Piccole, inutili cose

di La Mutaforma
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Le maschere degli zingari dicono sempre la verità. Sorrisi grotteschi che non conoscono vergogna, non parole di cortesia; la loro bocca si muove con spudorata chiarezza, e pronuncia con la stessa libertà insulti e benedizioni.
Poeta!” non provò nemmeno a celare il suo disprezzo nel pronunciare quella parola nuova. “Che razza di parola! E quale sarebbe la vostra funzione, signor poeta?”
Pierre Gringoire conosce il suo ruolo. “Nessuna. Sono l’uomo dell’inutilità”
Il re dei ladri ride sguaiatamente, stravaccato sul suo trono. “Allora dovresti prendere il mio posto. Il re delle cose inutili!”
“Eppur tuttavia, signor re, sono le cose inutili a rendervi vivo. Sono troppe le cose che devono essere notate e scritte. L’amore delle donne, il dolore delle porte chiuse, la fame, il dolore, il vostro dolore. E solo gli occhi del poeta sanno cercare le piccole inutili cose che nessuno vede”
“Piccole, inutili cose” ripeté Clopin.
Gli abitanti della corte dei miracoli, come nere formiche. Piccole, inutili cose che nessuno vede.
“Non è un mestiere che riempie le tasche, né lo stomaco. Le tue uniche donne saranno crudeli e sfuggenti, e tra le mani avrai solo poca carta e troppe parole. Diventi sporcizia ai lati delle strade, parte dell’ambiente. Finché non ti trovano morto di stenti e nessuno conosce il tuo nome. I tuoi resti mortali sono destinati alla fossa comune” non un tremito del poeta, nel pronunciare quelle terribili parole “in vista di un inutile, senso superiore. Questo, re dei gitani, questo è un poeta”
Clopin scende con un balzo dal trono, si avvicina e il suo volto è un ridicolo sorriso. Gli batte una mano su una spalla. “Non diverso da uno zingaro. Ma tu sei il re di questi fogli. Il tuo regno è invisibile ai più, e nessuno imbraccerà le armi per conquistarlo e portartelo via”
“Il più piccolo, inutile regno di tutti” 




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