Put another ‘x’ on the calendar. Winters’s on its deathbed.

di Evaney Alelyade Eve
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Fandom: Teen Wolf
Pairing/Personaggi: Derek Hale/Stiles Stilinski, un po' tutti, Nuovo Personaggio, Alpha Pack, lieve accenno Peter Hale/Chris Argent, Scott McCall/Isaac Lahey,
Rating: Giallo.
Chapter: 29/?
Genere: Angst, mistery, introspettivo, sentimentale, Dark.
Warning: Slash, sequel di
Breathe your life into me, I can feel you.
Note: Il titolo è una strofa di "The Calendar" – Panic!AtTheDisco.
Il rapporto di Peter e Chris, è descritto quì, per chi se la fosse persa:
I found a note with your name and a picture of us
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ç_ç

 

 

 

 

 

 

Put another ‘x’ on the calendar.
Winters’s on its deathbed.

 

 

 

 

Chap XXIX

 

 

 

 

Deucalion lo stava chiaramente aspettando: il suo branco era disposto in circolo nella radura, chiudendo qualsiasi eventuale via di fuga. Non che Derek avesse alcuna intenzione di fuggire, sia chiaro.
Era lì per combattere e l'avrebbe fatto. Fuggire non era più un'opzione e poi era stanco di filarsela sempre con la coda tra le gambe. Si sentiva forte, pronto a battere il mondo intero, se fosse stato necessario.
“Finalmente sei arrivato.” gli disse l'Alpha, avanzando al centro del campo di battaglia: i suoi occhi erano rosso rubino e fremevano, anche se il resto del corpo non tradiva nessuna emozione.
La somiglianza con Cora adesso era innegabile: le labbra sottili, le emozioni filtrate attraverso lo sguardo mentre il corpo è totalmente immobile, gli occhi scuri ed indagatori...
“Ho un appuntamento.” ringhiò Derek rabbioso in risposta “Ho già perso abbastanza tempo qui con te.”
Deucalion ghignò.
“Tu, giovane, non hai idea di ciò che ti aspetta.”
“No, tu non hai idea di cosa ti aspetti adesso!” ribatté, il sangue che ribolliva di potere e sete di vendetta. L'altro non rispose. Derek percepì solo relativamente che il loro pubblico era sempre più inquieto, ma era pronto a sconfiggere ognuno di loro se solo fosse stato necessario. I due gemelli, che tanto si erano divertiti a tormentarlo, adesso lo guardavano con circospezione, se non con paura. Derek sorrise mellifluo nella loro direzione e con gioia li vide ritrarsi un po'.
“Vuoi davvero uccidermi senza prima sapere che cosa ti aspetta dopo, giovane?”
“Non m'interessa, non ho paura.”
Qualcosa simile alla tristezza balenò sul viso dell'altro, ma Derek non poté dirlo con chiarezza perché in un battito di ciglia Deucalion aveva già rimesso la maschera.

“Sei così simile a lui...” mormorò, disgustato.
Derek assottigliò lo sguardo.

“So cosa stai cercando di fare, Deucalion, ma non mi lascerò distrarre.”
L'uomo sospirò.
“Bene allora, diamo inizio alle danze, che dici? Visto che hai ucciso mia figlia, credo di dover almeno avere il diritto di muovermi per primo!” e poi era iniziata la loro macabra danza con sibili di unghie che graffiavano l'aria e ringhi rabbiosi, sbuffi ed esclamazioni di eccitazione e scherno che facevano loro da colonna sonora. Ogni colpo mirava alla morte dell'altro, a veder scorrere il sangue ed ottenere il potere.
Potere per vendicarsi di Daraick.
Potere per riavere Stiles.
Derek combatteva senza sosta, senza perdere un colpo mirando ai punti vitali dell'altro che era saggio, sapeva dove colpire e quando evitare i suoi colpi, lo provocava, si muoveva con la sicurezza di un generale sulle cui spalle gravavano battaglie e battaglie che si erano perse nel tempo, negli echi del passato ed in una lunga e appiccicosa, calda e fetida scia di sangue.
Dalla sua il giovane aveva la forza e l'esuberanza, il potere ma non la pazienza e ne era consapevole.
Sua madre gli diceva sempre che la pazienza era la virtù dei forti e anche se cercava di ordinare al proprio corpo di rilassarsi e di frenarsi, di valutare con calma le sue mosse per evitare gli errori da principiante il suo corpo era pervio di adrenalina ed energia e queste gli offuscavano il cervello come fossero droga, la sua vista sfocava e allora ci metteva più forza, più energia ma Deucalion sapeva sempre come schivarlo, provandolo con un ghigno di scherno, una parola sarcastica...
“Di questo passo non rivedrai più il tuo compagno.” e fu allora che Derek perse totalmente il controllo: una minaccia velata alla vita di Stiles. Della sua ancora. Della persona più importante nell'intero creato per lui.

Se fallisci andrò a Beacon Hills e la prima cosa che farò sarà uccidere Stiles.

Era questo quello che intendeva realmente.
“NO!” urlò allora avventandosi sull'uomo, scaraventandolo contro il terreno gelido nonostante il caldo estivo di agosto. Lo colpì una, due, tre, quattro volte finché le sue mani non furono piene del suo sangue. Quando quello rantolò qualcosa, Derek si fermò, sconvolto. Guardò le proprie mani e poi il viso sporco di Deucalion e nuovamente sentì la nausea risalirgli le viscere: era così simile a Cora in quel momento. Pallido, debole e sporco di sangue, lo sguardo pregno di una serena rassegnazione.
Derek si rese conto, incrociando il suo sguardo, che l'altro non aveva opposto alcuna resistenza al suo attacco ma che anzi, aveva chiamato ed afferrato la morte col sollievo che solo essa poteva dare ad un uomo che non aveva più nulla da perdere.
Una volta anche lui aveva avuto lo stesso sguardo, anche lui aveva desiderato abbracciare la morte e falla finita ma la paura di quello che avrebbe trovato dopo, la necessità di continuare la propria linea di sangue e poi Stiles, unico, meraviglioso insostituibile Stiles, l'avevano allontanato dalla sua vecchia amante.

“Perché?” chiese, senza poterselo impedire. Che senso aveva quella domanda posta da lui, che era il suo assassino?
No, sembrò suggerirgli lo sguardo di Deucalion, non assassino: salvatore.
L'uomo morente sorrise. Un vero sorriso, qualcosa che Derek non gli aveva mai visto fare.
“Perché non c'era più nulla per me, giovane.”

“Non capisco.” ma mentiva.

Lo sguardo di Deucalion si addolcì.
“Cora ti avrà detto che ho avuto una famiglia.” Derek annuì “Io amavo sua madre, Tula. Lei era così... così bella. Lei mi amava, credevo che avrei passato la mia vita con lei. Con i nostri figli e poi lui mi ha maledetto, mi ha spezzato, violentato il mio cuore con il potere e il loro sangue è sulle mie mani, sempre e comunque.”
“Lui?” chiese Derek.
“Lo incontrerai presto.” e il ghigno che gli storse la bocca non poteva esprimere nemmeno la metà dell'odio e della rabbia, dell'impotenza e del dolore che si portava dentro.
Quanto di lui era uguale a Derek?
“Uccidilo Derek.” disse l'altro, aggrappandosi al suo braccio e sputando il sangue mentre diveniva pallido, sempre più pallido come la luna che da giorni aveva smesso di danzare nel cielo. “Uccidilo Derek e non lasciarti consumare dal potere. Siamo uguali, io e te, ma tu hai ancora la possibilità di scegliere. Uccidilo o rassegnati ad essere come me.”
E poi aveva chiuso gli occhi e smesso di vivere come se fosse stata la cosa più facile del mondo, lasciando Derek con un nuovo peso sulle spalle, un nuovo interrogativo da risolvere.
Una nuova paura da affrontare.
Vecchi sogni tornarono alla mente come vaghi fantasmi: il sangue di Stiles sulle proprie mani e il riflesso di Deucalion a ricambiare il proprio sguardo.
Alzò lo sguardo sugli altri lupi che ancora lo fissavano ammutoliti: poteva sentire nell'aria la loro paura, la sottomissione forzata al loro nuovo Alpha ma Derek non li voleva.
Non in quel modo, non così. Lui aveva già un branco a cui tornare così disse le uniche cose possibili in una situazione del genere.
“Andatevene.” e poi per chiarire il concetto “Siete liberi.”
Gli altri lo guardarono incerti, come se si aspettassero di vederlo sogghignare per poi dire 'scherzo, ovvio che dovete sottostare a me', ma quando videro che l'espressione di Derek non cambiava capirono che era assolutamente sincero, che erano veramente liberi di andarsene. Per un attimo Derek si chiese se la loro esitazione fosse dovuta più ad un 'siamo abituati in branco, adesso che faremo?' ma quando vide che prima uno, poi due e così via cominciarono ad allontanarsi, dovette ricredersi, anche se la sua attenzione sudi loro era sgusciata via nel momento in cui aveva distolto lo guardo.
Fissava il buio fitto del bosco e del cielo, nella direzione in cui il suo istinto lo guidava sapeva che avrebbe dovuto affrontare una sfida che probabilmente si sarebbe conclusa con la sua morte. Lo stomaco di strinse per l'emozione quando constatò anche che, finalmente, avrebbe rivisto Stiles.
Lanciò un'ultima occhiata a Deucalion e strinse le labbra in una linea sottile e poi fece quello che aveva fatto con Cora: prese su di sé la loro maledizione e la mischiò alla propria.
Rassegnati ad essere come me.

No, Derek non si sarebbe fatto risucchiare dall'oscurità, non adesso che aveva così tanto da perdere: e non era solo Stiles, ma anche il suo branco di ragazzini imbranati. La stessa Beacon Hills.
Non si trattava più di essere il Prescelto, si trattava di dover vincere a tutti i costi qualsiasi cosa minacciasse tutti loro.
La possibilità di scegliere.

Derek non aveva dubbi su quale strada avrebbe scelto, quando si sarebbe trovato dinanzi al bivio; con una determinazione che non aveva mai provato prima, entrò nell'oscurità.
 





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