Cap 8
“Il
massimo della
stupidità si raggiunge non tanto ingannando gli altri, ma
sé stessi, sapendolo.
[John Fitzgerald Kennedy]
Un lungo e
assordante fischio la scosse dal torpore. Il treno per Liverpool stava
per partire.
Era un pomeriggio
caldo e soleggiato e Kagome Russell osservava il grande mezzo di
trasporto, pronto per accogliere centinaia di persone. Con la mano
destra teneva una valigia carica di vestiti e con la sinistra un
biglietto ferroviario. Aveva speso i suoi ultimi risparmi per
comprarlo. Una sterlina. Sola andata. Non sapeva quello che
l'aspettava, in futuro, ma aveva preso una decisione.
Sei
davvero sicura, Kagome?
Le sussurrò
una vocina incolore nella sua testa. Una lacrima solcò la
sua guancia arrossata per il caldo, mentre il controllore, impeccabile
nella sua divisa blu, incitava la gente a salire in fretta. Un facchino
dalla faccia chiazzata di nero stava caricando la valigia di una
signora vestita di pizzi, che lo squadrava da capo a piedi, il naso
storto. Un ragazzetto, che poteva avere non più di quindici
anni, cercava di corrompere una guardia per farlo salire sul treno
senza biglietto.
"Qualcosa non va,
signorina?"
Le domandò
una vecchietta, che l'aveva affiancata. Aveva radi capelli, bianchi,
tirati all'indietro. Nonostante le rughe le solcassero profonde il
volto, Kagome poté riconoscere un'antica traccia di
bellezza. Gli occhi azzurri erano vispi e osservavano attenti il volto
della giovane.
"No... ma grazie per
l'interessamento."
"Oh, cara!
Riconoscerei quello sguardo spaurito anche a chilometri di distanza.
Non vorrei essere indiscreta, ma... vi vorrei dare un consiglio.
Seguite il vostro cuore. Non fermatevi davanti a niente. Rimuginare non
serve a nulla. Bisogna agire, prima che quello che desideriamo ci
sfugga di mano."
Gli occhi di Kagome
vennero attraversati da un lampo. Quell'anziana signora era
così piena di vitalità. Chissà se, da
vecchia, sarebbe stata come quella strana personcina ricurva e piena di
rughe.
Segui
il suo consiglio, Kagome.
Ancora quella
dannatissima vocina. Doveva farsi viva proprio in quel momento? Nel
momento in cui lei aveva preso una decisione, per la prima volta nella
sua vita? Una decisione che non avrebbe comportato dolore, a coloro che
la conoscevano. Dopo aver saputo da Kaede che Inuyasha era passato a
casa sua e che la domestica gli aveva detto tutta la verità,
aveva preparato in fretta e furia la valigia, conscia del fatto che il
pittore era molto probabilmente accecato dalla furia. Gli aveva
mentito, dopotutto. Gli aveva detto una grossa menzogna.
"Non posso... io...-"
"Sì che
potete! Noi possiamo fare tutto, se lo vogliamo veramente."
Kagome era ancora
scettica. Non poteva, non doveva credere alle parole di quella
donna. Se lo avesse fatto, tutte le sue convinzioni e i suoi propositi
sarebbero andati in fumo. Ma...
Tu
provi qualcosa per Inuyasha. Non puoi negarlo.
Non
è vero...
Non
puoi ripudiare i sentimenti che provi verso di lui. Non fai che del
male a te stessa.
ZITTA!
"Parlo per esperienza
personale. Anche io, tempo fa, sprecai l'occasione di stare con la
persona che amavo. E, credetemi... non è passato giorno in
cui non ripensassi alla carta che male avevo giocato. Poi il mio amato
morì. In guerra. Piansi per mesi. Non fate il mio stesso
errore, ve ne prego. Se lui vi ama, allora andate da lui."
Lacrime scesero
copiose sul volto di Kagome. Non poteva cedere proprio in quel momento.
Nel momento in cui aveva finalmente deciso di andare via da tutto e da
tutti. Dopo aver raggiunto Liverpool, avrebbe avuto l'occasione di
rifarsi una vita. L'opportunità di ricostruire il suo
piccolo mondo. In tranquillità.
Ma il buonsenso prese
il sopravvento. Raccolse la valigia, che aveva precedentemente posato a
terra, mentre il controllore faceva segno ad alcuni uomini di chiudere
le portiere. Quel treno stava per partire. Kagome fissò il
mezzo per l'ultima volta, per poi voltarsi verso la vecchia signora.
"Grazie. Mi avete
aperto gli occhi. Non vi dimenticherò mai."
La vecchia sorrise
bonaria. Beata gioventù. Era troppo facile fuggire davanti
alle difficoltà. Affrontarle era una sfida forse troppo
grande, per quei piccoli uomini e per quelle piccole donne, che tanto
dovevano ancora imparare.
"La vita è
solo una. Non si deve sprecare. Andate, presto!"
Kagome sorrise felice
e si allontanò di corsa. Fissò nella memoria il
ricordo di quella donna. Non l'avrebbe mai dimenticata, negli anni a
venire. Ne avrebbe conservato l'immagine in un angolo del suo cuore.
Lasciò la
stazione. Non aveva altri soldi con sé. E doveva raggiungere
la campagna. Guardò l'orologio da taschino. Le cinque del
pomeriggio.
Ma
certo!
Quell'orologio
poteva valere oro. Era stato fabbricato all'estero. Olanda, forse. Lady
Kikyou, qualche anno prima di morire, dopo essere tornata da un
viaggio, lo aveva regalato a Kagome. L'oggetto era in oro giallo.
Doveva avere un valore inestimabile. Era, oltretutto, un pezzo raro di
una collezione speciale. O, almeno, così le aveva detto la
sua tutrice.
Riprese la sua corsa,
rallentata dal peso della valigia, ma non vi badò. Aveva
avuto un'idea per procurarsi soldi. Sapeva benissimo dove andare, per
racimolare denaro.
Le strade di Londra
erano poco trafficate. A quell'ora, i servi preparavano la cena per i
loro padroni, mentre questi ultimi si riunivano nelle sale da
thé. Gli uomini giocavano a Whist e le donne spettegolavano
su tradimenti e bevevano come spugne. Kagome, perciò, non
perse tempo prezioso e raggiunse la sua meta senza problemi.
Poggiò i
palmi delle mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato.
Dopodichè levò lo sguardo in alto, un gran
sorriso stampato sul volto. L'insegna del Monte dei Pegni era spenta,
ma la ragazza sapeva che all'interno poteva trovare il proprietario, un
uomo sulla quarantina dall'alito pestilenziale, ma con un grande
talento per fregare la gente. Ovviamente, con lei, non poteva
attaccare. Era molto brava nel capire quando qualcuno la imbrogliava.
Entrò nel negozio, senza stupirsi per la grossa mole di
oggetti di vario tipo che ormai stavano da tutte le parti. Quasi non
c'era spazio per camminare. Raggiunse il bancone e scosse la
campanellina dorata che vi era posata sopra.
Il proprietario, di
nome Oscar, arrivò subito e fu con un ghigno sul volto che
riconobbe Kagome, una delle sue clienti abituali.
"Che ci fai qui?"
"Ho deciso di passare
una notte con te..."
Ironica, quando
voleva. Quasi impertinente.
" Va bene, va bene...
cosa ti serve? Vuoi comprare o vendere?"
" Vendere."
Kagome tirò
fuori l'orologio da taschino e lo mise sul bancone. L'uomo
guardò l'oggetto con occhio esperto e poi squadrò
la donna.
"L'hai rubato, per
caso?"
"No. E' un regalo
della mia tutrice. Sai dirmi quanto vale?"
Oscar
osservò ancora l'orologio. Poi prese una lente
d'ingrandimento. Con un martelletto colpì il retro
dell'oggetto. Si poteva denotare la sua esperienza nel maneggiare cose
del genere. Era indubbiamente un uomo che se ne intendeva parecchio.
"Vale più
di quanto io possa darti. Mai vista una cosa del genere..."
"Quindi?"
"Quindi non ho tanti
soldi per pagarti. Se vuoi denaro, devi accontentarti della
metà del valore."
"E sia."
Oscar la
guardò indagatore. Quella donna nascondeva qualcosa, lo
sapeva bene.
"Sei di fretta, per
caso?"
"Sì.
Quindi, se non ti dispiace, ti consiglio di darti una mossa."
L'uomo
annuì, alzando le mani in segno di resa, e si diresse verso
un piccolo ripostiglio accanto al bancone. Tornò dopo alcuni
minuti, in mano quattro mazzi di banconote. I capelli mori erano
arruffati e gli occhi mandavano lampi. Probabilmente aveva svuotato la
cassaforte.
"Spero ti bastino.
Sono £2,000. Al giorno d'oggi sono tantissimi soldi. Li
spenderei bene, se fossi in te."
Kagome
annuì e, dopo un breve cenno di saluto, uscì dal
negozio. Ora poteva prendere un calesse. Poteva prendere il calesse per
tutta la vita, e anche oltre, a pensarci bene. Era ricca, ora.
Ricchissima. E tutto grazie a quel piccolo lampo di genio che,
improvvisamente, l'aveva illuminata. Si avvicinò ad un
calesse appostato all'angolo di una strada. Il conducente era un
giovane, che quando la vide le fece l'occhiolino. Kagome lo
ignorò e salì sul mezzo, dopo aver convinto il
conducente a portarla in campagna. Gli diede l'indirizzo della casa di
Inuyasha e lo pregò di fare presto.
Troppo presa dall'idea
geniale che le era venuta in mente, si era quasi dimenticata dello
scopo del suo ritorno nelle strade di Londra. Gli occhi brillavano
ardenti. Preparò mentalmente un bel discorso da fare ad
Inuyasha una volta che sarebbe arrivata a casa sua. Doveva confessargli
i suoi sentimenti. Sentimenti repressi, che in quel momento, ora
più che mai, volevano venire a galla. Sensazioni
indefinibili. Conosceva l'artista da troppo poco tempo per poter
affermare di esserne innamorata. Eppure...
Ma
lo sei, alla fine.
Lo era?
Era innamorata di Inuyasha? Non sapeva dirlo con certezza. Non era mai
stata innamorata nella sua vita. Lady Kikyou era molto selettiva
riguardo i ragazzi che la sua protetta poteva frequentare. Pretendeva
che fossero nobili e forniti di una discreta cultura e di un
sostanzioso patrimonio. La donna non approvava neanche l'amicizia che
univa Kagome, Sango e Miroku. Li reputava due impertinenti coi fiocchi,
nonostante loro non avessero mai fatto niente che potesse arrecare
offesa alla Lady.
Kagome aveva discusso
a lungo con la sua tutrice e si era sempre lamentata del fatto che
nessuno dei ragazzi proposti per il fidanzamento fosse di suo
gradimento. Ma sapeva bene che Kikyou faceva di tutto per farla stare
bene. Il suo primo obbiettivo era renderla felice. Voleva soltanto una
vita priva di pericoli per la sua protetta. Dopo averla trovata in
quell'orfanotrofio, piena di lividi e graffi, desiderava con tutto il
cuore proteggerla. Ma Kagome, in fondo, era un animo ribelle: aveva
trovato il modo di stringere un'ancor più salda amicizia con
Miroku e Sango. Li aveva sempre sostenuti, andando ai loro spettacoli a
teatro. Era molto orgogliosa di loro e faceva di tutto per passarci del
tempo assieme.
Quando, poi, Kikyou
era morta, i due fidanzati erano sempre stati presenti per lei.
L'avevano consolata, dimostrandole tutto l'affetto che provavano per
lei. Erano due amici fidati. Voleva loro tanto bene.
Si riscosse dai suoi
pensieri, quando arrivò a destinazione. Non aveva quasi
fatto caso agli scatti che faceva il calesse ogni volta che incontrava
una buca sul suo cammino. Il conducente, quando fermò i
cavalli, si voltò verso di lei e tese la mano. La donna
pagò e scese dalle vettura, quasi di corsa, la valigia
stretta nella mano destra. Il sole era in parte coperto da nuvoloni
grigi che veloci si spostavano ad est. Kagome corse ancora per qualche
metro, affaticata. Piccole gocce di sudore le imperlavano la fronte. Il
nervosismo aumentava. Tra poco avrebbe sostenuto un faccia a faccia con
Inuyasha.
Ma quando
superò il cancelletto di legno che qualcuno aveva lasciato
aperto e giunse in giardino, si bloccò.
Koga era a terra, il
naso che perdeva copiosamente sangue. Inuyasha stava davanti a lui, in
piedi, lo sguardo ardente di collera. I due uomini si voltarono verso
Kagome, stupiti. La ragazza aprì la bocca e, sopresa,
parlò.
"Che succede, qui?!"
La valigia cadde a
terra. Un tonfo sordo.
******
Salve a tutti!
Premetto che mi
è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo. Ma proprio,
proprio tanto. Strano. Solitamente non sono mai contenta di quello che
faccio. Eppure questa volta mi sento proprio in vena di dire che sono
felice di essermi messa d'impegno.
Spero vi sia piaciuto,
come è piaciuto a me.
P.S. Ho
scoperto la magnifica e, ormai, indispensabile utilità di
NVU. Grazie a Roro, ovviamente.
- Angolo Ringraziamenti
Helkamirie : Ti ringrazio,
cara, per aver lasciato un commento. Non importa la lunghezza, ma il
contenuto. E questo contenuto mi è piaciuto davvero tanto.
Devo essere sincera: non ho mai fatto caso al fatto di non aver
utilizzato i termini "mezzodemone" o altro. Tutto quello che scrivo
è spontaneo. Niente è premeditato. E questa
è la mia croce.
Onigiri : Ti ringrazio
ancora una volta per i complimenti che ogni volta mi rivolgi. Mi fa
piacere sapere che la storia ti ha conquistata. In effetti, andando
avanti con i capitoli, mi ci sto appassionando anche io. E questo non
è un bene, fidati. Da una grande scrittrice come te, non mi
aspettavo affatto così tanti elogi. Sono onorata.
Roro : Esattamente. Io amo torturare Kagome. Sono anche
sadica, sappilo. Ma in questo capitolo la tua amata beniamina ha fatto
la sua comparsa. Mentre scrivevo ho pensato a te. E a quanto ti piaccia
questo personaggio. Perciò, oltre alla statua sul Lago di
Ginevra, ne vorrei anche un'altra a Montreal. Sappi che Sesshomaru
è "Minaccia di Morte Mode On". Perciò ti conviene
eseguire...
Ma scherzo, carissima!
Grazie per leggere sempre i miei scleri.
See
ya!
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