Maka-chop
Come far innamorare Maka
Albarn in poche - ma efficaci - mosse
[1] Bugie
Era un noioso pomeriggio
afoso e Soul, stravaccato sul divano, armeggiava annoiato con il
telecomando in cerca di una trasmissione decente, o quantomeno,
guardabile.
O perlomeno, questo
era ciò che stava facendo prima che la figura minuta di Maka
si ponesse tra lui e la televisione.
"Secondo te sono
bella?" Esordì puntando le mani ai fianchi.
Nel frattempo Soul continuava a muovere spasmodicamente la testa per
oltrepassare l'immagine della sua weapon meister che, per quanto minuta
potesse essere, gli oscurava la visuale.
"Guarda che sto parlando con te, razza di deficiente!" urlò
Maka assumendo il solito cipiglio imbronciato, attirando l'attenzione
del ragazzo.
"A me piaci." rispose semplicemente soppesando le parole, per evitare
l'ennesimo colpo sforma-cranio.
"Ma che risposta è?!" sbraitò una Maka alquanto
insoddisfatta dalla risposta dell'albino "E se tu avessi un debole per
i mostri?"
Il ragazzo ghignò "Hai ragione, adesso m'impegno. - Si
schiarì la voce - Sì, sei bellissima. Sei un colibrì, sei
l'amato vermino della mia mela, sei un giunco leggermente mosso dalla
brezza marina."
E fu così che Soul passò il resto della giornata
in compagnia di tanto ghiaccio e una terribile emicrania.
[2] Fumo
"Sono a casa!" urlò Maka, carica di sacchetti della spesa,
chiudendo la porta con il piede.
Immediatamente arricciò contrariata il naso e
aggrottò le sopracciglia; c'era qualcosa di diverso
nell'aria e no, non era una frase melensa buttata lì per
caso. C'era veramente qualcosa nell'aria; la puzza di fumo che tanto
odiava.
"SOUL!!"
L'urlo ancora rimbombava, quando un Soul alquanto trafelato fece
capolino nel salotto dove Maka, con le vene del collo spesse come cavi
della batteria e occhi spiritati, lo stava aspettando.
"Che hai da starnazzare tanto?"
Fu un attimo, neanche se ne accorse; un millesimo di secondo e si
ritrovò a terra privo di sensi.
"Io non starnazzo."
[3] Telecomando
Il telecomando si trovava nel centro esatto del piccolo divano, a
metà tra un cuscino e l'altro.
"Tre ..." Occhi negli occhi, Soul cominciò il conto alla
rovescia con un ghgno derisorio stampato in faccia.
"Due ..." Le nocche di Maka scricchiolarono in un modo a dir poco
inquietante.
"Uno!"
Si gettarono entrambi sopra il telecomando, il loro pomo della
discordia.
Era tutt'un groviglio di corpi; gambe che si toccavano, braccia che
colpivano e capelli che si tiravano.
"Preso!" Soul saltò su brandendo in aria il telecomando come
se tra le mani avesse avuto una coppa.
Maka, non dandosi per vinta, si gettò nuovamente addosso a
lui facendo cadere entrambi sul tappeto "Molla l'osso!"
"Che sono un cane!?" domandò mordendole la mano dispettoso.
Maka strinse i denti - ci teneva a non mostrarsi debole davanti a un
montato qual era Soul - quando un luccichio sinistro prese possesso
delle sue iridi verdi.
Tempo due secondi, Soul si ritrovò steso a terra con
un'enciclopedia ben piantata nel cranio.
"Ho vinto!" esultò Maka buttandosi a peso massimo sul divano.
[4] Temporale
Era mezzanotte passata e il temporale che imperversava fuori sembrava
non avere fine. Per questo, dopo l'ennesimo tuono, una figura minuta si
decise a sgusciare via dalle sue coperte e raggiungere silenziosamente
quelle della zuccaccia
vuota della stanza accanto.
Era inutile premurarsi di essere silenziosi se il soggetto che dormiva
profondamente corrispondeva al nome di Soul Eater Evans, il quale non
si svegliava neanche con le cannonate - se poi si addormentava con gli
auricolari, era una causa persa; infatti, non mosse un muscolo neanche
quando Maka scostò le coperte e vi s'infilò sotto
stringendosi al petto dell'albino.
Il mattino seguente, Soul aveva caldo. Tanto caldo.
Il motivo di tutta quella caloria lo scoprì quando, aprendo
l'occhio destro - aprire anche quello sinistro era un'impresa
pressocché titanica che richiedeva molto più
tempo - si ritrovò abbarbicata al petto una Maka in versione
cucciolo di koala.
A quella visione un sorriso gli sorse spontaneo sulle labbra, seguito
subito dopo da ben tre pensieri - e per uno che la mattina è
attivo quanto una moto posteggiata ce ne vuole: il primo era che quel
sorrisetto era molto poco cool;
il secondo era che quando Maka non parlava poteva risultare piacevole e persino
carina; il
terzo era che quella era la prima volta che le stava così
vicino senza doversi preoccupare di eventuali trauma cranici causati
dai suoi portentosi - quanto efficaci - Maka-chop. E quello era
già un bel passo avanti.
[5] Latte
Soul era appena entrato in cucina carico di buste della spesa, quando
una - sempre e fin troppo - euforica Blair lo raggiunse miagolando
vistosamente.
"Hai preso il latte per Blair, nya?"
"Il latte ce lo lasciano dietro la porta. Potresti pure aprirla e
prenderlo senza aspettare che qualcuno lo faccia per te, ti pare?" Le
porse il latte distrattamente intento com'era a tirar fuori le uova
lentamente per evitare che si rompessero, come succedeva spesso.
"Grazie, Soul-kun!"
Quando Maka, intenzionata a salvare il cibo dalle grinfie - definirle
mani, con quella delicatezza che non si ritrovava, sarebbe stato un
eufemismo - di Soul, non si aspettava di certo di vederlo stritolato
tra le braccia di Blair, la quale continuava a ripetere "Grazie, Soul-kun!"
Tossicchiò, attirando l'attenzione della gatta che
lasciò andare un Soul tendente a quel delizioso violetto che
stonava con il rosso della prevedibile epistassi.
"Blair stava ringraziando Soul-kun!" disse la gatta zampettando via
tutta contenta con il suo latte.
Anche Soul stava per ringraziare Maka, se non fosse stato per quel
ricettario che si ritrovò piantato in mezzo alla fronte.
[6] Uova
C'erano tantissime buone qualità di cui era impastata
l'anima di Maka Albarn; era una brava partner, era disponibile, onesta,
molto carina - ma, piuttosto che dirglielo si sarebbe fatto investire
da un tram - tanto per citarne qualcuna.
Ma, perché c'è sempre un "ma", difettava un
tantino ai fornelli; la pasta era puntualmente scotta - o troppo cruda.
Non esistevano vie di mezzo, magari non le piacevano - il
soufflé non montava mai in forno, l'insalata era costituita
perlopiù da blocchi di sale e così via.
Per questo rabbrividì quando, a tavola, gli mise davanti una
poltiglia molliccia di un colore non ben definito.
"Ehm ..." Non sapeva bene come dirlo; la cucina era sempre stato un
tasto dolente per Maka, esattamente come la sua testa "Non dovevi fare
l'uovo in camicia?"
Maka alzò scetticamente un sopracciglio "Perchè,
quello che cosa ti sembra?"
Soul sbarrò gli occhi a quella rivelazione. Quella cosa
sembrava più una palla di pelo sputata da un coniglio che un
uovo in camicia.
"E si può sapere con che razza di camicia l'hai cucinato?"
Smosse la poltiglia con la forchetta credendo che da un momento
all'altro potesse esplodere. Si consolò pensando che almeno
così non l'avrebbe dovuto mangiare, anche se ci avrebbe
rimesso le sopracciglia.
"L'ho ribattezzato personalmente con la dicitura di Uovo in camicia di Robinson
Crusoe; da naufrago, ergo tutta sbrindellata."
spiegò con fare da maestrina "Perché, non ti
piace?"
"La verità? Fa schifo."
Per una volta, Soul era contento di aver ricevuto in testa un suo
Maka-chop; almeno da svenuto non era stato costretto a mangiare quella
schifezza.
[7] Piatti
Soul, con fare apparentemente annoiato, seguiva con lo sguardo una Maka
intenta a lavare i piatti. E non poteva fare a meno di trovarla carina
e buffa con quel viso corruciato, le maniche della camicia arrotolate
fino ai gomiti e la schiuma a ricoprirle quella porzione di pelle
lasciata scoperta dalla sopracitata camicia.
"Perché; invece di stare lì a contemplare il
vuoto, non ti rendi utile e mi dai una mano?" disse arricciando il naso
quando un po' di sapone le schizzò sugli occhi.
E non potè non pensare che, se fosse rimasta in silenzio,
sarebbe stata ancora più carina.
[8] Specchio
Quella mattina, Soul e Maka erano per la prima volta in ritardo. E Maka
era estremamente arrabbiata sia con se stessa - "Come ho potuto non sentire la
sveglia?" - sia con quell'orso perennemente in letargo
qual era Soul, come dimostrava il bernoccolo che spiccava in
quell'ammasso di capelli bianchi.
"Vedi di darti una mossa!" urlò mentre raggiungeva il bagno,
passando prima davanti la sua camera.
Da parte di Soul non uscì altro che un grugnito - di dolore?
Non fece neanche in tempo a chiudere la porta del bagno e a prendere in
mano la spazzola che si ritrovò tra i piedi un Soul in
versione cadavere da
poco resuscitato.
"Fammi spazio." le disse posizionandosi davanti lo specchio, senza
aspettare alcuna risposta, con in mano un tubetto di dentifricio.
"Eh no, sottospecie di orso polare artico. Adesso muovi il tuo derrière,
esci e aspetti il tuo turno." Lo spintonò prendendosi tutto
lo spazio, cominciando a spazzolarsi.
"Semmai sei tu che dovresti uscire, dato che è colpa tua se
siamo in ritardo." le ricordò Soul spingendola e lavandosi i
denti contemporaneamente.
Maka si aggrappò saldamente al bordo del lavandino, ormai
più che intenzionata a non mollare. Era diventata una
questione di principio.
"Tu, invece, non centri, vero? Mai una volta che ti alzi in orario! Ti
devo sempre svegliare io!" sbottò infuriata, stringendo la
presa sia sulla spazzola, sia sul lavandino.
"Giusto, perché io muoio dalla voglia di svegliarmi sempre
con un nuovo bernoccolo in testa." disse ironico indicandosi la testa
"Ormai sembra una mappa per la Caccia al Tesoro."
Maka ridacchiò "Guarda il lato positivo; una testa come la
tua non è mica facile da trovare!"
Soul sputò il dentifricio nel lavandino "Divertente.
Comunque, potresti pure lasciare i capelli sciolti, invece di
raccoglierli nelle solite codine; mi cederesti il posto, saresti
più carina e nessuno si soffermerebbe sulle tue forme
inesistenti."
Un bel Maka-chop non glielo tolse nessuno. E pensare che, nella sua
testa, voleva essere una sorta di complimento.
[9] Bucato
Soul stava sdraiato supino sul divano, mentre - dopo aver appurato che
in televisione non davano niente di decente da guardare - osservava la
sua weapon meister girare per la stanza come una trottola impazzita con
in mano il cesto del bucato.
"Maka?" la chiamò più che altro per infastidirla,
non per reale motivo.
La biondina pareva non averlo sentito durante il tragitto
lavatrice-camera di Soul.
Il ragazzo sbuffò "Maka?" ritentò di nuovo.
E di nuovo la bionda lo ignorò.
Dopo un ultimo tentativo - naturalmente fallito - l'albino era
veramente infastdito; quando mai si era sentito che un tipo cool come
lui veniva ignorato da una ragazza? E giusto per la cronaca; lui non
era geloso,
voleva semplicemente capire come mai Maka preferiva scorrazzare a
destra e a manca piuttosto che occuparsi di lui.
[10] Papà
Erano in una situazione di stallo, la tensione si poteva
tranquillamente tagliare con una motosega.
Seduti comodamente in salotto, ognuno fissava un punto ben diverso:
Maka guardava - braccia incrociate ed espressione corruciata - Spirit -
seduto nella poltrona di fronte a loro - il quale fissava con uno
sguardo carico di disprezzo il ragazzo seduto troppo vicino alla sua bambina, il
quale, a sua volta, trovava estremamente interessante il microscopico
granello di polvere che si era appena posato sul tavolo basso, unico
mobile che li separava.
"Dunque .. " proruppe il signor Albarn puntando, successivamente,
l'indice contro la falce "Tu sei il suo ragazzo!"
Non era una domanda, piuttosto una constatazione. Constatazione che
portò a una serie di conseguenze che, secondo Soul, si
svolsero a rallenty; "La
concezione adolescenziale presso i paesi sottosviluppati nella seconda
metà degli anni '70 e nella prima metà degli anni
'80" - uno dei libri preferiti di Maka - era troppo vicino
alla suddetta ragazza che, con uno scatto fulmineo,
scaraventò in testa al padre per poi lasciare la stanza
stizzita e con le gote più rosse dei capelli del povero
malcapitato.
Quello fu il primo Maka-chop non destinato a Soul.
[11] Peluche
Quel pomeriggio - sotto tanta pressione e un bel Maka-chop assestato
nel cranio in maniera perfettamente simmetrica - i due partner erano
andati al Luna Park.
Soul, com'era abbastanza prevedibile, non era la sintesi suprema
dell'allegria. Era annoiato. E incavolato; quel posto non era adatto
per gente cool
come lui.
Maka, invece, era tutt'altra storia: sembrava che avesse fatto un
giretto nella macchina del tempo e fosse ritornata indietro di qualche
anno.
E fu la visione di Maka scorrazzante a destra e a manca che fece
spuntare un sorriso sulle labbra di Soul, ricordandosi subito dopo che
non era da figo.
"Soul?" La voce e la mano della biondina che lo strattonava, lo
riscosse dai suoi pensieri.
Inclinò leggermente la testa "Che vuoi?"
Maka arrossì leggermente e prese a mordicchiarsi il labbro
inferiore "Mi compreresti un peluche?"
Soul era scioccato; la sua diligente - e dopo la sua richiesta non ne
fu più così sicuro - e secchiona meister gli
aveva chiesto un peluche e lui la stava accontentando.
Scosse la testa come a voler scacciare quei pensieri. Erano rimaste due
lattine da buttare giù e se lui non vinceva poteva dire
addio all'enorme panda di peluche che le aveva promesso.
"Avanti Soul! Concentrati!" lo esortò Maka aggrappandosi
alla sua giacca.
Il ragazzo sbuffò "Se molli la presa, forse ci riesco."
Le mani le staccò soltanto quando Soul le doveva consegnare
il panda gigante - gigante per la figura minuta di Maka.
"Aspetta un attimo." disse Soul prima di darglielo "Non mi ringrazi?"
continuò ghignando.
Maka gonfiò le guance indispettita "Grazie mille, scemo.
Adesso me lo dai?"
"E questo tu lo chiami ringraziare? Io lo definirei 'presa per il c ..."
"Cosa devo fare per avere quel panda?" lo interruppe assottigliando lo
sguardo.
Il ghigno di Soul si allargò ancora di più,
mettendo in bella mostra i suoi denti da squalo, e si
picchettò la guancia con un dito.
"Vuoi uno schiaffo?" Inclinò la testa confusa.
L'albino alzò gli occhi al cielo "No, stupida. Un bacio."
Maka, che già stava partendo in quarta per averla chiamata
con quel nomignolo, rimase basita.
"Oh!"
In realtà, Soul non ci sperava - a un certo punto, aveva
pure creduto che si fosse portata un'enciclopedia tascabile da casa;
per questo, quando Maka si sbilanciò a dargli un bacio sulla
guancia, fu lui a rimanere basito.
[12] Assorbenti
Soul era confuso, estremamente confuso. Era da circa un quarto d'ora
che se ne stava impalato davanti a quello scaffale - esattamente, quello scaffale in
cui trovarci un uomo è un po' come trovare l'acqua nel
deserto - con due confezioni nelle mani a maledire, in lingue
conosciute e non, se stesso per aver accettato.
"Vorrei ben vedere come si fa a rifiutare se ti minaccia con due
enciclopedie in mano ..." disse tra se e se guardando prima la
confezione nella mano destra e dopo quella nella mano sinistra "Che
poi, dico, non poteva mandare Blair a mandarli?" Almeno tra donne si ci
capisce meglio!"
Il ragazzo sbuffò per l'ennesima volta.
"Soul?"
Ecco, l'albino in quel momento avrebbe tanto voluto scavare una fosse
nascondersi. Poi si ricordò che lui era una falce, non una
ruspa.
Deglutì e si voltò lentamente "Ciao, Tsubaki."
"Ti serve una mano?" domandò con un affabile sorriso.
"Beh, meglio lei che
Black*Star." pensò, salvo poi venirgli in mente
che poteva essere in sua compagnia.
"Quale dovrei ...?"
Tsubaki prese la confezione nella mano destra "Quelli che hai
nell'altra mano sono solo dei salva-slip."
E dopo questa, Soul decise che mai più sarebbe andato a
comprarle gli assorbenti.
[13] Libro
Seduta sugli spalti che delimitavano il campo da basket, Maka leggeva
tranquillamente uno dei tanti tomi che, spesso e volentieri, usava per
praticare il Tiro a Bersaglio con la testa dell'albino. La stessa testa
che in quel momento sembrava fumare di rabbia.
"Non sono geloso. No,
non sono geloso di uno stupidissimo libro. Io. Non. Sono. Geloso."
si ripeteva mentalmente come un mantra. Peccato per quel ringhio che
ogni tanto trapelava dalle sue labbra.
"Ehi, Soul! Passami la palla!" sbraitò un Black*Star
alquanto impaziente sbracciandosi come un ossesso "Colui che
supererà gli dei deve mantenersi in forma!"
Black*Star fu presto accontentato con quello che si poteva definire
come il primo Soul-chop.
[14] Acqua
Maka aprì il frigorifero e vi diede una rapida occhiata:
erano rimaste solamente due bottiglie d'acqua, di cui una era mezza
vuota.
Ancora con la testa dentro il frigo urlò il nome del suo
partner il quale, accampato sul divano, la ignorò.
"Soul!" tentò di nuovo.
Un grugnito le arrivò in risposta "Ricordati di comprare
l'acqua!"
Ma fu sera e fu mattina e di acqua ne era rimasta a malapena una
bottiglia.
"Soul! L'acqua!"
"Si."
Ultimo giorno. Si pranzò con la lingua felpata bevendo
acqua del rubinetto con quel delizioso retrogusto di candeggina e
più calcare delle rocce carsiche.
Una Maka alquanto infuriata raggiunse in poche falcate la poltrona in
cui aveva temporaneamente messo radici Soul, piazzandosi davanti a lui.
"Soul. L'acqua. Ora."
L'albino represse uno sbadiglio "Si, si. Ora ci vado."
Quel pomeriggio, oltre a dover comprare l'acqua, dovette anche comprare
una scorta di ghiaccio; l'ultima era finita sulla sua testa subito dopo
il voluminoso atlante della ragazza.
[15] Regalo
Soul era imbarazzato. E infastidito all'idea di esserlo; insomma,
quando mai un tipo figo come lui s'incartava per dover semplicemente
dare un regalo?
Quel giorno era il compleanno di Maka e lui non si era neanche
preoccupato di vestirsi - e per l'occasione si era persino svegliato presto - che
già di prima mattina si era piantato davanti la porta della
camera della ragazza.
Una volta aperta, Maka era rimasta sorpresa di vederlo alzato a
quell'ora. Dopo un quarto d'ora, però era scocciata.
"Soul, si può sapere perché siamo fermi qui da
ben quindici minuti?"
Il ragazzo prese un'enorme boccata d'aria "Avanti Soul, adesso raccogli il
tuo coraggio e le dai questo maledetto regalo."
"Buon compleanno!" urlò smollandogli una grossa scatola rosa
bucherellata ai lati.
Maka non fece nemmeno in tempo a prenderlo, che i suoi occhi si
arrossarono e cominciarono a lacrimare.
Soul era basito "Stai ... mmh ... ti sei commossa?" domandò
cauto.
"Sei un deficiente!" urlò tra un singhiozzo e l'altro "Si
può sapere che diavolo c'è qua dentro?"
"Un cucciolo di Dalmata, perché?"
Soul non capì con cosa l'aveva colpito - sperò
vivamente che non avesse usato la scatola del cucciolo - ma di sicuro
aveva capito una cosa: Maka era allergica al pelo dei cani. E quella
scoperta gli costò un enorme bernoccolo in testa.
[16] Febbre
Sull'uscio della porta, una Maka alquanto nervosa aspettava che Soul si
decidesse a scendere. Ma la pazienza non si poteva certo
annoverare tra le sue virtù, così, dopo aver
constatato che aveva aspettato pure fin troppo, decise che sarebbe
andata lei da lui, ormai intenzionata a tirargli uno o due Maka-chop
ben assestati.
Dunque, s'incamminò spedita con passo modello "mandria di bufali impazziti".
Quando scaraventò a terra la porta della sua camera, si
aspettava di vedere tutto tranne un fagotto tremante sul letto al posto
dell'albino.
"Soul? Stai male?" domandò scordandosi il motivo per cui
poco prima era tanto infuriata e avvicinandosi lentamente al letto.
"Chi, io? Ho solamente freddo, tutto qui." rispose tradito dalla voce
nasale "Ma tu và, altrimenti fai tardi e so quanto lo odi."
Maka alzò gli occhi al cielo con un moto di disperazione "Che razza di deficiente ..."
e con uno strattone forte e deciso lo scaraventò fuori dal
letto.
"Ma sei scema?!" Si massaggiò la testa che, dopo quella
botta, gli doleva ancora più forte di prima.
Maka gli si accovacciò davanti "Suvvia, per una botta in
testa non è mai morto nessuno!" disse prima di toccare la
sua fronte con le labbra.
Chi dei due fosse più rosso non si poteva di certo dire,
poiché entrambi erano della stessa tonalità dei
pomodori maturi.
"Scotti più di un pentolino pieno di acqua calda e mi dici
che hai solo freddo?! Ma i pochi neuroni rimanenti nella tua testa non
possono stringersi in un abbraccio solidale e farti funzionare a
dovere?!" sbottò Maka, sentendo improvvisamente tanto caldo,
staccandosi dalla sua fronte.
Quel giorno, Maka lo passò tra pezze bagnate e minestre
bollenti mettendocela tutta per far abbassare la febbre a Soul.
[17] Appuntamento
"Liz spostati! Non vedo niente!"
"Non urlare, Patty! Altrimenti ci scoprono ..."
"Spostatevi voi due; colui che supererà ogni dio non riesce
a vedere!"
"Su Black*Star, non scalciare in questo modo altrimenti ci scoprono!"
"Silenzio!" L'urlo di Kid fece smettere persino il leggero venticello
che soffiava tranquillo rinfrescando i viandanti.
Quello era un grande giorno per Soul Eater Evans; era riuscito ad
ottenere un appuntamento con Maka senza alcun - assolutissimamente
premeditato - Maka-chop. Nessuno dei due, però, aveva di
certo sospettato che quel pomeriggio non sarebbero stati soli.
Infatti, cinque stalker improvvisati - i quali stavano litigando dietro
a un paio di cespugli - li avevano seguiti per tutto il pomeriggio.
"Spostati Kid! Oscuri la visuale!" si lamentò Patty quasi
cadendo per lo sbilanciamento, ma venendo prontamente presa dalla
sorella.
Il ragazzo, però, era irremovibile.
Provò allora Tsubaki - "Per
favore puoi spostarti?" - ma non ci riuscì
neanche lei.
Black*Star, dunque, prese la pazienza al lazo - cosa veramente molto
strana - e disse: "Certo che sono veramente asimmetriche quelle strisce
bianche, vero Kid?"
L'effetto fu quello sperato, poiché il ragazzo, ormai
depresso, si rintanò in un angolino.
"Ehi! Dove sono finiti?" chiese Patty saltando su, facendosi quasi
scoprire dai due, che stavano passando accanto a loro, se non fosse
stato per il salvataggio in extremis di Tsubaki.
"Dove stanno andando?" chiese Black*Star seguendoli con lo sguardo
"Presto, muoviamoci!"
Maka e Soul erano seduti da qualche minuto in un bar, dove a qualche
metro di distanza erano seduti in una panchina, tutti con un giornale a
nascondere la faccia, i cinque stalker.
"Siamo semplicemente ridicoli." proruppe Kid ripresosi un momento prima.
"Non la pensavi così quando ci hai seguito."
ribattè Liz guardandolo di sbieco.
"Intendi per caso quando tu e Patty mi avete trascinato a forza?"
"Shh!" Patty gli piantò un gomito nelle costole "Non si
sente niente!"
"Tanto non si sarebbe sentito nulla a prescindere ..."
mormorò Kid.
"Ragazzi, guardate che se ne stanno andando." li avvertì
Tsubaki.
"Andiamo!"
Dopo un po' si ritrovarono in un parco, dove Maka prese l'occasione per
sedersi in un'altalena, al contrario di Soul che rimase in piedi
davanti a lei calciando ogni tanto qualche sassolino.
"Il Magnifico non ce la fa più ad aspettare ... Cavolo Soul!
Quanto ti ci vuole per baciarla?"
"Ognuno ha i suoi tempi e Soul, a dispetto di quanto voglia far
credere, è un tipo timido." gli spiegò Tsubaki
con un sorriso.
Il ragazzo sembrò pensarci su per un momento "Nah!"
"Ehi! Ehi, guardate!" esclamò Liz indicandoli.
"Si stanno baciando!" disse, invece, Patty.
Tutti si sporsero a guardare; Maka aveva circondato il collo di Soul
con le mani, mentre quelle dell'albino erano rimaste nella tasca della
felpa. Evidentemente l'iniziativa doveva averla avuta la ragazza.
"Dacci dentro, Soul!" urlò Black*Star prima che otto mani
gli tappassero la bocca.
Miss Mahoney's
Corner
Dunque ... che dovevo dire? Ah si, dovevo fare qualche precisazione!
Allora; le frasi in corsivo del primo e del sesto capitolo sono prese
dal libro "Rivergination" di Luciana Littizzetto, che ultimamente - lo
ammetto - è diventato un po' il mio mantra, oltre che fonte
di grande ispirazione.
Spero che questa cosuccia vi sia piaciuta, così come mi
è piaciuta scriverla.
Bon, vado a spazzolare la mia torta di compleanno - sto diventato
vecchia, che disgrazia!!
Kisses! <3
Mozziafiato
Mahoney
P.S. Mi
scuso infinitamente con voi se ci dovessero essere degli "orrori"
grammaticali, ma le mie braccia chiedono pietà!