Notte

di Graine
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Mi piacerebbe ascoltaste questa canzone durante la lettura: https://www.youtube.com/watch?v=_bFylt67xGc
A mio avviso, dà l'atmosfera perfetta oltre a essere stupenda.

 

Notte
 
 
Spesso, nelle notti d’estate, guardando le strade solitarie della città illuminate solo dai lampioni, nelle orecchie quel silenzio che faceva echeggiare anche il suono più lieve e nel naso quell’odore di fresco e gelsomini che avrebbe voluto imbottigliare e portare con sé, le veniva voglia di fare lunghe passeggiate, sola con i suoi pensieri, in compagnia di quella città addormentata, dei suoi quartieri assopiti. Anche le notti d’inverno avevano il loro fascino, così come il loro odore inconfondibile – l’odore pungente del freddo che le pizzicava le narici – e da bambina le piaceva la sensazione di placido intorpidimento quando, sul sedile posteriore della macchina, tornava a casa con i suoi dopo aver trascorso la serata dai parenti, nei giorni di festa. In inverno, però, l’istinto era quello di tornare al chiuso, al caldo; osservare la città che sfumava nel freddo e nella condensa dei vetri via via che l’auto macinava chilometri e poi la piacevole sensazione di calore quando, la chiave che girava nella toppa e la porta spalancata, rimetteva finalmente piede a casa sua. Le notti estive, invece, oh loro non avevano sfumature, solo colori netti, luci e ombre definite. Loro erano fatte per camminare.
Adorava la sensazione dell’aria frizzante, della leggera brezza che le carezzava la pelle alleviando gli effetti della calura del giorno; le piaceva guardare i negozi chiusi, le vetrine al buio, che non parevano più invitare a comprare; percorrere i lunghi stradoni silenziosi del centro, dove solo saltuarie coppiette o piccole comitive facevano la loro breve comparsa prima di spostarsi altrove e macchine che spesso trovava moleste infrangevano il silenzio con la musica a tutto volume che fuoriusciva chiassosa dai finestrini spalancati nei pochi secondi che impiegavano per sparire dietro la curva successiva; passare davanti ai coni di luce dei bar e delle gelaterie ancora aperti, pieni di gente e schiamazzi, risate e sorrisi, guardarli con attenzione per quei pochi passi studiandone ogni dettaglio, anche lei con lo schizzo di un sorriso sulle labbra e la percezione istintiva della condivisione di un momento che le sfiorava la pelle, e poi passare oltre, superandoli e tornando al buio e al silenzio. L’eco delle voci ormai lontane che si perdeva per strada. O ancora, le lunghe vie addormentate del suo quartiere, quando non sembrava esserci un’anima e le file di palazzi e abitazioni risaltavano per la loro quiete, con le serrande abbassate e le imposte socchiuse per far entrare il fresco della notte.
Amava la sensazione di andare avanti senza sentire alcuna fatica, come se i passi si sospingessero da soli, uno dietro l’altro, in un procedere che pareva puntare all’infinito. E infine, quando imboccava la strada di casa, quel momento perfetto in cui, i muscoli rilassati e gli occhi appena intorpiditi per l’ora tarda, entrava dal cancelletto esterno che subito si richiudeva, ascoltandone il cigolio acuto e familiare mentre si fermava un istante ad annusare nell’aria quella fragranza unica e immutabile a dispetto di tutto.
Amava l’odore della notte.
 
 
 
FINE





Angolo autrice:
Piccola flash-fic scritta praticamente di getto. L'ispirazione mi è venuta alcune sere fa, guardando la città addormentata affacciata al balcone insieme a mia mamma, la quale, mentre le dicevo quanto mi piacesse quella vista, mi ha suggerito col suo fare pragmatico di scrivere tutte quelle riflessioni. 
Spero che vi piaccia e che anche voi, leggendo, abbiate sentito nell'aria l'odore della notte.

Graine


 
 




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