Buongiorno
a tutti!
È
la prima volta che mi capita di scrivere qualcosa su questi due, ma
in questo periodo, dopo aver rivisto il film e riletto il primo
libro, non potevo proprio trattenermi. Non credo davvero che sia un
granché, ma del resto, è solo un primo tentativo.
Una
piccola precisazione: il testo è basato piuttosto sugli
avvenimenti
del primo libro, Primo comando, che del film. Ho deciso di postarla in questa sezione
pensando che fosse la più adatta, ma nel caso dovesse andare
bene,
non esiterò a spostarla in un'altra.
La
storia si ambienta (idealmente) pochi giorni dopo che Jack è
tornato
a prendere Stephen da una costa dove l'aveva dovuto lasciare solo per
pochi giorni e dove gli aveva lasciato un messaggio inciso sulla
pietra. Marshall, per chi non lo sapesse o non lo ricordasse,
è il
nocchiere della Sophie con marcate tendenze omosessuali, nello
specifico è molto attratto da Aubrey.
Detto
questo, vi lascio alla storia.
Enjoy!
Afaneia
"Il
signor Marshall è geloso del dottore, non te ne sei accorto?"
Era
difficile non recepire questa voce che circolava tra i marinai,
persino tra gli allievi, ma Stephen faceva sempre finta di non averla
udita. Gli sembrava sconveniente darvi peso, sapendo di quale natura
fossero le attenzioni che il signor Marshall riservava a Jack;
tuttavia non aveva potuto non rendersi conto che, aldilà del
profondo rispetto che il nocchiere provava per lui, effettivamente lo
guardava talora con una punta di gelosia.
Ma
gelosia per cosa?
Nel
suo profondo, Stephen sapeva di saperlo, anche se gli faceva piacere
fingere il contrario. Era per il dolore che tutti avevano letto negli
occhi di Jack -nessuna
voce che
circolava tra i marinai gli sfuggiva- quando, per
il bene
del servizio, era stato costretto a partire senza attendere
il
suo arrivo, lasciandogli solo, perché non credesse di esser
stato
abbandonato, quel messaggio inciso su una pietra: Regrediar. Era
per l'ansia che, a detta di tutti il capitano aveva manifestato al
momento di andare a riprenderlo, quella volta sul serio e
definitivamente, da quella costa nemica.
Infine,
la gioia che aveva illuminato il suo volto, ancora sfigurato e
ustionato dall'esplosione, quando lui era stato caricato sul ponte e
subito Jack aveva potuto invitarlo nella sua cabina a far colazione
insieme. Di quella gioia Stephen stesso aveva potuto essere testimone
e forse soprattutto a quella era dovuta la gelosia di Marshall.
Anche
in quel momento Stephen non aveva potuto evitare di sentire qualche
commento da parte dell'equipaggio: "Riccioli
d'oro era agitato forte per il dottore!" Solo mezzi sussurri
scambiati di nascosto, certo, ma ora, chino com'era sulle sue
autorità stampate,
con gli occhi assenti e la mente presa da tutt'altro, Stephen non
poteva trattenersi dal ripensarci. Il suo sguardo scorreva sulle
righe senza recepirne alcunché. Decisamente, stava pensando
ad
altro.
Sì,
forse davvero Marshall provava una vena di gelosia per lui. Sarebbe
stato ancora più geloso se avesse potuto assistere a quella
loro
tranquilla colazione dopo la loro riunione? Sì,
probabilmente sì.
Anche per un occhio poco esperto come il suo – Stephen davvero
di
sodomia non sapeva niente- la
felicità di Jack nel rivederlo era stata un poco eccessiva
per un
amico. E poi, e poi... di nuovo Stephen sorrise, ripensando
all'espressione di Jack quando, distrattamente, gli aveva accennato
di aver ballato in piazza durante quel suo breve soggiorno in Spagna.
Era davvero solo sorpresa quella che aveva letto nei suoi arditi
occhi azzurri, sul suo volto in parte ustionato e in parte cotto dal
sole? Non v'era stata, forse, una lievissima punta di gelosia che
subito Jack si era affrettato a mascherare, chiedendo notizie sulle
varie navi spagnole?
Guardò
l'orologio: entro breve doveva recarsi nel quadrato. Prima di
avviarsi, Stephen si concesse una lunga occhiata a una certa pietra
che si era portato dietro, di nascosto, da terra. Era un sasso grande
e piatto, quel sasso su cui Jack, che pure aborriva il latino, gli
aveva scritto il messaggio che tante volte lui aveva riletto negli
ultimi giorni: Regrediar. Tornerò.
Era
stata forse un'eccessiva mollezza da parte sua conservare quello
stupido sasso, pensò per l'ennesima volta, riponendolo
assieme ai
suoi libri - era l'unico posto dove di certo nessuno sarebbe andato a
guardare- eppure non la rimpiangeva. Gli faceva ricordare la
sensazione di fiducia che gli aveva scaldato il petto quando l'aveva
letto e si era reso conto di fidarsi ciecamente della parola di Jack
Aubrey. Sì, lui che aveva subito tante delusioni nella vita,
proprio
lui, rifletté sorridendo mentre si avviava verso il
quadrato, non
aveva mai dubitato che Jack sarebbe tornato a prenderlo, come aveva
scritto.
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