Un destino oscuro

di Aesingr
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PETALI DI UN FIORE



La sfera d’energia azzurra splendeva di fronte al suo ingenuo sguardo indagatore, conferendo al nulla un debole barlume d’esistenza. Da quel piccolo globo, insignificante se paragonato all’infinito che lo avvolgeva, si sprigionava la forza di un universo.
Malefor               chinò il muso osservando sotto di se, dove i raggi di luce indicavano Un lontano orizzonte. Ascoltò le parole dello spirito che risiedeva in quel frammento di stella con lo stesso interesse mostrato quando era stato Ignitus a parlare per la prima volta..
“Malefor. Leggendario drago dai grandi poteri”
Malefor non rispose, attendendo che la voce pronunciasse il  seguito della frase. Rilassò il corpo e le zampe, lasciandosi andare al dolce tepore che lo avvolgeva diffondendosi da ogni centimetro di quella dimensione arcana.
“La tua anima viaggia in un conflitto di bivi inestricabili. L’insicurezza di una giusta scelta impossibile da compiere si prende gioco della tua mente, divertendosi a sconvolgerla e ad insinuare in essa il gelido abbraccio del dubbio”
“Chi sei?” Chiese atono, con le iridi scure incollate alla luce che non era neanche sufficiente per infastidirle.
“Sono? Io non sono. Posso essere come non essere, posso esistere secondo la tua percezione come posso non essere presente di fronte a te” Malefor mosse debolmente un ala per muoversi attorno alla fonte di luce e aggirarla lentamente, come a volerla studiare. “Quella che potresti considerare la mia essenza si sta manifestando a te sottoforma di spirito. Lo spirito della saggezza dell’Aedo”
“Qualunque cosa stia succedendo..." rispose Malefor in atteggiamento più o meno ironico, "il mio intento è quello di scoprire cosa si trova fuori dalla mia grotta. Così non sto capendo un bel niente”
Un’acuta e allo stesso tempo rauca risata si diffuse per tutto lo spazio circostante, riecheggiando nel vuoto. Improvvisamente sotto le zampe di Malefor prese forma una solida piattaforma di pietra scura; attorno a loro un colonnato di monti si scagliava verso un cielo spento e inespressivo.
Di fronte a Malefor, una pozza d’acqua immobile sprofondava nella pietra,  sorgente dell’ingresso di un mondo illimitato e privo di forma o colore. Agli estremi del basamento, una decina di pilastri marmorei ricurvi costituivano un colonnato quasi circolare che si incontrava a qualche metro sopra la testa del giovane drago, in un oculo nero su cui era scolpita un’immagine bianca che risaltava su quel mistico panorama.  Essa riportava il rilievo di una zampa di drago che poggiava su un oggetto dalla forma prismatica e irregolare.
“Dove siamo?” domandò, indietreggiando appena le acque del lago si mossero, increspandosi sul liscio perimetro di pietra con volute prive di luce in cui niente era riflesso.
Il liquido si dilatò, oltrepassando i confini della pozza. Da essa emerse la testa di un drago dalle squame grigio opaco. Gli arcani occhi della creatura incrociarono quelli di Malefor.
Come ad un cucciolo ignaro del mondo qualsiasi esperienza poteva apparirgli assurda quanto nuova, ma la sua storia non gli aveva insegnato a distinguere la paura. Dunque non si fece cogliere intimorito.
“Tu sei l’Aedo?” chiese semplicemente curioso.
“La sua manifestazione spirituale”
“Dove sono gli altri?”
“Tranquillo, li rincontrerai”
Malefor ticchettò con un artiglio sulla pietra sotto le sue zampe, che non restituì nessun suono.
“Conosci la creatura che avete abbattuto?” chiese il drago spirituale.
“No” Rispose Malefor con l'immagine del bestione stampata nella mente.
“Era un Golem. Uno dei mostri sepolti nelle viscere della terra dopo un attacco avvenuto molto tempo fa. Sono colossi privi di ragione, intenzionati a distruggere tutto quello che ritengono distruttibile. Ora stanno tornando. E sai a causa di chi?”
L’Aedo osservò Malefor sollevare la testa e drizzare il collo mentre la consapevolezza di quello che stava succedendo lo spinse a rispondere freddamente.
“A causa mia”
“Non è del tutto vero. Non è giusto addossarti colpe che non hai”
“Se la mancanza di coraggio non è una colpa” sottolineò Malefor abbassando lo sguardo.
Attorno alla testa del drago l’acqua si mosse impercettibilmente. Piccole onde concentriche si propagarono verso l’esterno, raggiungendo quasi gli artigli di Malefor.
“Parli del coraggio che non hai avuto fino ad ora di reagire?”
“Non posso dire se la mia sia paura o meno, visto che non conosco il significato di questo concetto. Ma qualcosa mi ha sempre frenato”
“Questo però non ti ha impedito di aiutare Ignitus. quindi non obbligarti a vivere nel dolore. Ciò che è stato ieri non sarà domani, ciò che si crede giusto non sempre lo è, ciò che è ombra non sempre rispecchia la sua essenza nel male”
Entrambi restarono in silenzio, mentre la zona si faceva sempre più consistente e verosimile ai sensi del giovane drago viola. Attese alcuni momenti, poi sfiorò con una zampa l’acqua di fronte a se e parlò.
“Flarendor ha risvegliato il Golem. Lo so. Sta pianificando qualcosa"
“Si” ammise l'Aedo. "Fortunatamente è riuscito a convogliare nel golem soltanto metà della fonte della vita, troppo instabile per resistere a lungo. Il golem si è disintegrato proprio a causa di questo"
Malefor avrebbe voluto saperne di più su quel cristallo che il suo maestro utilizzava come catalizzatore d'energia, era un oggetto molto potente. Tuttavia era qualcosa che avrebbe potuto scoprire anche in seguito, in quel momento erano altri i pensieri che gli ronzavano in testa.  “E io cosa ci faccio qui?”
“Sei qui per avere risposte a domande che forse neanche ti saresti mai posto”
"A cosa serve ottenere risposte a domande per cui non ho interesse?" ribatté Malefor con l'onestà sincera di un draghetto consapevole della sua giovane età quanto della sua inadeguatezza nel mondo.
/> Sul senile muso del drago spirituale si dipinse un sorriso di zanne biancastre.
“Sono risposte che non interessano solo te. Tutto il regno dei draghi e le terre del vostro mondo potrebbero venir influenzate dalle tue scelte”
“Questo significa che posso scegliere?”
L’aedo tacque per un istante, poi sporse il muso lontano dalla superficie del piccolo lago e lo avvicinò a quello di Malefor, che sostenne il suo sguardo mentre analizzava tutto ciò che stava esprimendo.
“Tutti possono scegliere, Malefor. Chi non può farlo sono semplicemente coloro che non lo desiderano. Tu vuoi separarti dal tuo passato per poter cominciare a vivere?”
Malefor pensò al suo maestro, immaginandolo in piedi di fronte  al cristallo che gli aveva mostrato qualche giorno prima. Pensò a quante sofferenze aveva patito a causa sua e anche a quanto era diventato forte grazie a lui. Le fiamme di Flarendor erano state il suo passato, la sua casa. Nonostante desiderasse lasciarsi quell’orrore alle spalle non poteva ignorare le impronte lasciate dal suo sedicente affetto paterno.
“No. Non voglio lasciarmelo alle spalle, voglio che scompaia”
“Il tuo desiderio quindi è quello di avvolgere nel buio della nebbia ciò che è stato?”
“Il mio desiderio è quello di essere libero, indipendentemente dai giorni trascorsi sotto il controllo di Flarendor” ammise Malefor in tono grave, come sentisse, non nel profondo, di meritare una punizione per quel che stava dicendo.
“Sai quindi di essere stato manipolato”
Malefor chinò il capo in segno di assenso.
“E sai che  il fine di quello che consideri tuo maestro è far uso della tua forza per stringere tutto tra le sue zampe”
Malefor annuì di nuovo.
“E sai anche come è riuscito ad arrivare fino a questo punto?”
Il drago viola alzò il muso, lanciando all’Aedo un’occhiata confusa.
“Lui mi ha usato” cercò di rispondere, anche se sentiva non fosse quello che l'Aedo voleva comunicargli.
“Come è arrivato a te. Non lo sai questo, vero?”
Malefor si voltò verso l’orizzonte alle sue spalle, dove un’aria d’infinito lo avvolse. Il suo cuore venne stretto saldamente da una ignota morsa di cui non comprese la causa e per un breve istante l’intero suo corpo venne attraversato da un brivido gelido che gli impedì di restare a contatto con la surreale realtà che lo circondava.
Tornò a fissare il drago ancora per metà immerso nell’acqua; questo portò una zampa artigliata in superficie, poggiandola sull’orlo del lago e facendo leva su di essa con una spinta tanto fluida da sembrare meccanica.
“No. Non so come sia arrivato a me”
Le fauci dell'Aedo emisero uno strano verso gutturale che Malefor non cercò neanche di interpretare.
“E allora credo sia arrivato il momento…”
“No!” Malefor alzò di scatto la testa, divampando con lo sguardo e gonfiando i muscoli come per attutire un suo stesso sfogo di potenza. Puntò le zampe sulla pietra, distendendo le ali come per apparire più pericoloso ad un nemico inesistente, se non riflesso in se stesso. “Non voglio saperne niente” Sussurrò, abbassando le palpebre.
Dimenò la coda nervosamente senza neanche rendersene conto. Non capiva perché si stesse rifiutando di conoscere le soluzioni di tanti dei dubbi che lo tormentavano, ma sentiva fosse la cosa giusta. Aveva paura.
“Per quale motivo, drago viola?”
“Se scoprissi in questo modo il mio passato, temo quel che potrebbe accadere”
Per la prima volta nel corso della sua avveduta saggezza, sul muso dell’Aedo comparve una sfumatura interrogativa. Uscì completamente dal lago, posizionandosi in piedi di fronte al cucciolo. Dalle sue squame non scivolò nessuna goccia d’acqua; il suo esile corpo non mostrava la smaniosa fame del tempo.
“Malefor. Questa tua risposta e di conseguenza questa tua scelta mi sorprendono. E così anche tu conosci la paura? Se il tuo destino è quello di scoprire senza il mio aiuto quali sono le risposte che cerchi, io non mi intrometterò” Le grige ali della leggendaria creatura si spalancarono, senza proiettare ombre attorno a se. Malefor percepì l’ambiente riempirsi di aria più solida, come se un vento immobile lo stesse avvolgendo. “Sii tu allora la luce che abbaglierà la tua stessa ombra”
All’interno della bocca del drago si generò un’intensa luce dorata, che travolse Malefor in un raggio abbagliante di spire d’energia. Il draghetto si ritrovò catapultato in una coltre di bianco e infinito e fu costretto a chiudere gli occhi per sopportarne l’impatto.
Planò per un tempo indefinito, sospinto da forze impalpabili che lo guidarono attraverso lo spazio e il tempo, finché non percepì di nuovo la fresca aria del suo mondo baciargli il corpo e i suoi sensi risvegliarsi. Le sue acute narici e il suo udito formidabile captarono qualcosa di nuovo, sia per il luogo da cui era appena riemerso sia per la desolata landa in cui aveva trascorso i primi anni della sua vita.
Uno scintillante manto verde lo circondava, mentre l’erba umettata gli conferiva un senso di piacevole tranquillità e il placido suono di un fiume in movimento cullava la sua mente tormentata dall’insicurezza. Si accorse subito di non essere solo. Ignitus e Zell gli corsero incontro, comparendo alle sue spalle da una volta di alberi coperti di tante sfumature di verde e arancione da far sì che i giochi di luce riflettessero i raggi solari del meriggio.
“Malefor!” Esclamò il drago del fuoco, portandosi di fronte a lui per constatare che stesse bene.
“Ignitus…”
“Da quando siamo stati colpiti dal Golem sono successe cose assurde!” spiegò Ignitus frenetico.
“Lo so. Ma non le considererei così assurde”
“Forse hai ragione. Abbiamo compiuto la missione che ci era stata assegnata. Anche se ha detta dell’Aedo…”
Zell avvicinò il muso a quello di Ignitus, imitando una caricaturale espressione di saggezza con tanto di tono di voce da Aedo.
“Se siete quììì è merito del vostro coraaaggio! Non è stato per niente facile, aansi… avete adempiiiuto egregiamente ai vostri compiti…”
Ignitus scoppiò a ridere, gettandosi a terra e coinvolgendo anche Zell che si unì a lui, accompagnando quella risata spensierata tipica dei cuccioli.
“Già” Bisbigliò Malefor, voltandosi alla sua destra dove vide Glaider e Solaris dirigersi verso di loro con una vena di sospetto sul muso. Le corna scure incorniciavano le ombre smussate dei loro occhi che velavano domande dalle oscure risposte.
Anche Ignitus si voltò nella loro direzione, riservando loro un'occhiataccia di dissenso. Malefor non faticò a distinguere quello strano scambio di sguardi, ma si limitò a sollevare il proprio verso il cielo che appariva più limpido di quanto non fosse mai stato. La magia di quel luogo risplendeva nello sconfinato sussurro del firmamento, infondendo in quella valle un guizzante alito di pace e solennità. Nuvole rosee sormontavano l’orizzonte, costituito da lontane e immense montagne che si affacciavano su un mondo completamente coperto di scorci di natura.
“Dove siamo?” Chiese, senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
“Non lo so. Dove siamo Ignitus?” Chiese Zell, ancora disteso sull’erba con le ali e le zampe abbandonate al suolo.
“Non posso dirlo con certezza, ma credo che questa sia la valle di Avalar”
“Davvero?”
Zell a quella rivelazione balzò agilmente in piedi e si allontanò dall’amico, dirigendosi verso i meandri di quel luogo straordinario. Solaris affrettò il passo, trotterellando da Malefor un momento prima di Glaider e  fermandosi solo quando a dividerli non vi erano più di una decina di centimetri.
Lo fissò con i suoi occhi ambrati, aspettando una qualche risposta da parte sua a quel contatto visivo, molto timida a manifestarsi.
“Tu sei Malefor, giusto?” Lui annuì. “Sei un po’ silenzioso… ma anche molto carino”
Le zampe di Glaider affondarono tra i morbidi fili d’erba, strappandone involontariamente una discreta quantità. Ebbe l’impulso di afferrare la compagna e trascinarla via, ma qualcosa gli suggerì di non esagerare con l'esibizionismo.
Malefor si concentrò infatti su di lui, abituato a percepire e a decifrare qualsiasi suono che potesse rivelarsi forma di pericolo. Glaider volse il muso altrove, cercando un diversivo che potesse distrarlo.
“In questo caso dovrei ringraziare?” Rispose Malefor, nuovamente rivolto a Solaris.
Lei sorrise.
“Non è necessario”
Malefor cercò di contraccambiare al sorriso, rendendosi conto che non si era mai cimentato prima in quell’ardua impresa. Gli rimaneva più facile e spontaneo uccidere che sorridere.
“Scusami. L’unica  volta che ho ringraziato sono stato punito”
Solaris fece appello a tutta la sua forza di volontà per non chiedergli quali ripugnanze l’avessero ridotto in quel modo e gli sferrò un’amichevole pacca sulla spalla destra.
“Tranquillo. Nessuno ti punirà più”
Malefor, indeciso su quale fosse la risposta giusta, iniziò a contemplare i petali sgargianti di un fiore che gli stava solleticando le squame di un fianco. Portò gli artigli di una delle zampe sul fragile stelo che lo sorreggeva e sprofondò in quel gioco di giallo e porpora, paragonando quel soffice colore a quello del suo corpo.
“Cos’è questo?” Bisbigliò, rubando il fiore alla distesa di verde e mostrandolo a Solaris.
Lei lo prese dai suoi artigli con delicatezza.
“Questo? Siamo noi”
Malefor restò con la zampa sollevata, concentrandosi sulle sue parole.
“Noi…”
“Si. Lo stelo sono le nostre speranze, che ci sorreggono e ci permettono di crescere e vivere. I petali sono le nostre ali che si aprono nobili contro la volta cieleste. Mentre il pistillo è il punto in cui i petali convergono per unirsi in una sola anima. Così dice Neiry, la guardiana della terra”
 
***
 
Il cielo iniziava ad oscurarsi, mentre la sera si srotolava silenziosa e minacciosa sul regno dei draghi. Eterei e irraggiungibili bagliori risplendevano come petali di camelia su una scura volta senza confini. Axius e Neiry volavano uno a fianco all’altra, in direzione dell’ombra di cui avrebbero estirpato le radici. Non quell’ombra che serpeggiava attorno a loro, prodotta dall’avidità dell’imbrunire che rendeva gli alberi sotto di loro scure masse indistinte, bensì ombra fitta e tagliente; l’elsa di una lama che una volta completa sarebbe stata troppo pericolosa da affrontare.
 Sapevano dove dirigersi, dove avrebbero incontrato la loro preda. Abbandonare il tempio non era lode per i compiti di un guardiano, piuttosto avrebbero dovuto proteggere il potere dei loro elementi e la pericolosa energia del cristallo che doveva essere custodito per impedire il compiersi di un tragico futuro. Nonostante questo i due draghi sferzavano il gelido avvento della notte come frecce, incuranti delle forze oscure con cui si sarebbero confrontati di lì a poco.
Dopo minuti di silenzio, colmato solo dall’assordante rombo del vento che si abbatteva sulle loro squame impenetrabili, Neiry accennò ai suoi dubbi.
“Pensi seriamente che sia la cosa giusta? Non posso credere tu non abbia altre soluzioni in mente"
Axius inclinò il capo da un lato, piegando le ali azzurre per scendere dolcemente di quota. Volarono entrambi a pochi centimetri dal suolo, quasi rasoterra, mentre Axius elaborava una risposta che avrebbe dovuto convincere anche la compagna oltre se stesso.
“Neiry. So che quello che stiamo per fare va contro qualsiasi legge di noi guardiani, qualsiasi razionale scelta o principio, ma ogni tanto siamo costretti a far fronte a decisioni che non avremo mai preso se non per uno scopo che va oltre”
“Non può trattarsi di scelte o principi quando c’è in gioco la vita. Forse non ti rendi conto di ciò a cui stai mirando”
Il drago socchiuse gli occhi, continuando a volare dritto e parallelo al terreno.
“Ciò a cui io sto mirando? È il mio volere questo secondo te?”
Neiry non rispose. Si librarono all’unisono verso l’alto, accompagnati da una scia di vento tinto di sangue.
               
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Angolo né acuto né ottuso ma retto dell’autore(questa era tristissima): Evvai, un altro capitolo andato. Allora miei pochi ma buoni accaniti lettori (?) vediamo di chiarire un paio di piccole cosette che mi sono state chieste anche per messaggio privato. Rispondo alle domande dei due utenti(a cui ho già risposto ma così chiarisco a tutti) che mi hanno chiesto perché io abbia infilato personaggi a sfornamento random nella storia e perché non mi sia limitato ad approfondirne alcuni  in particolare per poter gestire meglio la situazione. Allora, se vi aspettavate una storia totalmente incentrata su Malefor… mi dispiace ma non erano queste le mie intenzioni. Gli altri draghetti non posso analizzarli uno ad uno e descriverli tutti, ma non posso neanche ignorare il fatto che alcune uova si erano salvate. Di  conseguenza ho dovuto concentrarmi solamente su alcuni personaggi che poi nella storia di The Legend non ci saranno(non preoccupatevi, non verranno tutti fatti fuori XD) e in oltre, tutti quelli  a cui ho dato più spazio eccetto Ignitus(quindi Glaider, Solaris, Zell e ora ci infiliamo pure Dorim per non farci mancare nulla), sono come avevo già accennato “dedicati” ad amici rappresentati in maniera un po' caricaturale. Questo per dirvi... non è che sono masochista e porto avanti ottantordici personaggi a casaccio ma cerco di inglobare tutti nel concetto di gruppo, Se poi non ci sto riuscendo pazienza!
At the next chapter dragons!




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