Ingiusta
“Non avrei…,” un conato, poi un altro, e
Armin si piegò su se stesso, le dita ad artigliare la
camicia sporca di lacrime e vomito, contro le spalle il calore tenue di
Mikasa, “non avrei dovuto c-chiederlo, mi dispiace.”
“Armin, tu non hai- ”
“Nulla di cui scusarmi?”
Perché era così, Mikasa pensava che non ci fosse
nulla per cui chiedere scusa, nulla che potesse ferirla –
come se davvero lei fosse insensibile a tutto, fatta di pietra
impossibile da scalfire.
Ma anche la pietra poteva incrinarsi, a volte.
“Ci sono passata, sì,”
mormorò Mikasa, rispondendo a quella domanda sputata di
getto, nella voce una nota di sottile malinconia, “ma alla
fine non mi sono pentita. In quel momento io ho… pensato
solo a sopravvivere.”
Istinto di sopravvivenza.
Armin rabbrividì, e il calore che avvertiva contro le spalle
aumentò.
“Tu hai fatto lo stesso. Hai protetto Jean quando lui non era
capace di farlo – l’hai
aiutato a sopravvivere.”
Perché era l’unica cosa che contava, in un mondo
bagnato di sangue.
Uccidere per non venire uccisi.
Sbatté la testa sul tronco dell’albero contro cui
si stava sorreggendo a fatica, lo stomaco contratto
dall’orrore, perché quelle parole non bastavano
– non
riuscivano a bastare, se continuava a rivedere la testa di
quella donna esplodere grottescamente, sangue e materia cerebrale che
vorticavano sospesi in aria per infiniti secondi, assieme al corpo di
una sconosciuta che cadeva in strada.
Infine, un paio d’occhi dalle iridi spente sfuggivano alla
vista, svuotandolo di ogni emozione.
Sopravvivere valeva la
pena, di fronte a questo?
Il fruscìo dell’erba, scansata e appiattita da un
movimento appena percettibile, giunse tiepido alle sue orecchie; poi,
tutt’a un tratto, avvertì le mani di Mikasa
serrarsi contro le sue spalle, e tutto l’appoggio che lei
poteva dargli – tutto quello che spesso l’apatia
tendeva a celare – gli si riversò addosso,
superando strati di vestiti, barriere di carne.
“Passerà,” lo rassicurò lei,
“e allora ti sentirai meglio.”
Perché
l’unico modo per andare avanti è abituarsi.
Era il prezzo da pagare.
In quel momento, Armin tremò – un’ultima
lacrima scivolò via.
E il calore di Mikasa, così intenso da sorprenderlo,
premette contro il suo corpo, regalandogli una dolce e sana quiete,
tuttavia troppo effimera per poter durare.
Troppo ingiusta
per chi era sopravvissuto mostrando meno umanità di colei a
cui aveva sottratto la vita.
“Anch'io
sono un mostro, ora. Non è così,
Mikasa?”
Davvero troppo
ingiusta.
Edit del 08.08.2014
Seconda classificata (a
pari merito) Mokochan con Ingiusta [fandom L'attacco dei Giganti]
Grammatica e stile:
10/10
Originalità:
2,5/5
Caratterizzazione:
5/5
Credibilità
della trama: 5/5
Gradimento personale:
5/5
Totale:
27,5/30
♣ Una grammatica perfetta, non ho notato nessuna svista o
errore. Lo stile è curato, ogni parola è
calibrata e la punteggiatura è un piacere, detta un ritmo
preciso alla storia e facilita la lettura. Il linguaggio che hai
utilizzato si esprime per immagini e permette di immaginare la scena
con cura.
♣ La storia non è originale, ripercorre un passo
del manga, di conseguenza la cosa inevitabilmente
influenzerà il punteggio.
♣ La caratterizzazione di Armin e di Mikasa è
eccezionale. I pensieri che invadono la mente di Armin sono azzeccati
e, a mio dire, rispecchiano perfettamente la psicologia del
personaggio; l'Armin di cui tu hai scritto è lo stesso che
ci presenta il mangaka all'interno dell'opera originale. Nella sua
testa si affollano i pensieri e la responsabilità di aver
ucciso un uomo ― non un gigante, un uomo ― lo annienta. Mikasa, anche
lei, è perfettamente IC, chiusa nella sua scorza e persa
nella sua indifferenza, eppure pronta a sostenere l'amico di sempre, il
terzo componente di un infelice trio dalla sorte incerta.
♣ La trama è ovviamente credibile, dal momento che
il momento da te descritto ripresenta una scena del manga. La
credibilità della storia rispetto al manga è
quindi completa.
♣ Ho amato questa storia, per quanto banale nella trama,
nasconde un'introspezione e una comprensione dei personaggi davvero
eccezionale. Ciò che ho apprezzato di più,
assieme allo stile, è che tu abbia raccontato con estrema
attenzione ciò che secondo te i protagonisti hanno provato.
Le sensazioni di Armin avvolgono il lettore e mi hanno rapito. Mi ha
fatto piacere che tu abbia scelto di presentare quest'altra storia dopo
esserti iscritta, giudicare questa fanfiction è stato un
piacere, affatto faticoso. È una lettura che mi ha davvero
colpito, una storia nelle mie corde, ricca di macabri dettagli e
particolari.
Lo considero un regalo involontario, dato che sia oggi che domani
festeggio 6 anni su EFP!
Note dell'autrice
- nel momento stesso in cui ho letto il capitolo 59, ho desicerato
scriverci su. Serio, è il momento più toccante
del capitolo, è anche quello che finalmente - dio - mi ha
fatto vedere quanto Mikasa si preoccupi per Armin - perché
lei tiene a lui, non esiste solo Eren. In ogni caso, come avrete ben
intuito, ho rivisitato la scena (dovevo, per dio!), aggiungendo qualche
riferimento al seguente dialogo fra Levi e Armin (sono convinta che in
fondo al cuore Armin sapesse già tutto, difatti non gli
è sfuggita l'esitazione di quella ragazza). E... dio, boh.
Amo sempre di più Armin. E anche Jean, ecco. Anche se qua
c'è solo un riferimento a lui. E amo Mikasa. Sì,
sto divagando XD.
Ringrazio Yume_no_Namida
per avermi gentilmente betato 'sta roba e... niente, fuggo.
Un bacione!
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