All of me.
POV
COLIN.
Mi alzo, oggi
è un nuovo giorno, un giorno diverso. Dovrei essere felice,
eppure c'è qualcosa che non va. Penso che domani saremo a
San Diego, e lei sarà accanto a me ogni istante.
Ovviamente ci vediamo
ogni giorno per le riprese, la vado a prendere e la porto a casa io,
ogni giorno. Il tragitto è estenuante... vorrei dire tante
cose, ma non riesco.
Penso a Helen, e Evan.
Non posso farle questo.
Eppure non riesco a
starle lontano, è più forte di me, diamine Jen
perché sei così?
Quegli
occhi che mi rapiscono, mi guardano l’anima, mi scrutano.
Quelle labbra caste. Quei capelli biondi con dei fili marroni che hanno
il profumo più bello del mondo, di lavanda suppongo.
Ringrazio il cielo che
Hook mi renda le cose facili. E’ più facile dirti
quello che sento sotto mentite spoglie.
E continuo a pensare a
domani, a come sarà vederla bella, libera, e spensierata
fuori dal set. Lo aspetto come se fosse il mio ultimo giorno in vita e
dovessi viverlo al meglio.
Meglio cambiarmi,
passare da un bar, prendere due muffin, un caffè e un
cappuccino come piace a lei e poi passare da casa sua e vedere se
è pronta per andare a lavoro.
[…]
Arrivo a casa sua alle
6.30 del mattino. Busso e mi apre, dio sembra un angelo sceso dal
cielo, i capelli biondi arruffati, gli occhi lucidi di chi si
è appena svegliato, ed un sorriso che sa di buono.
“Buongiorno”
ecco quel sorriso smagliante.
“Buongiorno
Jen, ecco il cappuccino” sorrido timidamente.
“Poggialo
sul tavolo, vado a vestirmi”
“Okay, ti
aspetto qui.”
Poggio i muffin, il
caffè ed il cappuccino sul tavolo e vado a sedermi,
aspettando che lei si vesta.
Quella camicia da
notte che arrivava a metà coscia le lasciava intravedere le
gambe.
Lei non è
il tipo di ragazza che lascia intravedere facilmente le sue gambe, dice
che sono troppo lunghe e brutte.
Come al solito non
siamo mai d’accordo.
[…]
Arriva, dopo 10 minuti
d’attesa. I capelli ancora arruffati che sta cercando di
trattenere in una coda mentre io rido perché non ci riesce
neanche, un paio di jeans neri molto stretti che definiscono i fianchi
e le gambe, una camicia nera con collo bianco, e una giacca nera molto
semplice.
E’ davvero
bella. Dopo circa 5 minuti ad imprecare ha deciso di lasciar stare i
capelli, mettere su un cappello e di lasciarli ricadere sulle spalle.
“Sei
pronta?” guardandola con un’occhiata alla Hook.
“Sì
Colin, sono pronta, basta fare quegli sguardi alla
Hook’’
‘’Eddai,
fa parte di me’’
‘’Ma
se non gli assomigli per niente’’
‘’Sssh,
abbiamo gli stessi occhi o sbaglio?’’
‘’Sì,
ma almeno tu hai due mani!’’
“Touché”
Ci incamminiamo,
scendendo nel parcheggio, entriamo in macchina senza dire una parola,
20 minuti di viaggio senza dir nulla. Solo sorrisi e sguardi.
A volte penso di
sembrare un adolescente in preda ad una cotta.
Poi ricordo di avere
33 anni, una moglie ed un figlio. E tutta la spensieratezza scivola
via.
Neanche il tempo di
arrivare sul set, ed arriva Josh ed inizia a stuzzicarci con le solite
domande.
“Allora,
com’è che tu e Jen venite sempre
assieme?”
“La strada
è la stessa, la mattina passo a prenderla e veniamo qui.
Nulla di più, nulla di meno.”
“Mmmh,
sarà. Pronto per domani?”
“Sì”
– mento – in realtà non sono affatto
pronto. Le luci, le telecamere, tutte quelle domande. Io e lei
più vicini del solito, questo mi fa quasi male.
Passa la giornata
tranquillamente, come al solito. Tante scene CaptainSwan, finiamo
sempre per appartarci nel mio o nel suo camerino da soli, in modo che
nessuno venga a disturbare. Parliamo, ripassiamo le battute,
e giochiamo come due ragazzini.
Abbiamo appena finito di girare, sono le 5 del pomeriggio quando Adam
ed Edward ci avvisano che abbiamo 2 ore per prepararci per partire.
“Alle sette
tutti qui.” esclama Edward eccitato.
Adam controbatte
“Alle sette è presto, facciamo alle sette e
trenta!”
“Va bene,
allora sette e trenta tutti qui” continua Edward
“Ah, J e Colin, puntuali mi raccomando”
“Okay”
esclamiamo in coro senza neanche accorgercene.
Saliamo in macchina
senza proferire parola.
Sono nervoso, ansioso.
Fa parte di me, ma in questo momento lo sono più del solito.
Non parliamo per tutto
il viaggio, ci guardiamo a volte. Sguardi veloci, sorrisi sfuggenti.
Arriviamo davanti al
suo appartamento, non posso non parlarle, devo fare
qualcosa…ma cosa?
“Ehi
Jen”
“Sì
Colin dimmi”
“Ecco
ehm..io..”
“Sì?”
Posso dirle quello che
sento? NO! Non posso, non devo, domani saremo a San Diego per
“lavoro” e poi torneremo e dovremo lavorare sul
serio. Hook e Emma stanno insieme adesso, questo vale a dire che ci
saranno molte scene con lei. Non posso rovinare tutto adesso.
“Ehm..Colin..Uuuh,
ci sei?”
“Ahh, ehm
sì, nulla volevo dirti di non perdere molto tempo”
“Sì
certo! A dopo”
“Ciao..”
Torno a casa, mi sfilo
i vestiti e mi vado sotto la doccia. Ci sto una buona
mezz’ora, come se la doccia servisse per scrollare via tutti
i pensieri e le preoccupazioni per domani.
Esco, guardo il
cellulare e trovo 7 chiamate perse da Jen.
Ma che diamine succede?
La chiamo.. uno, due,
cinque squilli. Nessuna risposta.
Prendo il completo per
il panel, un paio di jeans, una maglietta, 2 paia di boxer, lo
spazzolino e li metto in valigia. Prendo le chiavi della macchina e con
fretta e furia parto, in 5 minuti arrivo a casa sua.
Busso due, tre volte.
Nessuna risposta.
Decido di usare le
chiavi che mi ha dato in caso di emergenza. E’
un’emergenza no?
Apro, do
un’occhiata alla cucina e al salotto, non la trovo.
Vado quasi in panico.
Allora decido
– a mio rischio e pericolo – di andare nella sua
stanza, apro la porta di fretta, e la trovo lì.
Con i capelli bagnati,
vestita solo con un asciugamano che lascia poco
all’immaginazione. Sta preparando la valigia.
Ci guardiamo per pochi
secondi.
“Diamine
Colin che spavento, esci subito!”
“Okay..
scusa mi dispiace.”
“Mi spieghi
come hai fatto ad entrare?”
“Sai, le
chiavi di riserva”
“Hai usato
le chiavi di riserva? Ma come ti è venuto in mente? Ma poi
perché?”
“Diamine
Jen, 7 chiamate perse, stavo fuori di me. Ero preoccupato..”
“Ohw.”
Si
calma, e viene ad abbracciarmi. L’abbraccio più
bello dell’universo. Sa di buono.
Lei
stessa ha un buon profumo. Lavanda, se ben ricordo.
Ricambio
l’abbraccio e la stringo a me.
Questo
momento sembra infinito.
Lei
si stacca un po’ bruscamente e mi guarda.
I
miei occhi fissi nei suoi.
Verde
e azzurro che si incrociano e si completano.
“Allora..”
dice “la valigia è pronta.” La fisso
incantato. “Quindi adesso…’’
“Adesso?”
dico senza capire.
“Adesso
dovresti girarti o uscire, dato che dovrei vestirmi”
“Oh, okay
adesso mi giro.”
Mi giro, non
ricordandomi che di fronte a me c’è un grande
specchio.
Non lo ricordo neanche
a lei. Sorrido timidamente, inconsapevole di farlo. E’ lo
specchio che me lo fa notare.
Intravedo
le sue curve perfettamente, la pelle chiara, morbida, e i capelli
biondi mischiati al suo castano naturale che le ricadono sulle spalle.
Il corpo perfetto.
Finisce di mettere il
reggiseno, mi tira per un braccio “So che stavi guardando,
esci!” dice ridendo.
Quei sorrisi che sanno
di quotidianità.
Alzo le mani in segno
di resa “Okay, okay beccato! Sto uscendo”
Dopo 5 minuti esce, mi
fissa con lo sguardo “hai visto troppo, adesso
dovrò ucciderti”
Scoppiamo a ridere.
Prende le sue cose,
usciamo tranquillamente e ci avviamo verso l’auto.
Durante il tragitto
parliamo delle riprese della mattinata, mi chiede di Helen e Evan.
Non so cosa dire
quindi cambio subito discorso.
Sono le 7.20 pm quando
arriviamo sul set.
Edward e Adam ci
applaudono scherzando “Oh mio dio, è un anno e
mezzo che andate e venite insieme ogni mattina e sera, è la
prima volta che arrivate in anticipo!”
Jen mi guarda e
scoppia a ridere. Una fragorosa risata. E io rido insieme a lei.
Mi sento come se
fossimo in una bolla. Solo io e lei.
Ma poi si torna alla
realtà.
“Forza
andiamo! L’areo parte alle 8.45 pm”
Tempo 30 minuti e
siamo all’aeroporto.
Aspettiamo
più o meno 20 minuti e chiamano il nostro volo per
l’imbarco.
Quando
c’imbarchiamo veniamo a conoscenza dei posti di volo.
Lana vicino a Josh. Io
vicino a Jen.
Quattro ore di volo
costantemente vicini. Non so se sia una cosa bella o una cosa brutta.
L’aereo
parte, e dopo circa un’ora Jen comincia con le solite
lamentele. Si lamenta sempre in questi casi…
“Colin ho
sonno, secondo te ce la faccio a dormire per un’ora
circa?”
“Sì,
penso di sì.”
“Allora
svegliami tra un’ora. Mi raccomando.”
E
la vedo appoggiarsi allo schienale rannicchiata come una bambina.
Dorme, sembra un angelo. E con
questi pensieri mi addormento anche io. Sognandola, o
magari sognando quello che succederà a San Diego.
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