Nineteen
Si
vede che ho un periodo di one-shot, ma non potevo lasciar passare il
compleanno dei gemelli senza dedicargli niente, così mi è
uscita questa piccolezza. Niente di speciale, spero apprezzerete.
Aspetto i vostri commenti, grazie già da ora.
Un bacio
Sara
A due meravigliose creature
Che più crescono, più diventano belle
Vi voglio bene ragazzi
Nineteen
Tom era sdraiato sul
suo letto, nella penombra della camera d’albergo, come gli
piaceva fare spesso, ultimamente. Non pensava a niente in particolare,
se non al desiderio che il sonno arrivasse presto. Avevano suonato
anche la sera precedente ed era stato un bello spettacolo. Bill era
stato grande, ma non glielo aveva detto, altrimenti avrebbe passato il
resto della serata a vantarsi, quello scemo.
Il ragazzo
sbadigliò rumorosamente, pronto a gettarsi tra le braccia di
Morfeo, quando sentì un lieve rumore provenire dal soggiorno
della suite. Pochi istanti dopo la figura sottile di Bill apparve sulla
soglia della camera.
“Ciao.” Mormorò timidamente il cantante, alzando la mano destra.
“Ciao.” Gli rispose il fratello senza alzarsi.
“La porta di
comunicazione era aperta, così ho pensato che eri solo.”
Affermò Bill, mentre si avvicinava di qualche passo.
Tom fece una smorfia noncurante. “Non mi va molto la compagnia, ultimamente.” Replicò quindi.
“Ci ho fatto
caso.” Annuì l’altro, sedendosi sul bordo del letto.
“Che ti succede? Hai terminato la tua collezione di perizomi e
non hai più bisogno di nuovi?”
Il gemello sbuffò, roteando gli occhi. “Stupido…” Borbottò poi.
“Dai, dimmi cosa
hai!” Lo spronò allora Bill, dandogli una piccola spinta.
“Mi fai preoccupare, sei più misantropo del solito negli
ultimi giorni!”
“Non ho niente, Billie, davvero.” Ribatté mesto Tom. “Sono solo un po’ stanco…”
“Eh, ti capisco,
lo sono anche io!” Dichiarò subito il fratello, mentre si
adagiava contro i cuscini con un sospiro teatrale.
“Tu,
Bill?!” Fece l’altro, aggrottando sorpreso la fronte.
“Ma se non c’è verso di fermarti neanche con una
mazzata in testa!” Aggiunse ridacchiando.
“Beh, che vuol
dire? Il fatto che non dimostro la mia stanchezza non significa che non
sia provato.” Affermò il cantante. “È stato
un tour molto lungo e impegnativo… e poi ti ricordi che a
primavera sono stato male?”
“Certo che me lo ricordo, cucciolo.” Rispose Tom, prima di carezzargli piano la testa.
“Tomi…”
Riprese Bill serio. “…che cosa succede, davvero? So che
sei stanco, lo siamo tutti, ma io vedo anche che sei
triste…”
“Non sono triste…” Tentò il gemello.
“Ma non sorridi
mai, anche quando suoniamo se sempre così serio e
t’incazzi per niente.” Lo interruppe l’altro.
Tom si rifugiò nel silenzio per un lungo istante, fissava la parete davanti a se, sperando che Bill non insistesse.
“Avanti.” L’incitò però il fratello.
Il chitarrista prese
un lungo respiro. “Mi manca casa.” Ammise infine, a bassa
voce. Bill lo guardò aggrottando la fronte. “Vorrei essere
a casa, stare con mamma, avere… sì, avere le sue coccole,
parlare un po’ con Gordon, mentre strimpelliamo la
chitarra… e bere una birra con Andreas…”
Continuò, con voce leggermente rotta.
“Ma
Tomi…” Obiettò perplesso il fratello.
“…non è da così tanto che manchiamo da casa,
questa nostalgia non sarà esagerata? E Andi era con noi per
tutto luglio…”
“Lo so, è
per questo che mi sento molto stupido.” Mormorò Tom.
“Insomma, la verità è che vorrei dormire per un
mese, stare con le persone che amo e non rendere conto a
nessuno… e invece la giostra non si ferma, continuiamo con le
interviste, gli show, i premi, i viaggi e poi c’è il
lavoro per il disco, ci seppelliranno in studio per settimane e non
avremo nemmeno il tempo per…”
“Sai qual
è il problema, Tomi?” Fece Bill interrompendolo, lui lo
guardò interrogativo. “È che stai pensando a troppe
cose tutte insieme.” Spiegò quindi il cantante, che poi
proseguì, sotto lo sguardo poco convinto del gemello.
“Quando si è stanchi, si tende ad accumulare i problemi,
che messi insieme sembrano insormontabili, mentre la soluzione è
pensare ad una cosa alla volta.” Affermò alzando
l’indice con aria saputa. “È inutile pensare al
passato, perché è, per l’appunto, passato ed anche
se è stato bello come il nostro, è comunque qualcosa di
finito. Il futuro deve ancora arrivare, quindi perché
preoccuparsi di qualcosa che ancora non c’è, no?”
Continuò, allargando le mani con un sorriso divertito.
“Dobbiamo pensare al presente, perché, alla fine, è
l’unica cosa che ci sta succedendo ora.” Concluse,
distendendo le labbra in uno dei suoi famosi sorrisi abbaglianti.
Tom si arrese e
sorrise a sua volta, dolcemente. C’erano davvero volte in cui
Bill riusciva ancora a stupirlo con le sue uscite, specie quando erano
così stranamente sagge.
“E quindi, che cosa dovrei fare?” Chiese allora al gemello.
“Devi pensare a questa bella e lunga notte che hai davanti per riposare.” Rispose Bill con dolcezza.
“Ma domani mattina alle sei…”
“No! No! Non domattina, no! Adesso!” Esclamò il cantante bloccandolo.
Il gemello rise piano. “Ok, adesso!” Replicò poi, a mani alzate in segno di resa.
“Bravo.” Annuì Bill.
Entrambi si
accomodarono meglio sul letto e sospirarono all’unisono, prima di
perdersi in una pausa di riflessivo silenzio.
“A proposito
dell’adesso.” Esordì improvvisamente Tom, facendo
voltare il fratello; si guardarono negli occhi. “Tu che cosa ci
faresti qui, adesso?”
Bill sorrise, furbo e tenero. “Sono venuto a scacciare i folletti da sotto il tuo letto, Tomi!” Rispose poi allegro.
Tom lo fissò scetticamente per un istante, poi fece un sorriso sbieco. “Seriamente, Bill.”
“Aspetta un
attimo…” Lo pregò l’altro, alzando
l’indice e spostando lo sguardo oltre il fratello; rimasero in
quella posizione per qualche secondo, mentre Tom fissava perplesso la
faccia concentrata di Bill.
Il cantante,
all’improvviso, rilassò i tratti, spostò gli occhi
brillanti sul gemello, sorridendo apertamente. Solo in quel momento Tom
si accorse di cosa stava guardando il suo gemello e capì.
Sorrise anche lui.
“Buon
compleanno, fratellone.” Gli augurò Bill nel frattempo,
non aveva più bisogno della sveglia per sapere che era ormai il
primo di settembre.
“Buon compleanno anche a te, fratellino.” Rispose Tom.
“Ti voglio bene, Tomi e non mi va di vederti triste.” Dichiarò poi il cantante.
“Stai
tranquillo, non potrò mai essere davvero triste, finché
ci sarai tu a trasmettermi la tua energia.” Ribatté
l’altro sorridendo.
“Davvero?” Chiese emozionato Bill.
“Sì.” Annuì convinto Tom.
“Allora…”
Riprese l’altro, avvicinandosi. “…mettiti pure a
dormire, io resto qui, accanto a te e tengo a bada i folletti!”
“Oh,
grazie!” Sbottò allegro il fratello, mentre si accomodava
sulla spalla di Bill. “A volte sono più fastidiosi di
te…”
“Io non sono fastidioso!”
“Eccome se lo sei!”
“E tu sei antipatico e musone!”
“Io sono il gemello bello e tu lo sai!”
“Ma falla finita!”
“Falla finita tu!”
“No! Il solletico no!”
“Tieni giù quelle mani secche!”
Le risate riempirono
quello che all’inizio era un silenzio solitario e, per nessuno
dei due, c’era un regalo più bello.
Fine
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