Piccola fic senza grandi pretese,
nata spiritualmente davanti al campo di beach volley, tra una rimembranza di
filosofia, un gelato liquefatto e un sacco di maschioni che brillavano sotto al sole. Grazie a Madre Natura per lo spettacolo offerto.
Storia
dedicata ai miei preziosi, pazzi lettori, che mi seguono in ogni follia (detto
con tanto amoreh!)
E agli amanti del merthur, ovviamente.
<>O<>O<>
Estetico
trascendentale (con)gelato
Camelot Summer Beach
“Hai intenzione di morire di iperglicemia?”
Merlin staccò di malavoglia lo sguardo dal campo di beach
volley e lo posò su Gwen: un prendisole di cotone
immacolato risaltava ancor di più la sua carnagione caramellata.
“Si può morire davvero di iperglicemia?”
domandò allora, leccando distrattamente il suo gelato, prima di reindirizzare
gli occhi alla sua meta.
“Non lo so. Ma stai gocciolando”.
Merlin controllò distrattamente. “No, il gelato non perde!”
“Mi riferivo alla tua bava”.
“Ehi!” esclamò allora, indignato. “Io non-”
“Sì che sbavi… sei peggio di una lumaca!
Forse morirai disidratato!” scherzò lei, sedendosi al suo fianco sulla panchina
di legno.
“Ma che schifo!” Merlin fece una
faccia disgustata, allontanando da sé il cono gelato per un istante, prima di riaffondare i denti nella cialda. “Solo perché ho un senso
estetico molto sviluppato, non puoi paragonarmi ad una
lumaca limacciosa!” le appuntò. “E poi non tutti sono così fortunati come te!”
rincarò.
“Io non sono stata fortunata. Mi sono data
una mossa!” gli ricordò, come sprone. In quel momento, come se l’avesse
sentita, Lance si girò verso di lei e le mandò un bacio in punta di dita,
facendola sorridere. “Visto?”
“Oh, sì, certo. Come no? Perché tu pensi che io- No, aspetta, shh… goditi il momento”.
Arthur Pendragon e il suo
maledettissimo corpo da dio greco spiccarono un salto per un servizio
dall’alto. Merlin trattenne il fiato, perso in adorazione, quando gli
addominali della sua personale divinità si contrassero, brillando di sudore
sotto al sole d’agosto.
“Ace!” gridò, assordendo Gwen, allorché il tiro segnò un punto netto colpendo il campo
avversario, facendo imprecare Morgana.
Arthur – sorriso da schiaffi – si girò verso la fonte
dell’urlo e sollevò un pugno al cielo.
Merlin considerò che
non sarebbe stato brutto morire in quel momento.
Ma Guinevere
era di diversa opinione e gli diede una gomitata a tradimento fra le costole.
“Siamo qui da un mese, ormai. Hai proprio intenzione di
sprecare ogni possibilità?”
Merlin stava per dirle che non era poi tanto male godersi
quello spettacolo gratis ancora per l’ultima settimana di vacanza che gli
rimaneva prima di partire per il college.
E che non era pronto a rischiare di buttare la sua amicizia
con Arthur – costruita faticosamente a
suon di insulti, eh! – solo perché ora aveva una
scomoda cotta per lui.
A onor del vero, aveva avuto il dubbio, ogni tanto, che
Arthur lo provocasse, lo guardasse in modo strano, si pavoneggiasse appositamente per fargli vedere quanto era bravo.
Ma poi… poi Merlin ricordava che stava parlando di Arthur ‘Sono-il-migliore-e-lo-so’ Pendragon. Lui se la tirava
sempre e con tutti. Non era Merlin, la
sua eccezione. Il suo interesse, perciò, era indubbiamente malriposto, ma
faceva comunque male spiegarlo a Gwen.
Fu l’arrivo di George a salvarlo.
Giunse sculettando in un paio di bermuda e uno stupido
papillon, in tinta, legato al collo.
“Il gelato delle 5:00”, annunciò monocorde, impostando
un’aria da cameriere di gran classe che stonava indubbiamente con il clima easy
della spiaggia.
“Grazie. Mettilo sul mio conto”, rispose Merlin, mentre
l’altro gli porgeva un biscotto bigusto
da un piccolo vassoio.
“Sarà fatto”, replicò George, laconico, prima di scivolare
via.
“Il gelato delle 5:00?” cantilenò Guinevere,
sollevando le sopracciglia con divertito sconcerto.
“È quello che viene dopo quello
delle 4:30”, chiarì Merlin, come se si trattasse di una terapia medica da
seguire scrupolosamente.
“Oh, giusto. Per fortuna che hai il
verme solitario, oppure saresti obeso, oramai!”
“Ma io non ho il verme solitario!” la smentì,
coprendosi la pancia con la mano libera per riflesso.
“Se io passassi i miei pomeriggi seduta qui a ingozzarmi
come un maiale all’ingrasso, sarei già esplosa!” considerò l’amica,
invidiandogli la forma snella – quasi filiforme – che aveva sempre caratterizzato
il giovane Emrys.
Merlin però, invece di accettare il complimento, tirò le
ginocchia ossute contro lo sterno, nascondendosi dentro la maglia bianca di tre
taglie troppo grande.
“Lo sai che mi scotto facilmente e per questo devo rimanere
all’ombra e vestito…”
“Ed è un puro caso che il campo da beach volley, dove ogni
pomeriggio si gioca un torneo, sia giusto qui davanti, eh?”
“Anche il chioschetto è qua di fronte”, considerò, cercando di smentirla con finto
buonsenso “e il bagnino in riva al mare, i bambini al babycamp
e-”
Fu un urlo ad interromperli.
Merlin si maledisse da solo per non essersi accorto del
cambio campo, che le squadre avevano eseguito mentre lui si arrampicava miserevolmente
sugli specchi.
Adesso Arthur gli era giusto di fronte,
nella posizione degustativ osservativa
migliore. Quanto, di quel prezioso tempo,
aveva già sprecato, distratto da Gwen?
Sotto la rete di gioco, invece, un Mordred sofferente lamentava
un crampo al polpaccio e Kara, la sua ragazza, era corsa subito a soccorrerlo.
Leon e Lance lo sostenevano, trascinandolo zoppicante verso
la sedia da cui Kara arbitrava il torneo, e tutti gli altri approfittarono di
quest’interruzione per riprendere fiato o dissetarsi prima di ricominciare.
Gwen ebbe il buonsenso di non
infierire su Merlin mentre i loro amici erano a portata d’orecchi, ma il
ragazzo era certo che lei avesse ragione almeno su una cosa: sarebbe morto di Arthurite, se non
avesse trovato in fretta un antidoto. Ma non era colpa
sua se quell’idiota (presuntuoso, bellissimo, affascinante dio Sole) lo
calamitava senza possibilità di salvezza come l’ago di una piccola, (ingenua e
riluttante) bussola verso la sua personalissima Stella Polare.
Anche adesso, mentre si rovesciava addosso
la bottiglietta d’acqua in fronte, per trovare un po’ di refrigerio, e
si pettinava all’indietro i capelli biondi, con noncuranza, sembrava essere la
visione più bella del mondo.
Merlin sognò di
inseguire con la lingua ogni rivolo d’acqua lungo il collo tornito, lungo i
pettorali cesellati, e giù, giù verso il bordo degli slip da mare che – Bontà
Divina! – celavano ben poco delle promesse che nascondevano.
Emrys deglutì a vuoto e per poco non si strozzò
col proprio respiro, e ringraziò i pinocchietti
larghi e la maglia che copriva l’inquilino del piano di sotto.
Ora avrebbe dovuto interrompere la sua radiografia a Pendragon e pensare ad un sacco di
cose brutte per calmare l’eccitazione che scalpitava nei suoi pantaloni. Si
concentrò sulle punture di medusa. Sui ricci di mare. Sul guano dei gabbiani. Sulle braccia muscolose di Arthur. Sulle
ciccione dentro a mini-bikini. Sull’incavo del ginocchio di Arthur. Sulla sabbia negli occhi. E sul malleolo sexy di Arthur. Così
sporgente, così…
Non fu una nuvola ad oscurare il
sole e quindi la sua visuale, ma Percy – il bagnino –
che aveva finito il suo turno per quel giorno (per fortuna, senza incidenti) ed
era desideroso di sgranchirsi le gambe sostituendo Mordred.
Oh, maledizione, Percival! Spostati, spostati!, imprecò Emrys,
mentalmente. Non puoi togliermi la luce
del mio sole come se fossi una dannata eclisse!
In quell’istante, come per magia, Percy
raggiunse il suo posto accanto a Morgana, Leon e Lancelot,
permettendogli di osservare nuovamente Arthur – in bella vista, nell’angolo più
vicino a lui –, con Sefa, Gwaine
ed Elyan che riprendevano ognuno la propria posizione.
“Mer-” riprese Guinevere.
“Shh…” la zittì lui, centellinando
l’attimo in cui Arthur avrebbe arcuato la schiena per colpire la palla con una
delle sue portentose schiacciate. Doveva
immagazzinare fotogramma per fotogramma, ogni guizzo
dei muscoli e…
Merlin realizzò che la sua occupazione da esteta aveva trasceso
ogni limite.
Cercò davvero di imporsi un contegno, affondando i denti nel
biscotto bigusto nella parte della panna. Ah! La panna spalmabile sulla clavicola di
Arthur…
“A quanto stiamo?” si sentì dire.
“Eh?”
“Quanto manca alla fine?!”
“Ehmm…” mugolò temporeggiando. “Ehmm…”
“Lascia perdere…” lo graziò Gwen, con un sorriso compassionevole.
Sentendosi un tantino in colpa, Merlin decise di
sacrificarsi, sforzandosi di seguire realmente – almeno un po’ – la partita che gli scorreva davanti, cercando di
vedere Arthur nel quadro d’insieme e non come la punta di diamante circondato
dal nulla più insignificante.
Merlin non aveva l’animo della Cheerleader,
o come diavolo si chiamasse il corrispettivo estivo delle galline urlanti e delle
fans in delirio lungo i campi da gioco.
No. Lui sosteneva e
sbavava in religioso silenzio, ecco. Il suo sostegno non era così molesto.
Ma, tutto sommato, si lasciò
contagiare dall’entusiasmo di un tuffo di salvataggio in extremis, dalle risate
allegre, dai sorrisi e dagli sfottò – soprattutto quelli che i due Pendragon si lanciavano di continuo, nella loro eterna
rivalità.
Si ritrovò ad applaudire, entusiasta, non solo per le azioni
del suo idolo, ma anche per la bravura degli altri. Quando batterono un five-high di gruppo, avrebbe
quasi voluto esserci anche lui.
Concentrandosi, si accorse di quello che finora era stato
solo marginale nel suo campo visivo: erano tutti bravi, agili e scattanti.
Merlin si prese il tempo di osservarli con cura, con la stessa minuzia con cui,
solitamente, studiava le sue amate cellule al microscopio.
Erano i suoi amici, questo sì; ma mai, come in quel momento,
gli erano parsi così lontani e inaccessibili.
Sembravano tutti dei modelli da passerella, con dei corpi da
sogno, bellissimi e atletici. Dei
vincitori.
Lui, solo lui era il brutto anatroccolo. Quello rachitico,
bianco cadavere, il nerd con la fissa del
gelato.
Merlin sospirò affranto. Gwen, da
buona amica qual era, gli passò un braccio attorno alle spalle e afferrò al
volo il ghiacciolo delle 5:30 che George stava per recapitargli.
“Smettila di sottovalutarti, Emrys! So cosa sta passando per la tua testaccia e non
dovresti! Questa è la nostra estate! Ma ci pensi?! Non
bisogna sprecarla con delle pippe inutili!”
“Oh, certo!” ringhiò Merlin, strappandole di mano il cilindro ghiacciato e
aprendolo quasi con rabbia, prima di ripensarci. “Ne vuoi?” le chiese, come
sempre educato.
“No, grazie. Ma dai retta a me, Merls. Buttati, per una volta. Lasciati
sorprendere!”
“A buttarsi, si finisce per cadere…” filosofò pessimista,
prima di far sgusciare la punta del gelato dall’incarto per succhiarlo con
avidità.
“Forse Arthur non la pensa così…”
“Perché, tu credi che io avrei il coraggio di farlo?”
domandò retorico, fissandola con uno sguardo disilluso. “E cosa dovrei dirgli?! ‘Aspetto da un’eternità di saltarti addosso, e tu? Vorresti assaggiare il mio Calippo’?”
Giusto in quell’istante, si sentì afferrare il polso e
strattonare e si girò basito mentre un Arthur – lo stesso Arthur che avrebbe dovuto sostare
nel bel mezzo del campo e non lì – succhiava oscenamente il ghiacciolo fra
le sue mani.
“Merlin”, lo
apostrofò poi, naso contro naso, leccandogli le labbra
dove il succo stava colando verso il mento. “Ormai cominciavo a pensare che non
me l’avresti mai chiesto!” sogghignò, lascivo, prima di rituffarsi sulla sua
bocca per recuperare il tempo perduto.
-
Fine -
Disclaimers: I personaggi, citati in questo racconto, non
sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro da parte mia.
Ringraziamenti:
Alla mia kohai e a Laura, che subiscono le mie
paranoie. X°D
Note: Il titolo è un omaggio
ironico al filosofo Kant, con la sua “Estetica
trascendentale”.
L’Estetica è la parte della Filosofia che studia ‘il bello’.
Il Trascendentale, per Kant, indica
il puro, l’assoluto.
Come sapete, mi piace spesso giocare sui titoli, e anche qui
ha un doppio valore.
Estetico
trascendentale (con)gelato. Nel
senso di colto nell’atto di osservazione estatica più pura e assoluta,
congelata in quell’istante perfetto.
Con-gelato, è riferito invece al nostro Merlin che stalkera Arthur con la scusa dei gelati. XD
Il Calippo è una linea di
gelati ghiaccioli prodotto dalla anglo-olandese Unilever sotto il marchio Heartbrand.
In Italia viene prodotto dalla Unilever
sotto il marchio Algida. Quindi se lo mangiano anche
in UK.^^
Sapete tutti che cos’è il Verme Solitario, vero? Perché è
una brutta bestiaccia e non voglio parlarne. >_<
Avviso di servizio
(per chi segue le altre mie storie):
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Waiting for you 10
è già online.
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Per Linette 88, ho
deciso di aspettare un po’. Visto il notevole calo di letture e commenti, ho
ipotizzato che i miei lettori abituali non abbiano ancora letto l’87 e si stiano (giustamente) godendo l’estate. Anche io ripartirò la settimana prossima per una vacanza di
compleanno. Forse aggiornerò prima di partire, oppure al mio ritorno.
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro
recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.
Grazie (_ _)
elyxyz