticati e un po’ ansanti si lasciarono cadere sopra i loro
bagagli, tentando di riprendere quel minimo di fiato necessario alla
sopravvivenza.
« Per la sottoveste
di Morgana! » imprecò sonoramente, beccandosi qualche
occhiata di rimprovero. « Ma che cos’hai lì dentro?
» con un gesto secco si scostò alcune treccine dagli
occhi, di un caldo castano scuro.
« Non ne ho idea »
replicò ingenuamente, issandosi in piedi e sfregandosi le mani
sui jeans chiari. « Forse un Troll o un Basilisco, non ne sono
molto sicura » le sue labbra andarono a delineare un sorrisino di
scherno, mentre tendeva un braccio per aiutare il ragazzino a
rialzarsi.
« É molto probabile,
sì » annuì, con l’aria di uno i cui pensieri
stanno vorticando freneticamente nella testa. « Vieni dai,
andiamo a cercarci un posto più tranquillo »
Schivarono agilmente i
corpi dei ragazzi più grandi che ancora non ne volevano sapere
di lasciare libero il passaggio, salutando a squarciagola qualche
conoscente più in là, oppure trafficando con i pesanti
bagagli che avrebbero dovuto essere appoggiati sull’apposita
rete.
Per qualche minuto, furono costretti a fermarsi nel bel mezzo del
corridoio - le braccia stanche a forza di trascinare i bauli e in viso
l’espressione tipica di chi ha soltanto voglia di sedersi e di
restarsene tranquillo per un po’ -, poichè qualcuno aveva
avuto la brillante idea di fare andare a zonzo per il treno il proprio
animale domestico, finendo per scatenare un vero e proprio putiferio
all’interno della carrozza.
Dopo diversi sbuffi e lamentele, quando ormai erano già belle
che scoccate le undici, i due ragazzini riuscirono miracolosamente a
trovare uno scompartimento tutto per loro, godendosi finalmente la pace
ed il silenzio che vi regnava. Si sistemarono nel migliore dei modi e
alla fine, crollarono esausti sui sedili leggermente sfondati,
spostando lo sguardo verso il finestrino per vedere scorrere
l’incolta campagna inglese.
« Sarà un bel viaggio » sentenziò Cassiopea, dando qualche biscotto alla sua civetta.
Qualcuno aprì la
porta in maniera piuttosto brusca ed indelicata, mentre il volto
paffuto e rugoso di colei che sembrava essere un’adorabile
vecchietta si sporse sulla soglia, sorridendo gioviale ad entrambi.
« Qualcosa dal carrello, cari? »
Com’era prevedibile,
stavano letteralmente morendo di fame e - unendo le loro forze
economiche - riuscirono a comprare praticamente di tutto, dalle
più semplici Cioccorane ad un pacco intero di Gelatine Tutti i
Gusti+1, lasciandosi anche regalare una scorta di Cioccocalderoni che
sarebbe potuta bastare per l’intero anno scolastico.
« Arrivederci! » la salutarono, entusiasti. « E grazie! »
I sedili, adesso,
traboccavano di una tale quantità di cibo che, sicuramente,
sarebbero arrivati ad Hogwarts con una bella indigestione. Insomma, un
vero e proprio record.
« Questo è il Paradiso! » commentò entusiasta il ragazzo, mangiucchiando distrattamente qualche Piperilla.
Cassiopea ridacchiò,
sinceramente divertita dalla sua buffa espressione, ma non fece in
tempo a rispondergli che la porta dello scompartimento venne spalancata
un’altra volta, facendoli voltare incuriositi. Due ragazzi
pressocchè identici, li osservarono disperati, mentre negli
occhi azzurri brillava una sorta di supplica.
****
1° Settembre 1989, ore 12:28
Espresso per Hogwarts, Scozia.
Per un attimo di troppo, si
guardarono tutti con aria spaesata, quasi come per cercare di capire
che diamine ci facessero lì, su quel treno che sembrava sempre
più in procinto di terminare la sua corsa in un qualche posto
abbandonato chissà dove.
Fu il gemello più
vicino a Cassiopea il primo a parlare, non prima di essersi schiarito
nervosamente la voce. « Perdonate la nostra intrusione, messere e
madamigella, ma il treno è così pieno... »
« Già »
concordò l’altro, annuendo freneticamente con il capo.
« Probabilmente sono rimasti soltanto dei comodissimi posti in piedi, proprio degni della prima classe »
« Non è che, per caso, potremmo unirci a voi? »
Entrambi, si squadrarono
come per chiedere il permesso e - alla fine, come risposta di un tacito
e comune assenso -, optarono per una breve e veloce alzata di spalle,
mostrandosi per nulla turbati da quell’intrusione.
« Prego, accomodatevi
pure! » esordì il ragazzo, allargando le braccia come per
dare loro il benvenuto in quel piccolo rifugio sicuro.
I gemelli si aprirono in
due identici sorrisi e, una volta collocati i loro rispettivi bauli, si
sedettero uno di fronte all’altro, spaparanzandosi comodamente
con le braccia dietro la nuca.
« Menomale che siete
arrivati » disse Cassiopea, porgendo ad entrambi una scatola
contenente degli Zuccotti di Zucca. «
Ci stavamo giusto domandando come avremo fatto a mangiare da soli tutto
questo cibo, senza poi riuscire a non star male »
« Ehi, ma non ci siamo
ancora presentati! » il ragazzino dalla pelle color ebano si
tirò una sonora pacca sulla fronte.
« Mi sembra giusto »
concordò il fratello vicino alla ragazza. « Noi siamo i
gemelli Weasley. Lui è Fred mentre io sono George, tanto piacere
»
« Lee Jordan, molto onorato!
» sorrise in un modo così buffo e sincero, che fu
impossibile per gli altri compagni di viaggio non ricambiare.
« E l’unica fanciulla che ha l’onore
di condividere con noi il viaggio? » domandò Fred,
poggiando i gomiti sulle ginocchia ed intrecciando le mani a
mezz’aria, mentre la sondava con i suoi occhi azzurri.
« Cassiopea Meissa Black » recitò senza troppa convinzione, abbassando appena lo sguardo verso il pavimento.
Dopo aver svelato la sua identità, cosa che - ne era più che certa - aveva ottenuto un effetto stranamente sorpreso e a dir poco sconvolto,
Cassiopea non era più così certa che ad Hogwarts avesse
ancora potuto farsi degli amici. In fondo, la fama della nobile ed antichissima casata dei Black era palese a tutto il mondo magico, specialmente tra le famiglie dei Purosangue.
« Accidenti » sussurrò Lee con un tono quasi veneratore. « Sei davvero una Black?
Insomma, pensavo che si fossero... estinti » confessò,
mostrandole i palmi delle mani come a difendersi dall’ira che la
ragazza non avrebbe mai mostrato. Non per quei motivi futili, comunque.
« Sì, sono davvero
una Black » ripetè con poca convinzione. « Se lo
desiderate posso andare a cercarmi un altro scompartimento, non
c’è problema »
« E perchè mai?
» chiese George con aria stralunata. « Andiamo, Cass!
L’hai detto anche tu che, altrimenti, questi dolci non si
finivano da soli e, adesso, vorresti lasciarci in preda ad un terribile
mal di stomaco? »
Proprio non riuscì a
trattenere un sorriso divertito e grato: non si sarebbe mai aspettata
una simile gentilezza da parte di persone pressocchè
sconosciute. Chi lo sa, magari sarebbero potuti diventare grandi amici.
« Parlando di cose serie, ed accantonando l’immensa ed ignobile stupidaggine che la piccola Cassie stava per compiere...
» seguitò Fred, guardandoli uno ad uno. « In che
casa sperate di finire, una volta giunti ad Hogwarts? Sappiate che, se
rispondete Serpeverde non riuscirò a tollerarlo »
« Tutta la mia famiglia
è finita a Serpeverde » disse la ragazzina, fulminandolo
con i suoi profondi occhi grigi.
« Per te farò un’eccezione, dolcezza
» ribattè Fred noncurante, facendo un gesto secco con la
mano. « Allora? » li esortò, sfregandosi le mani.
« Forza, sputate i rospi! Non vi mangio mica! »
« Beh... » Lee si
passò una mano sul mento, mentre una piccola ruga andava a
delinearsi tra le sue sopracciglia contratte. « ...Mi piacerebbe
molto Grifondoro, la culla dei coraggiosi e puri di cuore, ma... non so
se... ecco, se sono adatto
» gesticolò animatamente, diventando piuttosto nervoso,
tant’è che fecero fatica a capire che cosa diamine stesse
farfugliando. « Voglio dire: le caratteristiche che delineano
quella Casa sono così... elevate! Insomma, come si fa a decidere
se un ragazzino di undici anni deve appartenere a Tassorosso o a
Serpeverde? E se sbagliassero? »
« Frena un attimo »
Cassiopea lo interruppe con decisione, guardandolo come se dovesse
essere urgentemente ricoverato al San Mungo. « Riprendi fiato,
Lee »
« Sì amico, ci hai
letteralmente storditi con le tue chiacchiere insensate! » Fred
gli battè una poderosa pacca sulla spalla.
« Datti una calmata! »
aggiunse George, sorridendo con un’espressione malandrina.
« Insomma, non mi sembra tutto questo granchè dover superare una prova difficilissima per riuscire a capire a quale Casa appartieni »
« Sì, così è piuttosto semplice,
no? » seguitò Fred con un luccichio sinistro nelle limpide
iridi chiare. « Un duello è la soluzione perfetta! Se
sarai buono e leale nei confronti del tuo avversario, Tassorosso
sarà perfetta. Oppure, se dimostri una particolare e spiccata
intelligenza direi che Corvonero è quella che fa per te »
Lee boccheggiò
spaventato, le orbite talmente sgranate che gli occhi avrebbero potuto
tranquillamente cadere sul pavimento. « Davvero?! Io... oh, accidenti! Lo sapevo, lo sapevo che avrei dovuto studiare qualcosa prima di partire! Per Merlino, sono spacciato! I miei genitori mi diserederanno all’istante e mi cacceranno di casa! »
« Puoi venire a stare da
noi, amico. Non preoccuparti » disse George con fare comprensivo,
lanciandogli un’occhiata che avrebbe dovuto essere impietosita.
« Esatto » concordò Fred, sorridendo. « Basta che tu non finisca a Serpeverde, eh?! »
Cassiopea si era trattenuta
fin troppo: si accasciò ulteriormente sul sedile, scoppiando in
una risata cristallina e gioiosa, attirando su di sè tre paia di
sguardi incuriositi ed estasiati da quel suono così melodioso.
« Questa
» disse tra i singhiozzi, asciugandosi alcune lacrime salate.
« É la migliore cavolata che abbia mai sentito in tutta la
mia vita! » e riprese a sghignazzare sommessamente, finendo quasi
per rotolare a terra.
« CHE COSA?!
» sbottò Lee, fingendosi arrabbiato ed offeso. « Mi
avete preso in giro! E io che vi credevo dei nuovi e simpatici amici
degni di nota! » incrociò le braccia al petto, voltando il
capo dall’altra parte, ma questa sua reazione era così inverosimile
e contrastante con il suo carattere solare, che i due Weasley seguirono
immediatamente l’esempio di Cassiopea, finendo poi per contagiare
anche lo stesso Jordan.
« Volete fare una
partita a Sparaschiocco? Dovrei avere le carte, da qualche parte nel
baule » propose Lee, sollevandosi in piedi sul sedile per
riuscire a frugare meglio nel suo bagaglio personale. Alla fine, si
ributtò a peso morto su di esso, schiacciando Fred, e
sventolando trionfalmente un mazzo di carte dai colori sgargianti,
tenute insieme da un elastico di gomma.
« Chi perde paga pegno, ovviamente! » esclamò George, sistemandosi meglio. « Giochiamo a squadre o singolarmente? »
« Singoli »
decretò Fred perentorio. » C’è più
gusto » e si soffermò ad osservare Cassiopea, facendole
svettare verso l’alto un sopracciglio biondo.
Giocarono ininterrottamente
per una mezz’oretta buona e il primo a perdere fu proprio il
povero Lee, possessore delle carte magiche, che si lanciò in un
lamento straziante e in continue lamentele di una noia infinita.
« Ma... non ci posso credere!
» urlò sconvolto, raccogliendosi le treccine in una coda
per tenersele lontane dal viso. « Non è possibile, voi...
voi... » borbottò, cercando di trovare una scusa
convincente a quell’ignobile oltraggio. « ...Voi avete barato! » incrociò le braccia al petto per poi annuire, soddisfatto della sua spiegazione più che ovvia.
« O, forse, più semplicemente, la colpa è tua perchè sei una schiappa
» lo prese in giro Cassie, sorridendo e guardando attentamente le
carte della sua prossima mano. « E lasciatelo dire da una che non
è granchè brava nel gioco »
Fred e George ridacchiarono divertiti, mentre Lee la fissò con aria sconvolta, puntandole un dito contro.
« Tu... ti ho aiutato a caricare il baule sul treno!
Merito un po’ più di riconoscenza da parte tua! »
brontolò, sollevando le braccia al cielo e lasciandole cadere
lungo i fianchi. « Questo non me lo sarei mai aspettato da una
ragazza che sembra così dolce e gentile, ma che in realtà è una vera e propria serpe! »
« Oh, beh... »
replicò, sorridendo angelicamente e stringendosi nelle spalle.
« Qualcosa dovevo pur aver ereditato dal mio ramo della famiglia,
no? »
Giocarono ininterrottamente
altre cinque partite, fino a quando la ragazzina bionda non rimase
l’unica imbattuta e non appena ebbe sconfitto George -
l’unico in grado di tenerle fieramente testa per le ultime
quattro -, gongolò soddisfatta, lasciando i tre ragazzi
decisamente amareggiati per la sconfitta.
« E menomale
che non eri abile, eh? » si lagnò Fred, mentre una buffa
smorfia andava a dipingersi sul suo volto. «
George non abbatterti » gli tirò qualche consolatoria
pacca sulla schiena. « Hai fatto del tuo meglio, fratellino. La
verità è che quella lì è dotata di una fortuna sfacciata »
« Anzichè discutere su quanto io sia dannatamente brava » e sorrise, lanciando loro un’occhiata di malizioso scherno.« Indossate le divise, credo che stiamo per arrivare »
Si cambiarono velocemente,
indossando le loro nuove vesti da mago alla meno peggio e, non appena
furono presentabili, si avvicinarono al finestrino, gli uni schiacciati
agli altri, con i nasi premuti contro il vetro freddo e leggermente
appannato. Purtroppo li avvolse una cocente delusione, quando si
accorsero che era praticamente impossibile distinguere il paesaggio
circostante, a causa di un sottile strato di foschia che si era alzato
a poco a poco, impendendo una visuale dettagliata.
Il treno rallentò gradualmente la sua corsa, fino a fermarsi
completamente in una stazione alla periferia di un luogo denominato
Hogsmeade. Stando a ciò che avevano raccontato Fred e George -
ben informati in quanto i loro fratelli maggiori li avevano tenuti
costantemente aggiornati - era uno dei villaggi magici più
grandi della Gran Bretagna e gli studenti di Hogwarts potevano farvi
visita nelle uscite prestabilite, a partire dal terzo anno.
Cassiopea scese dal treno
con un leggero balzo, atterrando sul terreno umido e fangoso, riuscendo
a scorgere nella penombra le migliaia di sagome degli studenti
più anziani che si ammassavano per raggiungere a piedi un punto
non ben definito, poco più avanti. Erano già pronti a
seguirli, chiacchierando animatamente del più e del meno, quando
un possente vocione li fece trasalire spaventati.
« Primo anno! Primo anno, da questa parte! »
Angolo dell'autrice:
Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
Ehilà, salve a tutti! :) Come vi butta? Spero bene, in
fondo sono cominciate le vacanze estive! Dunque, di solito si dice:
"Via il dente, via il dolore", no? Bene. E' un mese abbondante che non
aggiorno questa storia (nonostante avessi questi primi due capitoli
già belli che pronti) e non ci sono scusanti, ne sono
consapevole. Purtroppo la sessione estiva all'università
è massacrante, in tutti i sensi possibili: ogni anno è
come ripetere costantemente l'incubo della maturità, con l'unica
differenza che non finisce tanto in fretta. T.T Anyway, come se non
bastasse, questo sarà l'ultimo capitolo che mi è
possibile pubblicare al momento, visto che domenica parto per le mie
tanto agognate vacanze al mare. :D Quindi ne ho approfittato e ho
pensato di riaggiornare per "darvi un ultimo saluto" (?).
Tornerò ad agosto per un paio di settimane, dopodichè
ripartirò per un'altra breve vacanzina di qualche giorno.
Comunque, spero che questo momento di pausa mi possa regalare un po' di
ispirazione, cosa che ultimamente è mancata. E' mancata
parecchio, devo ammettere. *Sospira pesantemente e scuote la testa*.
Vabbè, ma non rattristiamoci troppo e passiamo a discutere di
questo secondo capitolo!
Che ve ne sembra? Vi piace? Io non ne sono tanto convinta,
sinceramente. Più che altro spero di aver reso i gemelli il
più simile agli originali, perchè sono davvero due dei
miei personaggi preferiti all'interno della saga e vorrei rendere loro
omaggio nel modo migliore possibile. :) Abbiamo anche "rivisto" il
nostro caro Lee Jordan e qui la mia fantasia ha un po' preso il
sopravvento: insomma, dai racconti della Rowling, sappiamo soltanto che
Lee è il migliore amico dei gemelli, che si diverte a fare
scherzi con loro due a tutto spiano e che fa il cronista alle partite
di Quidditch. Quindi, per quanto riguarda il suo carattere, ho avuto
carta bianca: mi piace immaginarlo come solare e sempre allegro,
difficilmente lo vedremo arrabbiato o depresso o chessò io.
Diciamo che Lee sarà un po' l'ottimista della situazione,
riuscirà a vedere unicorni e arcobaleni anche nei momenti
più disparati.
E, per concludere, abbiamo fatto conoscenza con Cassiopea (meglio del
capitolo precedente, insomma). Come avrete senz'altro notato, Cassie
non è troppo felice di essere una Black e non è nemmeno
fiera di sbandierare la sua discendenza ai quattro venti: sì,
vive con Kreacher a Grimmauld Place (giuro che in seguito questa
situazione sarà spiegata a dovere) ed è venuta a
conoscenza delle vicende che riguardano la sua famiglia, soltanto che
hanno assunto una piega diversa ai suoi occhi, diversamente da come le
vedeva l'elfo domestico (con venerazione, gioia, eccetera). Però
i ragazzi riescono a farle cambiare idea: perchè si sa che,
quando si è piccoli, non si hanno pregiudizi di nessun genere.
Era una cosa che mi piaceva molto e ho voluto metterla in evidenza. :)
Nascerà una bella amicizia tra tutti quanti, ve lo prometto
(anche se i casini non possono mancare, ad Hogwarts sono praticamente
d'obbligo!). :p
Credo che anche per questa volta sia tutto, dal prossimo capitolo
abbiamo lo Smistamento e l'entrata in scena di altre nostre vecchie
conoscenze. :)
Bene, auguro a tutti voi delle belle vacanze (che siano al
mare/montagna o in città) e di passare una buona estate, nel
caso in cui dovessimo risentirci a settembre. :)
Un bacione a tutti e grazie mille a chi leggerà,
recensirà e metterà tra le preferite/seguite/ricordate!
:) Ah, e un grazie di cuore anche a chi la leggerà
silenziosamente. :)
Alla prossima e ancora buone vacanze! ♥
Fatto il misfatto.
Giorgia. ♥
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