Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola vagante di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
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Un cammino privo di
speranza, ovvero, come sopravvivere ad una
pallottola impazzita.
Prologo.
Per favore non
abbandonarmi …
Era questo che gli
urlavano la sua voce e il suo sguardo (già colmo di
disperazione e di lacrime), pur con parole diverse, poiché
era incapace di rivelargli quel segreto, quella paura inconfessabile di
abbandono che cosi maldestramente celava. Il suo corpo e i suoi gesti
lasciavano trapelare ogni cosa, le mani tremanti, aggrappate cosi
saldamente alla giacca che indossava, quasi a strapparla, lo pregavano
di restare, di non andarsene.
In quel momento Owada
comprese che Ishimaru sarebbe arrivato a perdonargli tutto, persino il
terribile assassinio di cui si era macchiato e al quale, presto, lo
avrebbero chiamato a fare ammenda. Il risarcimento per la vita di
Fujisaki era la sua vita stessa ed, essendo un tipo da occhi per occhi,
Mondo la trovava una giustizia equa. Era arrivato a commettere
l’atto più efferato e orribile di cui si potesse
macchiare un essere umano, non credeva di riuscire sopravvivere a lungo
portandosi un simile fardello sulle spalle, il fatto di essere stato
scoperto era per lui un sollievo. Se fosse scampato alla propria
esecuzione solo per assistere a quella di tutti gli altri, dopo aver
trovato e ucciso il Burattinaio (perché il pensiero della
vendetta non lo aveva mai abbandonato, come non era accaduto a nessuno
dei presenti nell’aula), si sarebbe probabilmente suicidato,
mandando in malora tutte le sue idee su quanto deboli e stupidi fossero
i suicidi.
No, soffriva troppo
per ciò che aveva fatto a quel piccoletto di Fujisaki, non
poteva neppure immaginare quanto maggiore sarebbe stata la sua
sofferenza e l’odio, il ribrezzo, che provava per se stesso,
se per pura fortuna avesse vinto il processo.
Era un bene che avesse
perso, lo pensava realmente, ed era questo il motivo per cui non era
caduto tanto in basso come Kuwata il quale, terrorizzato dalla
prospettiva della morte, aveva cominciato ad arrancare scuse su scuse
per evitarsi la pena.
Ovviamente, anche
Mondo temeva la morte però l’avrebbe affrontata
evitandosi di apparire come un pezzente, era diventato
un’omicida, ma teneva ancora l’orgoglio del super
ultra motociclista fuorilegge liceale, non avrebbe supplicato,
né cercato di fuggire.
Era la giusta
punizione, si ripeté. Eppure…
Eppure, per quanto in
cuor suo lo sapesse, un momento di esitazione lo ebbe.
Un unico istante in
cui avrebbe voluto negare ogni cosa, l’omicidio, il segreto
del piccoletto, ecc.
Sarebbe arrivato a
mentire su ciò che oramai era divenuto palese a tutti,
calpestando il suo orgoglio e il suo “comportamento da
uomo”, e lo avrebbe fatto solo per lui. Per
quell’unico idiota che era arrivato a votare il colpevole
sbagliato durante la sentenza, per quello stupido che ancora adesso,
dopo la sua stessa confessione, non credeva ad una sola parola di come
era stato ricostruito l’omicidio di Fujisaki.
Per Ishimaru.
Owada avrebbe fatto
qualunque cosa per togliere quell’espressione incredula e
sofferente dal volto del suo migliore amico. Non capiva come, in cosi
poco tempo, il capoclasse fosse riuscito a sviluppare una tale fiducia
e attaccamento nei suoi confronti, come se al posto di quei brevi
giorni avessero in realtà trascorso anni assieme. E ora si
pentiva di non aver condiviso con lui il proprio segreto, quello che
l’aveva portato a esplodere di rabbia e ad uccidere Chihiro.
Se lo avesse fatto, probabilmente, tutto sarebbe stato diverso. Oltre
ad aver ucciso un compagno, doveva aggiungere alla sua già
lunga lista di peccati l’aver tradito un amico, non era stato
in grado di ricambiare quella fiducia che il Kiyotaka riponeva in lui;
e aveva macchiato la memoria di Daiya, suo fratello maggiore, non era
riuscito a mantenere la loro promessa.
Nega!
Nega, nega...
Lo supplicava Ishimaru
con lo sguardo, ancora aggrappato a lui, le guance rigate dal pianto e
le labbra serrate, prese a morsi dallo stesso tanta era la frustrazione
di cui gli si era colmato il petto. In quel momento appariva fragile
come una statuetta di cristallo dalle pareti sottili, un piccolo tocco
e sarebbe finita frantumata, ridotta in migliaia di pezzi.
Owada
avvertì lo spirito del amico creparsi e sgretolare sotto ai
propri occhi senza poter nulla per fermare quel processo, era una
reazione inarrestabile e sapeva di esserne lui la causa. Gli aveva
causato una ferita insanabile.
Tramutati
in un mostro e seppellisci tutti coloro che vogliono farGLI del male.
Il seme della follia
si piantò nel suo animo, ma lui non gli diede retta, quella
voce invitante sapeva di zucchero e veleno; e il capoclasse, per quanto
non lo si pensasse, non era facile da ingannare, ben consapevole di chi
avesse sussurrato quelle parole, invitanti e suadenti, al suo animo.
Sul momento
però Ishimaru non si chiese come Monokuma fosse stato in
grado di penetrare tanto in profondità nella sua psiche,
perché quel pensiero gli aveva dato la soluzione.
Un idea tanto
disperata che non avrebbe potuto non far gola al pazzo preside-orso.
Il ragazzo si
irrigidì, lasciando la presa con cui si era afferrato ad
Owada in un inutile tentativo di trattenerlo, dal motociclista non
avrebbe più ottenuto nulla ora che il verdetto era stato
declamato. Gli si allontanò di qualche passo, cercando di
mettere più distanza possibile tra loro, per quanto gli
fosse possibile essendo rinchiusi nella medesima stanza, e con gesti
impacciati si ripulì il viso dalle lacrime, asciugandosele
con movimenti meccanici sulla manica della giacca, fatto assai
inconsueto per lui, avendo un ossessione quasi maniacale per la divisa
scolastica. Sul viso sembrò accendersi una nuova
determinazione, che si propagò simile a delle sottili ma
vive fiamme scarlatte dai suoi occhi, le guance ripresero colore.
No, non si era arreso.
Nella canna della
pistola di Ishimaru Kiyotaka era caricato ancora un ultimo proiettile,
e se anche solo per un secondo si fosse trovato ad esitare per la paura
di ciò che stava tentando di fare, sapeva che il colpo con
cui avrebbe potuto salvare la vita del suo migliore amico si sarebbe
rivelato a salve, completamente inutile. Non doveva avere
tentennamenti, dritto per la propria strada, anche se davanti si fosse
trovato un muro, in quel caso dall'aspetto di robot-orso
semi-indistruttibile.
- Monokuma, permetti
una parola? - gli si fermò proprio davanti, quando ormai era
chiaro che stava per dare il via all'esecuzione del "cattivo" di
quell'ultimo processo, visibilmente annoiato dall'inutile e barboso
prolungamento solo per rivelare a tutti il movente di Owada.
- Upupupupu! Ishimaru
devo forse ricordati che non è possibile contestare l'esito
di un processo solo perché non ci piace la verità
che ne è uscita fuori? - rise il sadico e crudele
orsacchiotto, probabilmente divertito dall'atteggiamento del capoclasse,
- Non intendo
contestare alcunché, il processo si è concluso
nel modo più giusto, ovvero con la scoperta del colpevole -
negò lui ed era stupefacente quanto la sua voce sembrasse
diversa, solo pochi istanti prima le parola che aveva pronunciato erano
suonate crepate dal dolore e malferme a causa della angoscia, gli era
bastato un attimo per ricomporsi, il suo tono ora risultava totalmente
pulito, sicuro e potente, il solito Ishimaru insomma.
E fu quella voce a
mettere Owada in allarme, se Kiyotaka aveva voluto allontanarsi da lui
era perché sapeva che, a causa di ciò a cui
sarebbe arrivato poi, avrebbe tentato di fermalo.
-... avrei
però una proposta per rendere la faccenda più
"interessante" - il gelo calò nella stanza. Associare
l'aggettivo "interessante" alla loro situazione di reclusione, omicidi,
processi ed esecuzioni era qualcosa di grottesco ed impensabile,
terribile e orrendo come il trovarsi davanti ai cadaveri dei loro
compagni. - Sempre se ha voglia di ascoltarla, naturalmente - gli
propose, avvertendo uno strato di sudore freddo bagnargli la fronte,
con il prolungarsi del silenzio cominciò a trattenere il
fiato.
Bene! Aveva trovato la
forza per tirare il sassolino, ora doveva solo sperare di aver colpito
l'interesse di Monokuma e che lo raccogliesse.
- Cosa c'è
di più interessante di un esecuzione?! Tu mi stai prendendo
in giro Kiyo! E io odio perdere tempo! - si infuriò l'orso
meccanico mostrandogli rabbioso gli artigli, avvicinandoli così tanto
al suo viso che quasi immediatamente il capoclasse poté
avvertire il familiare calore del sangue strisciargli in una sottile
linea scarlatta lungo la guancia, poi più giù,
per il mento, andandogli infine a macchiare l'impeccabile e candida
divisa scolastica.
Ishimaru
però non arretrò di un singolo passo, anche se
avvertì il panico che si creò alle proprie
spalle, l'ira di Monokuma aveva messo in subbuglio i suoi compagni e
distintamente riuscì ad udire i richiami di Naegi e Owada, i
quali si erano subito preoccupati per la sua incolumità
(Fukawa era invece svenuta, alla vista del vitale liquido rosso).
"Non posso ritirarmi
adesso" pensava, deciso a non demordere,
- Io credevo che
l'obbiettivo del preside-orso meccanico Monokuma fosse quello di far
piombare ognuno di noi nella più profonda disperazione -
riprese a parlare, quasi non avesse udito le sue repliche e non vedesse
le lame in acciaio che lo minacciavano, pericolosamente vicine
all'occhio sinistro.
- Certo CHE
è IL MIO OBBIETTIVO! Cos'è credi che non sia in
grado di fare il mio lavoro!!?- replicò lui,
all'apparenza ancora più arrabbiato, e per reazione Ishimaru
sbarrò gli occhi, certo che la sua testa sarebbe partita
(prendendo il volo), avendo osato tanto, e non era il solo a crederlo.
Hagakure cominciò ad urlare, convinto di star per assistere
ad un altro omicidio in diretta, Asahina si era coperta il volto con le
mani, Oogami e Owada si prepararono invece a scattare, forse credendo
di poter sottrarre il corvino alle grinfie del pazzo orso preside
appena in tempo per salvargli la vita; Naegi era impallidito cosi come
Yamada, il cui urlo si era unito a quello dello sciamano. Le reazioni
dei rimanenti erano più trattenute, sui loro volti
era però mal celato un certo disagio e disgusto.
Invece, contro tutte
le aspettative, Monokuma ritirò gli artigli e, con fare
seccato, tornò a sedersi comodamente sul proprio trono, -
Sentiamo - sbuffò -... però se ciò che
mi dirai non mi piacerà, ti punirò per tutto il
tempo che mi hai fatto perdere strappandoti un orecchio -
precisò, e Ishimaru non mise in
dubbio che avrebbe messo in pratica una simile minaccia, se la sua
proposta si fosse rivelata una bufala. A causa di un leggero shock,
essendo convinto di star per essere decapitato, al capoclasse ci volle
qualche momento per riprendere il controllo di se, frenò il
tremolio alle mani e ispirò profondamente. Il suo sassolino
aveva fatto centro!
- Io non metto di
certo in dubbio il suo lavoro, d’altronde basta che guardi il
suo fantastico operato: in due settimane che siamo chiusi qui dentro
sono già avvenuti due omicidi...- provò ad
adularlo cosi da evitarsi di essere messo subito a tacere da un secondo
scatto d'ira, e Monokuma sembrava apprezzare, trovandosi ad annuire
compiaciuto e gongolante. - e con l'esecuzione di Kuwata, certo, vi
siete superato, la sua disperazione mentre veniva trascinato via non
aveva paragoni, però...-
- Però.?-
reagì subito l'orso, mettendosi sull'attenti, la sua
attenzione non aveva però la carica omicida di poco prima,
adesso sembrava solo interessato nel sapere cosa, nella sua
strabiliante opera di disperazione, stesse andando storta rovinandone
la perfezione.
- Però,
guardi Owada - indicò il motociclista, il quale si
stupì di essere tirato in causa, ancora non capiva dove
l'amico stesse andando a parare, - e pensi invece a Kuwata quando
è stato nelle veci del colpevole. Non nota alcuna
differenza? -
- In effetti, Kuwata
mi ha dato più soddisfazione. Quel suo inutile aggrapparsi
alla vita arrancando scuse ridicole l'una sull'altra, era assai
spassoso - convenne Monokuma con fare pensieroso, la mano con gli
artigli ancora sfoderati a grattarsi il mento, - lui almeno aveva
cercato di negare tutto fino all'ultimo, Owada invece dopo un primo
momento ha subito ceduto -
- Questo
perché Kuwata voleva farla franca, kyoo-... ehm, Owada
invece si sente in colpa per aver ucciso Fujisaki e desuidera ricevere una punizione (almeno è ciò
che suggerisce il suo carattere) - e fu quel commento detto tra
parentesi in un leggero sussurro, più per parlare a se
stesso che ad altri, a decidere tutto.
- E quindi? - si
spazientì Monokuma, e un leggero sorriso si dipinse sul
volto di Ishimaru, ma era forzato e del tutto innaturale,
- Conosco un modo per
far raggiungere ad Owada una disperazione ben più profonda e
deleteria di quella che toccherebbe con una semplice esecuzione - in
quell'ammissione terrificante c'era una nota strana, nel sentirlo
parlare Makoto l'avvertì subito, ma non comprese di cosa si
trattasse, non fatico però a afferrare il significato delle
sue parole. “Impossibile” pensò, non la
credeva una cosa vera. Dopo l'aver ucciso un compagno ed essere stato
costretto ad ascoltare Monokuma mentre rivelava a tutti il suo segreto,
cosa poteva esserci di peggio per Owada se non la morte?
- La morte
è la suprema disperazione per ogni essere umano, pensi che
gli potrebbe capitare di peggio? - fu la stessa obiezione dell'orso
robot,
- Per alcuni
però la morte può rivelarsi un sollievo o una
liberazione, per esempio, anche se questo non è il caso di
Owada, ogni giorno molte persone decidono di sfuggire alla vita
perché la ritengono un onere troppo grande da sopportare.
Per Owada subire la punizione (l'esecuzione), significa espiare la
propria colpa. Avendo rubato la vita di Fujisaki lui lo ripaga dandogli
la propria, non sembra l'atteggiamento di qualcuno caduto nella
disperazione, ma di chi è dilaniato dal senso di colpa -
osservò Ishimaru, e Monokuma non trovò modo per
replicare, anzi, sembrava in evidente difficoltà dopo
l'arringa del capoclasse, ora era comprensibile da dovere arrivase il suo titolo di super ultra liceale, il suo ragionamento era
inattaccabile. Sopratutto perché si basa sulla
verità, lo stesso Owada aveva ammesso di non aver voluto
uccidere Chihiro, ma di essere stato accecato da una folle rabbia, il
suo senso di colpa non era affatto una farsa.
- Quindi, quale
sarebbe la tua idea? - cedette una seconda volta Monokuma, allettato
dalla possibilità di spargere ancora più disperazione tra loro,
- Per far cadere Owada
in una disperazione ancora maggiore basta aumentare il suo senso di
colpa...- ammise candidamente, quasi fosse la cosa più ovvia
del mondo e, con quella sua ultima affermazione, finalmente il motociclista compresre la malsana idea balzata nella mente del suo migliore amico.
- Ohi, Bro'!..- ma era
troppo tardi per fermalo,
- Basta un semplice
scambio - lo ignorò Ishimaru, - si potrebbe far subire la
sua esecuzione a qualcun altro, cosi che sulle sue spalle si trovi il
peso di ben tre vite: quella di suo fratello Daiya che gli ha salvato
la vita, quella di Fujisaki che ha ucciso e quella di un suo compagnio
morto per evitargli quella sorte; in questo caso potrebbe impazzire
letteralmente dalla disperazione -
Tornò il
silenzio più assoluto, in cui sembrò che ogni
persona presente nella stanza stesse trattenendo il fiato, nessuno
degli altri otto compagni rimasti (Fukawa era ancora svenuta), temeva
per la propria sorte, perché tutti avevano compreso quale vita Ishimaru volesse scambiare con quella di
Owada.
- Upupupupu! Ma questo
significherebbe che qualcuno di voi bastardi dovrebbe sacrificarsi per
parare il culo di Owada - rise divertito Monokuma, - Non credo che ci
sia tra voi qualcuno cosi stupido da...-
- IO MI OFFRO
VOLONTARIO! - affermò immediatamente Kiyotaka, confermando i
sospetti e le paure dei suoi compagni,
- Non sparare cazzate,
Bro'!!- lo ammonì Owada, un evidente panico nella voce, lo
sguardo spalancato dal terrore puro, ma quel richiamo fu il suo
più grande errore.
A Monokuma non
sfuggì l'angoscia malcelata in quella reazione,
- Upupupupu!
È vero, qui dentro voi due bastardi avete fatto amicizia, me
ne ero scordato...- si prese un momento, fingendo di riflettere, solo
per il gusto di aumentare la suspense, - Upupupupu! Sei un bastardo
intelligente Kiyotaka Ishimaru, quando mi hai proposto lo scambio
sapevi già di essere il candidato perfetto per la
sostituzione - ammise, e se la stava ridendo di gusto, quasi avesse
trovato l'atteggiamento del ragazzo assurdamente comico, - Essendo la
persona che ha legato di più con lui la disperazione in cui
sprofonderebbe se dovessi morire si rivelerà maggiore che
con la morte di chiunque altro... E va bene Ishimaru, mi piace la tua
proposta, mi cederai a tua vita per salvare quella del colpevole Owada
- accettò Monokuma e gli occhi scarlatti di Ishimaru si
riempirono rapidamente di lacrime.
Il suo ultimo
proiettile aveva fatto centro! Quella piccola speranza, una minuscola fiammella, aveva infine causato un incendio. Owada sarebbe sopravvissuto!
Lui, invece, sarebbe
morto... Sarebbe stato da sciocchi dire che non era minimamente
spaventato, ma non credeva di poter sopravvivere a lungo alla morte del
motociclista, quindi, se era per salvarlo, preferiva morire così. Per
il suo migliore amico. Perché, anche se Owada fosse caduto
nella più buia e profonda disperazione, presto il peso delle
vite che teneva sulle spalle, la sua compresa (le quali inizialmente lo
avevano spinto a terra), lo avrebbero portato a rialzarsi.
Perché Owada non era il tipo da sprecare un dono cosi
importate come una seconda opportunità, lo avrebbe sfruttato
in modo da poter pagare il debito che aveva contratto nei loro
confronti. Ishimaru era certo che, quando si fosse ripreso, Mondo con
la sua forza sarebbe stato in grado di proteggere tutti gli altri
sopravvissuti e, insieme a loro, sarebbero riuscito a fuggire da
lì. Di questo era sicuro, per questo quando Monokuma
tirò fuori il martelletto per dare il via all'esecuzione,
Ishimaru poteva dire di non avere rimpianti per aver fatto una simile
scelta.
- No! Aspetta
Monokuma, non puoi fare una cosa simile! Va... va contro le regole!-
cominciò a sbraitare il motociclista avvicinandosi di corsa
all'orso, questi però non gli dava retta,
- Upupupupu! Nel
regolamento non c'è scritto nulla riguardo alle sostituzione
in una esecuzione - gli fece notare,
- Ma... ma -
cercò ancora di replicare per evitare una simile ingiustizia
all'amico, però era tardi.
[GAME
OVER]
OWADA è
stato giudicato colpevole.
La sua esecuzione
sarà subita da ISHIMARU e avrà inizio tra breve.
Monument
Man
Rigido e immobile
Ishimaru li salutava in cima ad una piattaforma simile ad un
piedistallo, il braccio destro piegato nel suo solito saluto militare,
perfettamente dritto come la sua schiena. Quella rigidità
non sembrava però naturale, non era causata dalla
compostezza che tanto lo caratterizzava. Ben visibile era lo strato di
sudore freddo che gli ricopriva la fronte e il nervosismo nello sguardo
era palpabile, il petto gli si alzava e abbassava freneticamente, il
volto pervaso da un innaturale pallore, doveva essere colto da un
violento panico, una paura folle, ma stava mettendo tutto se stesso nel
tentativo di celarla, di soffocarla. Sapeva di non poter tornare
indietro, poiché era stato proprio lui a scegliersi un
simile destino, non poteva rimangiarsi la parola, né lo
desiderava. Temeva la morte, sì, ma come tutti. Però non
avrebbe dato Owada in pasto ai leoni dopo che era riuscito a salvarlo.
Aveva raccolto ogni briciola del proprio coraggio per quello scambio,
non era ammissibile cadere sulla dirittura d'arrivo.
"Tra poco
sarà finita..." pensò, non senza una punta di
gelo ad attraversargli la spina dorsale, "tra poco morirò"
realizzò avvertendo gli occhi inumidirsi di pianto, ma non
una singola lacrima gli scivolò sulle guance. Quello era il
suo orgoglio.
L'ambiente intorno al
ragazzo cambiò di colpo, con una velocità
incredibile si creò la scenografia personalizzata che
Monokuma aveva creato appositamente per lui, dal nulla si alzarono un
appatentenmente infinito numero di alti palazzi di cartone, dalle finestre malamente
dipinte d'azzurro, e insieme ad essi arrivò anche una folla,
una miriade di piccoli monokuma, sempre di cartone, gli
vorticavano attorno innalzando cartelloni con su scritto il suo nome,
sembravano fare il tifo per lui, lo inneggiavano tra urla festose.
"Che bastardo" fu
l'ultimo pensiero con cui Kiyotaka si rivolse all'orso robot prima che i suoi
occhi venissero avvolti dal buio grigiore di una pesante colata di
cemento.
Il tema che Monokuma
aveva scelto per il super ultra capoclasse liceale era la
raffigurazione di una città in festa per l'inaugurazione del
monumento dedicato al loro famoso e rispettato sindaco, Ishimaru per
l’appunto, il quale avrebbe fatto da base alla statua.
Il corpo del ragazzo
venne presto tramutato in un perfetto blocco rettangolare, del
tutto ricoperto da uno spesso strato di cemento, poi la
velocità cambiò di nuovo, l'orso
cominciò a correre come un forsennato intorno al basamento,
armato di picca e martello. Una nuvola di polvere si alzò,
coprendo per un momento tutto l'ambiente, rendendo invisibile ogni cosa
e, quando finalmente i detriti si dispersero, una grottesca
raffigurazione con i tratti somatici del capoclasse si
presentò davanti ai sopravvissuti della Kibougamine.
I ragazzi credettero
che fosse finita, per loro quell'orrore era
già abbastanza, ma sbagliavano. L'assenza di Monokuma dalla
scena non faceva presagire nulla di buono, difatti, l'orso psicopatico
si ripresentò alla guidava di una ruspa da demolizione
(indossava persino un casco giallo anti-infortuni), con la quale, senza
troppi complimenti, distrusse in un sol colpo la statua appena creata,
riducendola in una miriade di frammenti.
Ora, l'esecuzione si
era realmente conclusa.
Era la
fine di Kiyotaka Ishimaru.
- Bro'...- non aveva
smesso per un secondo di chiamarlo Owada, letteralmente sconvolto,
l'espressione incredula, gli occhi sgranati, dai quali continuava ad
uscire un silenzioso ma copioso fiume di lacrime.
---
NDA: di solito non mi perdo in spiegazioni, ma (visto che
quello che ho in mente), in questo caso credo che si meglio mettere in
chiaro alcuni punti sin da ora.
1_ Questa FanFiction è stata creata da un enorme, gigantesco
[What if..?], al quale pian piano si sono aggiunte vari supposizioni
che l'hanno seguito simile ad un effetto domino.
2_ Credo che tutti i fan della serie abbiano fantasticato di come fosse
la vita dei nostri cari studenti PRIMA del più grande e
terribile disastro che ha colpito l'umanità, ripescando
varie fan art per il web mi sono creata la mia teoria personale,
potrebbe non essere in linea con la vostra, ma non essendoci dati certi
sui legami passati dei personaggi si può dire che ogni
teoria è buona xD xD
Parlando del capitolo: questo è il prologo (il gigantesco
What if..? a cui accennavo prima).
Ho scelto di iniziare con due brevi paragrafi introspettivi (di mia
interpretazione), per dare cosi una più chiara idea di come
IO veda questi personaggi (e quindi spiegare perché secondo
me potrebbe comportarsi in questo o in quell'altro modo... visto che un
interpretazione, potrei aver sforato nell'OOC, sorry xP ). Coomuque, in
questo caso non volevo dare un tono "amoroso" alla relazione tra Owada
e Ishimaru, ma essendo un amante della coppia potrei non essere
riuscita nell'intento, ci tengo a specificare cmq che la mia FF (per
una rara volta), non vuole contenere dello Yaoi
(ma forse mi sfuggirà qualche scena shonen-ai xD xD)
p.s: Grazie di aver letto la mia fanfiction, al prossimo capitolo ;-)))
p.p.s: lo so che tanto nessuno legge gli Nda xD xD
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