Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.1 Contagio
“Stark, non puoi entrare nel perimetro di
contenimento!” gridò Steve. Aveva gli occhi
sporgenti in fuori e rivoli di sudore gli scendevano lungo il viso, il
petto voluminoso si alzava e abbassava. Tony schioccò la
lingua sul palato digitando gli ultimi numeri su un pannello di
controllo olografico blu e una porta a vetri si aprì con del
fumo biancastro. Steve si allontanò dall'uscio aperto
indietreggiando.
“Posso infettarti, lo sai!” gridò. Tony
allargò le braccia, sogghignò avanzando con il
capo sollevato.
“Provaci. Scommetto quel che vuoi che la tua stupida malattia
contagiosa preferirebbe autodistruggersi piuttosto che avere a che fare
con i miei anticorpi”. Incrociò le braccia,
strusciò un piede in terra.
“Fidati. Ho avuto il palladio in corpo due anni prima che
iniziasse a darmi problemi; e per la cronaca è
mortale”. Steve aderì alla parete, vi
appoggiò le mani e abbassò il capo, corruggando
la fronte.
“Io rischio una fine peggiore della morte. Non voglio succeda
anche a te” sibilò. Tony gli si mise davanti,
allargò le gambe e sporse il capo in avanti arrivando ad un
palmo dal volto di Steve.
“Devi lasciare che io mi avvicini, se vogliamo ricavare
qualcosa” disse, duro. Steve socchiuse le labbra e strinse
gli occhi, fu scosso da una serie di tremiti.
“Vattene, non voglio attaccarti”
ringhiò. Tony gli mise le mani sulle spalle, le strinse e si
sporse guardandolo.
“Tu. Non. Mi. Attaccherai” sillabò.
Steve gli mise le mani su quello dell'altro e gliele scostò,
continuando a tenerle nelle proprie.
“Pensavo tu fossi un esperto di film di zombie”
bisbigliò. Steve cadde in ginocchio, tenendo la schiena
arcuata. Tony si mise in ginocchio, gli strinse un braccio e
infilò l'altra mano in tasca.
“Non c'è tempo per il tuo paternalismo, Cap. Forse
è il siero, ma sei l'unico ancora parzialmente umano che io
conosca” sussurrò.
“Non ti sbrano solo perché non hai il cervello che
come zombie ti dovrei mangiare” biascicò Steve. Lo
osservò tirare fuori una siringa e socchiuse gli occhi,
deglutendo. Tony ridacchiò, il volto era leggermente
contratto e gli occhi socchiusi mettevano in evidenza le occhiaie
profonde.
“Gli altri zombie lì fuori non sono dello stesso
parere”. Gli strinse il braccio, avvicinò la
siringa e sentì la mano tremare. Inspirò,
espirò.
“Ma ci sarà un motivo se sei tu il
Capitano”. Steve contrasse i muscoli, ispirò,
espirò e si rilassò.
“Qualunque cosa tu debba fare, allora, falla in
fretta” ordinò. Tony premette lo stantuffo della
siringa facendo uscire aria, inspirò e infilò
l'ago nel braccio del capitano. Estrasse il sangue, ritirò
la siringa e si alzò indietreggiando.
“Troverò una cura, Cap. Sei abbastanza vecchio
anche senza diventare uno zombie”. Steve gli
avvicinò la mano tremante alla spalla e gliela strinse.
“Vattene, prima di infettarti davvero”
ordinò, indurendo il tono. Tony sporse il capo in avanti,
socchiuse gli occhi.
“Serve un contatto diretto. Potresti infettarmi solo
baciandomi, mordendomi o se io fossi così idiota da
iniettare il tuo sangue nelle mie vene” spiegò. Si
alzò, indietreggiò.
“Tornerò il prima possibile. Vedi di restare
umano, Steve”. Steve annuì, si portò le
gambe al petto e le abbracciò.
“Baciandoti per la saliva, vero?” chiese, guardando
Tony allontanarsi. Tony voltò il capo, annuì.
“Saliva, sangue, sperma, muco. Sono sempre stati i vettori
delle malattie, questa non fa eccezione”. Raggiunse l'uscita,
strinse la siringa.
“Andrà bene. Concentrati su tutto ciò
che ti fa restare umano, Cap”. Steve arrossì, si
trascinò in un angolo e si strinse più forte le
gambe. Sentì la porta richiudersi e strinse gli occhi.
“Mi concentrerò su di te, allora”.
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