Fortunato

di Crybaby
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Sono passate ormai ore da quando ho pianto, eppure questa sensazione non vuole ancora saperne di andarsene.
Forse sono io che voglio rimanere così per il resto dei miei giorni.
Sono seduto sulla panca dove abbiamo fatto conoscenza. È notte fonda. Fa freddo. Il vento è forte. Non c’è modo migliore per essere tristi.
È questa la punizione che merito.
È questo che merito per essere stato così superficiale.
Per aver preso la missione alla leggera.
Ho rovinato tutto.
Il discorso di mio padre mi ha aperto gli occhi troppo tardi, ma appena in tempo per risparmiarmi una grossa delusione.
Mi vedo ancora seduto in quel corridoio d’ospedale, mentre immagino di riabbracciare il mio più grande amico, per poi tornare a guardare le nuvole e mangiare patatine, come se nulla fosse accaduto.
Ora che ci ripenso, non posso fare a meno di sentirmi un idiota.
Ho rovinato tutto.
Di certo mi starà odiando con tutto sé stesso.
Non posso dargli torto.
Sono stato troppo pigro per dare ordini, troppo svogliato per condividere le mie strategie con gli altri.
Gli altri che per colpa della mia negligenza hanno rischiato di morire.
Ho rovinato tutto.
Ho scelto di continuare a comandare, per fare in modo che nessuno cada in battaglia, perché è questo il mio dovere.
Ma non avrò più il coraggio di guardare in faccia i miei uomini.
Perché è questo che saranno da ora in poi.
I miei uomini.
Non più i miei amici.
Sono troppo intelligente -la mia maledizione- per illudermi che Neji, Kiba e soprattutto Choji possano perdonare le mie leggerezze.
Ecco che tornano le lacrime.
Sto singhiozzando.
Non ricordo di aver mai pianto tanto in tutta la mia vita.
Devo approfittarne, ora che non c’è nessuno…

No.
Qualcuno c’è.
Sento dei passi strascicati alla mia sinistra.

-Sapevo che ti avrei trovato qui.

La sua voce è gracchiante, rauca, bassa.

-Posso sedermi?

Per favore, Choji, vattene.
Non devi perdonarmi.
Non puoi.
Sei una persona troppo speciale.
Non posso permettere che mette ancora a rischio la tua vita per colpa della mia amicizia.
Ti siedi, nonostante non ti abbia detto niente.
Un fruscio e uno strappo mi dicono che hai portato con te un sacchetto di patatine.

-Ne vuoi una?

Non è un’idea prodotta dalla mia mente.
L’ho sentito davvero.
Mi volto a guardarti negli occhi.
Ricambi il mio sguardo.
Sai già che cosa sto provando.
E mi hai già perdonato, nonostante tutto.

-Sì, grazie.

Quanto sono fortunato ad averti come amico.

Lo ammetto. Verso il finale sono stato un po' frettoloso. Il fatto è che ho scritto questa one-shot tutta di getto, in un momento in cui emotivamente ero a pezzi. Per questo, non la modificherò. Voglio comunque dare una spiegazione. Te ne stai seduto, da solo, al freddo, a pensare che hai fatto una cazzata enorme, che è solo colpa tua se ora i tuoi amici non ti vedranno più allo stesso modo, e piangi.
E poi arriva una persona, che mai, MAI avresti pensato ti potesse seguire. Una persona che sovverte tutte le tue pessimistiche previsioni. Una persona che nonostante tutto ti vuole ancora bene. Una persona che nonostante tutto vuole ancora mandare avanti questa amicizia. Una persona su cui potrai sempre contare. Da questo punto di vista, Shikamaru si può davvero considerare fortunato.
Di contro, anche Choji può considerarsi fortunato, ad avere un amico che ha imparato questa lezione.




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