La Torre
Misteriosa
Ci
furono dieci minuti ininterrotti di presentazioni varie e Rea si chiese se
sarebbe riuscita a tenere a mente tutti quei nomi. Probabilmente no.
Alla
fine fu il Re ad avvicinarsi a lei con un sorriso gentile sulle labbra.
“Adesso
devo chiederti di pazientare ancora un po’. So che ti avevamo promesso che ti
avremmo spiegato tutto, ma purtroppo non c’è tempo, adesso. Cip e Ciop sono nella sala macchine che aspettano noi per partire
con la Gummyship, dobbiamo partire il prima possibile”
le disse. La ragazza decise di non chiedere chi fossero Cip e Ciop né cosa fosse una Gummyship.
“A
me non importa sapere nulla, voglio solo avere la sicurezza che i miei amici
stiano bene” rispose sorridendo a sua volta. Topolino annuì.
“Twilight Town è tornata la cittadina di sempre” la
rassicurò. Lei non si rese conto della vaghezza della risposta e si accontentò.
Fu Axel a capire che quella non era tutta la verità e
lanciò un’occhiataccia verso il sovrano, che però evitò il suo sguardo.
“Sora,
voi sei precedetemi, io arriverò dopo aver sbrigato alcune faccende importanti.
Mi raccomando, prendetevi cura di Rea” disse, scomparendo lungo il corridoio.
Il
castano si voltò verso di lei.
“Vieni,
la sala macchine è per di qua” la istruì, uscendo in cortile. “Cortile” che era
più grande di tutta casa sua, considerò Rea: era un piccolo parco pieno di
sculture di erba meravigliose.
Si
vedeva proprio che erano in un castello.
Era
veramente stupendo, doveva ammetterlo, anche se era stata portata lì
controvoglia. Era tutto meraviglioso e la sensazione di disagio che aveva
provato poco prima con quella sottospecie di spada tra le mani era sparita. Ora
che ci pensava, a un certo punto l’arma era scomparsa senza spiegazione, a mala
pena se n’era resa conto. Sapeva solo che l’attimo prima la stava stringendo e
l’attimo dopo non c’era più.
“Keyblade” le disse Axel. Rea
sobbalzò: ma possibile che sapesse sempre cosa risponderle prima ancora che lei
facesse la domanda? Era un mago, forse?
“Cosa?”
“La
spada di prima si chiama Keyblade. Con tutto il caos
di poco fa mi ero quasi dimenticato di spiegarti cosa fosse” specificò.
La
ragazza sospirò sconsolata.
“Questo
non mi schiarisce le idee” gli fece presente.
“Sapere
almeno il suo nome ti aiuterà più tardi, con Yen Sid”
le assicurò.
Lesse
nei suoi occhi lo sconforto più completo mentre annuiva e si chiese se i
possessori del Keyblade fossero seguiti da quella
malinconia perenne. Tutti quelli che aveva avuto il piacere di conoscere erano
sempre tristi, segnati da un destino che non avevano chiesto e costretti a
ritrovarsi in situazioni in cui non si volevano ritrovare. In verità, ora che
ci faceva caso, lui era l’unico dei detentori ad aver combattuto affinché il Keyblade si materializzasse nelle sue mani.
“Eccoci,
questo è l’hangar dove sono le Gummyship!” annunciò
Sora, tutto sorridente, portando Rea all’interno di una delle navicelle per i
viaggi interdimensionali.
Non
era enorme, considerò la ragazza, però era comoda: le poltroncine erano morbide
e carine e c’erano in totale dieci posti.
“Ciao
a tutti! Siete già pronti per partire?” si sentì chiedere da qualche parte.
Prima di riuscire a capire che la voce che aveva sentito era quella di due
scoiattoli saltellanti, in piedi sulla barra dei comandi, Rea ci mise un po’.
Strabuzzò gli occhi sperando che non fossero loro i piloti. Anche se, a ben
pensare, quella sarebbe stata la cosa meno strana in assoluto.
“Cip,
Ciop, il Re ha detto di andare senza di lui. Dobbiamo
recarci alla Torre di Yen Sid” li istruì Paperino,
sedendosi al posto di controllo. I due animaletti si fissarono un po’
preoccupati.
“Come
mai?” domandarono all’unisono.
“Faccende
da sbrigare, parole sue. Forza, andiamo!” rispose il papero.
“Come
sei nervoso, Paperino. Secondo me dovresti essere meno rigido!” lo prese in
giro Sora, sedendosi scompostamente su una delle poltroncine. Quello lo fissò
male.
“Se
almeno uno di noi non rimane con la testa sulle spalle chi manderà avanti
questa spedizione?”
Rea
si sedette su una di quelle poltrone comodissime e li osservò divertita: erano
una coppia simpatica, dopo tutto. Per lei era un sollievo trovare persone
divertenti in un momento come quello, nel quale non riusciva neanche a capire
cosa stesse succedendo intorno a lei. Ormai aveva capito che non erano nemici,
altrimenti l’avrebbero già uccisa, quindi tanto valeva godersi quell’allegria.
La
testa iniziò a girarle poco dopo, facendola sentire tremendamente debole e
stanca. Non si rese nemmeno conto di essersi addormentata.
“Quando i cuori delle Sette Principesse si riuniranno e
la chiave sarà presente, la porta dell’oscurità, Kingdom Hearts,
si aprirà lasciando fluire le tenebre nella luce”
“Chi si occuperà di Ventus,
adesso?”
“Nel cuore di Sora ci sono persone che stanno
soffrendo. Vi prego, aiutatele a vivere di nuovo”
“Trova la forza, solo tu puoi farcela”
“Siamo
arrivati, attenti all’atterraggio!”
Rea
sobbalzò quando la navicella si posò a terra in malo modo, con un grande
scossone e un rumore assordante.
“Ma
che…?”
“Siamo
arrivati, Bella Addormentata” le spiegò Axel,
annoiato, indicando un punto dietro di lei.
La
ragazza si voltò e rimase a bocca aperta: una torre enorme, alta almeno
centodieci metri, si stagliava nel bel mezzo di una specie di isola sospesa a
mezz’aria.
“Ma
che posto è questo?” domandò Rea, impaurita. Non era un luogo che avrebbe
scelto per la sicurezza, questo era certo.
“La
Torre di Yen Sid. Sulla cima c’è il maestro che ci
aspetta con Kairi” le spiegò il ragazzo, alzandosi e
andando verso l’uscita. Lei lo seguì, piuttosto in soggezione.
“Chissà
stavolta dove ci manderà Yen Sid. Riku,
tu che sei Maestro Keyblade non sai nulla?” chiese
Sora, guardando l’amico. Quello scosse la testa.
“No,
io ho solo portato qua Kairi e poi sono tornato a
prendere voi al Castello Disney” rispose.
“Non
vedo l’ora di cominciare questo nuovo viaggio” commentò il castano. Si fermò
all’entrata del palazzo e guardò il cielo.
“Forse
stavolta riusciremo finalmente a tornare a casa” aggiunse pieno di speranza.
In
quelle parole Rea lesse un’enorme malinconia che non si riusciva a vedere sotto
a quel sorriso perenne che Sora aveva in volto. Sentì una tristezza enorme
pervaderla pensando a casa sua: era come se il suo cuore stesse per esplodere
dal dolore.
“Ehi,
che succede?” le domandò Axel. Lei scosse la testa e
si asciugò le guance bagnate.
“Niente,
scusami” rispose. Subito dopo lo guardò.
“Perché
tu mi sei sempre accanto?” gli chiese, un po’ irritata. Ogni volta che capitava
qualcosa c’era lui vicino che la controllava: si sentiva come un animale
braccato.
“Ordini
superiori” disse piatto.
“Ordini
superiori? Ti è stato ordinato di seguirmi?”
“Precisamente.
Memorizzalo, perché non ti mollerò un attimo”
“Suona
un po’ come una minaccia”
“Perché
lo è”
“Mi
sa che tu ed io non potremo andare d’accordo, lo sai? Sei troppo borioso”
decise Rea, superandolo e iniziando a salire le infinite scale che si
allungavano verso l’altro. Axel fece un mezzo sorriso
e la osservò.
“Chissà”
commentò divertito.
Yen Sid, come comprese la ragazza quando entrò nel suo studio,
doveva essere parecchio più vecchio e saggio di ciò che sembrava: dal suo volto
traspariva quella conoscenza millenaria che Rea non aveva mai visto in nessun
altro e si vedeva che quello che diceva era solo un decimo di ciò che sapeva.
“Benvenuti
a tutti, detentori del Keyblade” li accolse serio.
Tutti gli altri si inchinarono e lei li imitò un po’ impacciata.
“Tranquilli,
non importano tante cerimonie. Il motivo per cui siamo qui lo sapete tutti, per
cui non starò a perdermi nei dettagli sul…”
Rea,
rossa in viso e con il cuore a mille, aveva alzato la mano, come faceva a
scuola, per interrompere l’anziano mago mentre parlava. Sapeva che
probabilmente era fuori luogo, però aveva una cosa da dire.
“Sì?”
la spronò l’uomo, sotto lo sguardo confuso degli altri.
“I-io
non ho idea del motivo per cui sono qui. Non so nemmeno dove sia, qui!”
sussurrò la ragazza, imbarazzata.
Sentì
il peso degli sguardi di sei persone su di sé e si chiese se non avrebbe fatto
meglio a stare zitta invece di fare domande sceme.
“Tu
ti chiami Rea, vero?” s’informò Yen Sid. Lei annuì.
“Allora
lascia che ti spieghi cosa è Kingdom Hearts” le disse
dolcemente, sorridendole.