L'ultimo respiro

di duha
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Il viaggio si stava rivelando un momento di vero e proprio piacere per Elsa, che quando sollevò i piedi da terra e si strinse tra le braccia di Jack, si immaginava già le più grandi sventure. Jack invece aveva iniziato a raccontarle dei posti che aveva visitato, aveva girato il mondo guidato dal vento e dalle correnti, le spiegò anche che non era l'unico "spirito" (non amava definirsi così, ma non aveva altri termini da usare soprattutto con la principessa, che sembrava ancora incredula a tutto questo) ma che invece ne esistevano altri, con altri poteri e alcuni con anche dei compiti, dei doveri più importanti, ed erano chiamati Guardiani.
Elsa si immaginò come sarebbe stato essere una guardiana: rendere felici le persone, i bambini, e portare gioia e armonia. Avrebbe potuto rendere felice anche la sorellina Anna, se fosse stata una guardiana.
- .. e Calmoniglio, ah, lui porta la Pasqua. Qui la festeggiate?
- Vi sono tanti festeggiamenti qui ad Arendelle ma io non ne prendo mai parte. Quindi, non lo so..
- Si, dovevo immaginarmelo scusa. Comunque siamo quasi arrivati!
Elsa socchiuse gli occhi per colpa del vento che le soffiava in faccia e riuscì a vedere sotto di loro un laghetto completamente ghiacciato, con tutt'intorno salici piangenti congelati, le quali foglie sembravano diamanti, uno spettacolo così affascinante che Elsa non resistette e si lasciò andare dalle braccia di Jack: poco prima che toccasse il suolo innevato puntò le mani verso il terreno e sollevo un piccolo turbine di neve, che la circondò e rallentò la caduta, facendola atterrare sulle punte dei piedi. Sentì alle sue spalle la risata compiaciuta e sbalordita del ragazzo, che la raggiunse subito
- E' meraviglioso!
Mentre lei camminava in quello che sembrava un piccolo angolo rubato a una favola, Jack non riusciva a smettere di guardarla, sorridendo. Si soffermava a osservarle i capelli, che di anno in anno diventavano sempre più bianchi come la neve, la pelle pallida, poi si soffermò sui suoi abiti: indossava una veste blu, "un blu troppo scuro e rigido per lei" pensò.
- Jack, come conosci questo posto?
- Ah, avrei voluto portartici molto prima...
- Ok, penso sia il tempo delle risposte
- Ehh no, mia cara.
- Ma...
- Cos'avrai da chiedermi poi, insomma sono Jack, ho diciasette anni..
- Non prendermi in giro - lo fermò Elsa, ridendo.
- Ok, forse più di diciasette anni - disse, grattandosi la nuca. Svolazzò intorno ai salici facendo tintinnare le foglie ghiacciate con il bastone, mentre Elsa si avvicinò al laghetto: affacciandosi sulla riva, vide il suo volto riflesso sul ghiaccio.
- Jack... perchè ho questi poteri.. perchè sono così..?
Le ultime parole furono spezzate da un sospiro. Jack si fermò di colpo e si avvicino alla ragazza, ancora persa nel fissare il suo riflesso nel lago.
- Ne parli come se fosse una maledizione, invece hai un dono bellissimo!
- Qui nessuno ha fatto sì che mi sembrasse un dono Jack. Non parlo con mia sorella da quando l'ho colpita per sbaglio, o meglio, le parlo, ma solo per dirle di allontanarsi da me.. E i miei genitori...
Chinò il capo, cercando di non far vedere le lacrime che, incontrollabili, le solcavano le guance. Jack però con una mano accarezzò la guancia di Elsa, spostandole una ciocca dietro l'orecchio.
- Lascia che sia io a farlo.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo che sembrò infinito, poi lui spostò la mano sulla sua nuca e le sciolse i capelli, lasciando che lunghi e soffici boccoli le cadessero sulle spalle.




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